Visioni Sentieri Selvaggi: Paisà

Buonasera! Oggi finalmente torno a condividere le mie visioni accademiche con Paisà, uno dei cult di Rossellini. Che a me non è piaciuto.

Paisà è il secondo film neorealista che guardo, molti anni fa guardai pure Riso amaro ma di quel film non ho grandi ricordi. Paisà è un film celebrato, posso anche capire perché, ma se volevo guardare un’opera di tal genere tanto valeva che mi guardavo un documentario: un film episodico sulle vicissitudini degli italiani rispetto alla fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia.

La sequenza che ho preferito è stata la prima, con Carmela e John, che si conclude con un’amara ironia. Quella che mi ha fatto riflettere invece è stata nel monastero. La seconda, invece, mi ha lasciato perplesso: ok, il nero si accorge della distruzione nella quale vive il bambino ma lui in quanto nero in America non credo vivesse tanto meglio. No?

La sequenza del monastero poi mostra quanto i monaci, o almeno quei monaci, fossero ipocriti: cercare di convertire o pensare di dover convertire due ‘anime perse’ li rende veramente concettualmente dai Nazisti o dai Fascisti? Soprattutto perché un’anima persa è un ebreo! Per fortuna, a mostrare una Chiesa più aperta c’è il prete americano, anche se ricordiamoci del razzismo in America prima di santificarlo.

Io ho trovato Paisà noioso e lento. Poi è da stronzi mettere i sottotitoli bianchi su scene in bianco e nero al sole. Vuol dire che è bianco su bianco! E poi che realismo c’è se il film si basa su una sceneggiatura originale? Non bastano attori non professionisti (credo pure doppiati) o vicende verosimili per renderlo simile all’idea originale del movimento neorealista. E non c’è nemmeno una linea narrativa costante, veramente un film pesante. Forse però sono io che non sopporto Rossellini, visto che sopportai a malapena pure Viaggio in Italia.

Prossimamente vedrò Umberto D e vedo se cambiando regista il discorso migliora. Alla prossima!

Il pranzo della domenica: una brutta commedia italiana

Buonasera! Oggi torno a parlare di cinema italiano con un fuoriprogramma, che mi sono convinto a scrivere perché c’è un tarlo che mi perseguita da ieri sera: ma quanto è problematica la commedia Il pranzo della domenica?

Forse questo è più piacevole

Il film in questione è di vent’anni fa precisi (2003) ed è diretto da Carlo Vanzina, il padre dei Cinepanettoni. L’ho visto su Raiplay, per cui devono averlo trasmesso in televisione di recente.
A me il regista nemmeno dispiace, di suo ho visto qualche commedia e i primi cinepanettoni erano pure bellini (Vacanze di Natale 2000 grande classico nella mia famiglia) ma questa storia presenta problematiche importanti. Si potrebbe contestualizzare Il pranzo della domenica parlando di come il cinema italiano sia sempre stato estremamente conservatore su più livelli, che è un film relativamente vecchio e che il regista non voleva senz’altro dirigere un film impegnato. Ma no, voglio discuterne.

Problema n.1:
Sembra un film per la televisione, mentre in realtà è stato distribuito dalla 01 Distribution. La qualità della resa visiva è veramente bassa e il budget per me è andato tutto sugli attori, che sono di primo piano nella commedia italiana (Giovanna Ralli, Elena Sofia Ricci e Rocco Papaleo solo per citare qualche nome). E anche la regia è brutta, con alcuni stacchi che non hanno proprio senso di esistere.

Problema n2:
Elena Sofia Ricci, una delle protagoniste, interpreta la moglie di uno di sinistra mostrato come un idealista che si fa licenziare per i suoi valori (già qua, film di destra a km di distanza). Lei è la tipica casalinga: quattro figli, poco tempo libero, alcolismo e disperazione per i debiti che accumula con il marito. Grande crisi di coppia, lei sparisce prendendosi una vacanza a casa di un’amica in montagna; e qui avviene la catastrofe: il marito è costretto a fare quello che fa lei (mentre è pure disoccupato) ed è mostrato come il martire. La morale è che lei lo deve supportare in ogni caso e supportarne la carriera.

Problema n3:
Massimo Ghini, in teoria personaggio secondario ma nei fatti coprotagonista, interpreta il marito fedifrago e cognato della Ricci. Diciamo che se fosse una donna il film lo avrebbe additato come troia, per cui vi faccio capire quante volte tradisce. In pratica la moglie lo coglie sul fatto e lo caccia di casa. Anche qui, la morale del film è che la moglie lo deve perdonare per non sfasciare la famiglia, mandando a monte una possibile nuova relazione mooolto meno tossica. Perfino la madre di lei parteggia per il genero fedifrago.

