Romantici vampiri e streghe del sangue: la mitologia gotica di Anne Rice

Buongiorno! Oggi dopo molto tempo torno a parlare di letteratura con una riflessione sull’ultimo libro che ho letto: Merrick, di Anne Rice. Per chi non lo sapesse, lei è una prolifica autrice fantasy che ha scritto diverse saghe e libri, uno dei quali è Intervista col vampiro.
Merrick è un libro che mi è piaciuto a metà, letteralmente a metà: solo la narrazione al presente è degna di nota, mentre quella al passato è caratterizzata da episodi fin troppi lunghi con troppe descrizioni.
Ma quello che mi ha colpito è la mitologia gotica ideata dalla Rice, mitologia che ho potuto assaporare nel suo splendore essendo Merrick un libro che unisce le saghe dei vampiri con quelle delle streghe Mayfair.

In Merrick sono presenti come protagoniste due tipologie di figure: i vampiri e le streghe. Poi compaiono anche i demoni e gli spiriti, ma solo come contorni e/o citazioni.

I vampiri di Anne Rice sono esseri immortali, che possono essere uccisi solo con il fuoco o la luce del Sole. Antropomorfi e facilmente scambiabili per uomini o donne, sono descritti con un aspetto languido ed esotico, più belli del normale e fatalmente irresistibili.
Hanno un discreto sistema magico, legato perlopiù alla psiche: dotati di maggiorate percezioni sensoriali, possono leggere la mente delle persone e, se abbastanza potenti, anche far migrare la propria anima al di fuori del proprio corpo. Inoltre, dal punto di vista del vampirismo, possono guarire il punto da cui hanno dissanguato la vittima per coprire le proprie tracce e, se abbastanza potenti e antichi, sono in grado di sopravvivere senza doversi nutrire di uomini.

Mi domando se Twilight sia stato concepito prima o dopo della pubblicazione di Intervista col vampiro.

Invece, le streghe di Merrick, Merrick stessa è una strega ed è attraverso le sue azioni che ho conosciuto la categoria, sono legate al Voodoo.
Magia del sangue, spiritismo, grande senso della religione e costruzione di incantesimi, le streghe Mayfair sono donne nere (caratterizzazione sospettosamente fin troppo rimarcata nel libro) e il loro immaginario è legato all’immaginario che si ha della gente nera.
Merrick non ha paura degli spettri, anzi è in grado lei stessa di evocarli, compie sacrifici di sangue e ha un libro di conoscenza degli incantesimi (una sorta di Libro delle Ombre, come in Charmed) e utilizza parti di cadaveri per i suoi incanti. Da non dimenticare l’importanza del sogno, che diviene intermezzo di comunicazione con gli spiriti e gli antenati.
Il suo corpo stesso è incantante: viene spesso descritta come ammaliante e irresistibile, consapevole del proprio potere e fiera di usarlo.

La mitologia gotica di Anne Rice secondo me ha influito tantissimo nell’immaginario romantico dei vampiri e infatti l’autrice è molto celebrata. Certo, personalmente non so se leggerò un altro romanzo a causa dell’importanza che la Rice dà al ricordo, con interminabili sequenze nel passato, ma il suo lavoro è interessante.
Tuttavia, forse, per le streghe c’è un piccolo problema di visione di insieme.

Qui puoi la recensione del libro assieme alle mie altre letture: https://ilblogditony.blogfree.net/?f=1129431

The Ultimate Doom: hey, not too rough!

Buongiorno a tutti, vi saluto dal mio letto di dolore con un mal di schiena incredibile: lunedì e mercoledì ho fatto due doppi turni che mi hanno stroncato; lunedì ho lavorato quasi 9 ore quando di contratto ne ho solo 4, ma almeno sono pagate come supplementari.

Oggi, dopo aver discusso di un episodio di Charmed a tema The Sandman, torno a parlare di horror e di videogiochi con The Ultimate Doom!
Questa volta, però, in una nuova ottica avendo provato la difficoltà Hey, not too rough. Un nuovo grado di difficoltà, per veri appassionati.

Introduzione mirabolante a parte (chi gioca a Doom si sarà fatto una grossa risata), Hey, not too rough è la seconda difficoltà più facile, quella che scegli quando inizi a prendere confidenza.
Ma il dettaglio interessante è che The Ultimate Doom, un po’ come Batman: Arkham City, è un videogioco che all’aumentare della difficoltà aumenta il numero di nemici presenti nei vari livelli; e quindi il gameplay è totalmente diverso ogni volta che si decide di cambiare.

Giocare a The Ultimate Doom con questo grado di difficoltà nei primi tre episodi (ricordo ai lettori che il videogioco in questione è suddiviso in 4 episodi contenenti ciascuno 9 livelli) non sono quasi mai morto, mentre le infamate sono arrivate con il quarto episodio. Livelli difficili e snervanti. Ma ce l’ho fatta.

