
Ormai l’idea che mi sono fatto è proprio questa: ‘sti western so’ tutti uguali! Questa volta il racconto è un viaggio da una cittadina di frontiera all’altra, per una comitiva formata da un gruppo piuttosto eterogeneo di individui.
Sempre diretto da John Ford e con John Wayne tra i protagonisti (questa volta tecnicamente un fuorilegge), Ombre rosse mi ha sorpreso per la quasi totale assenza di piani americani!
Il paesaggio qui è sempre il protagonista della scena, con una quantità assurda di campi lunghissimi, lunghi e medi; sono ugualmente frequenti i fondali dipinti e gli schermi proiettati dietro alla carrozza.
Ecco, forse le musiche a una certa erano leggermente ripetitive.
Un film chiaramente americano, fiero della sua americanità, con l’esercito americano che rappresenta il deus-ex-machina e i due outsider (interpretati rispettivamente da Wayne e Trevor) che, forti della propria americanità, si dimostrano i veri personaggi positivi e da ricordare; e che si guadagnano il lieto fine. E ovviamente, essendo un film chiaramente americano, gli Apache sono i cattivi scotennapersone, che si alleano con un celebre criminale del West.
Film molto interessante, con una leggera critica sociale: la presidentessa della buon costume di città ha il marito che ruba gli stipendi! Assurdo. Comunque, preferisco Sentieri selvaggi.
Fermo restando che alla sua uscita questo era decisamente diverso dai “western tutti uguali”, e che solo decenni dopo il genere è stato inflazionato da una sovrapproduzione raramente di buona qualità, per non parlare dell’ondata di spaghetti western anni Sessanta che al 90% erano spazzatura e non vanno confusi con l’originale, il fatto che tu lo consideri un prodotto tipicamente americano la dice lunga sulla bravura di Ford, visto che la storia è rubata di peso dal racconto “Palla di sego” di Guy de Maupassant, appunto una denuncia del perbenismo con la prostituta in diligenza che viene disprezzata da tutti ma poi è moralmente superiore ai benpensanti. La storia ambientata durante la guerra franco-prussiana cento anni dopo diventa perfetto racconto dell’epica americana, un’epica che prende dagli altri ciò che le piace e se lo cuce addosso.
Ovvio che visto per la prima volta nel 2023 un film del 1939 può non piacere, ma stiamo parlando di vette di qualità solo raramente raggiunte dagli altri western, troppo spesso improvvisati e privi della geniale visione cinematografica del grande John.
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ciao^^
non sapevo della scopiazzatura e manco ho detto che era brutto, anzi è bello ma preferisco la ricerca piuttosto del road movie
la cosa del perbenismo è palese, ma si nota anche col marito ladro eh
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Da amante dei western, concordo con Lucius, questo si differenzia notevolmente da altri film dello stesso genere. Se poi volevi dire che i western sono tutti uguali nel senso che ci sono sempre i soldati bianchi buoni contro gli indiani cattivi (che comunque scotennavano davvero i nemici, sia pure per difendersi) posso essere d’accordo che sono stereotipi molto abusati. Ma la classe di Ford lo eleva sugli altri.
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ciao e concordo
poi questo era un film molto intimo, con un casino di primi piani sui drammi di accettazione e di paure interiori
ma so’ tutti ugualiiiii xD
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Anche le commedie sentimentali lo sono, i thriller, ecc ecc!
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Ma le commedie mi piacciono 😆
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Visto uno visti tutti.
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Diciamo non è il genere che preferisco
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Potrei dire la stessa cosa di qualcos’altro, ma eviterò…
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Dei miei post? 😁
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Non esattamente…
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E di cosa? 😆
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Rispondevo ad Allegro. Lui ha detto: visto uno, visti tutti. Indovina a cosa mi riferivo con la mia risposta…
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Che vale anche al femminile, ovviamente 🤣
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Aaah ok 😆
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😂
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Lo analizzammo con Sandro Bernardi, a lezione…
Visto inquadratura per inquadratura tira fuori “sensi” immensi e “insoliti”, davvero «che non ti aspetti», per esempio che Hatfield e Lucy Mallory possono aver avuto una notte d’amore alla vigilia della partenza!