Problema n4:
Il personaggio della madre di famiglia, della nonna, è interpretato da Giovanna Ralli. Mamma mia, è una delle cose più fastidiose del film. Veramente. Non so se fosse voluto, in ogni caso il risultato è evitabile.

Problema n5:
Come al solito, donne fighe e uomini con la panza. Tette al vento e uomini col cappotto nella stessa inquadratura. Mercificazione del corpo femminile, nudi evitabilissimi.

Problema n6:
Recitazione pessima, si salvano solo i 3 attori importanti: la dea Elena Sofia Ricci, Rocco Papaleo, Massimo Ghini e se vogliamo pure Maurizio Mattioli (l’unico personaggio positivo).

E nulla, una delle poche volte in cui scelgo un film e non lo metto tra le nomination della Top5 del mese. E dire che spesso ci metto pure i guilty-pleasure! E voi? Avete visto Il pranzo della domenica?

SCREAM VI: La possibile conclusione di una lunga saga

Buongiorno! Oggi torno a parlare di cinema horror con l’ultimo film guardato in sala: Scream VI! Sempre diretto dal duo Bettinelli-Olpin e Gillett e con Vanderbilt sia alla produzione sia alla scrittura, Scream VI riesce a narrare una storia avvincente e con momenti di grande tensione! Da guardare assolutamente nelle sale!

PREMESSE:

Il film è ambientato un anno dopo gli eventi di Scream (’22) ad Halloween e le due sorelle Tara e Sam, assieme ai loro amici, si sono trasferite a NY per la carriera universitaria. Tuttavia, all’anniversario della strage a Woodsboro una nuova ondata di omicidi stravolge le loro vite già fragili, con un nuovo Ghostface che sembra conoscere bene i suoi predecessori.

Mettiamo subito le cose in chiaro per il cast: Neve Campbell non torna ma il suo personaggio è vivo e vegeto; invece, Courteney Cox torna e c’è pure in un ruolo importante Hayden Panettiere, che fino al film precedente pensavo fosse schiattata in Scream 4. Jenna Ortega e Melissa Barrera tornano a interpretare le sorelle protagoniste, con i loro personaggi molto più uniti e approfonditi.
Ghostface qui torna in una versione più feroce e aggressiva, non è più il fantasma che attacca quando la vittima è sola in casa, ma predilige i luoghi affollati! Un po’ come il prologo di Scream 2, per capirci.

PRO:

Scream VI come al solito è l’apoteosi del cinefilo, con una serie di omaggi al cinema di genere. Sono presenti un sacco di citazioni, riferimenti, omaggi, sia letterari sia nelle conversazioni sia come oggetti di scena.
In teoria, viene omaggiato pure il Darione Nazionale con il suo 4 mosche di velluto grigio, ma sinceramente essendo tutte le scritte nel film (messaggini, cartelli stradali, titoli) adattate e tradotte già in produzione per i principali Paesi di distribuzione non posso capire se in America Dario Argento fosse omaggiato o solo per i fan italiani. Ma fa sempre piacere vedere il cinema italiano omaggiato in altre produzioni, no?
Inoltre, con un guizzo metacinematografico viene allestito dentro alla narrazione un museo cinematografico e crime che riunisce i collezionabili di Stab (la saga fittizia di Scream) e dei dietro le quinte dei vari Scream. Così è complicato da spiegare, ma appena lo vedete capite.
E poi, un santuario a Stab e agli eventi realmente fittizi visti nei vari Scream è pur sempre un santuario a Wes Craven!^^

Le scene d’inseguimento tornano e la tensione regna sovrana, qui Ghostface è una presenza feroce che a tratti mi ha ricordato il killer di San Valentino di sangue 3D. Aggressivo, molto più fisico delle versioni precedenti e con attacchi violenti e mirati. In pratica è come l’Hell Knight di Doom2016: attacca di faccia, fa venire gli infarti. Certe volte la sua presenza è strana, nel senso che spesso porta a chiedersi: Ma come cavolo ha fatto ad entrare?

Poi vabbeh, il cast principale è di livello, con la Cox che ruba la scena ogni volta. Ortega invece mi è sembrata un po’ deboluccia, mentre la Barrera qui risplende con un personaggio molto più profondo e problematico.

Scena iniziale da manuale, semplice, d’effetto e che setta lo standard molto più moderno e dinamico del film.

