SCREAM VI: La possibile conclusione di una lunga saga

Buongiorno! Oggi torno a parlare di cinema horror con l’ultimo film guardato in sala: Scream VI! Sempre diretto dal duo Bettinelli-Olpin e Gillett e con Vanderbilt sia alla produzione sia alla scrittura, Scream VI riesce a narrare una storia avvincente e con momenti di grande tensione! Da guardare assolutamente nelle sale!

PREMESSE:

Il film è ambientato un anno dopo gli eventi di Scream (’22) ad Halloween e le due sorelle Tara e Sam, assieme ai loro amici, si sono trasferite a NY per la carriera universitaria. Tuttavia, all’anniversario della strage a Woodsboro una nuova ondata di omicidi stravolge le loro vite già fragili, con un nuovo Ghostface che sembra conoscere bene i suoi predecessori.

Mettiamo subito le cose in chiaro per il cast: Neve Campbell non torna ma il suo personaggio è vivo e vegeto; invece, Courteney Cox torna e c’è pure in un ruolo importante Hayden Panettiere, che fino al film precedente pensavo fosse schiattata in Scream 4. Jenna Ortega e Melissa Barrera tornano a interpretare le sorelle protagoniste, con i loro personaggi molto più uniti e approfonditi.
Ghostface qui torna in una versione più feroce e aggressiva, non è più il fantasma che attacca quando la vittima è sola in casa, ma predilige i luoghi affollati! Un po’ come il prologo di Scream 2, per capirci.

PRO:

Scream VI come al solito è l’apoteosi del cinefilo, con una serie di omaggi al cinema di genere. Sono presenti un sacco di citazioni, riferimenti, omaggi, sia letterari sia nelle conversazioni sia come oggetti di scena.
In teoria, viene omaggiato pure il Darione Nazionale con il suo 4 mosche di velluto grigio, ma sinceramente essendo tutte le scritte nel film (messaggini, cartelli stradali, titoli) adattate e tradotte già in produzione per i principali Paesi di distribuzione non posso capire se in America Dario Argento fosse omaggiato o solo per i fan italiani. Ma fa sempre piacere vedere il cinema italiano omaggiato in altre produzioni, no?
Inoltre, con un guizzo metacinematografico viene allestito dentro alla narrazione un museo cinematografico e crime che riunisce i collezionabili di Stab (la saga fittizia di Scream) e dei dietro le quinte dei vari Scream. Così è complicato da spiegare, ma appena lo vedete capite.
E poi, un santuario a Stab e agli eventi realmente fittizi visti nei vari Scream è pur sempre un santuario a Wes Craven!^^

Le scene d’inseguimento tornano e la tensione regna sovrana, qui Ghostface è una presenza feroce che a tratti mi ha ricordato il killer di San Valentino di sangue 3D. Aggressivo, molto più fisico delle versioni precedenti e con attacchi violenti e mirati. In pratica è come l’Hell Knight di Doom2016: attacca di faccia, fa venire gli infarti. Certe volte la sua presenza è strana, nel senso che spesso porta a chiedersi: Ma come cavolo ha fatto ad entrare?

Poi vabbeh, il cast principale è di livello, con la Cox che ruba la scena ogni volta. Ortega invece mi è sembrata un po’ deboluccia, mentre la Barrera qui risplende con un personaggio molto più profondo e problematico.

Scena iniziale da manuale, semplice, d’effetto e che setta lo standard molto più moderno e dinamico del film.

CONTRO:

Sarò franco: la sceneggiatura è piuttosto pietosa. Soprattutto nella prima parte, quando si presentano i personaggi e si introducono le regole di gioco, i dialoghi sono imbarazzanti; non so se sia la resa italiana o la versione originale, ma nella prima parte ho proprio storto il naso. Poi, per fortuna, con l’inizio della caccia le conversazioni si accorciano, per cui il problema si relativizza.

Legati alla pessima sceneggiatura ci stanno i personaggi secondari. Spesso essi vivono nella dicotomia tra la carne da macello e il potenziale assassino di turno. Non sono personaggi, sono macchiette: l’FBI, il poliziotto, la zoccola, il belloccio e il verginello. L’unica che si salva è Anika, ma solo perché l’attrice mi stava simpatica. E’ un problema che il personaggio che muore alla prima scena sia più facile da ricordare rispetto a quelli che sopravvivono per l’intero film, eh!

Poi, come avevo citato secondo me la Panettiere era legnosa, non so come fosse la voce ma la postura e le espressioni non mi hanno minimamente convinto.

E il finale… Parliamone.

Da un lato è molto carico emotivamente, mi è piaciuta la messa in scena e la regia. Dall’altro il reveal di Ghostface era… meh, e la sua motivazione era campata in aria, oltre a rendere Scream VI un remake diretto di Scream 2. Ma alla fine, questi sono sempre problemi di sceneggiatura.
Diciamo che questo film non è più un whodunit perché lo spettatore non può più studiare chi ha fatto cosa e quando, mentre i primi capitoli della saga erano molto più studiati per i movimenti dei personaggi. Ormai è solo un thriller, ha perso parte della sua unicità.

CONCLUSIONI:

Scream VI è un bel film e va visto al cinema. Violento ma con parecchia violenza fuoricampo, claustrofobico e con molti posti affollati. Abbraccia il cambio di location scegliendo di settare gli inseguimenti nei tipici appartamenti newyorkesi o nei vicoli bui. Volendo sarebbe anche un finale perfetto per la saga, io spero che vogliano farla finire in bellezza e non per un flop al botteghino.

E voi? Lo andrete a vedere? Avete visto gli altri capitoli della saga? Beh, se volete approfondire, vi lascio qui sotto altri due articoli a tema. Ciao!

LINK UTILI:

Articolo sulla saga di Scream, fino a Scream (’22): clicca qui.
Riflessione sul genere Slasher: clicca qui.

La mitologia gotica di Laurell K. Hamilton

Buongiorno! Oggi torno a parlare di letteratura gotica con il mio ultimo libro in madrelingua inglese: Bloody Bones. Il romanzo racconta un episodio della vita di Anita Blake, una necromante che vive in un mondo in cui i mostri della mitologia gotica convivono più o meno pacificamente con gli umani.
Il libro per me è molto interessante, la narrazione è molto più densa e piacevole di Merrick della Rice, e quindi mi è venuta voglia di analizzare la mitologia che l’autrice ha costruito per dare vita al suo mondo!