Come gameplay non ho notato subito grandi diversità se non in due casi.
Nell’ultima mappa del primo episodio, dove vengono introdotti i Baroni dell’Inferno, nell’area di inizio ci sono i Pinky Demon.
E ile sfere di fuoco degli Imp sono più veloci, ma in generale i danni sono maggiorati e le munizioni che riforniscono risultano decisamente inferiori.

Tornando alle mie morti, posso affermare con soddisfazione di essere morto per la prima volta solo alla fine del secondo episodio, alla Torre di Babele contro il Cyberdemon. Quindi, durante il primo e il terzo episodio non sono mai morto.

Il discorso cambia con il quarto episodio, ritenuto da tutti il più infame per la presenza di lava in abbondanza e ondate cattivissime di nemici. Infatti, soprattutto durante la terza mappa (Sever the Wicked) e la sesta mappa (Against Thee Wickedly) sono morto svariate volte, anche a causa del Cyberdemon presente in entrambe le mappe.

Ecco, si potrebbe dire che il Cyberdemon sia la costante delle mie morti: è presente in tutte le mappe in cui sono schiattato più spesso!

E siamo giunti alla fine dell’articolo. Per quando uscirà spero di non fare il terzo doppio turno della settimana, ma non lo so. E voi? Cambiate spesso la difficoltà ai videogiochi? Preferite una sfida totalizzante o un passatempo molto tranquillo?
Io da quel che vedo sono più per il tranquillo, ma giocando sempre agli stessi titoli ogni tanto provo ad alzare il grado di difficoltà.

Ciaoo!^^

Auguri a Wes Craven, un grande sognatore

Buongiorno! Oggi torniamo a parlare di cinema horror con una piccola celebrazione di un grande artista: oggi sarebbe stato il compleanno di Wes Craven, e io sono qui per celebrarlo condividendo con voi i miei ricordi legati ai suoi film che ho visto.

Nightmare, la saga. Pur sapendo che Wes ha diretto ‘solo’ il primo e il settimo film della saga, è indubbio che il merito di aver creato uno dei villain-protagonisti più iconici del cinema è tutto suo! La sua saga è una di quelle che conosco meglio perché a Natale molti anni fa ricevetti il cofanetti con tutti i DVD dal primo al settimo! E i miei preferiti sono infatti il primo e il settimo, anche perché sono quelli con i protagonisti più definiti e riconoscibili e caratterizzati da un orrore molto più terra-terra ed effettivo. Un esempio? Da bambino guardando nei videostore la copertina del film, mi spaventava sempre molto questo Freddy Krueger che sembrava uscire dallo schermo (trauma ripetuto anni dopo con All Allow’s Eve anni dopo, ma questo è un altro discorso)!

Scream, la saga. Ho scritto un articolo apposta, per questa saga iconica. Ora molti passaggi sono diventati pop, aiutati anche dall’altrettanto iconico ma demenziale saga di Scary movie. Sono film semplici ma grazie al loro continuo giocare con lo spettatore, le sorprese che riescono a mettere in atto, i twist, l’alta dose di metacinema e i celebri inseguimenti, questi film riescono a imporsi nell’immaginario collettivo. Poi un costume facile da replicare e una location fissa (la casa di Stuart compare in quasi tutti i film della saga) hanno fatto impattare la saga nell’immaginario collettivo. E tra poco uscirà pure il sesto film (di cui ho dubbi ma è un’altra storia)!

Cursed. Non ho grandi ricordi ma mi ricordo che mi sono fatto grosse risate. Con il lupo mannaro che mandava a fanculo qualcuno facendogli il dito medio!

Pulse. Sceneggiato da Wes, non so se l’ho visto tutto, ma mi ricordo qualche spavento. Come la scena della lavatrice. Che c’è il mostro che esce da essa. Traumi veri.

The breed. Prodotto da Wes ma mollata la visione dopo neanche mezz’ora: troppo trash, troppo noioso, nemmeno il cast in quanto a estetica valeva lo sforzo. Speriamo che Wes fosse produttore esecutivo e non che ci abbia messo i soldi e le idee.

L’ultima casa a sinistra. Remake del cult, anche qui Wes compare solo come produttore. Mi ricordo che la prima parte è un rape movie, mentre la seconda parte un revenge da parte dei genitori! Da quel che ho letto in giro la fine del film però è più buonista: la figlia si salva e il ragazzo più giovane e innocente viene risparmiato. Non ho letto gran bene del film…

E siamo già giunti alla fine dell’articolo. Wes Craven è stato un grande sognatore e artista, mi dispiace che praticamente mi manchino 20 anni di film, dagli anni ’70 ai 90′. Ma per fortuna almeno conosco le sue saghe più celebri e popolari, dai.
E voi? Come lo avete conosciuto?

Parassitoidi al cinema: Xenomorfi

Buongiorno!
Oggi torno a parlare di cinema ed ecologia ispirato da uno scambio di commenti avuto con lo Zinefilo riguardo al film Dead in the water. Argomento del post di oggi? Il parassitoidismo e di come lo Xenomorfo sia stato ispirato da questo fenomeno ecologico naturale.