CONTRO:

Sarò franco: la sceneggiatura è piuttosto pietosa. Soprattutto nella prima parte, quando si presentano i personaggi e si introducono le regole di gioco, i dialoghi sono imbarazzanti; non so se sia la resa italiana o la versione originale, ma nella prima parte ho proprio storto il naso. Poi, per fortuna, con l’inizio della caccia le conversazioni si accorciano, per cui il problema si relativizza.

Legati alla pessima sceneggiatura ci stanno i personaggi secondari. Spesso essi vivono nella dicotomia tra la carne da macello e il potenziale assassino di turno. Non sono personaggi, sono macchiette: l’FBI, il poliziotto, la zoccola, il belloccio e il verginello. L’unica che si salva è Anika, ma solo perché l’attrice mi stava simpatica. E’ un problema che il personaggio che muore alla prima scena sia più facile da ricordare rispetto a quelli che sopravvivono per l’intero film, eh!

Poi, come avevo citato secondo me la Panettiere era legnosa, non so come fosse la voce ma la postura e le espressioni non mi hanno minimamente convinto.

E il finale… Parliamone.

Da un lato è molto carico emotivamente, mi è piaciuta la messa in scena e la regia. Dall’altro il reveal di Ghostface era… meh, e la sua motivazione era campata in aria, oltre a rendere Scream VI un remake diretto di Scream 2. Ma alla fine, questi sono sempre problemi di sceneggiatura.
Diciamo che questo film non è più un whodunit perché lo spettatore non può più studiare chi ha fatto cosa e quando, mentre i primi capitoli della saga erano molto più studiati per i movimenti dei personaggi. Ormai è solo un thriller, ha perso parte della sua unicità.

CONCLUSIONI:

Scream VI è un bel film e va visto al cinema. Violento ma con parecchia violenza fuoricampo, claustrofobico e con molti posti affollati. Abbraccia il cambio di location scegliendo di settare gli inseguimenti nei tipici appartamenti newyorkesi o nei vicoli bui. Volendo sarebbe anche un finale perfetto per la saga, io spero che vogliano farla finire in bellezza e non per un flop al botteghino.

E voi? Lo andrete a vedere? Avete visto gli altri capitoli della saga? Beh, se volete approfondire, vi lascio qui sotto altri due articoli a tema. Ciao!

LINK UTILI:

Articolo sulla saga di Scream, fino a Scream (’22): clicca qui.
Riflessione sul genere Slasher: clicca qui.

10 bei personaggi femminili in Film e Serie TV!

Buongiorno e buona festa della donna a tutte le donne e ragazze là fuori!
Per festegguare, ho deciso di portare 10 bei personaggi femminili in Film e Serie TV! Una lista a tema che ripercorre i film e le serie televisive che più ho amato, tutte opere audiovisive che ho quantomeno citato spesso nel blog essendo parte della mia cultura popolare!
Buona lettura.^^

Una poltrona per due. Jamie Lee Curtis interpreta Ophelia, prostituta e vero motore narrativo del classico natalizio: Jamie interpreta una donna intelligente e indipendente, con un piano d’azione, un cuore e una condotta che la porterà a essere una multimilionaria alla fine del film.

L’amore non va in vacanza. Se c’è un personaggio che amo e con cui empatizzo sempre è l’Iris a cui Kate Winslet dà il volto: una donna che è distrutta da un amore infelice e che durante la narrazione scopre di nuovo se stessa, riuscendo a lasciarsi andare a una speranza più promettente. E poi, il percorso di rinascita lo inizia grazie al cinema, non si può non amarla!

La rivincita delle bionde. Biondissima e simpaticissima, Reese Witherspoon interpreta una biondona che studia ad Harvard per dimostrare al mondo intero che essere bionda non vuole dire essere stupida! Una commedia leggera ma molto interessante, coronata da interpretazioni impeccabili e uno dei plot points (il finale nel tribunale) più belli delle legal comedies!

Batman Returns. E se ho sempre citato commedie, qui si passa al dramma supereroistico: Michelle Pfeiffer interpreta una donna divisa tra il desiderio d’amore verso Bruce Wayne e il sentimento di rivalsa contro un mondo di uomini che l’ha uccisa molte volte, sia fisicamente sia metaforicamente parlando. Poi Michelle risplende nel tipico trucco burtoniano, regalandoci una delle Gatte più iconiche della storia DC.

