Buongiorno! Oggi desidero commentare brevemente il Poirot di Kenneth Branagh e la sua interpretazione di Assassinio sul Nilo.
Poiché il personaggio è tratto dalla saga di Agatha Christie ed esistono un libro e svariate trasposizioni con il medesimo titolo del film, il post conterrà eventuali spoiler.
Poirot
Il Poirot di Kenneth Branagh è molto diverso dai suoi predecessori. Io sono cresciuto con quello interpretato da David Suchet, e poi per qualche film con quello interpretato da Peter Ustinov; ecco, la visione del personaggio di Branagh non ci assomiglia per niente.
Questo Poirot è un uomo d’azione, un cinico e attento investigatore capace di arditi inseguimenti e abile sparatore, prestante e con il volto mascherato da baffi molto più grandi del normale. Se una volta l’investigatore belga era un piccolo uomo affabile e ospitale, inoffensivo, qui perfino il bastone da passeggio diventa un’arma e Poirot in toto si trasforma in un uomo polite ma sempre freddo e distante, intento ad osservare la vita che gli scorre intorno.
Con un personaggio del genere, ovviamente anche il taglio dei film che lo ospitano cambia radicalmente.
Ci sono molte scene d’azione, troppe scene d’azione, alcuni piccoli jumpscare (o scene d’azione in miniatura) per mantenere alta l’attenzione del pubblico in attesa del primo omicidio. La regia e il montaggio sono molto frenetici, con virtuosismi di camera che non mi hanno impressionato minimamente risultando alquanto fastidiosi. Rimangono i grandi campi lunghi e lunghissimi per mostrare l’immensità del paesaggio, ma non sono più viste paradisiache di paesaggi da sogno ma invece riflessioni su quanto l’umanità è piccola in confronto alle grandi costruzioni storiche o alle bellezze del mondo.
Sembra quasi che Branagh tema che il pubblico, ormai abituato all’azione dei cinecomics e agli horror ricolmi di jumpscares, senza un preciso taglio non riesca a concedergli l’attenzione dovuta.
Death on the Nile
Sono andato a guardare Assassinio sul Nilo in madrelingua sottotitolato in italiano al cinema, e quindi alcuni errori di traduzioni mi sono passati senza far danni. Ho apprezzato molto i dialoghi nella prima parte, molto soffici e suadenti, come se fossero onirici. Non ho apprezzato il prologo del film: in bianco e nero, ambientato durante sul campo di guerra; temevo che fossi entrato nella sala sbagliata!
Il film scorre bene, ha un cast esteticamente molto bello ma non impattante come le precedenti trasposizioni, perfino la precedente trasposizione di Branagh (sul celebre treno) aveva un cast più carismatico e memorabile. Credo che se avesse svolto un casting differente, almeno per il triangolo amoroso, le sorti del film sarebbero cambiate radicalmente.
E poi la telecamera! Fa di quei giri allucinanti pur di abbagliare lo spettatore, si allontana dalla nave e si adagia sul letto del fiume o si avvicina alla riva per mostrare un coccodrillo che si pappa un gabbiano. Abbastanza evitabile.
Ah, e a parte una scena dell’interrogatorio, tutti gli indizi erano impossibili da percepire rendendo questo Whodunit abbastanza fallimentare. Anche il cambio di etnia dei personaggi era inutile, mi sarei aspettato che tra le cause esplicite per non far sposare i due starcrossed lovers ci fosse che lei era nera, ma ciò non viene esplicitato; allora perché non lasciarla bianca?
Conclusioni:
Kenneth Branagh nel suo primo film su Poirot, di cui ho parlato qui, aveva dato vita a un’interessante trasposizione del personaggio e del libro, ma qui secondo me si prende troppe libertà con effettivi pochi successi; avrei preferito un altro cast e una camera maggiormente fissa e meno maratoneta. E voi lo avete visto?
