La mia esperienza con la Caritas

Buongiorno, l’altro giorno ho ufficialmente concluso il mio impegno alla Caritas e qui voglio porgere la mia testimonianza.

Mi sono approcciato alla Caritas come servizio per gli scout e verso la comunità ma mai mi sarei azzardato a pensare tanto religioso verso persone normali e molte volte nemmeno Cristiane praticanti. Dico ciò perché la formazione, per cui ho perso ben cinque lezioni di nuoto, è stato totalmente inutile a ciò che avrei svolto: metà serata passava a pregare, poi per un’intera riunione il prete ci ha fatto l’omelia e per un’altra abbiamo scoperto l’intera storia dell’associazione; niente che ci spiegasse cosa avremmo fatto con gli ospiti.

Inoltre, giusto per completezza avevo anche sostenuto il corso haccp e per questo in pratica non mi fu chiesto che servizio avrei svolto. Subito in cucina, porca  vacca. Ecco, l’odore che sentivo in quell’ambiente era il martire che per il bene supremo antecedeva la Caritas a tutti gli altri suoi impegni senza mai staccare o riposarsi.

Il mio lavoro in cucina era quello di sguattero ma sono stato sfortunato: a fronte di una capochef amorevole e certe volte perfino ruffiana con i nomignoli, l’altra cuoca era terribile; irascibile, pretenziosa, pretendeva che facessi tutto quello che diceva e mi urlava dietro se mi fermavo un attimo a controllare le notifiche del telefono. In pratica passavo tre ore a pulire le pentole e la cucina con spugne e stracci, senza mai alla fine parlare con gli ospiti.

Il vero problema che mi ha fatto pensare sia stata un’esperienza negativa per la mia crescita sociale è il seguente: gli unici stranieri con ho parlato sono stati gli aiutanti in cucina. Non ho mai parlato con nessuno degli uomini italiani sulla cinquantina e capire cosa li avesse portati alla mensa dei poveri, non ho mai parlato con nessuno degli immigrati e capire cosa li avesse portati dalle case famiglia alla mensa dei poveri. Sono sempre stato in cucina a lavare i piatti e ad ascoltare le urla dell’ossessa. Non è stato educativo o civico, è stato frustrante.

Questa è la mia esperienza alla Caritas. Da quando mi sono fatto spostare per continuare a servire senza rovinarmi le giornate ho aspettato due mesi che mi riferissero quali opportunità ci fossero; ovviamente dopo due mesi mi avevano imposto l’incarico senza chiedermi se mi andasse bene.

Signori, questa è la mia Caritas. Fare un servizio è bene, farsi mortificare per tre ore sul posto di volontariato non lo è tanto.

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Pubblicato da

Austin Dove

Mi chiamo Antonio, sono un appassionato di cinema. Pur avendo studiato materie legate all'ambiente, la mia passione è l'arte e quindi qui provo a condividere ciò che apprezzo e le mie riflessioni! Ciao!^^

26 pensieri su “La mia esperienza con la Caritas”

  1. Che brutta esperienza!
    Un’esperienza del genere potrebbe essere pure formativa, ma andrebbe gestita diversamente (per esempio, una rotazione delle attività per vedere dove il volontario può rendere meglio, facendo provare un po’ di tutto e mostrando il funzionamento dell’organizzazione a 360°) e soprattutto, in questi ambiti non dovrebbero esserci persone sgradevoli che facciano scappare i benintenzionati.

    Mi ricorda un po’ quando ho dovuto fare il servizio incivile (non è un lapsus, per me è stata un’esperienza schifosa).
    Raramente ho disprezzato una persona come la presidente di quell’ente, al punto che ho giurato che non avrei mai fatto volontariato!

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    1. sai che lettoti dal notificatore del telefono non vedo la tua notifica da pc? spero che si automoderi rispondendoti o che tu non lo abbia cancellato…
      Esatto, a me è successa la stessa identica cosa: la cuoca era isterica e aveva una pessima fama; mi urlava sempre cosa fare e mentre noi sgobbavamo andava a fumarsi una sigaretta. Secondo me la capochef ha cercato di calmare gli spiriti, non devo essere l’unico che ha fatto scappare!
      Cosa hai fatto a protezione civile?

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      1. Non credo di poter cancellare i miei messaggi sui blog altrui, con WordPress (o almeno, non so come fare 😛 ).

        L’ente era un’organizzazione di volontariato (scrivo “era” perché spero abbia chiuso i battenti) che voleva fare assistenza a malati, previa iscrizione pagata e quote regolari all’associazione.
        Praticamente, dei badanti senza formazione per gestire persone con problemi importanti – non erano aggressivi, ma qualcuno era poco lucido, soggetto a sbalzi d’umore o con problemi di movimento molto seri.

        Leggi e regole, per quella donna, non esistevano: quando le abbiamo fatto notare che, leggi di allora alla mano, non poteva imporci certe cose, ha iniziato a fregarsene pure di più, imponendoci turni assurdi e altre cose che non ci spettavano, tipo lavori anche rischiosi per cui non eravamo assicurati.

        E poi le urla, quelle c’erano sempre.
        Arroganza e urla.
        Spero che quella persona abbia avuto il triplo di ciò che merita.

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      2. ma allora era veramente una che è meglio evitare; fatto molto bene ad andartene: se succedeva qualcosa rischiavi la prigione!

        comunque, com’è stato starci assieme alle persone con problemi mentali?

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      3. Peggio: ero un coscritto! Sono vecchio a sufficienza da aver conosciuto la leva obbligatoria, ma ho scelto il servizio civile come sostituto del militare.
        Il problema è che gli enti che potevano beneficiare del servizio civile non erano granché controllati, dunque poteva succedere qualsiasi cosa.

        Diciamo che il sociale è un po’ una lotteria 😦

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  2. Eccomi! Mi dispiace davvero per questa terribile esperienza! Da persona che sta nel volontariato tutti i giorni, ti posso dire che che purtroppo, come per tutte le cose, dipende da dove azzecchi… Questo mondo è tanto bello, ma è comunque fatto da persone, e come tale non può essere perfetto.. Spero che avrai modo di approcciarsi al volontariato in condizioni migliori!

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