Cena con delitto (Knives out in originale) è un film giallo che ho visto al cinema molti mesi fa; lo adorai all’epoca e dopo tutto questo tempo ho ancora un ottimo ricordo di ciò: affascinante, ben costruito e con una schiera di interpreti stellari, Cena con delitto brilla durante tutta la sua durata.
Cena con delitto ruota attorno al misterioso omicidio di un uomo ricco e alla sua eredità, donata tutta non alla famiglia ma alla badante e infermiera. Come in un romanzo di Agatha Christie (lo suppongo perché di lei ho letto solo Dieci piccoli indiani) un investigatore privato si insinua nelle mura domestiche per indagare sul delitto e capire cosa sia realmente successo, scavando in una rete di bugie e minacce.
Di Cena con delitto la prima cosa che mi ha colpito è l’aspetto visivo. Ho adorato quella villa enorme, tutte le lame che decorano la stanza in cui avvengono gli interrogatori (forse per rivelare quanto taglienti siano quelle persone in apparenza tanto gentili?), i grandi quadri e la finta parete saggiamente dipinta per mostrare ciò che nasconde. E poi, vogliamo parlare di tutte le strutture in legno, i balconi, le pareti con carte diverse simboleggianti le personalità dei personaggi, e ancora la biblioteca immensa? L’impatto visivo in questo film è veramente importante: come fanno i personaggi, dà un senso di calore e sicurezza mentre la diffidenza e l’ostilità governano la casa oscurandone i toni.
I personaggi di Cena con delitto all’inizio sembrano persone senza spessore, i classici stereotipi della filmografia americana: lo stronzo, la capa, la hippie, la viziata, la svampita ecc ecc. Solo con i primi interrogatori e i successivi risvolti delle vicende, la svampita hippie si rivela capace di mentire spudoratamente, che l’anziana nonna è più capace di intendere di quanto gli altri pensino che essa intenda. Perfino l’innocente infermiera dall’animo tanto gentile e altruista nasconde qualcosa, ne soffre e se ne sente perfino intrappolata! Ma per fortuna riesce a reagire sempre mai tradendo il suo buon animo.
Cena con delitto ruota attorno a diverse tematiche. Quella che viene presentata prima è quella del razzismo e del classismo: la bella infermiera viene subito coinvolta a inizio pellicola in una discussione in quanto straniera e il fatto stesso di non essere americana di nascita e di famiglia le verrà rinfacciato molto spesso anche come arma di ricatto. Poi non si può non pensare alla lotta di classi che guida le indagini: da una parte l’investigatore e l’infermiera, in un certo senso, lavoratori e impiegati, mentre dall’altra una famiglia superba ed egocentrica, ricca e orgogliosa di esserlo. E ciò ci porta a una successiva riflessione: quanti di quella famiglia avrebbero potuto ottenere ciò che hanno da soli? Quasi nessuno, chi perché sovvenziato dal padre, chi perché suo socio. I soli personaggi capaci di fare il loro lavoro e arrivati dove stanno grazie a se stessi sono proprio quelli di classe inferiore! Ciò fa pensare e non poco.
Per concludere il mio commento sconclusionato di Cena con delitto, invito la vostra attenzione a posarsi sulla tazza. Su di essa c’è scritto: “My House My Rules My Coffee“. E non è per niente che alla fine nessuno della famiglia usi quella tazza: all’inizio è il morto a berla per mostrare tutta la sua forza mentre le sue sanguisughe lo omaggiano; alla fine, l’ultima scena mostra la sua degna erede che la beve mentre le sue future sanguisughe la invidiano.
Ciaone burlone, alla prossima.^^
Ne ho parlato anche io! Non “miracoloso”, ma molto molto carino!
L’hai visto in italiano?
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Yes ero al cinema^^
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Da te è difficile trovare proiezioni in lingua? [per fortuna, a Firenze non sono così rare: io, per esempio, «Knives Out» l’ho visto in sala ma in inglese: e sono curioso di sapere come hanno tradotto sia la parlata di Daniel Craig sia l’espediente della scoperta dell’identità dell’assassino!]
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ora pretendi troppo, non ci ho fatto caso
per notare cose linguistiche prima dovrei conoscerlo intrambe le lingue; poi lo vidi mesi fa, quindi dovrei rivederlo per dirtelo
cmq in lingua ho visto Mamma mia2, io a differenza di mia mamma, che mi ha accompagnato, ho capito il sesso del figlio per l’aggettivo possessivo inglese mentre in ita era SUO generico.
cmq craig me lo ricordo molto morigerato, controllato ma con qualcosa di ruvido e scoppiettante nella voce. combacia con i tuoi ricordi?
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Non così tanto: io me lo ricordo quasi del tutto caricaturale… non nelle pose, che, concordo, erano eleganti, ferme e precise, ma proprio nella voce, davvero “fumettistica”…
Evinco che, in italiano, Rodolfo Bianchi lo ha distribuito a Francesco Prando (che lo doppia in James Bond)…
senza conoscere il risultato, e puramente “a orecchio”, ci avrei sentito meglio Saverio Indrio, che lo doppia nella «Truffa dei Logan»…
ma ora sono ancora più curioso di sentire Prando!
E, certo, ancora più “intrippato” di sentire come Bianchi ha trattato l’assonanza tra «Hugh» e «You»…
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beh, è uno dei film che voglio comprare
quando lo riguardo ti faccio sapere ^^
mi piace guardare i film in madrelingue 🙂
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Devo ancora recuperarlo. Ne ho sentito parlare bene da praticamente tutti quindi sono curiosa🙂
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Molto bello, te lo consiglio^^
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Cena con Delitto è stato uno dei film migliori del 2019. Un ritmo stupendo, attori eccezionali, messa in scena curata e creativa ed elementi dei gialli che vengono ripresi e capovolti come vuole il regista. Un film molto intelligente che ho veramente adorato.
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Concordo pienamente, molto bello!
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Ho visto il film due domeniche fa. Bellissimo, tra l’altro la scena che mi è rimasta più impressa è quella del vomito. Sia la prima che l’ultima ahaha🤢😁
Io l’ho visto in lingua originale
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Com’è in originale? Io in ita purtroppo…
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Bello, si capisce. Fai fatica all’inizio con gli interrogatori, ma poi tutto liscio.
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prima o poi mi compro il dvd^^
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Eccomi, finalmente l’ho letto! Interessante articolo, hai colto molte sfumature che a me sono sfuggite!
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ciao^^
tipo?
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Tipo la tazza e le ambientazioni con significati specifici,
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la tazza anche una mia amica, che mi ha accompagnato al cinema, ha detto che non l’aveva notato
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Felice di non essere stata l’unica
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