Il mio primo lavoro: 4 mesi e mezzo come allestitore in un magazzino farmaceutico

Buongiorno! Ieri ho svolto la mia ultima notte di lavoro e quindi ho deciso di spiegare finalmente cosa cavolo ho fatto negli ultimi 4 mesi, anche per tirare le somme di questo abbondante terzo di anno.
Ho lavorato per un’agenzia interinale presso un magazzino farmaceutico, come allestitore: arrivava la cassa nel mio settore, la riempivo con i prodotti richiesti e la mandavo nel prossimo.

Trovare questo lavoro è stato veramente gratificante perché per tutto il 2021 cercavo un lavoro part-time e dopo la laurea triennale conseguita nella prima metà del 2022 mi sentivo parecchio frustrato: mi ero già rivolto perfino ad altre due agenzie! Inoltre, avevo già ricevuto 2 rifiuti, di cui solo uno esplicito (gli altri si sono evaporati, ‘sti stronzi), e i rifugi ormai avevano già preparato il proprio staff per la stagione estiva (anche là, solo un gestore si è degnato di rispondermi).

Potete capire quanto felice fossi quando questa nuova agenzia interinale mi ha proposto ben due posti! E il primo colloquio era per questo magazzino farmaceutico a 10 km da casa mia, dove si erano presentati come molto interessati alla mia persona: avrei fatto un mese di prova pagata come un dipendente normale e poi se ci fossimo trovati rispettivamente bene, il mio contratto sarebbe stato allungato.
E il contratto mi è stato allungato fino al 15 settembre!

Bravo me

Il mio lavoro è stato principalmente di allestitore.

Un lavoro semplice ma nel quale la squadra è fondamentale: ogni cassa rappresenta una farmacia che si rifornisce dentro al nostro magazzino, un lavoratore in media deve fare 100 casse all’ora minimo, le casse sono tante ed è facile che un settore vicino (o il mio) si blocchi per le troppe casse; e qui ovviamente entrano in gioco gli altri colleghi, che si assicurano che il flusso di casse non si interrompa mai.
Avevo al polso un computerino che mi indicava i prodotti da mettere nella cassa, e l’input avveniva tramite il laser che leggeva il codice della cassa; automaticamente, la cassa letta dal laser rivelava i prodotti di ogni settore.

I prodotti invece nel settore sono sistemati in armadi aperti e catalogati in scaffali, lungo un ordine orizzontale; quello che leggevo io era: SETTORE; CORRIDOIO; ARMADIO; SCAFFALE; DISPOSIZIONE ORIZZONTALE. In numeri. Una bella caccia al tesoro.
E poi ci sono 10 settori, ognuno con almeno un dipendente ad allestire le casse nel proprio settore. Più i jolly e i capiturno.

Molta gente.


Troppa gente, era soffocante in mezzo a quei corridoi stretti

Oltre alla mia ala di lavoro, ce n’erano altre: i voluminosi per i prodotti più grossi, il refill delle macchine automatiche (che erano l’inizio della catena al piano superiore) e la preparazione delle casse per la loro dipartita, una volta piene.

E poi i prodotti.

Ho spiegato che è un magazzino farmaceutico perché vendono alle farmacie, ma non fatevi incantare: non ci sono solo medicine e omeopatici! Innanzitutto, c’è tutto un reparto veterinario. Poi alimenti (senza glutine, proteine o senza lattosio). La roba per il sesso e l’intimo (dildi, gel, preservativi, vibratori, lavande, pere, ecc ecc), perfino pannoloni per uomini. Nei voluminosi ho trovato di tutto, perfino aspirapolveri e roba per il mare (salvagenti).

E poi ci sono i prodotti infami. E si divino in due categorie:
1. Quelli che non si staccano dalla matrice di plastica (gel Durex) o che hanno un velo di plastica che non si toglie manco col taglierino (Kukident);
2. Quelli con la scatola rinfrangente (Dermovitamina) o bombata (gli odiosi tappi per le orecchie), con i codici del ministeriale impossibili da leggere col laser.

Il problema molte volte delle casse è che richiedono molti prodotti disposti su più corridoi (un settore ne ha minimo 2 e massimo anche 6) e quindi mi ritrovavo carico di roba anche di vetro pur sapendo che se fossi tornato ogni volta alla cassa per svuotarmi del carico avrei perso fin troppo tempo.
Il mio settore preferito è il 23 perché almeno là le casse sono molto centrate rispetto ai corridoi, permettendo un facile e veloce deposito dei prodotti nella cassa durante gli spostamenti tra i corridoi.

E il problema dei lavoratori è che è sì un lavoro a ore, ma non ha orario: chi fa part-time come me è caldamente invitato a fare ore extra per finire gli ordini delle casse e quindi se il macchinario centrale che muove le casse per il magazzino si blocca o c’è poco personale, è possibile andare avanti a lavorare fino all’una del mattino.
Perché io facevo turno solo serale, ufficialmente dalle 19 alle 23.
E poi è frustrante vedere gli altri che sanno che a una certa vanno via essere più lenti, rassicurati.

E sticazzi.

Comunque, là ho lavorato con due gruppi di persone (entrambi i turni, perché una settimana fanno sera e l’altra mattina, alternandosi) e con certi alti e bassi mi sono trovato bene. Con i miei orari riuscivo a sconfinare nel notturno e la paga per un part-time era molto buona; mi hanno perfino dato le ferie per il matrimonio di mia sorella!
Sono felice di questa esperienza, è stata formativa e mi ha aiutato a riflettere e di parlare anche con molte persone fuori dal mio giro di conoscenze.

