Il 25 Agosto 1958 nasceva Tim Burton, uno dei più grandi artisti eclettici e sognatori del cinema.
Batman Returns uscì nei cinema nel 1992, quest’anno festeggia il trentesimo anniversario.

Buongiorno! Oggi torno con uno speciale burtoniano per due grandi anniversari molto importanti!
Sono molto felice di parlare di questa perla dei cinefumetti, anche se devo ammettere che da piccolo non capivo cosa ci fosse di tanto straordinario in essa: pochi combattimenti stratosferici ma più risse da strada, tanta politica e una riflessione sull’eroe e i freak. Sono felice di apprezzarlo ora.
Trama:
Batman riemerge dalle tenebre e dal mistero della notte per un’altra avventura a Gotham City. Questa volta deve combattere il malvagio, folle e pericolosissimo Pinguino oltre a doversi occupare anche di una seconda minaccia: la subdola e seducente Catwoman.
Temi:
– decostruzione dell’eroe
– solitudine
– dualità
– maschere pirandelliane
Introduzione:
Batman Returns è un film molto intenso che in due ore racconta della lotta politica dell’alta borghesia di Gotham che è costretta a vedersi rinfacciata ogni sua ipocrisia: uomini emergono da metaforiche fogne, donne rivendicano la loro libertà fin troppo a lungo repressa, politici corrodono le risorse in nome della propria autorità e forse una figura archetipica e fissa come Batman non è più adatta ai tempi!
Tim Burton riesce a costruire una fiaba dove sono i freak a regnare e dove, ancora una volta, il Cavaliere Oscuro risulta il personaggio meno intenso della partita. A regnare nell’immaginario di questa fiaba dai toni scuri sono due personaggi: il viscido Pinguino e l’ambigua Catwoman.
Catwoman:
Catwoman per Burton era sempre stata fonte di attrattiva, assieme al Joker. Vederla poi interpretata da Michelle Pfeiffer è stata la perla al lavoro: lei è perfetta per il ruolo. L’attrice si era allenata nell’uso della frusta per poter recitare tutte le scene con essa, e le sue incredibili espressioni che fa quando per esempio viene rianimata dai gatti sono genuine!
Personalmente trovo che le si addica molto il trucco burtoniano e insieme i due hanno creato una delle antieroine più iconiche della storia, non mi sorprende che poi si siano rincontrati per Dark Shadows. Una donna affascinante e carismatica, dotata di un talento genuino in grado di portare sullo schermo un personaggio afflitto dalla dualità tra la ricerca dell’amore e della vendetta, tra la remissiva e affettuosa Selina e la graffiante e selvaggia Gatta Ladra.
Da notare come Selina Kyle nelle prime scene sia vestita come la tipica cessa: occhiali, capelli raccolti, vestito coprente e dal colore smorto; e sia caratterizzata dalla tristezza grazie a un carattere remissivo e un appartamento femminile ma volutamente desolante. Con la trasformazione invece scopre il trucco, distrugge quella che era la sua tana sicura per approcciarsi al mondo e indossa un costume chiaramente sadomaso.
Due sono le citazioni da ricordare del personaggio:
– “I don’t know about you, Miss Kitty, but I feel much yummier!”
– “Always waiting for some Batman to save you!”