Nel romanzo, che finora è il quinto di una saga che scopro ora, ha come protagonisti del racconto la necromante Anita Blake (protagonista assoluta e voce narrante), il vampiro Jean-Cleaude, il licantropo Jason e l’umano Larry Kirkland. Comunque, vengono citati anche fate (Fairies in originale, folletti forse?), orchi, fantasmi, streghe e zombie.

Cominciamo.

Allora, il necromante è un umano con la capacità di parlare con i defunti e vedere le anime trasmigrare dai cadaveri nell’aere. Anita afferma che questa capacità è un dono innato, e spesso viene usato dalla polizia o per dispute legali: risvegliando il cadavere come zombie, è possibili far loro dire verità taciute o rivelare dettagli incriminanti. Interessante il fatto che un necromante non possa usare i cadaveri come arma, pena la condanna a morte.

I vampiri sono predatori di uomini, spesso viene accostato il loro atto di cibarsi di sangue all’atto sessuale. Convivono con gli umani rispettando le loro leggi: sono cittadini americani, non possono essere uccisi senza un motivo giuridico dai cacciatori ma nemmeno loro possono assassinare persone a caso, e se qualcuno sceglie di diventare vampiro legalmente deve avere minimo 18 anni. Suddivisi in caste, un Concilio supremo che sceglie i Master per ogni territorio di caccia, basano la propria gerarchia sulla propria capacità di soggiogare l’avversario: se un vampiro non riesce a sostenere lo sguardo (gaze, in originale) dell’avversario, ne diventa schiavo. Un vampiro, solitamente più bello di un umano, rimane dell’aspetto fisico del tempo della trasformazione, vive secoli ma non è immortale, mantiene la personalità che aveva da vivo; può essere ucciso con pallottole d’argento, allontanato con le croci e cose sante e per essere definitivamente distrutto bisogna bruciarne il cadavere. Interessante che durante il giorno, quando dormono indisturbati, sembrino veri e propri cadaveri, Anita afferma di percepire qualcosa simile a un’anima volare via dal corpo addormentato anche se il vampiro non ha più l’anima ed è un dannato.

I licantropi sono mutaforma, capaci sia di una natura antropomorfa sia di una figura canina. Sono più belli di un umano e sono fedeli a un loro padrona, qualora non abbiano un’identità Alfa; è normale che alcuni vampiri Master abbiano un licantropo personale come animale domestico che usano per ogni loro volere, dallo svago alla nutrizione. Sono molto forti e caratterizzati da un’alta velocità di guarigione.

Gli zombie sono cadaveri risvegliati da un necromante, maggiore è la massa risvegliata più importante deve essere il sacrificio di sangue. Appaiono come persone normali ma seguono solo gli ordini del proprio necromante, per questo è pericolosa come pratica e minacciata dalla pena di morte.

I fantasmi, come gli zombie, sono legati al proprio cadavere. Li si trovano tendenzialmente nei luoghi di sepoltura, danno problemi solo se la vittima dei loro scherzi concede loro attenzione, e quindi forza.

Le fate (l’unica mia traduzione di cui non sono convinto) si dividono in due categorie: la fata pura e i suoi discendenti. La fata pura è immortale e molto più imponente di qualsiasi altra creatura non sia un gigante, spesso antropofaga e vive nelle leggende che vengono raccontate ai bambini; la fata del romanzo è una mangiatrice di giovani vittime che giudica dal cattivo comportamento, come un moderno Uomo Nero. Le fate discendenti sono molto più belle di normali persone, sia uomini sia donne, possiedono tratti animaleschi che possono risvegliare e sono capaci di una sorta di illusione tipica della loro razza.

La strega è un essere magico. Viene citata per studiare le protezioni magiche affinché una bestia non scappasse.

Gli orchi sono considerati bestie aggressive, citati come possibile causa di una grande distruzione di alberi.

E siamo giunti alla fine della mitologia gotica della Hamilton. Trovo molto approfondita la sua costruzione e il fatto che si capisca molto bene anche al quinto libro della saga, bello il dettaglio che tutti questi mostri sono comunque in grado di provare sentimenti ed emozioni: infatti, molti di questi sono cittadini riconosciuti. Tutte queste categorie se feriscono o uccidono persone o altri mostri sono condannabili a vari gradi di sentenza, in questo mondo esistono squadre di soppressione.

E voi? Avete letto qualcosa dell’autrice? Vi è piaciuto questo piccolo approfondimento? Se volete cliccando qui potete la mitologia gotica di Anne Rice! Ciao!^^

10 film con i morti viventi

Buongiorno! Aspettando i risultati degli esami, oggi torno a parlare di cinema horror e non solo: 10 film con i morti viventi! Che siano infetti, risorti o zombi, i morti viventi fanno parte del nostro immaginario collettivo, riuscendo a declinare le vicende non solo nel genere dell’orrore puro, ma anche nell’azione e nella commedia! Buona lettura.^^

Hellboy (2004) & Hellboy (2019). Non sono un amante del remake ma se c’è qualcosa che unisce i due titoli sono proprio i morti viventi! Tuttavia, se nel classico moderno il ragazzone rosso sveglia un morto per avere informazioni, nel nuovo i morti viventi si rialzano per attaccare i protagonisti! Sempre molto diametralmente opposte le due pellicole!

Resident Evil: Welcome to Raccoon City. Io sono uno dei pochi che non hanno apprezzato il reboot della saga cinematografica. Un film scostante, piuttosto ovvio nella trama, con un cast di fighi e bone che si ritrovano a dare vita a personaggi pietosi. L’unica nota positiva è l’evoluzione della mutazione, che rende i cittadini sempre più deviati e aggressivi, fino alla creazione degli iconici zombi; stupende pure le scenografie, solo perché sono fedeli ai videogiochi.

Demoni. Film italiano, l’unico della lista, diretto da Lamberto Bava e con il Darione tra gli sceneggiatori. Diciamocelo, non è un capolavoro ma non è nemmeno ai livelli di certi film soprastanti. Il suo lavoro lo fa, l’assedio dei non morti (conosciuti come Demoni metacinematografici nel film) è claustrofobico e i mostri al pari di un make-up pietosetto fanno la loro figura. Ci sono momenti cringe, come la trasformazione della ragazza nel condotto nell’aria, ma è un bel zombie-movie.