Ma prima di tutto, cosa sono i parassitoidi?

Premettendo che la predazione è il processo in cui un organismo si ciba di un altro (quindi sì, anche i vegani sono predatori), la predazione ha sempre un effetto negativo sulla preda.
Inoltre, è importante sapere che nel parassitismo un organismo si nutre a spese di un altro essere vivente, ma raramente lo uccide. I due esseri, parassita e ospite, vivono insieme per qualche tempo; l’ospite di solito sopravvive, ma avrà una fitness ridotta.

E cosa c’entrano i predatori e i parassiti con i parassitoidi? Semplice: i parassitoidi si trovano nella linea di mezzo tra queste due categorie di organismi.
Il parassitoidismo, come la predazione, alla fine risulta nella morte dell’organismo ospite.


I parassitoidi, ai quali appartengono certe vespe e mosche, depongono le uova sopra o all’interno del corpo ospite (il quale ricordo essere vivo). dopo la schiusa, le larve su nutrono dell’ospite fino al raggiungimento dello stadio di pupa; qui di solito l’ospite soccombe o, per ironia della sorte, a causa di sostanze chimiche rilasciate dalle larve, è influenzato a proteggere le pupe anche dopo che esse sono uscite dal suo corpo.
Bisogna pensare che questi parassitoidi sono animali molto piccoli e che spesso usano come contenitori vivi per le uova animali ancora più piccoli (e indifesi) come bruchi, cavallette, coccinelle, altre vespe allo stadio larvale, piccoli mammiferi.

Ma cosa succederebbe se esistessero parassitoidi in grado di predare l’uomo? Ecco, è su questo concetto, questa paura primordiale inconscia, che si basa l’orrore di Alien.

Lo Xenomorfo è un parassitoide, tutto il primo atto di Alien non è altro che il racconto romanzato del periodo della schiusa dell’uovo con la larva, finalmente pronta a vivere, che esce dal corpo della vittima.
Come fanno le uova ad entrare nel corpo dell’uomo? Semplice, con il Facehugger! E cosa ne esce dall’uomo, uccidendolo? Un fottutissimo Chestburster, che altro non è che la fase larvale del celebre mostro!

Interessante dettaglio: nel videogioco Alien: Isolation, se un Facehugger prende il tuo personaggio, è gameover. Perché esso riesce ad immettere nell’organismo del giocatore le uova, condannandolo così a morte certa.

Ora capite perché Alien fa così paura? Alla fine, tutto quello che succede in quell’astronave è una metafora di quello che succede realmente sulla Terra nella vita di tutti i giorni a milioni di poveri piccoli animali indifesi.
E noi, nell’inconscio, lo comprendiamo benissimo. E speriamo non accadrà mai a noi.

Fonte:
Thomas M. Smith Robert L. Smith, Elementi di ecologia, nona edizione, Milano, Pearson Italia, 2017, edizione italiana a cura di Anna Occhipinti Ambrogi e Agnese Marchini.

Film slasher, piccola riflessione

Buongiorno. Recentemente ho guardato la fine di un documentario su Eli Roth, in cui si parlava anche tra le altre cose anche del genere slasher e dell’orrore al cinema dopo l’11 settembre, e il film La maschera di cera del 2005.

La maschera di cera parla di un gruppo di ragazzi che dopo essersi accampati vicino a un paesino della campagna americana vengono massacrati da due fratelli maniaci. Interessante è la scenografia, soprattutto verso il finale quando il palazzo interamente di cera collassa su se stesso. Il film presenta trovate molto suggestive, con morti ben costruite nella loro teatralità, begli inseguimenti e personaggi realmente capaci di pensare.

Ma prima di tutto cos’è un film slasher?

In inglese to slash significa squarciare e quindi stiamo parlando di un sottogenere del film horror caratterizzato da tre elementi: uno psicopatico mascherato, armi bianche e preferibilmente da taglio, vittime tra la tarda adolescenza e la prima età adulta. La narrazione spesso è ambientata in brevi intervalli di tempo e in un luogo limitato. Inoltre, il genere slasher è considerato come uno dei più casti e puritani: pur essendoci quasi sempre scene di nudo o di sesso, sono le vergini o chi si controlla che sopravvive fino alla fine del film.

I film slasher sono tantissimi, hanno caratterizzato il mercato soprattutto tra gli anni ’80 e i primi del 2000. I più famosi? Basti pensare alle saghe di Venerdì 13, Halloween, Scream e Nightmare. Tutte saghe che ho già portato sul blog, tra l’altro. Alla fine, lo slasher racconta la lotta contro l’Uomo Nero che grazie alla maschera può essere chiunque, dallo sconosciuto alla persona che amiamo.
Da non dimenticare, non sempre gli assassini dei film slasher si rivelano essere uomini.

Quindi, tralasciando la classica simbologia fallica dell’arma che penetra la vittima e che a sopravvivere è sempre una donna (speranza della vita e della fertilità) la mia riflessione si poggia su altri pensieri.