Mine Vaganti. Unica citazione italiana della lista, Mine Vaganti è una commedia che fa riflettere molto, a tratti anche claustrofobica nelle tematiche. La donna che risplende per saggezza e visione progressista è la nonna, la matrona della famiglia interpretata da una bravissima Ilaria Occhini. Sarà lei a riunire la famiglia, mostrando ancora una volta una forza che i suoi figli devono aver dimenticato che lei un tempo possedesse.

Il diavolo veste Prada. Altro ruolo iconico, questa volta portato da una sensazione Meryl Streep. E che altro dire del film che non sia stato già detto e che io non abbia già detto? Iconico e, citandola, ground-breaking!

Scream Queens. Torna Jamie nel ruolo del Decano Cathy Munsch. Femminista, milf mangiauomini, donna capace di tener testa a tre assassini con la metà degli anni e politica approfittatrice. Personaggio carismatico che ha sempre le battute più sagaci, stupenda la scena della doccia dove omaggia sua madre Janet Leigh.

Le follie dell’imperatore. Come poteva mancare il mio spirito guida? Classico Disney metacinematografico e dissacrante, Yzma con la voce italiana di Anna Marchesini è stupenda, crudele e divertente! E poi è la nonna brutta di Dracula, come si può non amare una parente del grande Nosferatu?

Nightmare – Nuovo incubo. Secondo me è il punto più alto della saga, dove fantasia e realtà si mescolano in un film che con il passare del tempo diventa sempre più metacinematografico. Qui gli attori iniziano con l’interpretare se stessi e finiscono con interpretare i ruoli che recitarono nel primo Nightmare, ma lo spirito materno della Heather Langenkamp non svanisce quando torna a essere Nancy: l’amore di una mamma per il proprio figlio vince tutto!

Streghe. Beh, sono cresciuto con le Halliwell e Rose McGowan è sempre stata la sorella preferita. Con lei la serie ha avuto una svolta e nuovi poteri che hanno rinfrescato il trio.

E siamo giunti alla fine! Auguro a tutte le donne una bellissima giornata, sia oggi sia i domani futuri. Ciao!

PS: Preferireste, dovendo scegliere, un articolo su God of War, la mia ultima Nuzlocke o Doom? Fatemelo sapere, ciao!

VISIONI SENTIERI SELVAGGI: Lo sceicco bianco

Questo è il secondo film di Fellini che vedo, dopo I vitelloni. Invece, la filmografia di Sordi (che interpreta lo Sceicco Bianco) non mi è nuova, anzi! Di questo film avevo saputo grazie al biopic sul celebre attore: Permette? Alberto Sordi. Lo sceicco bianco è stata una bellissima visione, tra sogno e realtà e un’amalgama tragicomica.

Commedia felliniana del 1952, parla di una crisi di coppia durante il viaggio di nozze a Roma: la mogliettina sparisce per andare a trovare il suo idolo cinematografico (anche se avevo capito fossero romanzi, boh) lasciando il marito solo ad affrontare i parenti romani mentre la sta cercando. Tra sogno e realtà, assistiamo alle vicende di queste due persone fino al finale riconciliante.

Sordi qui interpreta lo Sceicco Bianco, figura fittizia impersonata da un artista a cui il nostro attore dà corpo.
E’ in questo segmento che potremmo riassumere l’intero film: qui Wanda, interpretata da una mogia e sognatrice Brunella Bovo, finalmente incontra il suo idolo e se all’inizio tutto sembra un sogno improvvisamente si scontra con la dura realtà di un approfittatore vigliacco. Il sogno si infrange. Il suo di sogno, però! Fin dall’inizio delle riprese si capiva che la fantasia del cinema era puramente terrena, con attori che litigano con i bambini, gli attori come deportati su furgoni per andare sul set, totalmente in balia degli umori del regista; tuttavia Wanda è sognante, le pare di vivere un sogno e solamente sulla barca si accorge dell’errore di valutazione che ha commesso senza nemmeno accorgersene.
Dulcis in fundo, la lettera che le ha concesso tante speranze potrebbe essere il tipico formato che le produzioni mandano ai fan.

Dall’altra parte c’è il marito, che si ritrova abbandonato (per un solo giorno, tra l’altro), a gestire gli zii autoritari e che vogliono conoscere la nipote acquisita. Pure con lui ci sono sequenze dove realtà e finzione si mescolano: quando telefona in camera e finge di parlare con la moglie, oppure quando cerca di convincere gli zii che Wanda sta dormendo in camera. Incarnato da Leopoldo Trieste, che ho recente visto in Sedotta e abbandonata, l’uomo rende benissimo sia lo stress di dover sempre mentire cercando di stare all’immagine che deve fornire di se stesso sia il terrore di vedere il priprio onore distrutto dalla moglie fuggita.
Ironia della sorte, lui avrebbe anche avuto ragione perché tutti gli uomini che interagiscono con Wanda si rivelano porci approfittatori. Ulteriore ironia, lei rifiuta sempre perché ama il marito e gli è fedele.