L’unica domanda che mi pongo è: cosa ti spinge a scegliere di lavorare là per tutta una vita? Io non reggerei e quasi tutti i lavoratori di lunga data si rifiutano di svolgere un part-time!

Una cosa positiva del lavoro: mi lasciava la mente libera di vagare verso le cose veramente importanti 😀

The Middle: l’importanza di non mostrare sempre la ricchezza

The Middle è una serie televisiva americana che seguo da parecchi mesi, grazie alle repliche su Italia 2 al primo pomeriggio. Raccontata da Frankie, The Middle è una sitcom familiare sulle vicende degli Hack, una famiglia americana dei giorni nostri.
La particolarità di The Middle? Gli Hack sono quasi poveri.

Non so se ci avete fatto caso, ma molto spesso nei film e nelle serie tv americane la famiglia è legata alla ricchezza.

I film più famosi sono sempre ambientati nei quartieri tranquilli, dove ci sono tante belle villette eleganti in cui sogni e drammi condiscono le trame dei personaggi.
Avete presente?
I grandi giardini verdi su cui il postino ogni mattina lancia il giornale, il lampione sotto al quale gli adolescenti si scambiano il primo bacio, la piscina attorno alla quale si riunisce il quartiere.
E non solo!
Ma anche l’interno delle case è sempre arioso, spazioso e sfarzoso. Le villette americane sono sempre costruite su (minimo) due piani: nel pian terreno c’è la parte della convivialità con soggiorno, sala da pranzo, cucina e altre stanzette mentre al primo piano si trovano i bagni e le camere da letto.

La gente nei media americani più famosi può avere difficoltà a sbarcare il lunario, possono esserci casalinghe depresse che osservano l’idraulico con troppo interesse o la figlia emarginata che a scuola subisce bullismo.
Ma sono tutte persone a basso rischio e con una vita agiata.

Quanti di noi vivono in villette a più piani e hanno studiato nelle migliori scuole, senza mai dover badare alle spese e agli sprechi? Quanti di noi fanno viaggi familiari in altri stati per tante lunghe settimane?

Per fare qualche esempio:
– nei film horror, Scream al massimo, il serial killer si nasconde nella casa e attacca la vittima senza che questa non senta nulla;
Ragazze a Beverly Hills, un intero film su ragazze ricche e le loro vite a scuola;
I Jefferson, una famiglia nera nell’America anni ’80 è descritta come ricca e in ascesa nel loro sfarzoso appartamento;
CSI: Miami, letteralmente ogni caso è legato a un personaggio ricco sfondato.

Questi erano solo alcuni degli infiniti esempi della televisione e del cinema americano. Gli Americani sono letteralmente fissati con la ricchezza. Dopotutto, è proprio su questo che si basa il sogno americano e hanno perfino un detto che lo celebre: the bigger the better.

Ma la povertà dove la mettiamo?

In America, in Italia e nel mondo la povertà e la vita normale supera di gran lunga come numeri la ricchezza ma sembra quasi che gli Americani vogliano sempre metterla sotto al tappeto o nascosta dietro una facciata. Non mi vengono in mente tanti film o serie tv legati al tema della povertà o degli adolescenti problematici.
Qualche nome?
Freddom Writers;
Sister Act;
Pensieri pericolosi;
Spiderman, di Raimi
Una poltrona per due.

The Middle invece ha la forza di raccontare tra le risate tutti gli sforzi che fanno Frankie e Mike Hack per assicurare uno spensierato presente e un roseo futuro ai loro tre figli.
The Middle sembra quasi ambientata dieci anni prima rispetto all’anno di produzione proprio perché gli Hack per molto tempo non possiedono televisori con lo schermo piatto o smartphone ma invece sono sempre a controllare le spese effettuate e si ammazzano di lavoro.

The Middle è importante perché per una volta l’America ha sfornato una sitcom per famiglie in cui non vengono mostrate vite perfette per far solo sognare le madri stanche e i figli svagati, ma anche per mostrare con ironia e leggerezza un lato del mondo che spesso non viene rappresentato perché… beh, diciamocelo: a nessuno piace mostrare il lato peggiore delle cose.

E francamente, mi rispecchio in alcune tratti maggiormente con The Middle che con Modern Family.

Secondo me Ariel nera e con i capelli rossi è sbagliata

Sono giorni che sto subendo su FB una blacklash di gente limitata che vuole solo rompere i coglioni. Perché? Perché ho osato affermare (o commentare, vista la piattaforma) che la cantante (manco attrice) scelta per il ruolo è nera e i capelli rossi le stanno bene come la parrucca rossa sta bene a Nicki Minaj o a Cardi B.

Apriti cielo, gli stronzi sono arrivati.

Il mio punto di vista non parte dal razzismo ma casomai dall’essere un conservatore: Ariel è un marchio mondiale che tra poco compirà 30 anni, se non li ha già compiuti, comunque è dagli anni ’90. Ariel ha un’iconografia precisa: il rosso e il verde, rispettivamente dei capelli e della coda da pesce; poi che la modella fosse Alyssa Milano e che è bianca cambia poco.
Ma Ariel è passata alla storia come la scema che si è fatta quasi ammazzare per amore, una caucasica dai capelli rossi. Se andate a Disneyland, ne trovate a decine di Ariel bianche e con i capelli rossi, una identica all’altra.

Erano altri tempi, per una volta la Disney rispettava in minima parte la fonte letteraria ed è venuta fuori una sirenetta per bianchi.