Fido. Adorabile pellicola fantascientifica, dove in una realtà cittadina del passato i non morti diventano gli animali domestici e i lavoratori schiavi dei cittadini vivi. Il dramma del film è che a causa di un fungo chi muore, non rimane morto e quindi i personaggi in un certo senso sono impossibilitati a elaborare il lutto. Ad aggiungere carne al fuoco c’è il dettaglio che Fido, il non morto che fa da animaletto al bambino protagonista, inizia a sentire emozioni e sentimenti umani: ora i non morti rimarranno trattati come animali aggressivi o ci sarà un’evoluzione dei rapporti?

La morte ti fa bella. Classico fantasy di Zemeckis con Meryl Streep, Goldie Hawn e Bruce Willis e con una comparsata della magnetica Isabella Rossellini. Faida tra due dive, un uomo conteso e la magia dell’immortalità che impone trucchi estetici mastodontici! Una bella commedia nera, che unisce fantasy e black humour in modo semplice ed efficace.

The Void. Passiamo di palo in frasca: questo è un film di orrore lovecfratiano, dove un gruppo di persone in un ospedale si ritrova prima assediata e poi aggredita da mostri indicibili. Ansiogeno e orrorifico, con effetti speciali artigianali e CGI che ho amato, per me è un film da recuperare se vi piace il genere. Finisce con una chiara citazione a un cult di Lucio Fulci.

I morti non muoiono. Cast importante, ironia pungente, metacinema e nonsense: una commedia simpatica che riprende il tema della resurrezione dei morti adattandola ai giorni nostri. Amato il personaggio di Tilda Swinton e la sua teatrale uscita di scena, brava Selena Gomez che fa solo una comparsata dopo che era stata tanto annunciata nella campagna marketing. Un film che sfotte lo spettatore e lo fa con classe.

World War Z. Il titolo è geniale: in inglese le due Guerre Mondiali sono nominate rispettivamente WWI e WWII; questa allora è la Guerra Mondiale contro gli Zombie! Come al solito non sono zombie (lo zombie è legato alla cultura Voodoo) ma sono infetti di un morbo simile alla rabbia, con una spiegazione parascientifica che ho apprezzato nella sua accuratezza narrativa. Brad Pitt qui è bravo e in parte, la produzione non fa l’errore di ambientare una minaccia mondiale solo in America ma sceglie di girare moltissime scene in giro per il mondo e di celebrare anche le realtà scientifiche e militari di altre Nazioni. Un bel film, non lo riguarderò mai più, ma un bel film da scoprire.

Wendell & Wild. Interessante pellicola d’animazione su Netflix, ha come tema centrale l’elaborazione del lutto. Parla di una bambina orfana dotata di poteri paranormali che in cambio di poter parlare un’ultima volta con i suoi genitori fa un patto con due piccoli demoni. Ovviamente, alla fine i genitori (e non solo loro) torneranno come non morti, ma non morti buoni, che vivono come se non fossero mai morti. La stop motion è fatta benissimo, i colori sono sgargianti e la storia è molto bella, se amate il genere è molto bello.

E siamo giunti alla fine dell’articolo, vi sono piaciuti i consigli? Ne conoscete qualcuno? Questa comunque è la seconda parte della lista sui film con i morti viventi, la prima parte la potete trovare cliccando su questo link. Ora è tutto e vi saluto, ciao!

10 film coi vampiri

Buongiorno! Oggi torno a parlare di cinema gotico con una simpatica lista di dieci film accomunati dalla presenza dei vampiri! Il vampiro è una figura molto interessante, figura che ho ospitato nel blog con il mio racconto Tieni, Venere, mia bella Venere. Questa è la seconda parte di una lista, per cui se volete altri film sui vampiri, basta che usiate la ricerca nel blog per parola chiave, che trovate a sinistra nella versione desktop!

Hotel Transylvania. Primo titolo della lista, e già usciamo dal cinema dell’orrore per inoltrarci in quel per famiglie! Perché questo simpatico film d’animazione con un cast stellare alle voci è un piccolo gioiello, una manifesto contro la xenofobia a favore di una visione più aperta e speranzosa verso le nuove generazioni. Simpatica anche la reinterpretazione delle icone del cinema gotico, con Dracula che gestisce l’hotel per soli mostri!

Intervista col vampiro. Uno dei film più iconici e con i vampiri più romantici in circolazione, le fan di Brad Pitt e Tom Cruise gioiscono sempre per il trucco che li ricopre accentuandone tutti i lati positivi! Io della Rice, autrice del libro da cui è tratta la pellicola, ho letto uno dei libri successivi nella stessa saga nel quale compaiono anche questi due vampiri. E poi come dimenticare la bravissima Kirsten Dunst nei panni dell’eterna bambina (e tragica vampira) Claudia?

Vita da vampiro – What we do in the shadows. Esilarante commedia nera firmata Taika Waititi, da cui ora è stata tratta una serie. Nello stile del mockumentary, racconta la vita notturna di un gruppo di vampiri di differenti epoche che accettano di farsi filmare nella loro vita quotidiana. Sangue, massacri, feste per soli mostri e un esplicito riferimento vampiresco al Nosferatu del ’22! Ma tranquilli, nessun documentarista è stato sacrificato alla causa per il film (non posso dire lo stesso per le vittime…). Da recuperare assolutamente!

Underworld. Ho visto il primo film, la Beckinsale figa e brava, ma non ho fatto follie. Poi non amo quei film che ad ogni capitolo della saga cambiano i personaggi secondari e pure quelli primari tranne la protagonista, infatti pure la saga di RE dopo il primo film non la guardo mai. Carino, niente di che. Bella la fotografia e bello il trucco.