Lo sceicco bianco quindi gioca sui registri della commedia e del dramma, dividendosi in due parti ben distinte: se la prima è più dialogica, con una musica più lieve e d’atmosfera sognante, la seconda diventa più impetuosa.
Anche la regia e il montaggio giocano molto con noi spettatori, creando situazioni comiche anche nel dramma, come quando Wanda si vuole suicidare, il montaggio fa capire lei si trova su un ponte, si butta e scopriamo che si trovava sulla riva del fiume. Non è morta, si è solo fatta un bel bagno! E io sono scoppiato a ridere, la musica prima di quell’attimo era tetrissima!

Il film è stupendo, credo che tra i due di Fellini che ho visto sia il mio preferito. E non fatemi una testa tanto per La dolce vita, 8 e mezzo, Casanova, Amarcord e altri: quando sarà il momento li recupero. Ciao!

VISIONI SENTIERI SELVAGGI: Il bacio della pantera

Se dovessi spiegare come creare un gotico ambientato nell’era moderna, citerei questo capolavoro del cinema di serie B!

Buongiorno! Oggi torno a parlare di cinema con i film caldamente consigliati dai miei professori! Questa è una pellicola drammatica a forti tinte horror, quasi lovecraftiane oserei dire, che parla dell’oscuro passato di una donna che minaccia il suo presente e la sua vita matrimoniale. Molto interessante, come visione, ve la consiglio.

Uscito nei primi anni ’40, se fosse uscito dieci anni dopo avrebbe potuto benissimo essere un figlio della Guerra Fredda: la protagonista è una serba che si è trasferita in America, ma che alla fine non ha mai il velo di minaccia che la ricopre.
Un altro tema interessante è il legame gatto/pantera: se il gatto corrisponde alle donne amabili e femminili, come i gatti liberi di vivere la propria vita, la pantera invece è l’animale feroce e demoniaco che può vivere solo in isolamento, nella gabbia. Spesso il paragone tra i due animali è accennato, non a caso la protagonista trova rilassanti i ruggiti delle belve dello zoo.

A me la messa in scena è piaciuta moltissimo: il film gioca moltissimo sulle ombre e sul non visto, preferendo concentrarsi sugli sguardi di terrore delle vittime. Il trucco spesso valorizza lo sguardo femminile, mentre gli uomini sono sempre impeccabili e distanti: sono le trame che portano avanti l’intreccio drammatico. Dopotutto, si parla di felini, no?
La protagonista è interpretata da una bravissima Simone Simon, che è capace di interpretare la dicotomia tra il voler essere accettata e amata ma di non essere capace di accettare se stessa perché distrutta dal passato. Altro tema che la caratterizza è la solitudine, manifestata chiaramente quando si approccia agli animali amorevoli per definizione: gli animali domestici (gatti o canarini che siano), che la evitano spaventati.

Il film è capace di parlare di un dramma e di virare nel fantasy come una normale evoluzione degli eventi. Veramente un bel film, da guardare, scorre benissimo ed è molto affascinante. Ciao!

I migliori film visti a Febbraio

Buongiorno! Dopo il clamoroso successo del mio ultimo articolo su One Piece: Pirate Warriors 4, con il primo del nuovo mese oggi torno a parlare di cinema consigliando 5 film che mi sono piaciuti dal mese appena trascorso: 2 cult del cinema, 1 dramma d’amore, 1 thriller commedia e 1 dramma recentissimo! Buona lettura!^^

2001: Odissea nello spazio. Parto in pompa magna con uno dei film più analizzati, omaggiati e iconici della storia del cinema! Ho avuto la fortuna di vedere la versione restaurata al cinema, mi sono perso il finale dell’ultimo atto per la stanchezza (i rumorini spaziali sono pessimi per chi è stanco, ho scoperto 😂) e ho potuto ammirare la sequenza tanto citata a scuola quando parlavamo del montaggio connotativo. Io personalmente ho preferito la prima parte: pur vedendo che le scimmie erano persone col costume addosso, i paesaggi sono bellissimi e la scena della comparsa del monolito è veramente inquietante! Un film veramente interessante, ma quanto erano inquietanti le musiche quando compariva il monolito?!