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Davvero? Ma non credo, nella mia versione c’era un dialogo tra i due (a tavola) in cui lei sembra non conoscerlo.
Certo che allora lei sarebbe proprio ipocrita avendo dato tacitamente della zoccola a Dallas tutto il tempo!
Ma alla vigilia della partenza della carovana a inizio film?
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Sì sì: è uno spunto ermeneutico basato su 4-5 inquadrature nei primi 12 minuti di film: nella prima (il film è appena iniziato: ca. 3 min.) Hatfield squadra Mallory, e si toglie il cappello davanti a lei: i due si lanciano quasi fiamme dagli occhi…
Nell’inquadratura successiva, Hatfield continua a osservare insistentemente Mallory: lei è dentro e lui è fuori dal saloon, lo si vede dalla finestra sullo sfondo del frame… Hatfield distoglie lo sguardo proprio quando Mallory si volta verso la finestra!
Infine, quando Mallory sale sulle carrozza (intorno al min 10), Mallory si affaccia dalla carrozza e intraprende con Hatfield un brevissimo campo/controcampo di sguardoni incisivi finché lei, quasi delusa, ritira il capo dal finestrino della carrozza…
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Naturalmente nei dialoghi NON PUÒ esserci qualcosa al riguardo, perché la sceneggiatura era scrutata dallo studio, la United Artists, che non avrebbe approvato una ipocrisia così palese nel personaggio, e allora Ford deve aver giocato con questi suggerimenti nascosti nelle immagini: innocenti campi/controcampi e innocenti “sguardi” che lo studio non avrebbe mai notato…
Ford faceva quello che, negli stessi anni, forse ha fatto Shostakovich sotto Stalin: Shostakovich con armonie minori e tristi nel contesto delle melodie trionfali richieste dal regime e Ford con insertini, piccoli ma ficcanti, a suggerire sottotesti inusitati…
anche altri facevano così: vedi i flou di Frank Capra, che spesso ammantano di “falsità” e “nichilismo delusionale” i suoi happy ending imposti dalle major…
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Cavolo, non me n’ero accorto! Ma cmq non mi sembrano campi così espliciti da supportare una tesi così pervertita! 😆
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Anche questa è un vecchio bias:
quando il film, per gusto, non ci piace allora le inquadrature “non narrative” non hanno senso ed è l’esegeta che esagera…
quando il film, per gusto, ci piace, allora l’esegeta può vedere quello che vuole anche solo nel senso di una singola battuta e sono i detrattori che non capiscono…
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Ma non dico questo 😆
Io sono della visione scientifica: per superare il tema di ipotesi devi avere qualcosa di più di un semplice gioco di sguardi, che non ho nemmeno colto 😆
Poi so che sei esperto e io sono ancora estremamente ignorante
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No no, dico solo che il bias c’è per tutti! Anche per me!