Ora però non capisco perché stravolgere l’iconografia per un live action. Ricordandoci che raramente i live action sono stati successi strabilianti o picchi di critica. Anzi, i più recenti, quelli meno fedeli ai cartoni, quelli fatti per seguire le mode e i cambiamenti sociali, sono i peggiori.

Sono stanco di essere accusato su FB di essere prima misogino e poi razzista per le mie opinioni, che spiego sempre con calma e precisione. Da gente che offende e campa le peggio cose in aria, senza alcun esempio o ragionamento a supporto. Sono stufo che più persone vadano da me in massa per criticare quello che era un messaggio stupido e veloce, una semplice opinione scritta di getto.

Vogliono una principessa nera? Cerchino di favorire i registi di produzioni più piccole o di approvare i pochi cambiamenti che la Disney cerca di attuare (pur essendo non proprio favorevole alla creatività Disney degli ultimi tempi).

Perché stravolgere un personaggio vecchio, nato in altri tempi e come unica argomentazione dire che pure i neri possono avere i capelli rossi?

Allora rendiamo Elena di Troia un uomo, o il misogino e donnaiolo James Bond una donna, tanto…
Non ho sentito grandi clamori di approvazione per Achille nero. Dov’erano tutti i sostenitori quando la serie era in onda? Non era stata cancellata subito dopo proprio perché nessuno se la cagava?

Boh, sono stronzo io o so’ stronzi quelli. Io sono stanco comunque. Mi informo, leggo saggistica, sono intenzionato a studiare cinema proprio per discutere e avere ragione.
Perché io in questa discussione gli esempi li ho portati.

Eccome se li ho portati.

Mulan è rimasta cinese, non l’hanno fatta bianca o nera o celeste, e ha floppato lo stesso. Belle è identica al cartone. Idem Cenerentola, solo ancora più scema e svampita (oltre che aver copiato il film con Drew Barrymore). Aladdino ha la principessa che canta cose femministe e poi si lascia catturare senza batter ciglio. Il Re Leone non si sa bene se è un remake d’animazione o un live action.

E dal lato Classici Disney?
Frozen ha principesse bianche, Encanto non ha principesse. L’unica principessa nera è quella di La principessa e il Ranocchio, che lo è diventata tramite matrimonio.

Boh. Mi sa che tutti vogliono sta cantante solo perché è famosa ed è la beniamina di Beyonce. A me sembra solo marketing: finito il film, ai parchi rimarrà la Ariel bianca e nessuno ne parlerà più.

Alyssa Milano è lei, cmq

EDIT: ciao, ho guardato La sirenetta al cinema; non mi è piaciuto ma l’attrice/cantante si è rivelata bravissima, e mi sono ricreduto. Se vuoi approfondire la mia reaction, ne ho scritto un piccolo post. Ciao!

Penso e sbaglio: le copertine di libri e film devono essere attinenti

Buongiorno! Oggi torno a parlare di letteratura e cinema in senso lato, non come blogger o aspirante critico ma più come compratore: infatti, voglio parlare delle mie preferenze sulle copertine dei libri e sui poster dei film!
L’idea del post mi è venuta fuori dopo una discussione che a me sembrava amichevole, ma che forse dall’altra parte è stata percepita fastidiosa, con la bookblogger RedValentine (che seguo da tempo) riguardante la copertina dell’ultimo libro da lei recensito. La prima anima: il rito (cliccare sul titolo per andare al suo post e alla discussione).

Forse per chi mi legge come commentatore ma non mi legge come blogger posso risultare come una persona parecchio polemica e puntigliosa; cose tutte vere, non c’è che dire. Tuttavia, sono dell’opinione di ritenere il blog mio e altrui un luogo fonte di dibattito e che il dibattito in sé sia più importante dell’articolo in sé, a volte.
Perché è l’opinione altrui e la tua capacità di stimolarne la condivisione la tua forza di blogger.

Tagliando la testa al toro, lei recensisce questo libro fantasy e io sono veneto, ho studiato vicino a Venezia e frequento la città lacustre sin da bambino; mi ci perdo ancora ma come ecologia la conosco abbastanza anche perché viene spesso usata come fonte di esempio per i processi ecologici da parte dei miei ormai ex professori universitari.
Inutile sottolineare che il libro è ambientato a Venezia.
E che la copertina del libro non c’entri una minchia con Venezia.

In pratica, la copertina mostra i due personaggi che si danno le spalle (lui da le spalle a lei, che è in primo piano rispetto al resto del paesaggio). Questi due ragazzi stanno su delle rocce nere molto grosse in un mare in tempesta osservando un castello che si intravede nella nebbia con alcune gondole che sbucano dalla cornice dell’immagine.
Per chi è stato a Venezia, sa che questa immagine non c’entra nulla con la laguna di Venezia: la nebbia di notte è così fitta che di certo non vedi oggetti in lontananza, l’ambiente è lagunare e non scogliero, e di certo se il mare è così mosso la nebbia non c’è. Potremmo dire che è ambientato nel passato (niente Mose per le onde, quindi), ma gli abiti sono moderni. Lasciamo un velo di speranza sul castello, essendo il libro un fantasy ci sta come il castello di Hogwarts.
E una gondola non fa Venezia: se uno disegna il Big Ben sulla Luna vuol dire che Londra è finita in orbita?

Qui non sto a criticare il libro in sé ma la copertina del libro. Perché la copertina di un libro, o di un film, è il suo biglietto da visita.

E quindi qui voglio fare un discorso a parte proprio su questo dettaglio: un libro può essere anche scritto in maniera splendida, ma se ha una copertina di merda, ha una copertina di merda.
Mi ricordo da piccolo che mia mamma era scoppiata a ridere quando volevo comprare un libro in libreria. Perché? Perché era lo stesso libro che avevo disdegnato nella biblioteca di casa nostra, ma in quel momento avendo una copertina diversa e accattivante per i miei gusti mi aveva interessato!