The voices. Thriller del 2014 con Ryan Reynolds che interpreta magistralmente uno psicopatico e serial killer. La trama a livello concettuale è molto semplice, ma la messa in scena è veramente ambigua: noi per tutto il tempo vediamo la storia secondo il punto di vista malato di lui, per cui la realtà è letteralmente rose e fiori, il cane e il gatto parlano e casa sua non è la casa dove sai che stai per morire; interessante il dettaglio narrativo per cui siamo in grado di capire la situazione grazie ai personaggi esterni che lo vanno a trovare e che quindi si accorgono che casa sua è una delle cose più malate di questo mondo. Un’interessante messa in scena che, grazie alla regia e al montaggio, valorizza una sceneggiatura sagace e capace di mescolare l’oppressione del thriller all’umorismo più macabro.

Come eravamo. Dramma sentimentale con Barbra Streisand e Robert Redford, racconta della loro tormentata storia d’amore. Loro due sono due persone diversissime: lui è ricco e bello, fa una vita agiata e non gli mancano mai le migliori opportunità; lei è di umili origini, socialmente impegnata e con un caratteraccio. Da sempre innamorata di lui fin dai battibecchi del college (dove condividevano il corso di scrittura, lui con risultati nettamente migliori), anni dopo si ritrovano per iniziare una lunga e tormentata relazione dove i due mondi si scontrano spesso. Io mi sono ritrovato un sacco nel personaggio della Barbra, e anche nelle situazioni in cui lei andava a cacciarsi per colpa del suo caratteraccio, la spalleggiavo sempre! Mi è dispiaciuto molto il finale.

Sedotta e abbandonata. Questo film me lo ruba proprio dalla bocca: la terronia ha seri problemi sociali. Qui un’irriconoscibilmente giovane Stefania Sandrelli interpreta una siciliana che viene sedotta dal fidanzato della sorella e che rimane incinta; potete capire i drammi e le conseguenza dell’evento: “Disonore su di te! Disonora sulla tua mucca!“. A me il film per la reazione del padre ha ricordato il più moderno Mine Vaganti, sicuramente il film deve avere preso qualche idea da Sedotta e abbandonata. La situazione che si viene a creare è soffocante, le persone viaggiano in macchina ma si comportano come nel medioevo, con il primogenito maschio che si vede costretto a uccidere il disonoratore e con matrimoni riparatori per salvare la faccia. Film magistrale, oggi è ancora più drammatico perché ora situazioni del genere si collegano alle famiglie musulmane radicali; fa pensare no? Atteggiamenti radicali del Sud di un tempo erano identici a quelli che molti razzisti e xenofobi contestano oggi.

Gli spiriti dell’isola. Drammone irlandese che era ancora al cinema almeno fino a domenica scorsa, a me è piaciuto molto; poi, ho avuto la fortuna di andare con un’altra studentessa del mio corso e con una costumista, per cui ne abbiamo approfonditamente nel corso della nottata (mentre mi sfondravo di cibo). Intanto, ho adorato i campi lunghissimi, poi l’Irlanda ha un paesaggio che sembrava quasi un modellino, veramente bello da guardare. Il film dipinge un mondo povero, esterno a tutto, in un’isola dove tutti si conoscono e conoscono molti segreti di ciascuno. Colin Farrell un’espressività che mi ha colpito; però sono sicuro che gli hanno fatto qualcosa in faccia, era spento rispetto al solito. L’altro attore bravo sì, ma ho preferiti gli altri due comprimari: la sorella e il ragazzo. La trama senza scendere in spoiler procede spedita anche se lentamente, la situazione che si viene a creare è paradossale e insostenibile perché, se due sono stati amici una vita e in un’isola i legami sociali sono piuttosto stabili, come può uno troncare il rapporto e aspettarsi che vada tutto bene? Poi la faccenda delle dita è angosciante! Questo mi porta a una nuova comparazione: se il fattore è semplice ma conosce nel profondo nel suo mondo fino a trovarne la poesia nascosta, l’ex amico (di cui non ho nemmeno capito la professione, forse insegnante di violino? BOH) è solo un arrogante sognatore senza un briciolo di coerenza e buon gusto. Un’interessante visione, spero lo abbiate visto al cinema!

Piccolo spoiler sulla mia sessione d’esami

E siamo arrivati alla fine della lista! Conoscevate tutti i titoli citati? Quali bei film avete visto a Febbraio? Io tornerò prossimamente con due temi caldi: la mia sessione d’esami e il mio racconta per la challenge! Ciao!