Molte volte, le vittime si accampano in luoghi infestati dal serial killer di turno o invadono una sua proprietà, scatenando le sue furie. Ma solo alcuni sono i personaggi importanti, personaggi che interagiscono con l’ambiente e che scoprono in tempo della presenza dell’assassino.
Molte volte, questi film narrano di persone che non sanno nemmeno di essere in pericolo: si fanno i fatti loro e si vedono apparire il mostro per essere massacrati.

Noi chi siamo? I protagonisti che sanno del killer e che possono difendersi? O più tristemente vittime di passaggio o che aspettano inconsapevoli i loro amici, già massacrati dal killer?

Quello che mi ha fatto riflettere è il personaggio di Paris Hilton in La maschera di cera. A differenza degli altri quattro personaggi (final girl, final boy, due vittime), lei e il fidanzato non sanno nulla del paesino in cui risiedono i due fratelli assassini e non sanno nulla nemmeno della caccia che si sta svolgendo. Praticamente, loro si fanno i fatti loro. Lui viene ucciso mentre lei è in tenda e Paris si ritrova a scappare da uno psicopatico di cui fino a due minuti prima non sapeva nulla!

Credo che sia la parte più ironica e macabra dell’intera pellicola.

Racconto originale: Sopravvissuti alla minaccia

Caro Alexander,

ti scrivo sempre da Venezia, con la mia bellissima penna di pavone intinta nel rosso inchiostro del calamaio. Io e Virginia stiamo bene, volevo informarti di ciò subito. So quanto foste in pensiero per noi, ma siamo sopravvissuti. Non sai quanto io fossi spaventato dalla sua minaccia! Ha passato la vita a rintracciarmi, ossessionato a cacciarmi. Sapevo avrebbe ucciso senza rimorsi Virginia, la mia amata Virginia, e avevo timori che mio padre avrebbe ucciso anche me! Me, suo figlio! Mi aveva lasciato morire quella sera d’inverno e mi avrebbe ucciso ora. Che uomo bestiale. Ma se anche mi avesse risparmiato, se mi avesse costretto in catene con una museruola al viso, che vita sarebbe stata senza Virginia? Lei mi ha concesso di vivere quando io stesso avevo rigettato la vita! Ti ho già raccontato come ci siamo incontrati? In pratica, avevo litigato con mio padre e avendo fallito gli studi, solo come un cane, ero scappato nei boschi ubriacandomi con una bottiglia di vino rosso corretto al cianuro. È stato allora che la vidi: leggiadra figura eterea ergersi dalle ombre del bosco avvicinandosi a me, con i suoi stupendi occhi verdi che si posavano su di me; ormai non potevo nemmeno più parlare: mancava poco; ma lei si chinò su di me, mi baciò sulle labbra e sentendo la mia morte me le morse, andandosene nella notte. La ritrovai il giorno dopo seduta su una panchina al limitare della foresta, mi sorrise sotto a quel suo ombrellino che usa per riparare la pelle immacolata dai raggi solari e mi fece segno di sedermi con lei. Da quel giorno non ci siamo più separati per grandi intervalli di tempo. La sola idea di perderla mi è estranea, inconcepibile, mi sembra più che realtà l’irrealizzabile realizzazione di un destino crudele, non potrei mai sopravviverle. Lei non ha mai fatto nulla, lei è la mia dea, la mia Venere. Per lei uccido, per lei svuoto i contenitori di carne per raccogliere il sangue e porgerglielo: quel piccolo bicchiere di vita da sorseggiare in ringraziamento della vita meravigliosa che mi ha concesso! E non devo nemmeno cacciare: è lei che passeggiando per le vie o i sentieri, imbattendosi in sconosciuti viaggiatori, si fa seguire fino alla nostra casa. Prima Lussemburgo, la mia prima casa, poi Parigi, Amsterdam, Roma, Torino, infine la nostra villetta ottocentesca nascosta tra le calli di Venezia. Adoro Venezia, anche a lei piace. È sempre ricolma di gente, di vita, soprattutto a Carnevale, quando ci travestiamo e ci facciamo fotografare dai turisti; è buffo, alcuni di quei turisti diventano parte della nostra salute, della nostra vita, del nostro essere. Ogni tanto passeggiamo di notte, o prima dell’alba, quando la nebbia ovatta la vista e sembra che Venezia sia vuota se non per noi. Ogni tanto, poi, le compro anche dei vestiti a Burano, lei adora il pizzo, il tessuto lavorato, adora vestire di bianco, un colore così candido e innocente in confronto alla malizia dei suoi lunghi riccioli ramati. Occhi verdi, riccioli ramati, pelle bianca. Alexander, non potrei mai separarmi da lei, morirei se le succedesse qualcosa! E allora pensa la mia paura quando scoprii che Esteban era stato decapitato fuori dalla discoteca dove andava! E tre mesi dopo anche Lilliana a Brasilia! Tu stesso gli sei sfuggito per caso! Il cuore mi si riempì di puro terrore quando Viriginia mi avvisò che aveva percepito la sua presenza a Venezia: era venuto per noi, alla fine ci aveva trovato! Io volevo chiudermi in casa fino alla sua partenza, ma la mia dolce Virginia aveva detto di non preoccuparmi: ci avrebbe pensato lei, sai, ha un’esperienza millenaria a differenza di noi due. E così ha fatto. Come al solito, è uscita a fare una passeggiata e guardare le vetrine. Io l’ho aspettata dentro, avevo del lavoro da fare, anche per non pensare più del dovuto e rovinarmi i denti a furia di digrignarli. Così, mentre lei era fuori letteralmente a rischiare il collo, io mi stavo spogliando, preparandomi a dissanguare i corpi e poi a tagliarli a pezzi, per i cani. Mi ricordo che stavo appendendo al gancio una donna molto, molto grassa, quando sentii Virginia rientrare, stava canticchiando. Mi si avvicinò e mi disse: «Tesoro, abbiamo ospiti, preparati». Io mi sentii morire! Gli ospiti, o per meglio dire, l’ospite era entrato in casa, era mio padre! Ancora seminudo e ricoperto di sangue e lordure varie, presi il coltello più grande e corsi dietro alla porta della nostra camera da letto: per attaccarlo appena fosse entrato. Perché lei fa così, è un pochino vanitosa: si denuda e lascia che sia la sua inarrivabile bellezza a rendere impotenti di reazione le prede! E funziona anche con lui! Non posso descriverti la contentezza quando lo uccisi! L’ho ucciso, dopo tanti anni di terrore e fughe! Finalmente siamo liberi! Ma non possiamo più stare a Venezia. Ci ospitereste nella vostra tenuta in Russia?