Secondo la mia opinione di fruitore e quindi di sborsa i soldi per acquistare un’opera altrui, la copertina ha un ruolo importante. Molte volte scelgo i film perfino per il cast: se un film ha attori che non rientrano nella mia scelta estetica, esso deve avere una trama veramente forte per interessarmi. Un po’ come ho fatto prima per The Middle e poi con The Goldbergs.
Un libro deve avere una copertina accattivante, curata, se racconta di un luogo reale o mostra un dettaglio importante o se vuole raccontare il luogo che sia almeno verosimile!

So che questo è un discorso campato in aria da un maniaco del controllo, ma per me l’estetica deve essere importante. E anche la grafica.

Per ora, i libri con le copertine più brutte sono o i classici nelle edizioni economiche (sono classici, qualche gonzo che te li compra lo trovi lo stesso 😂) e gli young adults. Mi ricordo che Hunger Games aveva copertine con un senso logico; e cos’ha fatto la saga di Divergent? Scopiazzato malissimo, con copertine che non hanno senso di esistere. Anche Starcrossed si salva, ma già con il super best seller di After si cade in basso.

Per i film invece è tutto un altro discorso. Là si va direttamente con lo spoiler : poster e copertine pesanti, piene, horror vacui a manetta, con il retro del DVD ricolmo di immagini teoricamente stimolanti l’interesse. Poster titanici.
E i film hanno anche un altro problema: i trailer.

Ma quanto sono brutti i trailer di oggi?
Ormai rivelano tutto il film, o quasi. Più di due minuti di roba, più trailer dello stesso film che sembrano narrare pellicole diverse. Caratterizzati, soprattutto se da grandi case di produzione, da una o due scene super veloci tipo jumpscare e poi una seconda parte super lenta (in cui vengono date moltissime informazioni).

Mi ricordo il caso più eclatante di trailer gestito malissimamente con il film Dream House, un thriller uscito nel 2011 con Daniel Craig e Rachel Weisz. Il trailer mostrava letteralmente tutto, con il botteghino floppato miseramente e il cast che si rifiutava di pubblicizzarlo.

Insomma, per me la copertina è un elemento essenziale dell’opera da commerciare. Sinceramente, preferisco un’immagine astratta o misteriosa come si usa per i thriller italiani piuttosto di queste immagini mirabolanti che alla fine destabilizzano la realtà o c’entrano poco con l’opera in sé.

E voi? Alla fine ho scritto questo post di pura pazzia anche per giustificarmi. La blogger, che continuerò a seguire e che non voglio minimamente attaccare usando questo post, mi ha scritto questo:

Mi sembra inoltre che qui si stia giudicando – in modo affrettato – un libro dalla sua copertina: infatti se tu provassi a leggere questo romanzo noteresti subito che la scrittrice è della zona, la quale conosce benissimo Venezia, che viene descritta alla perfezione nelle piazze, nelle vie, negli edifici, nel cibo e nelle isole della laguna.

Concentrarsi su queste banalità e non sulla struttura della trama è proprio il tipo di pregiudizio che chi ha un blog/pagina/sito, e si occupa di recensioni, dovrebbe evitare per essere credibile.

Io infatti stavo commentando la copertina come lavoro a sé. Non ho letto quel libro e sinceramente con tutti i libri che ho da leggere non sono interessato a un romance paranormale.
Ma quindi non è possibile parlare di una copertina senza parlare dell’opera che essa introduce?

PS: la blogger in questione poi mi ha risposto (commento a cui non voglio dare seguito) consigliandomi altri libri che secondo lei rispettano il mio ‘senso di protezione verso Venezia’; e sono tutte guide turistiche.
Io sono sempre stato garbato, vi ho linkato l’articolo e potete leggere la discussione; ma questo mi sembra un attacco personale, una derisione da un tipo di blogger che pretende solo apprezzamenti e che non è capace di discutere. ORA il fatto di seguirla ancora dopo questo ultimo commento è messo in discussione perché l’ho interpretato come una derisione verso la mia persona e la mia voglia di fare un dibattito con un altro blogger perdendo mio tempo.
Assurdo.

Blog personale: i miei anni negli Scouts

Fasi nella vita dello Scautismo: 8-11 anni Lupetto; 11-16 anni Scout; 16+ Rover. Io parlo solo degli anni da Scout.

Durante gli anni ho spesso parlato positivamente dello Scautismo perché è una realtà gratuita e nazionale che si sforza di aiutare i giovani. Ma diverse volte ho anche accennato a un’adolescenza particolarmente problematica.
Combinate le due cose e avrete 5 anni non propriamente felici, in cui i Capireparto cercavano di aiutarmi ma in cui non mi sono mai sentito parte del gruppo.

Non sono mai stato bullizzato negli Scout, ma sono stato allontanato.

Nel corso degli anni si è creata una sorta di barriera tra me e gli altri. Con quelli della mia età non parlo nemmeno più ora e allora ero sempre allontanato dal loro gruppetto; con quelli più piccoli non c’è mai stato interesse o argomenti.

Tutte le amicizie che avevo stabilito durante gli anni da Lupetto si sono dissolte nei primi due anni di Scout. Durante l’adolescenza ho perso tutto. Terra bruciata.