Dal tramonto all’alba. Iconico, iconica Salma Hayek con la sua danza, iconico Tarantino che recita al posto di dirigere. Ma alla regia c’è Rodriguez, e quindi sparatorie, sangue e un bel massacro! Non che Tarantino non sia da meno, ma hanno stili completamente diversi, diciamo che Tarantino lo vedo più contenuto nelle stragi! Un film stupendo, tanto sangue ma vanta i vampiri più originali tra quelli della lista! Perché alla fine, il vampiro è pur sempre legato all’Empusa e il fatto di accostare un locale di spogliarelli alla trappola perfetta orchestrata un gruppo di vampiri dimostra che gli autori lo hanno capito benissimo!

Nosferatu. Dopo averlo citato in un altro film, eccolo qui il capolavoro di Murnau! Film espressionista, l’anno scorso ha compiuto i 100 anni! Il vampiro qui è un demone portatore di malattie, ben lontano dall’iconografia del romantico dannato! Capolavoro.

La leggenda dei 7 vampiri d’oro. Vi avverto, qui si scade prepotentemente nel cinema di serie B (infatti la casa di produzione è la Hammer). A me è piaciuto perché unisce le leggende occidentali con le tradizioni dell’oriente. Pure la rappresentazione dei vampiri è interessante: rapiscono bellissime fanciulle dai villaggi vicini per omaggiare Dracula, dragando il loro sangue dalle tavole su le pongono e facendo confluire il sangue in un enorme calderone. Non potete negare l’idea scenografica e soprattutto vincente. Poi nel cast, tra i salvatori, c’è pure Peter Cushing!

Eat locals. Altra commedia nera, questa volta con humour inglese e nella contemporaneità. Un gruppo di vampiri si riunisce dopo tot anni per discutere la spartizione del territorio, da qui si capisce che i vampiri vivono secondo una gerarchia e regole precise. Nel mentre, un esercito li sta sorvegliando per massacrarli sotto la guida della Chiesa. E nella storia c’è pure l’obbligo dell’esercito di lasciarne vivo almeno uno per i fini misteriosi di una casa farmaceutica. Come sopravvivranno i vampiri e il ragazzotto ingenuo che l’affascinante vampira si è portata dietro? Tante risate assicurate!

Vampires vs The Bronx. Altro film ambientato ai giorni nostri, questa pellicola per famiglie riprende il topos secondo il quale i vampiri non possono entrare in un luogo se non invitati (o non lo possiedono). I protagonisti della vicenda sono tre ragazzini neri del Bronx che notano un incremento inquietante delle sparizioni, sparizioni che coinvolgono equamente negozianti e criminali del quartiere. Nessuno gli crede, allora saranno i tre ragazzi a indagare in una commedia simpatica che dimostra quanto il tema dei vampiri possa ancora essere rielaborato.

Day shift. Torniamo al cinema per adulti con un film d’azione con battute sferzanti e scene abbastanza inquietanti. Il protagonista, sempre ai giorni nostri, come lavoro segreto è un cacciatore di vampiri che lavoro nel turno diurno per un’agenzia americana. Effetti speciali bellini, bel numero di morti e un finale carino (ma che non spiega molte cose). Da guardare per Jamie Foxx e il suo esilarante collega, interpretato da Dave Franco.

Ed eccoci qui alla fine dell’articolo! Conoscete tutti i film della lista? Alcuni li ho visti in tv, altri spulciando il catalogo Netflix, qualche titolo su Raiplay e Nosferatu su YT! Ciao!

L’alba dei morti dementi

Satira e cult moderno a tema morti viventi, L’alba dei morti dementi (Shaun of the dead in originale) è una simpatica commedia horror inglese del 2004. E’ stata diretta da Edgar Wright, mentre è stata scritta dallo stesso assieme all’attore e protagonista Simon Pegg.

L’alba dei morti dementi parla della routine di Shaun, fallimentare impiegato in un momento di piatta nella vita, che viene interrotta dall’avvento dei morti viventi: satira, risate, humour inglese e tanto sangue!

Che dire di L’alba dei morti dementi, senza fare spoiler?

Prima di tutto, chiaramente sia il titolo originale sia l’adattamento italiano fanno riferimento all’Alba dei morti viventi di Romero. Poi, la trama già accattivante viene arricchita da personaggi fallaci e un montaggio frenetico e caratteristico; il tutto pompato a mille da musiche pop.
Ma è il montaggio che rende il tutto immersivo e accattivante, montaggio che caratterizza la stupenda trilogia del cornetto: L’alba dei morti dementi, Hot Fuzz e La fine del mondo.

E facendo qualche piccolo spoiler senza contesto?

Beh, sin dalla prima inquadratura è possibile notare come sia la routine ad ammazzare le persone, a renderle quasi dei morti viventi senza ambizioni; come quando Shaun si sveglia e barcolla verso la cucina (immagine che verrà citata pure in Italia per la pubblicità di un farmaco). E la routine è così pesante e monotona che Shaun nemmeno si accorgerà dell’invasione, all’inizio! Saranno i morti viventi ad attaccarlo perché lui possa accorgersi di loro!
Inoltre il film alla fine racconta della storia d’amore tra Shaun e la sua (ex) ragazza, del proprio arco di miglioramento e del necessario distacco dal migliore amico di una vita Ed, ormai peso tossico nella sua vita.

La commedia scorre potente in L’alba dei morti dementi, tipico humour inglese per i palati più fini: gag, battute, slapstick e splatstick. Ma a scorrere ancora più potente è l’ironia tragica e soprattutto la coppia sangue-gore. Di certo, il film non si tira indietro in nessuno dei due versanti.

Scena più bella? Gli zombie in casa, tutto è nuovo, le risate isteriche molte!

Cult moderno delle pellicole a tema morti viventi (perché, come ci ricorda Shaun, dire zombie è ridicolo), questa perla contiene tutti gli stilemi tipici del genere uniti al classico racconto di formazione in cui il protagonista -Shaun- alla fine abbraccia la vita e prende il coraggio di chiarire i problemi che lo attaglianano.

E voi? Lo conoscete?

SPECIALE HALLOWEEN: The Nightmare saga!

Buongiorno e buon Halloween! Stanotte sarà la famigerata Notte delle Streghe e per tradizione ho deciso di portare sul blog un articolo a tema: lo speciale sulla saga originale di Nightmare con l’iconico Robert Englund nei panni di Freddy Krueger! Ovviamente, per chi non lo sapesse, il primissimo film, il cult, fu diretto dal grandissimo e compianto Wes Craven.