Con affetto, Bernhard.

PS: il soggetto è rielaborato da un racconto scritto in precedenza. Ciao!

Doom a confronto: The Ultimate vs 2016

Buongiorno a tutti! Oggi torno a parlare di videogiochi horror e lo faccio tornando a uno dei franchise più ospitati sul blog negli ultimi tempi: Doom! Infatti, metto a confronto il cult del ’95 con il capitolo del 2016!

Atmosfere e combattimento

I due videogiochi sono diametralmente opposti nella natura e nella fruizione, possiamo dire che gli unici legami siano i mostri e la natura First Person Shooter.

The Ultimate Doom è un titolo esplorativo basato sul key-hunting e la soluzione di intricati labirinti, combattendo nel frattempo contro diversi nemici; l’atmosfera che si crea è molto calma, è possibile riconoscere e prepararsi all’assalto nella nuova area da esplorare attraverso il riconoscimento del verso dei nemici e lo studio della mappa è indispensabile per capire i segreti e trovare l’uscita.

Doom 2016 invece è un gioco d’azione molto più splatter, non è il Doomguy che va ad affrontare i nemici sparsi nel livello ma sono i nemici che lo assalgono in numerose orde, con l’intento di non farlo avanzare. Qui la trama è molto più preponderante e quindi i livelli assumono una continuità che limita di molto la differenziazione delle mappe. L’atmosfera generale è sicuramente più soffocante, dove il terrore dell’ignoto è sostituito dall’orrore della violenza.

Mostri

The Ultimate Doom, assieme a Doom 2, è il padre di quasi tutti i mostri più famosi del franchise per cui Doom 2016 contiene tutti i demoni apparsi nel primo capitolo e quasi tutti quelli del secondo con l’eccezione dell’Aracnotron.

The Ultimate Doom ha una relativamente bassa diversità di mostri e sinceramente lo preferisco per questa caratteristica: semplice, senza troppe sorprese e basato sull’esplorazione di mappe capibili. Il mostro che preferisco di questo capitolo è sicuramente il Cacodemone, sempre piaciuta la sua figura piena di colore e facile da vedere.

Doom 2016 come ho accennato ha una leggerissima sovrappopolazione e diversità di demoni rispetto al capostipite e ciò è gestito benissimo: i mostri vengono introdotti man mano creando una bella costruzione della difficoltà; alla fine, soprattutto per il Pinky Demon, ci sono quasi dei miniboss a fine livello oltre ai Boss convenzionali. Demone preferito di questa versione? Il Mancubus.

Armi e potenziamenti

Tra i due titoli, a parte qualche differenza (per esempio, la doppietta), le armi sono rimaste pressoché identiche; sono cambiate le caratteristiche.

In The Ultimate Doom le armi comprendono la pistola di partenza, il fucile a colpo singolo ottimo per mirare, la mitragliatrice per colpi veloci, il lanciarazzi, la motosega per i nemici più stupidi e le due armi al plasma: il Plasmagun e il Big Fuckin’ Gun! Sono armi semplici adatte a uno stile di gioco calmo ed esplorativo, dove è più facile essere sorpresi a morte dai nemici che non riuscire a reggere l’orda. I potenziamenti seguono questo ragionamento: l’invisibilità rende parzialmente invisibili, poi c’è l’imbattibilità, il berserk che aumenta la forza dei pugni e i potenziamenti per la vita e l’armatura.