Vuoi perché loro facevano ‘carriera’ diventando parte dell’Alta Squadriglia mentre io rimanevo sempre in ombra a lavare le pentole. Vuoi perché l’adolescenza premeva e iniziavano a fumare, a parlare di calcio, ragazze e sport; tutte cose di cui non me n’è mai fregato niente.

Così ho iniziato a rinchiudermi in me stesso, a sentirmi grasso come il mio secondo Caposquadriglia si ostinava a dirmi, o strano e incapace, uno stupido che nemmeno riusciva a fare un nodo decente o costruire qualcosa. Al mio primo campo ho pure sofferto di stitichezza, non cagando per una settimana intera alla sola idea di andare nella latrina da campo.
Ero bravo con le parole, leggevo molto, per straniarmi. Mi ricordo che durante le lunghe ore di pausa al campo estivo mentre gli altri andavano a zonzo in compagnia, mi sedevo da qualche parte e per passare il tempo disegnavo (mai avuto talento in quello) o leggevo i vecchi giornali che usavamo per accendere il fuoco. Solo gli ultimi anni hanno -abbiamo- provato un riavvicinamento ma ormai eravamo e siamo estranei e le conversazioni le sento sempre imbarazzanti. Vuote, assolutamente vacue. Ed ero bravo con il Libro di Marcia, un quaderno in cui dovevamo raccontare la giornata del campo estivo appena trascorsa.

Solo per il Libro di Marcia sentivo apprezzamenti.

Dagli Scout mi sono sentito veramente inutile, era frustrante. Era frustrante vedere la simpatia e l’autorità che gli altri suscitavano, mentre io solo risa. E non risa in compagnia ma risate di cui io ero l’oggetto.
Chissà, forse è per questo che dopo le medie sono ingrassato e solo dopo i 19 anni sono dimagrito di botto. Cambiato ambiente, iniziata l’università.

Non ho grandi ricordi positivi degli Scout.

Ho questo ricordo impresso nella memoria. Nel mio ultimo campo, l’ultima sera, il Caporeparto chiama me e tutti quelli del mio anno per una cerimonia: a ottobre saremmo diventati Rover. Io stupidamente pensavo che dopo quella serata così particolare qualcosa sarebbe cambiato e invece no. Invece dopo che il Caporeparto era andato dal resto dello staff, i miei ‘amici’ mi hanno convinto di dormire nella tenda del resto del reparto, lasciandomi da solo; mentre loro dormivano nella tenda dell’Alta Squadriglia, insieme.

Come posso dimenticare qualcosa del genere? Come posso dimenticare tutti questi anni in cui mi sono sentito un peso, rifiutato, allontanato?
Io li consideravo miei amici, non mi sono mai reso conto della loro tossicità nei miei confronti.
Ma non mi hanno mai invitato a una festa, regalato il loro tempo.

Recentemente sono stato prima al matrimonio del Vicecaporeparto e poi del Caporeparto (sono due fratelli). Loro quattro sono venuti insieme, stessa macchina, a entrambi i matrimoni.
E’ già tanto che mi abbiano rivolto la parola. Con tre di loro siamo estranei.

Uno di loro quando ha mollato gli Scout e ha fatto il saluto ufficiale a tutti, ha salutato il clan, ha salutato tutti nel suo annuncio. Tutti, nominalmente. Tutti, tranne me.

Recentemente da un ragazzo del mio clan mi è stato chiesto se li considero amici. Non quelli del mio anno, tutti quelli del mio clan. All’inizio avevo ovviamente risposto di sì, ma nei mesi ci ho pensato. Non mi contattano mai, non mi scrivono mai, non mi telefonano mai, non sanno che mi sono laureato, non sanno che sto lavorando, non sanno che sto per andare a Roma.
Come possono definirsi anche solo conoscenti? Cosa conoscono di me?

La gente mi chiede perché sono riservato e asociale. Non so, avrò un carattere di merda.


Dylan, il cane che mi ha consolato durante la mia adolescenza

Mermay: The Charmed-One!

Buongiorno! Oggi onoro il Mermay con un articolo a tema sirene, e come non citare una delle mie passioni e fondamenta del mio blog? Ecco allora una piccola riflessione riguardante i primi due episodi della quinta stagione di Charmed: A Witch’s Tail!

A Witch’s Tail ruota attorno alla trama principale incentrata interamente su Phoebe, mentre a supporto di essa anche Piper e Paige si ritrovano a gestire i loro problemi. Importante per capire la situazione è la quarta stagione, visto che l’evento principale è la ricomparsa di Cole e il suo effetto su Phoebe.
Episodio doppio (trattato come un unico grande mediometraggio nel mio cofanetto) inizia con una trama abbastanza scontata alla one-week-monster per poi evolversi alla fine della prima parte nella ricerca della liberazione e del sollievo d’amore, con due villains che interpretano la funzione solo fisica di ostacolo mentre i veri villains sono i sentimenti delle Charmed-Ones.

Temi trattati: maternità, separazione, accettazione di se stessi e del prossimo, futuro, sovrasfruttamento marino.

A Witch’s Tail è un lungo episodio che riprende il mito della sirena, in una versione che ricorda molto quella del Classico Disney: la Sea Hag che ricatta una sirena per la sua immortalità per trovare l’amore come donna sulla terra. Scaduto il tempo concessole, fortunatamente la sirena riesce a fuggire e si imbatte in Phoebe. Le cose succedono e Phoebe a metà episodio diventa una sirena lei stessa! Poi il resto della trama la lascio a voi, non faccio altri spoiler, dico solo che Cole è vitale per l’episodio e questo è un chiaro arco di passaggio tra la quarta e la quinta stagione!