VISIONI SENTIERI SELVAGGI: Neptune Frost

Buongiorno! Raramente parlo dei cineforum della scuola perché finiscono sempre dopo le 11 di sera e ovviamente dopo devo tornare a casa (se non mi fermo a bere qualcosa in compagnia); a quelle ore non ho molta voglia di articolare pensieri più o meno coerenti al computer. Tuttavia, questo film è veramente interessante e quindi vorrei rifletterci sopra. Qualcuno lo ha visto?

Neptune Frost è un film del 2021 che fa parte della corrente dell’Afrofuturismo: da quello che ho capito, è l’ondata di cinema black che cerca di riappropriarsi della propria identità culturale sfociando anche nei generi tipicamente ‘bianchi’.
Con un cast esclusivamente nero parla di una storia di ribellione e cybercose, che non ho pienamente capito. La prima parte sembra incentrata sull’identità di genere e sul tema del viaggio; la seconda parte è un trippone assurdo che mischia l’Internet alle tematiche dittatoriali.

La mia interpretazione è che i personaggi rappresentino i dati dell’Internet che noi usiamo senza sapere. Vogliono ribellarsi per far sentire la loro voce ma alla fine il bug viene ‘curato’ e muoiono quasi tutti. Boh.

Per me più che per la trama il film va visto per la messa in scena: è un musical che unisce il cyberpunk (?) alla storia e all’arte africana. Il trucco e le canzoni sono stratosferici e riescono a creare una dimensione altra. Della sceneggiatura non dico nulla perché non ho capito un cazzo. Belli anche alcuni costumi, molto originali, anche questi tra la moda africana e il futurismo.

E voi? Lo conoscevate? Forse amando il scifi più di me potreste pure apprezzarlo e soprattutto capirlo… Ciaone!

Gli uomini preferiscono le bionde

Gli uomini preferiscono le bionde, Gentlemen prefer blondes in originale, è una pellicola del 1953, diretta da Howard Hawks e con Marilyn Monroe e Jane Russell come protagoniste. Adoro questo film, per me è sinonimo di eleganza e le due dive sfoggiano costumi che le valorizzano e urlano LUSSO da ogni singolo dettaglio. Stupendo.

«Don’t you know that a man being rich is like a girl being pretty? You wouldn’t marry a girl just because she’s pretty, but my goodness, doesn’t it help?»

Gli uomini preferiscono le bionde è una commedia deliziosa, basata sul romanzo di Anita Loos. Parla di due performers, la bionda Lorelei e la mora Dorothy, che sono in viaggio per lavoro verso la Francia, in crociera; se Dorothy è alla ricerca di divertimento e dell’amore, Lorelei invece è fidanzata con uno sciocco ereditiere e sta cercando di convincere il futuro suocero a concederle il benestare. Già dalle prime scene capiamo quanto le due siano antitetiche e complementari: se una sembra svampita e alla ricerca di una vita ben agiata, l’altra è più realista e alla ricerca di un amore che le faccia battere il cuore e non solo.
Inutile dire che con questo dinamico duo e gli uomini che le ronzano attorno le situazioni equivoche e divertenti siano abbondanti.

Come appena accennato, le due donne sono caratterizzate in maniera accurata e rispecchiano ciascuna una visione dell’amore diversa. Ognuna inoltre ha una canzone propria in cui espone i suoi interessi: Ain’t there anyone here for love? per la Russell e Diamonds Are a Girl’s Best Friend per la Monroe.
Nella scena di Ain’t there anyone here for love? capiamo come la Russell perda la testa per un bell’uomo muscoloso, con lei che fa uno spettacolo di cabaret utilizzando come assistenti la squadra di nuoto che si stava allenando. Interessante il fatto che siano loro a subire il famoso gaze e che siano loro a indossare solo dei microscopici pantaloncini color carne, sembrando nudi a un primo colpo d’occhio (mentre lei è bardata in un abito scuro).
La performance della Monroe, invece, si fa attendere fino alla fine del film. Già per tutta la durata della narrazione l’abbiamo vista rifiutare freddamente le avances di uomini prestanti, preferendo concentrarsi sull’anello del suo ricco fidanzato. O sulla tiara del suo ammiratore. Nella performance ribadisce come i diamanti siano i migliori amici delle donne e di come alla fine lei preferisca vivere nella ricchezza con regali costosi: preoccupandosi di come sopravvivere, come potrebbe una persona dedicarsi all’amore?