Come avrete capito, Doom 2016 è molto più caciarone e d’azione e ciò si nota sia nelle armi sia nei potenziamenti. Ci sono più armi, che fanno molti più danni e devastano i corpi nemici; e poi i potenziamenti sono maggiormente rivolti allo sterminio dei nemici che alla sopravvivenza del giocatore! Le innovazioni più particolari sono sicuramente il Cannone Gauss (un’arma capace di sventrare numerosi nemici in un colpo solo) e la motosega, ora non più un’arma semplice ma una one hit KO che taglia i mostri a pezzi.

Impegno emotivo e difficoltà

Doom 2016 è un videogioco che unisce l’azione al gore ed è molto stancante, anche perché a differenza dei primi videogiochi è caratterizzato da pochi livelli ma molto lunghi (e non credo ci sia il salvataggio per interromperli a metà o non me ne sono mai accorto). In Doom 2016 il giocatore vede gente veramente grossa e cattiva corrergli addosso per spaccargli il collo, e nemici da tutti i lati; il videogioco è pensato per indurre il giocatore a non stare mai fermo e tranquillo. Oltre a ciò, i Boss sono sempre a fine livello rendendo quelle battaglie anche frustranti, perché arrivato finalmente a fronteggiarli personalmente sono sempre troppo stanco.

The Ultimate Doom, invece, è un’esperienza cumulativa di quasi 40 livelli sicuramente più piccoli e più gestibili, con nemici che il giocatore va ad affrontare. Poi trovo le musiche sempre molto rilassanti da ascoltare. La difficoltà è minore forse perché essendoci meno nemici il giocatore riesce ad adeguarsi e ambientarsi molto meglio. Ecco, forse solo i livelli del quarto capitolo sono infami, ma per il resto l’ho sempre preferito.

Conclusioni

The Ultimate Doom e Doom 2016 sono entrambi videogiochi che offrono tantissimo al giocatore, il primo in pixel art e l’altro con la grafica tipica dei tempi più recenti. Secondo me si adattano perfettamente a due spiriti di approccio diversi; per esempio, Doom 2016 è utile per scaricare lo stress e urlare contro il demone di turno mentre lo strappi in più pezzi, è molto catartico.

E voi quale preferite? Vi ricordo che ho trattato i due titoli nel blog e qui sotto vi lascio i link agli articoli, ora vi saluto e vi dico solo questo: forse da maggio inizio a lavorare. Ciaone a tutti e alla prossima!^^

La mia opinione su Doom 2016, qui.

La mia opinione su The Ultimate Doom, qui.

La mia tag a tema, qui.

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10 film con gli alieni invasori

Buongiorno e ben tornati nel mio piccolo angolo di relax! Dopo aver confrontato nell’articolo precedente le due pellicole di Hellboy rispettivamente dal 2004 e dal 2019, oggi torno con una lista a tema alieni! Avviso che potrebbero esserci vaghi spoiler, ma cercherò di contenermi. ^^

1) Alieni in soffitta. Si parte con un classico della mia infanzia con Ashley Tisdale, ancora adesso abbiamo il suo DVD in libreria ma non lo guardiamo mai. E’ un film carino di buone intenzioni, il titolo dice tutto; ma va bene per una serata in famiglia.

2) La cosa da un altro mondo. Cult a tema del ’51 guerra fredda a cui si è ispirato Carpenter per il suo La cosa, lo trovate comodamente tra gli horror di Raiplay. Il film è molto bello e la tensione è palpabile, con l’alieno che assomiglia tantissimo allo stereotipo del russo: un armadio biondo e violento, che minaccia di distruggere prima la base americana e poi la Terra!

3) Scary Movie 3. Questa saga ha regalato delle autentiche perle, almeno nel primo e nel secondo capitolo. Qui iniziava a cedere di qualità (sempre usata la comicità demenziale comunque, vi avviso) ma le parodie funzionano e vedere gli alieni che pisciano (?) dal dito è esilarante mentre Anna Faris non delude mai.

4) La guerra dei mondi. Film un po’ bistrattato e considerato quasi un’opera minore di Spierlberg, è una bellissima metafora del Nazismo. Se volete, ne ho parlato sul blog in questo articolo.

5) Mars attacks. Perla di Tim Burton, lo adoro e me lo riguardo sempre con piacere: riesce con facilità ad unire il scifi alla comicità pur mantenendo diversi momenti inquietanti. Poi il cast corale è stupendo, ma in tutto è proprio bellino.

6) Captive state. Film particolare in questa lista per un semplice motivo: l’invasione c’è già stata e per tutta la narrazione è in atto una ribellione. Ora non ho grandi ricordi, ma gli alieni era inquietanti forti. Da quello che sento in giro però non deve essere molto apprezzato come film.