A Witch’s Tail (Una sirena di nome Phoebe in italiano) si lascia guardare molto facilmente e il cambio di locatin, da quella urbana a quella marina è proprio un piacere, ci sono alte dosi di umorismo come Phoebe quando viene rapita dalle sorelle e rinchiusa in bagno. Con Phoebe sirena sono presenti numerose scene subacquee e dal punto di vista del montaggio, è notabile anche uno splitscreen. Ma credo che ciò che ruba veramente la scena sia il look incredibile di Alyssa Milano, con i dettagli come i gioielli e la retina ai capelli o le squame da pesce dorate!

Per i fan della sitcom Mom, la sirena che sfugge alla strega del mare è Jaime Pressly, una comprimaria della recente serie televisiva. Qui interpreta una moderna e biondissima Ariel, in fuga dopo aver infranto il patto.
Povera la Sea Hag, lei alla fine era leale e voleva solo onorare il contratto…

Beh, qui mi fermo o farei spoiler. L’episodio è fresco come una piacevole brezza marina, come il mare è il tema su cui i personaggi sono stati costruiti. Bellissime le location marine, sia i fondali su cui Phoebe felice nuota sia le grotte nelle quali i demoni progettano i piani di morte.

Voi conoscevate il Mermay? Se volete, potete andare a trovare il nostro buon Daniele Artioli che nel suo blog dal primo sta portando un articolo a tema sirena al giorno. Questo è il link. Io vi saluto, qui sotto vi lascio il mio approfondimento sulla sirena mitologica. Ciao!

Approfondimento sulla sirena mitologica: link.

Altri articoli su Charmed: link.

L’importanza della pesca sostenibile

“Are there any sea fisheries which are exhaustible, and, if so, are the circumstances of the case such that they can be efficiently protected? I believe that it may be affirmed with confidence that, in relation to our present modes of fishing, a number of the most important sea fisheries, such as the cod fishery, the herring fishery, and the mackerel fishery, are inexhaustible. And I base this conviction on two grounds, first, that the multitude of these fishes is so inconceivably great that the number we catch is relatively insignificant; and, secondly, that the magnitude of the destructive agencies at work upon them is so prodigious, that the destruction effected by the fisherman cannot sensibly increase the death-rate.”
Testo estratto da un discorso tenuto in occasione della Fishery Exhibition di Londra sulla pesca del 1882 tenuto da Thomas Henry Huxley.


Fin dagli albori della sua storia l’uomo si è evoluto sfruttando le risorse naturali, attraverso le attività di caccia, coltura, raccolta e pesca. La Terra per l’umanità ha significato fonte di energia, cibo e sicurezza: dopotutto, l’uomo si è sempre considerato come l’apice della catena alimentare, creato da Dio per ergersi sopra a tutti gli esseri viventi. Nei millenni quindi l’uomo ha preso per sé senza pensare o riflettere, con la sua popolazione sempre in aumento e sempre più efficacie nella sua predazione di risorse, sia rinnovabili sia non rinnovabili, anche grazie al continuo progresso tecnologico. Ma se con il passare dei secoli è pervenuta una certa comprensione dello sfruttamento delle risorse geologiche e terrestri, il mare è stato sfruttato fino ai giorni nostri senza ulteriori remore se non ai giorni nostri. Anzi, per decenni si è pensato che il mare offrisse infinite risorse da prelevare e infinite quantità di pesci e gruppi di crostacei e molluschi da pescare: purtroppo, si è seguita la tesi del ‘mare inhexaustum’ del filosofo e biologo Thomas Henry Huxley, ritenuta attendibile fino a tempi molto più recenti.


Questa tesi dell’infinita possibilità delle risorse marine ha portato i pescatori a sovrasfruttare il mare, arrivando anche a estinguere localmente o mondialmente diverse specie, impossibilitate a riprodursi ad un tasso sufficiente per colpa dei dissennati tassi di cattura. Un esempio di ciò è la storia del merluzzo del Nord Atlantico, lungo la costa orientale canadese del Newfoundland, 1992: il tasso di predazione da parte dei pescatori eccedeva la capacità di recupero della popolazione di quel pesce, arrivando a estinguere localmente quella popolazione animale (Smith e Smith, 2017). Ma i casi simili sono innumerevoli, almeno fino a un recente passato.


Fino a poco tempo fa, infatti, lo scarso utilizzo di metodi quantitativi finalizzati a una verifica effettiva dello stato delle risorse naturali e un’impostazione di breve periodo delle politiche gestionali, ha comportato che il sistema di gestione della pesca non fosse virtuoso ma invece caotico e sostanzialmente ingestibile. In questo contesto, quindi, era presente uno scarso dialogo tra il mondo della ricerca, amministrazioni e portatori di interesse, e il tentativo degli operatori di concordare con l’Amministrazione soluzioni di breve periodo per far fronte alla crisi. Il panorama delineato non è di tipo reattivo ma di tipo adattivo.
Un cambiamento di mentalità, verso un approccio più proattivo, è stato attuato negli ultimi decenni a livello comunitario con lo sviluppo di norme sempre più stringenti, legando le azioni gestionali alle verifiche dello stato delle risorse ed esplicitando la relazione tra misure gestionali e obiettivi da seguire.

Una gestione sostenibile delle risorse è molto importante perché si pone l’obiettivo di soddisfare le necessità attuali senza compromettere le risorse per uno sfruttamento futuro (FAO, 2003).