certo che la visione scientifica aiuta, ma in arte, in assenza di documenti, spesso la teoria rimane per sempre e non solo: in arte, anche quando tutti i documenti si sono trovati, la teoria, anche se sbagliata, permane lo stesso, in quanto, nel tempo, è diventata “immaginario”, completamente imbattibile con qualsiasi prova…
ed ecco perché, nell’analizzare l’arte occorrono sempre almeno 3 livelli di lettura: la poietica, la neutra e l’estesica: cioè come l’arte è stata creata (se il processo creativo è stato documentato), come si presenta di per sé (con uno sguardo quantitativo), e come è recepita (vedi il paradosso di The Producers di Mel Brooks)…
Tre livelli che cercano di aggirare il problema della mancanza di prove scientifiche applicabili e il sempiterno fallimento dell’interpretazione…
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Nella teoria tra Hatfield e Mallory non c’è prova alcuna, e quel gioco di sguardi minimo, come dici tu, non ne costituisce alcuna… ma quei giochi di sguardi e quelle inquadrature non hanno né motivo né senso all’interno di un découpage classico della narrazione hollywoodiana di quegli anni, però ci sono, e sta a noi esegeti appunto fare teorie sul come mai Ford ce l’abbia messe… e le facciamo pur con la consapevolezza che rimarranno teorie…
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Ci sono anche registi, specie oggi, che le inquadrature le fanno a caso e quando non hanno senso semplicemente non hanno senso e stop, vedi Gudagnino, per esempio…
ma non so se con Ford, visto un livello di “poietica” riferita alla Hollywood classica, si possa dire che “inquadrava a caso”…
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Beh
Cmq non concordo su film bello ipotesi ok, film brutto ipotesi ridicola. Concordo sul discorso della regia anche perché l’ho studiato a storia. Ma francamente mi sembra più una teoria da ship 😁
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Molti, al corso nostro, concordarono con te! Anche perché, nella letteratura critica sul film, assai vasta, non c’è nessuno che abbia visto tale teoria nelle 4-5 inquadrature dette…
ma nessuno ha mai davvero osservato quelle 4-5 inquadrature dette: anche perché il film dura altri 80 minuti in cui si scrivono grammatica e sintassi del genere western: basti vedere il glorioso movimento di macchina in avanti all’apparire di John Wayne: solo quello porta via ore e ore di analisi (e altre le porta via l’osservare che il paesaggio dei campi lunghi, pur variato nei punti di vista, è sempre lo stesso!)…
perciò osservare davvero quelle 4-5 inquadrature chissà cosa potrebbe produrre a livello di analisi: e io non so trovare una “produzione” migliore rispetto al sottotesto shippatorio tra Mallory e Hatfield…
e per concludere, anche solo la possibilità di trovare sensi ignoti, con tanto di proliferazione di teorie, a 4-5 inquadrature, forse attesta che il film è molto di più del solito westerino…
o forse attesta solo che Ford inquadrava a caso e ha usato tutti i trucchetti dozzinali possibili per ravvivare quello che è solo un Kammerspiel anti-apache (che considerare capolavoro è improprio, tutti quelli che l’hanno fatto sono idioti e solo noi ci siamo arrivati)…
pensare o l’una o l’altra cosa fa solo parte del nostro “metodo” e del nostro “Erlebnis”…
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Io è una vita che dico che The Blues Brothers è una cacchiata, ma ovviamente nessuno mi crede perché per tutti ogni singola inquadratura ha sensi specifici (scovati anche nella vita privata degli attori) che io non colgo mai!…
e dato che sono in netta minoranza nell’analisi estesica (per me deteriore per gli altri sopraffina) dei Blues Brothers, spesso mi taccio e valuto le teorie degli altri…
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Ma io ti credo che potrebbe essere, io potrei anche guardarle col fermo immagine^^
Per TBB non ho mai sentito fosse costruito a livelli eccezionali per la regia ma solo per le musiche 😁
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Capisco molto bene che si possa non amare il genere western, che resta però un grande contenitore in cui ogni regista può inserire quello che preferisce, manipolando a suo piacimento i topoi narrativi del genere; per questo io lo amo molto. Questo film è senza dubbio molto classico e americano, come dici tu, ma anticipa quella apertura che, sempre come tu dici giustamente, ci sarà con Searchers. Il gesto di proteggere anziché stigmatizzare la prostituta, anche se viene da un fuorilegge, è comunque qualcosa di forte per la bigottissima cultura americana. Un film importante per la storia del genere westenr, indubbiamente. Grazie e buon anno nuovo!
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Buon 2023 e concordo!
Poi è chiarissima la critica sociale, spesso non c’è in film più recenti!
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Come sempre interessante, bravo!!
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Continui a farmi ricordare bei momenti del passato.
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Ne sono contento ^^
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