7) Ender’s game. Film bellissimo con Asa Butterfield protagonista ed Harrison Ford suo mentore. Deve aver floppato malissimo perché proviene da una saga letteraria. Comunque il tutto si basa sulle strategie mentali per risolvere prima la formazione e poi la battaglia, con interessanti scene oniriche mentre dorme. Molto carino, se non lo conoscete (ma non è un titolo che si riguarda).

8) Chicken little. Film d’animazione che vidi al cinema da piccolo, mi ricordo solo che ho un trauma. Il cielo si spacca ed escono gli alieni. Terrore, mai più guardato di nuovo.

9) Mostri contro alieni. Altro film d’infanzia, questo è molto carino. Ora crescendo credo sia una parodia dei film di mostri anni ’50; da piccolo invece mi piaceva vedere questi mostri muoversi contro le orde aliene, con la ragazza alle prese con i proprio problemi. Molto consigliato se avete bambini.

10) Moonfall. Titolo più recente della lista diretto da Roland Emmerich. A me è piaciuto e devo ammettere che gli alieni (o per meglio dire, l’alieno) sono inquietanti forti! Io consiglio la visione del film, è il tipico film per staccare la spina e ha tutte le features di un perfetto disaster movies: Terra in pericolo, tsunami, terremoti ma senza scene di nudo – anzi, il personaggio con più pelle al vento in tutto il film è IL protagonista.

E con questo concludo l’articolo. Sono ancora alla ricerca di un impiego e la fase “SONODISPERATOENESSUNOMIVUOLE” è ancora in corso; ma almeno il corso di scrittura creativa domani torna con le ultime lezioni rimanenti. Una gioia. Ciaone!^^

Le grandi produzioni hanno gli alieni cattivi, e poi c’è lei 💙

Hellboy: Del Toro vs Marshall

Buongiorno! Oggi torno a trattare di cinema horror e fantasy con due film molto diversi tra loro accomunati da un unico particolare: sono entrambe trasposizioni cinematografiche del fumetto Hellboy! Infatti, sto per mettere a confronto la versione di Guillermo Del Toro e quella di Neil Marshall. Entrambe vedono Hellboy salvare l’umanità da una minaccia, anche se sono tutte e due assimilabili ad apocalissi.

Guillermo Del Toro è un artista con una visione cinematografica abbastanza particolare, celebre per le sue fiabe dark e i mostri (più o meno antropomorfi) che cercano di integrarsi. Il suo Hellboy è una creatura discriminata e antica, una figura di riferimento per la sua amica e un letale cacciatore di nemici lovecraftiani; esistono finora 2 film diretti dal regista (Hellboy e Hellboy: the golden army).

L’Hellboy di Marshall invece è un cazzaro, pericoloso ma sempre un cazzaro. Un film dalle tinte più giovanili, che riprende la mitologia medievale gotica per creare un film splatter e ricco di effetti speciali in CGI , dove il perno centrale è la scoperta e la rivalsa personali.

Mostri, atmosfere e villain.

Hellboy di Del Toro attinge a piene mani dalle atmosfere lovecraftiane e ha diverse tematiche religiose, mettendo come perno centrale i Nazisti e Rasputin, entrambi sopravvissuti fino ai giorni nostri. L’apocalisse del film è legata a un dio pagano che Rasputin vuole far tornare sulla Terra attraverso dei portali dimensionali e quindi Hellboy deve fermarlo! Le atmosfere dark sono evidenziate anche dalla sua amica che è una strega con la maledizione della pirocinesi, dai rituali di sangue e dalle creature demoniache richiamate da Rasputin.

Hellboy di Marshall invece si ispira all’urban fantasy, al gore e alla mitologia gotica: streghe, demoni infernali, zombie, licantropismo, sensitive e perfino changeling. Tutto ruota attorno alla regina delle streghe che vuole tornare in vita, per cui Hellboy deve seguire una lunga ricerca alla ricerca della verità storica e ritrovare i pezzi in cui è stata tagliata secoli fa la regina affinché essa non possa venire ricomposta. Atmosfere sicuramente più terrene e meno oniriche, con l’orrore più legato al sangue e all’omicidio che all’immaginazione.

Trucco, effetti speciali e scenografie.

Guillermo Del Toro confeziona un film onirico e cosmico, dove forze oscure premono per prendere il controllo dell’umanità; ma queste forze non sono proprie della Terra ma di un altro universo! Da ciò è scontato che pur essendoci una grandissima parte di trucco e parrucco, anche solo per l’estetica dei personaggi e dei mostri, nel film è presente un sacco di CGi. Ma CGI fatta bene, utilizzata solo per mostrare dimensioni impossibili e tentacolari. Le ambientazioni invece dall’urbano (spazi aperti, metropolitana, chiese e uffici sotterranei) al gotico (labirinti antichi, templi e cimiteri); per me, quello che è rimasto più impresso è il grande edificio che in sé contiene tutti gli elementi gotici che ho citato, quello in cui si svolge l’atto finale.

