Child’s Play: la bambola assassina

child's play dolls (3)

Anno di uscita: 1988

Regia: Tom Holland

Sceneggiatura: Don Mancini, John Lafia, Tom Holland

Cast:

Catherine Hicks as Karen Barclay

Chris Sarandon as Mike Norris

Alex Vincent as Andy Barclay

Brad Dourif as Chucky

Dinah Manoff as Maggie Peterson

child's play

La storia del Child’s Play:

L’ispirazione per la creazione della bambola Chucky vanta principalmente due prodotti dell’immaginario dark fantasy: l’idolo Zuni armato di lancia direttamente dalla Trilogia del Terrore (1975) e la bambola Tina presa da Ai confini della realtà; molto importanti furono anche i film Devil Dolls (1964) e il Dolls di Gordon.

In mezzo a tutte queste bambole, Mancini ebbe l’idea per creare la sua, di bambola. All’inizio, l’opera doveva chiamarsi Batteries Not Included, poi il titolo deviò in Blood Buddy per poi diventare Child’s Play, per giocare sia con le menti in cui il marketing regnava potente, sia per creare in noi il ricordo dei nostri giocattoli infantili e deturparlo con l’immagine di loro come assassini feroci.

Nato per essere uno di quei bambolotti tipo Ciccio Bello da accudire dandogli dell’erba medicinale, la concezione della magia nera si concretizzava con il bambino protagonista del film che si feriva accudendo la bambola e mescolando, quindi, il proprio sangue con gli alimenti da fornirgli; inevitabile, secondo questa visione, sarebbe stato il legame psichico tra i due e il rapido declino degli eventi: Chucky sarebbe così diventato una manifestazione della rabbia del bambino stesso contro chi lo trattava male o contro la persona che il bambino riteneva fosse la causa dei propri guai. Tuttavia, quest’idea molto mistica e in un certo senso conturbante, non piacque alla casa di produzione (la MGM) e venne scartata.

Il secondo concept pensato per Chucky fu quello di un serial killer morente che aveva legato la propria anima in un bambolotto per sopravviver e un giorno, forse, tornare in un corpo umano; questa visione fu scelta per essere quella definitiva e il resto è storia.

Così, tre menti si unirono a creare un psicodramma contro i valori più cari a noi: la famiglia, l’infanzia e l’ingenuità infantile. Il bambolotto rappresenta quindi il prodotto seriale di una generazione di teen consumers -avidi e consumatori prima e futuri consumisti dopo- figli inconsapevoli dell’insicurezza insita negli adulti; non è un caso che al suo debutto, Child’s Play fu subito un successo e proiettò il suo personaggio coprotagonista Chucky direttamente nell’Olimpo dei più grandi personaggi dell’orrore mai creati!

Il grande genio artistico che fu il pilastro su cui si fondò il successo della bambola assassina era un giovane effettista statunitense specializzato nel make-up: Kevin Yagher, di ritorno dal successo di Nightmare 3. Capace di manovrare le bambole animatroniche con l’uso di speciali maschere sensoriali facciali e appositi joysticks, riusciva a far avere loro gestualità ed espressioni del tutto verosimili, tutte poi copiate da attori di bassa statura o da bambini per le riprese in campo lunghi o per le sequenze ansiogeni in cui Chucky doveva spaventare la vittima designata.

Tuttavia, il merito della riuscita del film e poi della saga non è da attribuire solo all’elettronica: infatti, prima di tutto ci furono tutti gli studi attuati per trovare il designe adatto da conferire al bambolotto. Un numero inquantificabile di artisti modellarono, truccarono e vestirono i vari Chucky in modo da seguire un’intera parabola lunga tutto il film che vedeva la prima bambola bella e sorridente, perfetta, diventare sempre più umana con un taglio di capelli molto più realistico, smagliature nella pelle e un logoramento sempre maggiore, assieme al cambio di espressione.

