Frankenstein: recensione del libro

Di cosa parla:

Nell’estate del 1816 un gruppo di poeti e letterati, guidati dal già celebre Lord Byron, si trovò isolato per il maltempo in una villa sul lago di Ginevra. Spinto dalla noia e suggestionato dalla lettura di una storia di fantasmi, Byron propose a tutti i suoi amici di comporre ciascuno un racconto che fosse il più terrificante possibile. Nacque così “Frankenstein, o il moderno Prometeo”, scritto dalla diciannovenne Mary Wollstonecraft Godwin, che poco più tardi avrebbe sposato Percy Bysshe Shelley. Colpita dall’ipotesi, ventilata dalla scienza di quegli anni, che grazie al galvanismo si potesse ridare la vita ai cadaveri, la giovane creò la storia dello scienziato Victor Frankenstein, che riesce ad animare una mostruosa creatura ma paga il risultato scientifico con la perdita di tutti gli affetti. Una storia angosciante, una favola potente e terribile che fin dal suo primo apparire, nel 1818, si è imposta nella cultura occidentale con la sua forza di mito antico e contemporaneo.

Commento:
Leggere Frankenstein è stata un’esperienza molto interessante sia per la narrazione romantica sia perché mi ha riportato agli anni del liceo, quando lo studiammo a letteratura inglese.
Questo libro è perfetto per mostrare come il gotico sia figlio della cultura romantica: infatti, pur essendoci le caratteristiche tipiche del genere gotico, a essere esaltati sono i sentimenti umani e le bellezze e l’infinità della natura. Inoltre, orrore e dramma si miscelano in una storia ricca di apatia e tristezza, governata dall’arroganza e dalla vendetta.
La narrazione si divide in due, con una metanarrazione. La cornice è epistolare e serve a introdurre e porre una fine alle vicende di Frankenstein e della sua creatura (non a caso) senza nome; la vera storia invece è raccontata in prima persona e ciò fornisce al lettore solo una chiave di lettura soggettiva degli eventi.
Personalmente, lo scienziato mi sta leggermente sulle palle, ha peccato di Hybris e ne ha pagato le conseguenze; invece, la creatura è il prodotto della società che l’ha rifiutata fin dalla nascita e quindi la sua vendetta in un certo senso da me è giustificata. Se da una parte l’uomo non fa altro che cercare di soddisfare il proprio egoismo e le proprie ambizioni creando una creatura senza nemmeno chiedersi cosa sarebbe successo, dall’altra c’è la creatura che si sente rifiutata e rigettata anche se compie del bene, straniera in un mondo a cui appartiene.
Questo libro secondo me affronta tematiche quali xenofobia, isolamento e vendetta in un modo molto agrodolce, anche se la commiserazione del protagonista a tratti è veramente molto – troppo – pesante. Sorprende, alla fine, il numero di morti quando alla fine è la storia dell’arroganza di uno e della miseria dell’altro.

Lo consiglio!

Prima di salutarvi, vi lascio questa poesia che potete trovare sempre dentro al blog. La scrissi anni fa, quando trattammo il libro a scuola. Ciaone e alla prossima!

Esiste al mondo una creatura
che è stata creata contro natura,
idealmente molto favolosa
ma in realtà solo dolorosa.
Il mostro la abbandonò, terrorizzato
dal figlio del diavolo da cui era nato.
Dolori i fratelli e paure le sorelle,
le cose più belle sono le stelle
per una creatura dolce e amorevole,
data la sua natura finta e ingannevole.
Questo essere nato per ambizione
ha conosciuto anche l’ammirazione,
ma non da quelli del suo mondo:
solo da chi lo legge e lo trova d’orrori fecondo.

Pubblicato da

Austin Dove

Mi chiamo Antonio, sono un appassionato di cinema. Pur avendo studiato materie legate all'ambiente, la mia passione è l'arte e quindi qui provo a condividere ciò che apprezzo e le mie riflessioni! Ciao!^^

45 pensieri su “Frankenstein: recensione del libro”

      1. Più o meno siamo coetanei mi sa… E x quanto mi senta giovane mentalmente, alla fine il gap generazionale esiste e si vede da tante cose… Compreso il fatto che me un film del 1931 è sì vecchio ma neanche troppo: roba che mio padre ha visto da bambino!

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  1. Tutti bistrattano il film di Branagh (in effetti assai tronfio e ben poco misurato), ma a mio avviso c’è molto peggio… [tra gli altri miliardi di film tratti dal romanzo sarei molto curioso di vedere un giorno “Terror of Frankenstein” con Leon Vitali]

    Il romanzo è importante, è un “archetipo” bello grosso, un «mattone dell’umanità»…
    Anche la struttura a scatole cinesi di narrazioni (dentro la storia di Walton c’è quella di Frankenstein e dentro quella di Frankenstein c’è il racconto della Creatura), pur desunta, certo, dall’antichità (Omero, Eschilo, Sofocle, Virgilio ecc.), *formò* di molto parecchio “modo” di narrare successivo…

    Slurpante è anche studiare le differenze tra la stesura del 1816 (i cui manoscritti autografi, di Mary con aggiunte di Percy, sono dal 2004 alla Bodleian Library di Oxford [prima erano in mano a privati]: li ha editi Charles Robinson nel 2008); la bella copia autografa che Mary mandò al piccolo editore del 1818 (anch’essa conservata a Oxford) e sulla quale si basano molte edizioni, inglesi e italiane, apparse dopo il 1996 (quando la prima edizione del 1818 fu riscoperta dall’editore Norton); e la versione che Mary rispulizzì nel 1831, quella che consolidò il vero e colossale successo di massa del romanzo, che ha circolato praticamente indefessa da allora al 1996… [per il 200esimo anniversario, la Lindau di Torino ha lavorato a una edizione del testo del 1818 con note che illustrano le diverse “facies” del 1831 a cura di Sara Noto Godwell]

    Io ho sempre adorato la storia dell’estate 1816 che non arrivò mai!
    e su quella notte importante per la cultura europea ho sempre molto fantasticato (è rappresentata in almeno 3 film, che però, nonostante la mia curiosità, non ho visto!)…

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