Poi, vabbeh, Diamonds Are a Girl’s Best Friend è una delle scene e delle canzoni più omaggiate nella cultura popolare. Credo sia quasi un record, tra film, video musicali e perfino canzoni.

Un’altra nota positiva, oltre alle perfette interpretazioni delle due dive, è ovviamente la regia. Sequenze molto lunghe in cui la cinepresa si muove sono alternate ad altre dove campi e controcampi si alternano veloci, anche i primi piani che interrompono i campi medi e lunghi a evidenziare le espressioni durante le esibizioni sono frequenti. In questo senso mi è piaciuta moltissimo la scena durante la quale Lorelei rimane incastrata nell’oblò! Ma dopotutto stiamo parlando di Hawks, no?

Altra perla del film è la scena interpretata dalla Russell in tribunale. Grazie a quella sequenza molto ironica capiamo che Lorelei non ha fatto altro che recitare tutto il tempo, atteggiandosi a scema e modulando la voce, per averla più soffice. Inoltre, in quella scena vengono al pettine tutte le sottotrame: la storia d’amore di Dorothy, la sparizione della tiara, viene presentato al pubblico il temuto suocero di Lorelei.

Gli uomini preferiscono le bionde è un gioiellino, adorato il lavoro di William Travilla, la Monroe è un’icona intramontabile e deve essere stato eccezionale essere uno dei suoi stilisti principali! Un vero capolavoro!

VISIONI SENTIERI SELVAGGI: 2001 Odissea nello spazio

Ok, non è propriamente una visione accademica della serie che eravamo obbligati alla visione. Comunque, dopo averlo sentito tanto nominare e pure collegato al montaggio connotativo sovietico, non posso di certo lasciarmelo scappare quando al cinema lo proiettano. Vero??

Questo è uno dei grandi cult del cinema moderno (anche se anche gli anni ’60 iniziano a non essere più tanto moderni per la storia del cinema eh), di Kubrick. L’ho visto, la mia parte preferita rimane la prima con le scimmie; data anche l’ora tarda, la giornata stancante e i rumori spaziali che trovavo incredibilmente rilassanti, non posso affermare di aver prestato all’ultimo segmento (diciamo dal monolite di Giove in poi). Comunque una bellissima esperienza.

Credo che il reparto che mi abbia colpito maggiormente, per una volta, sia stato quello sonoro. Intanto, le musiche tematiche dei monoliti sono tra le più inquietanti; poi la reazione che hanno le scimmie, noi che per minuti interi siamo impossibilitati alla vista di ciò che loro stanno guardando e temendo, stupenda. E poi il monolite stesso di per sé è inquietante parecchio, con quelle riprese dal basso verso l’alto come se fosse quasi un dio pensante. E poi di tutt’altra natura sono le sequenze di musica classica, con le hostess che sembrano muoversi come ballerine a tempo di danza. Ma a parte queste due parti, il reparto dei suoni più frequente è quello ambientale, con i rumorini e i suoni dello spazio. Molto rilassante.

La storia è molto criptica, ovviamente la sequenza delle scimmie la conoscevo già perché l’avevo studiata a scuola. Pur aspettandomi che la scena dell’osso fosse presentata ben prima, guardando poi queste lente panoramiche, quadri naturali da contemplare, forse avrei preferito allora ritardare ulteriormete il momento evolutivo a favore di una maggiore sequenza di vita e di pericoli. Anche non si capisce perché le scimmie si scoprano improvvisamente carnivore, non era forse meglio mostrarle mentre si difendevano dai predatori (presentati all’inizio e mai più comparsi)?

Interessante invece la terza sequenza, quella di Hal. Secondo me, il computer ha sbagliato proprio per quello che afferma lui: il suo errore è stato colpa dell’uomo, ma l’uomo che ha sbagliato è incarnato dal computer stesso. In pratica, secondo me avendogli programmato una memoria ed emozioni lo hanno reso in grado di sbagliare, perché lo hanno reso simile ad un uomo. E come un essere vivente poi ovviamente cerca di salvare la propria coscienza da quelli che ormai considera nemici.

Per concludere, 2001 Odissea nello spazio è un film estremamente moderno e futurista, secondo me ha pure predetto tecnologie che sarebbero diventate attuali: la videochiamata, per fare un esempio. Poi tutta la questione delle astronavi, delle diverse superfici per camminare ovunque, è tutto molto affascinante.

E voi? Cosa mi dite di questo cult? Ironico che ieri nel pomeriggio avessi guardato Life, un film sempre fantascientifico che riprende un po’ le tematiche di Alien. Ciao!