La saga originale si dipana in sette film, dal 1984 con il capostipite di Craven fino al 1994 con il finale di Craven. Già, Wes Craven ha dato vita e morte alla sua creatura!
Personalmente, considero questa la saga originale, senza contare lo spin-off con Venerdì 13 o il remake, perché posseggo un cofanetto con i 7 film e un sacco di contenuti speciali.

E in virtù di questa mia proprietà, ecco qui la mia reaction a ogni film della saga, con possibili spoiler!

A Nightmare on Elm Street. Primo capitolo e cult assoluto della saga più fantasy degli slasher, Craven dirige un film onirico e slegato dagli stilemi del genere: il serial killer è fin dall’inizio caratterizzato da una forte ironia e i sogni permettono la creazione di scene uniche; senza contare che non è l’omicidio che spaventa ma l’impossibilità di restare sempre svegli! Credo che tra le righe il film comunque voglia mostrare l’incomunicabilità generazionale tra i protagonisti adolescenti e i loro genitori, i primi da una parte che cercano di esplorare il mistero dietro all’Uomo Nero dei sogni, i secondi che provano a proteggerli sordi delle loro richieste.

A Nightmare on Elm Street – Part 2. Com’e’è possibile passare da un mistery su un assassino dei sogni a un film sulle possessioni demoniache? Il secondo capitolo della saga è un continuo avvicendarsi di noia e velata omofobia, con un protagonista interpretato da un attore gay che vede emergere la propria omosessualità prontamente guarita dalla fidanzatina di turno a fine film. Unico lato positivo del tema è il rapporto vestiti-pelle del film, per il quale sono per una volta gli uomini a mostrare le proprie pudenda e fare spogliarelli inutili alla trama; primo su tutti il coach, in un nudo integrale durante il suo omicidio a tema sadomaso nelle docce. Comunque la trama è veramente contorta e in alcune scene non c’è un vero nesso logico; pure i rimandi con il cult originale sono tiratissimi. Grande flop della saga, mi dispiace per gli attori e il reparto effetti speciali e trucco.

A Nightmare on Elm Street 3: Dream Warriors. Ritorno in pompa magna ai fasti del primo film, dove però l’orrore e il mistero sono sostituiti dalla fantasiosa messa in scena e l’oppressione di un gruppo di giovani internati in manicomio, che vedono come cura alle loro manie proprio il letale sonno. Qui ritorna Heather Langenkamp, anche se è Freddy Krueger la vera star: ormai è chiaro che la saga si basa sulla sua icona. Con una trama ben costruita, effetti speciali artigianali ed efficaci, il film riesce a mostrare una caccia al teenager lontana dai banchi di scuola ma comunque claustrofobica, dove la lontananza generazionale resta il tema portante, qui affiancato dalle diverse visioni della medicina. Comunque, l’omicidio del sonnambulo è veramente grandioso sia a livello simbolico, sia di caratterizzazione del personaggio e soprattutto visivo!

A Nightmare on Elm Street 4: The Dream Master. Sequel diretto del terzo capitolo, qui Kristen fa da passaggio di testimone per Alice (la final girl del film precedente), che eredita le attenzioni del serial killer dei sogni e i poteri dell’amica. Tuttavia, la sceneggiatura si rivela essere molto raffazzonata con un ritmo altalenante (ma più verso la noia) e soprattutto con una caratterizzazione dei personaggi molto superficiale e confusa; il potere di Kristen dal capitolo precedente non è più la semplice connessione onirica, che era un semplice decoro, ma diventa quasi una sorta di telepatia venendo quindi stravolto e utilizzato come strumento narrativo per dare nuove vittime a Freddy. Alla fine, il film si rivela essere interessante a livello di resa e di immagini, soprattutto per l’omicidio della mosca e per la scena finale nella chiesa, ma soffre di un ritmo inesistente e scene senza apparente legame o ragione di esistere. Apprezzabile forse la nuova protagonista, ma pure lei scritta molto male e con un’evoluzione campata in aria.

A Nightmare on Elm Street 5: The Dream Child. Nettamente superiore al predecessore per immagini e messa in scena, ho adorato le riprese claustrofobiche della torre dove è rinchiusa Amanda. Tuttavia, al netto di qualche omicidio di bella figura, la sceneggiatura rimane piatta e continua a concentrarsi sul passato di Freddy accantonando il tema della maternità problematica o quello del lutto. La pellicola procede trascinandosi dietro i personaggi, che vivono le vicende passivamente; pure Freddy qui non ha molto da fare, dà la caccia ai ragazzi uccidendoli quasi nella stessa scena in cui li conosce. Ripeto, se non fosse per la regia e le scenografie sarebbe benissimo dimenticabile, un peccato.

Freddy’s Dead: The Final Nightmare. Sesto capitolo della saga, credo sia il film con meno uccisioni del franchise, ma comunque riesce a elaborare una trama un po’ più complicata e studiata. I personaggi principali sono sempre abbozzati ma grazie a un’ulteriore rielaborazione di Freddy Krueger si hanno due passaggi positivi: una situazione distopica in cui i minorenni sono scomparsi dalla cittadina (lasciando gli adulti ad impazzire per colmare il vuoto) e un approfondimento sul passato di Freddy, approfondimento che almeno questa volta ha ragione di esistere. Le morti ormai virano sulla commedia nera, il film si guarda principalmente per il killer dei sogni; peccato per la ripetitività di alcuni meccanismi narrativi, che si susseguono sin dal primo episodio.

Wes Craven’s New Nightmare. Bellissima fiaba nera e omaggio di Wes Craven alla sua creatura, New Nightmare rielabora la mitologia della saga riproponendola per un pubblico adulto: meta-cinema, sangue, nessuna risata, drammi familiari e materni, crudeltà e sadismo ai massimi livelli da parte dell’entità malevola. Heather torna nuovamente a vestire i panni di Nancy, assieme ad altri attori che interpretano sé stessi per un bellissimo film nel film; ecco, mi è sembrato parecchio strano vedere Robert Englund interpretare sia sé stesso sia l’entità malefica di New Nightmare sia Freddy nel film originale in onda nel film. Una pellicola riuscita con interpretazioni sentite e musiche che colpiscono, creando il film più lungo dell’intera saga ma con un climax che non si batte.