La pesca artigianale, o piccola pesca, è il tipo più antico e classico della pesca, spesso basato sull’investimento di un piccolo capitale e a conduzione familiare, e per questa attività. Si tratta di uno degli approcci più sostenibili: questi metodi di pesca fanno uso di strumenti da posta, ad esempio, tramagli, reti ancorate ai fondali o sospese lungo la colonna d’acqua, trappole come le nasse e sono caratterizzate da una selettività maggiore (la selettività è la capacità dello strumento di catturare la specie bersaglio e di ridurre lo scarto e il rigetto, ed è regolata grazie alla grandezza delle maglie delle reti o delle entrate delle trappole oppure dalla dimensione e forma degli ami) e minori impatti, garantendo un risultato sicuramente più sostenibile. Queste sono tecniche che si basano sulla conoscenza della specie bersaglio, sulla versatilità degli strumenti utilizzati e sulla stagionalità del pescato; non per niente, le tecniche e gli strumenti usati sono chiamati dai pescatori nel loro insieme l’arte.

Quando avrete letto questa introduzione alla mia tesi di laurea, leggermente rielaborata, avrò concluso la proclamazione in piazza San Marco a Venezia. Spero la apprezziate e che sia spunto di riflessioni. Ciao!^^

Little Mix: Cut You Off

Everyone’s got a limit, really saw my life with you in it
‘Til you walked right out (walked right out)
Only now when I look back, got me picking up on the red flags
Turn ‘em all white now (all white now)
‘Cause you don’t wanna listen, you got me so triggered
Can’t be mad about it when you handed me the scissors (oh)
Everyone’s got a limit, really pushed me there, now I’ve hit it
But I cut you out (cut you out)
Someone tell me how
How did we get here?
It used to be so good
Nothing lasts forever, but I really thought we could
I know there’ll be tears, but it’s worth a broken heart
If I can’t protect my energy, I gotta cut you off
I’ma, I’ma cut you off
I’ma, I’ma, I’ma cut-cut you off
I’ma, I’ma cut you off
I’ma, I’ma, I’ma cut-cut you off
Don’t think I believe ya, is the grass out there really greener?
Are you happy now? (Are you happy now?)
I know you think you’re all that, it’ll be so sweet when you crawl back
But it’s too late now (too late now)
‘Cause you don’t wanna listen, you got me so triggered
Can’t be mad about it when you handed me the scissors
Someone tell me how
How did we get here? It used to be so good (it used to be so good)
Nothing lasts forever, but I really thought we could
I know there’ll be tears, but it’s worth a broken heart
If I can’t protect my energy, I gotta cut you off (off)
I’ma, I’ma cut you off
I’ma, I’ma, I’ma cut-cut you off
I’ma, I’ma cut you off
I’ma, I’ma, I’ma cut-cut you off
I’ma, I’ma cut you off
I’ma, I’ma, I’ma cut-cut you off
I’ma, I’ma cut you off
I’ma, I’ma, I’ma cut
Someone tell me how
How did we get here? Used to be so good
Nothing lasts forever, but I really thought we could
I know there’ll be tears, but it’s worth a broken heart
If I can’t protect my energy, I’ve gotta do what’s best for me
I think I’m finally ready
To cut you off
Sing sing
I’ma, I’ma cut you off (oh)
I’ma, I’ma, I’ma cut-cut you off (cut you off)
I’ma, I’ma cut you off (yeah, I’ma)
I’ma, I’ma, I’ma cut-cut you off
I’ma, I’ma cut you off
I’ma, I’ma, I’ma cut-cut you off (cut you off)
I’ma, I’ma cut you off
I’ma, I’ma, I’ma cut-cut you off

Buongiorno.

Oggi ho voluto condividere con voi questa canzone perché al momento trasmette tantissimo, mi ci rivedo. Per tutta l’adolescenza ho avuto questa sensazione di alienazione, di isolamento dal resto delle persone che mi circondavano, come se nessuno mi capisse e mi accettasse fino in fondo; al massimo mi sopportavano e infatti non sono mai riuscito a entrare in una vera e propria compagnia, al massimo una volta all’anno un mio amico mi ospita nella sua.

Per anni ho provato a cambiare, ho dato le colpe non alle persone incontrate ma al mio essere sovrappeso, mentre quelli simpatici e socievoli erano magri. Ma poi ho iniziato ad allontanarmi da coloro che ritengo lontani, irraggiungibili, quasi estranei. Ho iniziato a tagliare i ponti. Questa espressione in inglese è tradotta To cut someone off; ed è quello che ho fatto, ora sto solo cercando qualcuno che rimpiazzi questa solitudine.

Austindoveblog: il blog compie 6 anni!

Buongiorno! Oggi celebriamo i primi sei anni del mio piccolo angolo di relax, un piccolo blog che è cresciuto con me!

Festeggiamo!

Questo blog nacque per dare voce ai miei pensieri personali, in un misto di narcisismo patologico e arroganza; pensavo che come lo avessi fondato chiunque lo avrebbe cercato per abbeverarsi alla fonte della mia saggezza. In verità, se si guardano le statistiche del blog, per parecchi mesi non ha ricevuto una singola visualizzazione!

Se all’inizio volevo parlare di fatti personali censurando le informazioni sensibili, dopo una forte lite con una persona a me vicina, decisi di parlare di altro. Ma di cosa? Fu così che iniziai a parlare di animali, di letteratura e sporadicamente di videogiochi. Strano ma vero, ma i film sono arrivati molto tardivamente.

Sarà per questo che pur avendo un pubblico quasi solo di cinefili, i maggiori successi a lungo raggio li ho raggiunti con i post riguardanti la letteratura!

Il mio piccolo errore riguardante il nome di un autore un pochino celebre!