Così, quando tutto fu pronto, la gente andò al cinema per vedere le proprie peggiori paure prendere vita. Infatti, i ricordi infantili rappresentano i capisaldi della nostra identità e pensare che uno dei nostri giocattoli, improvvisamente, potesse prima afferrare un coltello da cucina e poi farci la festa è una delle nostre paure più profonde, così come per noi è terrificante l’idea di lasciare i nostri bambini nelle mani di una potenziale macchina di morte. Ecco, la gente che andò alla prima del film non sapeva a cosa sarebbe andata in contro, ma in cuor suo sono sicuro che un’idea se la stesse facendo quando, all’interno del corridoio che conduceva alla sala, si vedeva inghiottita ai lati da tutti gli studi artistici e tutte le bambole usate per realizzare il film. Una concezione del genere dell’orrore fece scuola e infatti Child’s Play è diventato cult non appena uscì relegandosi un posticino dentro al cuore delle nostre paure ataviche.

child's play dolls (2)

Commento spoileroso al Child’s Play:

La visione del film per me è stata abbastanza travagliata per via del mio videoregistratore: quello della televisione del soggiorno si era bloccato (col disco appena comprato dentro!) e quindi ho dovuto scaricare un lettore DVD per il mio computer e guardarlo da lì; ciò è interessante perché la maggior parte dei film di cui leggete poi sul mio blog alla fine li vedo quasi tutti al computer!

La visione di Child’s Play è stata molto interessante e accattivante, con una trama molto semplice e lineare ma che giocava sull’innocenza dei bambini e l’impossibilità degli adulti di credere nel soprannaturale: come avete già letto prima, gli adulti molte volte si dimostrano insicuri o recalcitranti, con le loro azioni, verso la salvezza del bambino (lo si nota per esempio quando il bambino afferma di sapere chi ha buttato l’amica della madre giù dalla finestra, o durante la scena dello psichiatra infantile) e quindi spetta al piccolo Andy fronteggiare le proprie paure per sopravvivere.

Il personaggio con cui chiunque empatizza è ovviamente il piccolo Andy.

Fin dalle prime scene lo vediamo caratterizzato da due elementi: la propria voglia di aiutare la mamma e sentirsi utile, come quando le prepara la (pessima) colazione, e la sua passione per i Good Guy, un franchise di giocattoli. Ecco, queste sono le sue caratteristiche, caratteristiche che per tutta la durata del film verranno messe a discussione. Molte volte ho pensato “Ma povero piccolino, cerca solo di aiutare” o “Poverino, non gli crede nessuno”. Insomma, la vera vittima di tutto non è rappresentata dalla gente uccisa dal pazzo assassino ma è il povero bambino prima orfano del padre – di cui vediamo una sua foto in cameretta e questo prova la grande mania per i dettagli della pellicola, poi privato della madre perché viene giudicata inadatta al suo ruolo e infine Andy rischia pure di diventare l’incubatore per l’anima del serial killer; insomma, povero piccolo!

Il secondo personaggio, a pari merito, che domina la scena è ovviamente Chucky, la bambola assassina! Fin dall’inizio sappiamo che che la bambola è viva e conserva lo spirito di un folle strangolatore (anche se strangola poco) ma la vera paura che scatena l’orrore è la repulsione verso qualcosa che invece dovrebbe darci gioia e divertimento. La prima vittima di tutto ciò è il piccolo Andy che, dopo aver ricevuto per il compleanno la sua agognata bambola, la vede cercare di manipolarlo, infrangere tutte le regole a cui lui ubbidiva con tanta solerzia e infine pure cercare di ucciderlo. Chucky è sadico e crudele, cinico e senza rimorso; non uccide per il gusto di farlo, non solo almeno, ma invece lo fa per seguire un piano di vendetta che vedrà sfociare il vero orrore durante la seconda parte del film. Quell’orrore che senti quando una bambola semi-fusa cerca di accoltellarti alla testa dall’altra parte della porta!

Insomma, il film è veramente bello, stupenda l’inquadratura al minuto 1h07′, gli ultimi minuti sono di tensione vera mentre la prima parte della pellicola secondo me parla di una famiglia distrutta dalla perdita del padre. Molto bello, fa anche pensare una frase che dice uno dei personaggi: se nessuno ci crede, è vero quello che è successo?

Su questa nota, vi lascio e vi invito a lasciare una vostra impressione riguardo al film, la sua storia e ai temi trattati in esso! Ciaone e alla prossima!^^

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