E per concludere, se dai singoli commenti non fosse chiaro, vi propongo la mia classifica personale di gradimento dei sette film della saga!

  1. Wes Craven’s New Nightmare – Nightmare 7
  2. A Nightmare on Elm Street – Nightmare 1
  3. A Nightmare on Elm Street 3: Dream Warriors – Nightmare 3
  4. Freddy’s Dead: The Final Nightmare – Nightmare 6
  5. A Nightmare on Elm Street 5: The Dream Child – Nightmare 5
  6. A Nightmare on Elm Street 4: The Dream Master – Nightmare 4
  7. A Nightmare on Elm Street – Part 2 – Nightmare 2

A NIGHTMARE ON ELM STREET, IL COMMENTO.

Wes Craven affermava che creava i soggetti dei suoi film a partire dagli incubi che lo scuotevano nel sonno; e che Freddy Krueger è nato da un avvistamento inquietante che fece da bambino quando dalla finestra scorse un figuro per strada che lo terrorizzò.
Facile pensare che la saga di Nightmare, con il suo Uomo Nero dei sogni, sia nata proprio da un incubo.

Il primo film è importante e completo, gioca sul mistero e il terrore di non essere al sicuro nemmeno mentre si dorme; un po’ si potrebbe affermare che gioca sulla stessa paura ancestrale di essere attaccati nel sonno e la falsa sicurezza in casa propria.
Ci sono questi ragazzi che sono ossessionati da un uomo sfigurato e muoiono in modo apparentemente suicida o accidentale.
Secondo me, il merito di Craven è di aver creato un mostro non percepibile dagli adulti, metafora di un chiaro disagio adolescenziale e incapacità comunicativa intergenerazionale. Per questo Freddy si staglia così tanto rispetto a Jason, Michael o Chucky: loro sono prettamente assassini, qua si parla di psiche.

A parte il secondo capitolo (facciamo finta non sia mai esistito?) senza la direzione di Wes Craven la saga inizia a concentrarsi sul serial killer dei sogni, mitizzando e centralizzando la sua presenza. Solo qualche sporadica apparizione di Heather Langenkamp, la prima final girl dal primo capitolo della saga, ricorda allo spettatore che oltre a Freddy c’è una sola presenza forte nel franchise.

Ma è Freddy Krueger a regnare.

Altra costante della saga, vista l’età dei personaggi da macellare nei sogni, è la high school americana: mai tanti banchi di scuola sono comparsi in una saga horror così longeva!
A dire il vero un po’ di fastidio ce l’avevo. Sempre queste lezioni, questi terapeuti ed educatori che non riuscivano a capire le esigenze degli adolescenti. Nel primo film poteva anche starci ma arrivati al quinto la cosa diventa leggermente ridondante; da questo punto di vista il terzo, il sesto e il settimo sono sicuro tra i più originali.

E il problema maggiore della saga di Nightmare: la ripetitività delle interazioni sociali!

Ogni volta Freddy inizia a perseguitare un gruppo di adolescenti, con un/a teenager in particolare che capisce prima di tutti la situazione e cerca di far capire agli altri il pericolo. Ovviamente non riceve minimamente la fiducia altrui. Anzi, la persona viene presa per pazza, forse impazzita in risposta agli inevitabili lutti che travolgono il suo cerchio di amicizie. Tuttavia, in seguito non si sa come o perché il gruppo di turno si riunisce e tutti capiscono che è meglio darle ragione, per combattere alla meglio Freddy tutti insieme.
Ecco, queste interazioni si ripetono più o meno in ogni capitolo della saga!

Credo che piuttosto che concentrarsi sulle vittime, avrebbero potuto concentrarsi maggiormente sui sogni: a parte l’ultimo capitolo, diretto da Wes Craven, con il proseguo della serie Freddy non perseguita più le sue vittime, ma come le incontra le sventra!
Non sarebbe stato molto più interessante concentrarsi su numerosi inseguimenti nello stesso film, anche in commedia nera, e maggiormente caratterizzati? Un po’ come faceva il capostipite!

Ma questo era solo il mio speciale di Halloween sulla saga di Nightmare: A nightmare on Elm Street.
Voi avete mai guardato la saga? Concordate con la mia lista di preferenza? Preferite lo spin-off o il remake?

PS: per concludere ecco qui 3 link che potrebbero interessarvi!

  • Lo speciale su Wes Craven: clicca qui
  • A Nightmare on Elm Street: clicca qui
  • Wes Craven’s New Nightmare: clicca qui

Suspiria: Argento vs Guadagnino

Buongiorno! Oggi torno a parlare di cinema horror con un articolo di cui avevo accennato la preparazione un po’ di tempo fa: il confronto tra il Suspiria di Dario Argento e il Suspiria di Luca Guadagnino!

Entrambi i Suspiria poggiano le basi sullo stesso canovaccio, ispirato al romanzo Suspiria de Profundis. Tuttavia, è doveroso mettere in chiaro che senza il classico di Dario Argento, il nuovo film di Guadagnino non sarebbe mai esistito: infatti, la versione più recente prende dal classico i personaggi, gli eventi chiave e la sequenza delle morti; riscrivendo il tutto in modo più forbito, senza misoginia e con un simbolismo molto più eccelso ed elaborato.

TRAMA

Il Suspiria di Argento è un film horror, una fiaba nera su di una giovane ballerina che andata in una scuola tedesca per perfezionare la propria tecnica di danza classica si ritrova invischiata in un covo di streghe.

Il Suspiria di Guadagnino invece è un thriller paranormale con qualche accenno al genere horror. La trama di base è molto simile, ma qui lo spettatore sa da subito che la protagonista è in pericolo e che le insegnanti sono streghe: il punto focale del film è il percorso di formazione della protagonista in una Germania divisa dal muro di Berlino!

UCCISIONI E INCANTESIMI

Il Suspiria del Darione è un film crudo, violento, dove la morte è punitiva e non lascia scampo: le vittime scappano, ma forze quasi fiabesche le raggiungono sempre per costringerle al silenzio. Tuttavia, il sistema magico è molto semplice e non spiegato, è possibile fare ipotesi anche sugli autori degli omicidi: è stata la Mater Suspiriorum o una delle sue adette grazie alla sua influenza?