Il Pinguino:
Il Pinguino, invece, non esercitava molta attrattiva su Tim Burton e quindi, per renderlo più tragico e interessante, ha preso a piene mani dalla storia di Killer Croc aggiungendo il tema del circo per maggiore varietà.
Per Tim Burton i veri villain hanno sempre una tragedia alle spalle: infatti nel prologo ci viene presentato Oswald Coblepot non come un bel bambino ma come una bestia feroce e orrorifica; e bisogna attendere la prima scena dopo i titoli di testa per la presentazione fisica.
Girare le scene del Pinguino per Tim Burton è stato molto difficile: essendo Los Angeles la città ospitante dovevano raffreddare gli studios per il benessere dei pinguini e le location erano sempre molto strette.
Ma almeno la morte del Pinguino, così lunga e straziante, è piaciuta a Tim Burton: non apprezzava particolarmente il personaggio, ha avuto difficoltà a gestire gli studios, ma almeno con il Pinguino ha potuto mettere in scena la tragica e fondamentale lenta morte del mostro! Come nei monster movies di una volta, quelli che apprezza tanto.
Danny DeVito per molti è troppo caricaturale ma secondo me è molto buono per il ruolo dell’incel voluto nemmeno dalla società. Curiosità: più si arrabbia e più la sua bocca si scurisce e gronda schifezze.
In lui il ruolo dell’outsider, del freak genuino, che cerca di imporsi sulla società che lo ha rifiutato, è chiaro ed evidente. Anzi, nel film il Pinguino si autodefinisce colui che riporta a galla i segreti, scava nella menzogna e in quanto custode delle menzogne di Gotham si ritiene in grado di sconfiggere non solo la borghesia ipocrita ma perfino Batman. Un pelino arrogante.
DeVito un grande attore, se il film non fosse stato così dialogico le sue scene potevano essere mute e si capiva lo stesso tutto.
Gotham e i personaggi secondari:
Gotham qui è sempre più cupa, straordinariamente abitata (se ci fate caso, i film burtoniani non sono mai molto popolati) e realizzata molto spesso tramite modellini. E qui torniamo al suo amore per i modellini e la stop-motion, di cui avevo già discusso tempo fa in questo articolo.
Per esempio, lo zoo è interamente filmato su un modellino per permettere quelle bellissime riprese aree e la costruzione di quei fantastici edifici dalle forme strane e peculiari.
Gotham è grande, un labirinto di grattaceli fondati sul duro lavoro operaio, come indicano le enormi statue in piazza. Certo, quando vengono rapiti i bambini mi aspettavo diverse cose: che il trenino fosse più lungo per contenere ben più bambini; che si fermasse in una zona residenziale leggermente più di alto rango; che la scena fosse più lunga e non solo funzionale alla trama.
Sembra quasi che Tim Burton abbia pensato Gotham come basata sugli operai e il loro lavoro senza mai mostrarli veramente perché alle feste pubbliche o private ci stanno solo gli uomini ricchi.
Il castello Wayne invece è lontano dalla città, per permettere a Bruce Wayne di godere della solitudine e della privacy che tanto ricerca; anche se alla fine del castello ci sono rivelate solo la Batcaverna e la sala col camino.
Shreck, che è interpretato da Christopher Walken, è forse il vero villain della storia. Viene ricattato dal Pinguino per i suoi affari sporchi e si vede costretto ad aiutarlo; cerca di convincere Bruce Wayne a perora la sua truffa; cerca di uccidere più volte la povera Selina Kyle.
Oswald non ha tutti i torti a chiamarlo un mostro.
Walken interpreta questo personaggio viscido e ambiguo splendidamente. Ha un’espressività assurda, Tim Burton adora lavorare con lui e non mi sorprende che anni dopo i due tornino a lavorare insieme in Il mistero di Sleepy Hollow!
E per concludere, Michael Gough ci regala un sobrio e scaltro Alfred. Qui aiuta Batman dalla Batcaverna e, cosa ben più importante, stimola la relazione tra Bruce Wayne e Selina Kyle.
Interessante curiosità: c’è lui nella prima scena dopo i titoli di testa!

Batman Returns è un grande film, grande film che Tim Burton all’inizio non voleva nemmeno fare. Ma alla fine lo ha girato, anzi lo ha costruito, a mano con amore. Qui si riflette sulla figura del freak e dell’eroe, sulla società perbenista e sul ruolo sociale delle persone.
Unico neo la sceneggiatura, che presenta alcuni buchi di trama. Un esempio piuttosto semplice da notare è quando in una scena Bruce Wayne sembra empatizzare con il Pinguino perché il villain proclama in televisione la sua intensione di ritrovare i propri genitori, salvo poi nella scena successiva Bruce Wayne è nella Batcaverna a indagare perché trova tutto ciò sospetto.
Grazie Tim Burton e buon compleanno!
PS: non mi sono dimenticato di Michael Keaton come Batman/Bruce Wayne, ma ne ho già parlato per il prequel. Ciao!
PPS: avete capito qual è il mio personaggio del film? 🙂