Marshall invece fa l’esatto opposto: credo che l’unica cosa reale sia la scenografia degli ambienti chiusi; nemmeno per le scene nelle foreste sono sicuro siano andati a girare nelle foreste. Tutto è in CGI. Una computer grafica onirica, gotica, horror, nebbiosa e opprimente, capace di trasformare il nostro mondo in una versione infernale o straniante con pochi tocchi di luce. Anche i mostri sono interamente in CGI, credo che gli unici a non esserlo siano le streghe ed Hellboy. Il risultato finale al primo impatto è veramente intrigante, ma poi a parte la scena finale con i mostri infernali gotici che escono dal terreno non credo che rimarrà qualcosa nella memoria.

Trama e impressioni generali:

Se non lo avete capito, alla fine preferisco la versione di Guillermo Del Toro per un semplice motivo: questo Hellboy è una fiaba dark, un percorso molto semplice in cui deve evitare la nascita di un dio malevolo. Semplice, efficacie e topico. Credo che questo film sia riuscito a ricavarsi un piccolo posto nel cuore di molti, grazie anche a un cast talentuoso e azzeccato. E poi quando lo vidi avevo appena finito di leggere la raccolta di racconti di Lovecraft!

L’Hellboy più recente è figlio dei suoi tempi: un remake che fin dall’inizio non era stato molto ben accolto, distanziandosi profondamente dal film precedente (poi non so quale dei due sia più fedele al fumetto). Qui il tema centrale è l’identità, quasi come se fosse un prequel o il primo capitolo di una saga o trilogia che non vedremo; e anche se ciò avesse avuto successo, dopo il finale scelto cosa avrebbero portato? Il mondo fantastico se lo sono bruciato… Gli alieni? E poi è triste quando il personaggio più figo non è il protagonista ma la villain (AKA Milla Jovovich)!

Conclusioni e saluti:

Vi è piaciuta questa comparazione dei due film di Hellboy? Ho cercato di non fare spoiler importanti (o almeno, non contestualizzati), spero di esserci riuscito. Vorrei fare una cosa simile anche per Doom (The Ultimate e 2016), che mi dite? Intanto vi saluto e vi auguro una felice Pasqua, domani niente post a tema. Ciao!^^

I migliori film di Marzo!

Buongiorno! Oggi niente pesce d’Aprile, Marzo è passato e con sé tante novità.

La prima è che il mio corso di scrittura creativa che stavo seguendo è stato sospeso, per colpa di uno stron*o arrogante ed egocentrico che alla fine si è messo a litigare con il prof (dopo settimane che lo importunava sulle lezioni); è il secondo corso di scrittura con la Arci che non concludo.

La seconda è che ho finalmente ottenuto la mia Laurea! Non ho ancora capito se ci sarà la cerimonia o se salterà. Vedremo i prossimi giorni, intanto sono laureato!

Comunque, tornando ad argomenti cinematografici senza dubbio più interessanti, oggi siamo qui per i migliori 5 film che ho avuto la fortuna di guardare durante il mese di Marzo! Ben 2 visioni sono al cinema, indovinate la seconda che è meno scontata! Buona lettura. ^^

Nosferatu. Perla del cinema muto, horror, in generale. Film veramente espressivo, di cui ho già parlato in questo articolo.

Dracula di Bram Stoker. Uno dei miei film preferiti, non lo riguardo spesso perché non riguardo spesso i film (soprattutto se eterni) ma questo non solo si basa su una trama veramente suggestiva ma è una gioia per gli occhi! Ovviamente, potete approfondire il mio amore per esso in questo post.

Mamma Roma. Tragedia di Pasolini, inizia benino, ha il picco con il figlio che trova il lavoro, scende in disgrazia alla fine; una vera parabola discendente. La Magnani veramente brava, ma quello che mi ha colpito maggiormente è la povertà di quella Roma tanto idealizzata che alla fine offre poco di buono e invece tante disgrazie. Un film veramente amaro.

Spencer. Meraviglioso, elegante, costumi e scenografie sublimi, Kristen figa in biondo ed veramente espressiva con lo sguardo, atmosfere claustrofobiche e quasi da thriller. L’ho amato. Purtroppo tra le immagini rilasciate non c’è quella di quando lei apre le tende, l’avrei immessa nel mio sistema di foto del blog! Una fotografia spettacolare, aiutata da musiche veramente evocative e opprimenti.

Lezioni di piano. Bellissimo dramma in costume diretto dalla Campion (la stessa che ha vinto l’Oscar anche quest’anno), parla dell’amore proibito tra due persone. Il titolo originale della pellicola The Piano esplicita quanto tutta la vicenda e la psiche della protagonista ruoti attorno allo strumento, che incarna quasi la voce della donna. Corredato da potenti immagini e sonori silenzi, il film è veramente bello da guardare, anche se fino alla fine è toccante in tristezza.

E qui vi saluto. Piccola domanda: preferite un racconto mio (horror o avventura) o tre esercizi di scrittura presi da un blogger che seguo su questa piattaforma, su cui mi sono esercitato? E auguratemi buona fortuna per dopo, che ho una serata di prova come cameriere presso un’osteria!