Il remake invece vantando una sceneggiatura molto più curata e approfondita spiega il tutto molto meglio: la magia è legata alla volontà e alla mente. Le streghe utilizzano il metodo delle bambole, perché quello che fanno loro si ripercuote sulla vittima, che siano lacrime per impedirle la vista o semplici movimenti che torturano chi non è pronto a compierli. Interessante inoltre che pur essendoci scene di violenza, la morte viene negata alle vittime rendendole quasi dei fantocci e saranno loro stesse a chiederla a fine film, quasi per uscire dal torpore dell’oblio.

LA DANZA

Nel cult la danza è classica, ma è di puro contorno: la scuola poteva essere di canto e la trama non sarebbe cambiata di una singola virgola. Anzi, ho contato le scene in cui la danza compare e sono solo 2 ( di cui una è spezzata in due segmenti). E in queste scene i ballerini… si muovevano, senza una direzione, senza un esercizio preciso; volteggiavano per il gusto di muoversi. Deludente.

Nel remake, invece, la danza moderna è un elemento fondamentale della narrazione e prende parte di un’interessante dicotomia: l’arte è dolore e passione, le scene in cui le ballerine danzano sono quelle in cui le vittime vengono distrutte. Inoltre, non bisogna dimenticare che la danza moderna, per sua stessa definizione, è legata alle emozioni e quindi è legabile a livello di simbolismo al sabba.

SCENOGRAFIE E MUSICHE

Suspiria in entrambi casi è iconico: se Dario Argento si concentra su scenografie grandiose e musiche intense, Luca Guadnagnino predilige ambienti semplici e musiche d’atmosfera (oltre a quelle per le scene di danza).
Personalmente, a livello scenografico ovviamente il film di Argento è memorabile, ma il merito è anche (o solo?) di Tovoli e Bassan che insieme tra fotografia e scenografia hanno creato un’esperienza visiva iconica.

IMPRESSIONI PERSONALI

Da questo rapido e piccolo confronto tematico e di sceneggiatura, è intuibile che io preferisca la versione di Luca Guadagnino anche se non bisogna che senza il classico argentiano non ci sarebbe stato nulla. Quel film nei decenni è entrato nell’immaginario collettivo.
Ma Guadagnino crea un film profondo, un dramma che fa dell’orrore solo l’ennesimo strumento espressivo. Inoltre è apprezzabile come il corpo della donna, sebbene senza paura venga mostrato nudo o in posizioni possibilmente eccitanti, venga normalizzato e mai eroticizzato. Un bellissimo film, il suo Suspiria; peccato abbia floppato, sarei stato curioso di vedere i seguiti e Una terza madre decente.

E voi? Avete mai visto uno dei due Suspiria? Quali pensieri avete a riguardo? Se avete voglia di leggere il mio articolo sul Suspiria di Luca Guadagnino lo trovate a questo link. Ciao!

Romantici vampiri e streghe del sangue: la mitologia gotica di Anne Rice

Buongiorno! Oggi dopo molto tempo torno a parlare di letteratura con una riflessione sull’ultimo libro che ho letto: Merrick, di Anne Rice. Per chi non lo sapesse, lei è una prolifica autrice fantasy che ha scritto diverse saghe e libri, uno dei quali è Intervista col vampiro.
Merrick è un libro che mi è piaciuto a metà, letteralmente a metà: solo la narrazione al presente è degna di nota, mentre quella al passato è caratterizzata da episodi fin troppi lunghi con troppe descrizioni.
Ma quello che mi ha colpito è la mitologia gotica ideata dalla Rice, mitologia che ho potuto assaporare nel suo splendore essendo Merrick un libro che unisce le saghe dei vampiri con quelle delle streghe Mayfair.

In Merrick sono presenti come protagoniste due tipologie di figure: i vampiri e le streghe. Poi compaiono anche i demoni e gli spiriti, ma solo come contorni e/o citazioni.

I vampiri di Anne Rice sono esseri immortali, che possono essere uccisi solo con il fuoco o la luce del Sole. Antropomorfi e facilmente scambiabili per uomini o donne, sono descritti con un aspetto languido ed esotico, più belli del normale e fatalmente irresistibili.
Hanno un discreto sistema magico, legato perlopiù alla psiche: dotati di maggiorate percezioni sensoriali, possono leggere la mente delle persone e, se abbastanza potenti, anche far migrare la propria anima al di fuori del proprio corpo. Inoltre, dal punto di vista del vampirismo, possono guarire il punto da cui hanno dissanguato la vittima per coprire le proprie tracce e, se abbastanza potenti e antichi, sono in grado di sopravvivere senza doversi nutrire di uomini.

Mi domando se Twilight sia stato concepito prima o dopo della pubblicazione di Intervista col vampiro.

Invece, le streghe di Merrick, Merrick stessa è una strega ed è attraverso le sue azioni che ho conosciuto la categoria, sono legate al Voodoo.
Magia del sangue, spiritismo, grande senso della religione e costruzione di incantesimi, le streghe Mayfair sono donne nere (caratterizzazione sospettosamente fin troppo rimarcata nel libro) e il loro immaginario è legato all’immaginario che si ha della gente nera.
Merrick non ha paura degli spettri, anzi è in grado lei stessa di evocarli, compie sacrifici di sangue e ha un libro di conoscenza degli incantesimi (una sorta di Libro delle Ombre, come in Charmed) e utilizza parti di cadaveri per i suoi incanti. Da non dimenticare l’importanza del sogno, che diviene intermezzo di comunicazione con gli spiriti e gli antenati.
Il suo corpo stesso è incantante: viene spesso descritta come ammaliante e irresistibile, consapevole del proprio potere e fiera di usarlo.

La mitologia gotica di Anne Rice secondo me ha influito tantissimo nell’immaginario romantico dei vampiri e infatti l’autrice è molto celebrata. Certo, personalmente non so se leggerò un altro romanzo a causa dell’importanza che la Rice dà al ricordo, con interminabili sequenze nel passato, ma il suo lavoro è interessante.
Tuttavia, forse, per le streghe c’è un piccolo problema di visione di insieme.

Qui puoi la recensione del libro assieme alle mie altre letture: https://ilblogditony.blogfree.net/?f=1129431

The Ultimate Doom: hey, not too rough!