Un altro tassello importante della storia del blog sono state le tag, o catene di Sant’Antonio. Una volta partecipavo molto, ma la comunità di recente è profondamente cambiata, ormai partecipo solo se mi interessa la tag in questione, molte volte creandone di mie per parlare sotto a una nuova luce di un particolare prodotto letterario o cinematografico usufruito recentemente!

Ma ho sempre continuato a scrivere, trovando sempre nuove linfe! Videogiochi (prima la serie Batman Arkham e poi i Pokémon) e più di recente i film, con le mie liste di 10 titoli! E continuerò a farlo, non so cosa mi riservi il futuro o se presa la laurea continuerò a bloggare, ma spero di sì.

E spero di rimanere almeno in minima parte interessante!

Il mio primo vero successo a lungo raggio assieme al Bivacco Marsini!

PS: qui scrissi un articolo sulla storia del blog e le parole usate per trovarlo su Google. Alcune sono veramente strane, ma ora che ho iniziato a parlare di cinema erotico saranno ancora più strane! 🤣🤣🤣

BLOGGER NEL 2021

Buongiorno! Oggi siamo nel primo giorno del nascente 2022 e vi saluto con felicità, soddisfatto dai traguardi che il mio piccolo blog ha raggiunto nel mese scorso e in toto durante l’anno: record di visite, visitatori, like e commenti. Grazie!

Come ogni anno, ripropongo una tag per bloggers e poi gli articoli più letti; giusto per celebrare i traguardi più belli! Buona lettura.^^

Quali mezzi utilizzi per il blogging?

Beh, per scrivere utilizzo principalmente il mio portatile giù nel seminterrato di casa mia (l’unico posto con il wifi sicuro). Per ricercare informazioni invece utilizzo principalmente libri di saggistica o il buon vecchio Internet, con Wikipedia in prima linea. Ma credo sia giusto citare i miei amati album pop (più il mio lettore DVD regalatomi dai miei) e YouTube: senza di questi, scrivere sarebbe veramente noioso.

Quanto impieghi per un post e come inserisci il blogging nel tuo tempo libero?

Dipende. Ora che sto studiando per la tesi e l’ultimo esame, cerco di dedicare la mattina a blog e sport, mentre il pomeriggio lo passo sui libri (più o meno). Quindi cerco di suddividere i post in base al tempo libero, arrivando anche a preparare i post con una settimana di anticipo se so che avrò meno tempo; tipo non so cosa scriverò a Gennaio: il 10 ho l’esame di inglese e il corso preparatorio, secondo un termine tecnico, era fatto alla CdC. Speriamo bene.

Qual è il tuo rapporto con i social network e come sono legati al tuo blog?

Mah. E’ da un po’ di tempo che provo a seguire una pagina IG ma con scarsissimi risultati; anche quella FB è abbastanza inutile. Credo che il vero aiuto per il blog derivi dal buon MikiMoz, che mi permette ogni tanto di condividere i miei articoli sul suo gruppo FB.

Vedi questa “crisi” del blogging in prima persona, al punto da aver avuto la tentazione di trasferirti in pianta stabile sui social?

Ne parlano in tanti e forse in termini di visite posso anche dire che esiste, ma bisogna anche specificare cosa si ricerca nel proprio blog: io voglio un posto dove scrivere, non ho mai avuto tante visite e non ci spendo soldi. Se un post arriva a 300 views sono felice e me lo stampo come gran successo, sono irritato se un post non arriva a minimo 10 views nel mese di lancio; ma tutto qui, non ci ho mai fatto grandi paturnie.

E così, dopo la tag a cui chiunque voglia può rispondere nel proprio blog o nei commenti qui sotto, espongo alcuni miei articoli di successo che hanno reso più interessante (spero) il mio piccolo blog.^^

I post più letti di sempre nel 2021:

  • 10 film con il nudo maschile integrale
  • Il club delle prime mogli
  • Basic Instinct: teorie sull’assassino
  • Il forum dei brutti???
  • Elena di Troia

I post, scritti nel 2021, più letti nel 2021:

  • 10 film con il nudo maschile integrale
  • Austindove: le origini del nome
  • The Xmas Carols: Il buon Doriano
  • Promising Young Woman
  • 10 film con il triangolo amoroso

I post più letti del mese in cui sono stati pubblicati, per ogni mese:

  • Blogger nel 2020
  • Pokémon Tag
  • Dieci adattamenti da libri di Agatha Christie
  • Frankenstein: recensione del libro
  • Consiglio 5 film: Aprile
  • Immaginare le storie, un corso con Valentina Durante e Giulio Mozzi.
  • 10 film con il nudo maschile integrale
  • Doom3: ansia e belle ambientazioni
  • Austindoveblog: blog molto personale
  • 10 film con i morti viventi
  • Vacanze di branco con il Covid
  • The Xmas Carols: Il buon Doriano

Ecco, siamo arrivati ai saluti!

Ho deciso di aggiungere anche i post più letti di ogni mese, scritti però in quel mese, perché così non condivido solo i più popolari ma tutti quelli che nel loro piccolo sono riusciti a plasmare un bellissimo 2021! Anche per mostrare quanti argomenti il mio angolo di relax affronta!

Se volete, ora vi lascio i post del primo dell’anno del 2021 e del 2020; anche solo per confrontare i post e vedere se qualcuno degli anni scorsi è riuscito a imporsi anche quest’anno. Ciao, buon nuovo anno e felice 2022!^^

PS: li conoscevate tutti gli articoli citati? Se li volete riscoprire, a sinistra da pc c’è la ricerca per parole chiave oppure le varie sezioni tematiche. Ciaoo!