Buongiorno, per chi non mi conosce sono Antonio e sono un grande fan dei Pokémon; qui, sul mio piccolo blog, ho anche creato un’intera raccolta di post su questo argomento, questa qui. Un’altra mia passione è la scrittura, motivo per il quale anni fa iniziai con scarsi risultati questo mio angolo di relax; ovviamente, potete trovare tutti i miei racconti qui e qui.
A unire queste mie passioni è stato il GDR, soprattutto quello offerto dal forum Pokémon Dark, di cui ho anche parlato qui. Nel forum diversi anni fa iniziai prima il GDR ispirato a Mistery Dungeon e poi, dopo qualche mese, pure quello ispirato ai vari capitoli della saga principale dei videogiochi Pokémon.
Devo ammettere che all’inizio interagire con la direzione di un’altra persona lo trovai abbastanza limitante: infatti, potevo solo scrivere le riflessioni e delle azioni minori, mentre le descrizioni e la narrazione venivano spiegate dal mio moderatore. Mi chiedevo come potessi scrivere la mia avventura se non potevo scegliere come viverla; solo dopo capii che le cose stavano diversamente da come le avevo intese io.
Il GDR è una narrazione creata da un moderatore che lui stesso ha creato il mondo, i personaggi e gli eventi da vivere. Il giocatore è solo un ospite e progredisce nella narrazione solo grazie alle proprie scelte in un mondo totalmente gestito dal moderatore.
Questo GDR mi ha aiutato senza dubbio a creare una maggiore linearità nei miei racconti, a concentrarmi sulle ambientazioni e sulla creazione dei personaggi: infatti, all’inizio riuscivo a scrivere solo cortissime Poképasta mentre riflettendo e interagendo con altre persone sono riuscito a scrivere anche un racconto di qualche pagina mio e originale. Leggere le descrizioni altrui, capire il filo conduttore secondo il quale il narratore procedeva e scegliere le modalità altrui che apprezzavo da quelle che mi facevano storcere il naso mi hanno aiutato; passivamente ho assimilato molte informazioni, molte più di quante ne avessi recepite solo ‘leggendo’ libri perché attivamente potevo commentare i loro errori di distrazione (non sono l’unico giocatore del forum ovviamente) e rendere il più accattivanti possibile le mie poche narrazioni.
Se volete, qui potete trovare un incipit a una missione del GDR, risale a tre anni fa. Qui vi saluto, spero di non aver fatto troppo scompisciare dalle risate chi i libri li vende. Ciao!!

Quando giocavo di ruolo dal vivo scrivevo sempre anche le cronache di ogni sessione, ma non ne è mai venuto fuori nulla di bello dal punto di vista narrativo: quando sei un giocatore hai sempre una visione parziale degli eventi, dell’ambientazione e delle storie degli altri personaggi: anche se il o i master hanno creato una campagna bellissima è quasi impossibile metterla su carta in modo accettabile. Nemmeno il master stesso ci riuscirebbe, nemmeno lui può seguire tutte le azioni e le motivazioni di tutti i giocatori! Forse un DM di gdr potrebbe invece, ma spesso le cose che accadono in gioco, per quanto divertenti e interessanti per master e giocatori, non lo possono essere altrettanto se raccontate agli altri. E’ un argomento interessantissimo quello che hai evocato comunque!
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grazie e ciao^^
ho un amico che è un master e, come dici tu, la campagna del gdr vero e proprio è assurdo, mi ha detto una volta che era venuto fuori quasi un libro dalla lunghezza della partita^^
e concordo: l’avventura essa stessa è privata per natura ed è legata alle scelte del master e del giocatore, troppo crittica 🙂
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Forse si potrebbe scrivere una storia dal punto di vista del proprio personaggio, in prima persona, ma il problema resta quello di ogni passaggio da un mezzo all’altro (perché alla fine, il gdr è un mezzo per raccontare una storia).
Il problema è che non esiste un linguaggio univoco del gdr, è come se ogni sistema di regole avesse la propria grammatica.
Al giorno d’oggi, poi, con la varietà di approcci esistenti (con master, senza master, master a rotazione, unico PG per giocatore, tutti gestiscono un cast di personaggi non fissi, GDR per due o persino per uno e ogni altro tipo di particolarità) le possibilità sono infinite e cavare fuori un racconto da una partita non significa solo saper scrivere, ma anche padroneggiare le particolarità del gioco specifico.
Senza contare che l’interazione tra i diversi partecipanti rende la storia corale per i diversi PG coinvolti e la sua “scrittura” un lavoro a più mani tra diversi autori, visto che ogni partecipante contribuisce in qualche modo alla storia.
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Riflessione molto interessante!
Il gdr a cui partecipo io è molto più semplice e lineare, ricrea su Internet i giochi della saga
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Hai proprio ragione Conte, il gdr è un mezzo per raccontare una storia e quello che funziona per una campagna di D&D non funziona per un libro, così come quello che è in un libro, senza adeguato adattamento, non funziona per un film. Temo che molte delle mie giocate se finissero in un film o in un libro risulterebbero ridicole… 🙂
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Bisognerebbe lavorarci di fino ^^
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