Buongiorno a tutti, vi saluto dal mio letto di dolore con un mal di schiena incredibile: lunedì e mercoledì ho fatto due doppi turni che mi hanno stroncato; lunedì ho lavorato quasi 9 ore quando di contratto ne ho solo 4, ma almeno sono pagate come supplementari.

Oggi, dopo aver discusso di un episodio di Charmed a tema The Sandman, torno a parlare di horror e di videogiochi con The Ultimate Doom!
Questa volta, però, in una nuova ottica avendo provato la difficoltà Hey, not too rough. Un nuovo grado di difficoltà, per veri appassionati.

Introduzione mirabolante a parte (chi gioca a Doom si sarà fatto una grossa risata), Hey, not too rough è la seconda difficoltà più facile, quella che scegli quando inizi a prendere confidenza.
Ma il dettaglio interessante è che The Ultimate Doom, un po’ come Batman: Arkham City, è un videogioco che all’aumentare della difficoltà aumenta il numero di nemici presenti nei vari livelli; e quindi il gameplay è totalmente diverso ogni volta che si decide di cambiare.

Giocare a The Ultimate Doom con questo grado di difficoltà nei primi tre episodi (ricordo ai lettori che il videogioco in questione è suddiviso in 4 episodi contenenti ciascuno 9 livelli) non sono quasi mai morto, mentre le infamate sono arrivate con il quarto episodio. Livelli difficili e snervanti. Ma ce l’ho fatta.

Come gameplay non ho notato subito grandi diversità se non in due casi.
Nell’ultima mappa del primo episodio, dove vengono introdotti i Baroni dell’Inferno, nell’area di inizio ci sono i Pinky Demon.
E ile sfere di fuoco degli Imp sono più veloci, ma in generale i danni sono maggiorati e le munizioni che riforniscono risultano decisamente inferiori.

Tornando alle mie morti, posso affermare con soddisfazione di essere morto per la prima volta solo alla fine del secondo episodio, alla Torre di Babele contro il Cyberdemon. Quindi, durante il primo e il terzo episodio non sono mai morto.

Il discorso cambia con il quarto episodio, ritenuto da tutti il più infame per la presenza di lava in abbondanza e ondate cattivissime di nemici. Infatti, soprattutto durante la terza mappa (Sever the Wicked) e la sesta mappa (Against Thee Wickedly) sono morto svariate volte, anche a causa del Cyberdemon presente in entrambe le mappe.

Ecco, si potrebbe dire che il Cyberdemon sia la costante delle mie morti: è presente in tutte le mappe in cui sono schiattato più spesso!

E siamo giunti alla fine dell’articolo. Per quando uscirà spero di non fare il terzo doppio turno della settimana, ma non lo so. E voi? Cambiate spesso la difficoltà ai videogiochi? Preferite una sfida totalizzante o un passatempo molto tranquillo?
Io da quel che vedo sono più per il tranquillo, ma giocando sempre agli stessi titoli ogni tanto provo ad alzare il grado di difficoltà.

Ciaoo!^^

Auguri a Wes Craven, un grande sognatore

Buongiorno! Oggi torniamo a parlare di cinema horror con una piccola celebrazione di un grande artista: oggi sarebbe stato il compleanno di Wes Craven, e io sono qui per celebrarlo condividendo con voi i miei ricordi legati ai suoi film che ho visto.

Nightmare, la saga. Pur sapendo che Wes ha diretto ‘solo’ il primo e il settimo film della saga, è indubbio che il merito di aver creato uno dei villain-protagonisti più iconici del cinema è tutto suo! La sua saga è una di quelle che conosco meglio perché a Natale molti anni fa ricevetti il cofanetti con tutti i DVD dal primo al settimo! E i miei preferiti sono infatti il primo e il settimo, anche perché sono quelli con i protagonisti più definiti e riconoscibili e caratterizzati da un orrore molto più terra-terra ed effettivo. Un esempio? Da bambino guardando nei videostore la copertina del film, mi spaventava sempre molto questo Freddy Krueger che sembrava uscire dallo schermo (trauma ripetuto anni dopo con All Allow’s Eve anni dopo, ma questo è un altro discorso)!

Scream, la saga. Ho scritto un articolo apposta, per questa saga iconica. Ora molti passaggi sono diventati pop, aiutati anche dall’altrettanto iconico ma demenziale saga di Scary movie. Sono film semplici ma grazie al loro continuo giocare con lo spettatore, le sorprese che riescono a mettere in atto, i twist, l’alta dose di metacinema e i celebri inseguimenti, questi film riescono a imporsi nell’immaginario collettivo. Poi un costume facile da replicare e una location fissa (la casa di Stuart compare in quasi tutti i film della saga) hanno fatto impattare la saga nell’immaginario collettivo. E tra poco uscirà pure il sesto film (di cui ho dubbi ma è un’altra storia)!

Cursed. Non ho grandi ricordi ma mi ricordo che mi sono fatto grosse risate. Con il lupo mannaro che mandava a fanculo qualcuno facendogli il dito medio!

Pulse. Sceneggiato da Wes, non so se l’ho visto tutto, ma mi ricordo qualche spavento. Come la scena della lavatrice. Che c’è il mostro che esce da essa. Traumi veri.

The breed. Prodotto da Wes ma mollata la visione dopo neanche mezz’ora: troppo trash, troppo noioso, nemmeno il cast in quanto a estetica valeva lo sforzo. Speriamo che Wes fosse produttore esecutivo e non che ci abbia messo i soldi e le idee.

L’ultima casa a sinistra. Remake del cult, anche qui Wes compare solo come produttore. Mi ricordo che la prima parte è un rape movie, mentre la seconda parte un revenge da parte dei genitori! Da quel che ho letto in giro la fine del film però è più buonista: la figlia si salva e il ragazzo più giovane e innocente viene risparmiato. Non ho letto gran bene del film…

E siamo già giunti alla fine dell’articolo. Wes Craven è stato un grande sognatore e artista, mi dispiace che praticamente mi manchino 20 anni di film, dagli anni ’70 ai 90′. Ma per fortuna almeno conosco le sue saghe più celebri e popolari, dai.
E voi? Come lo avete conosciuto?