Buongiorno! Ieri sera per la prima volta sono andato a teatro, accompagnando i miei genitori in un viaggio abbastanza lungo. Sapete quanto io odi i viaggi in macchina, poi di sera! Comunque, lo spettacolo era della compagnia teatrale Teatro che pazzia e rielaborava il celebre romanzo della Regina del Giallo, scegliendo di portare sul palco il finale letterario e non quello teatrale.
Lo spettacolo mi è piaciuto moltissimo, secondo me erano tre i fattori che hanno contribuito a farmelo apprezzare: la recitazione ovviamente, la scenografie e il reparto sonoro.
La recitazione c’è stata regalata da quattro attori molto bravi: Ted Keuser (qui anche regista) che interpretava il giudice, Marco Sartorello (coregista) che interpretava il sergente, Federico Furlan per il dottore e Giulia Corrocher per l’insegnante. Gli altri personaggi sono già uccisi all’inizio della rappresentazione (il maggiordomo muore appena inizia lo spettacolo fuori scena), ma la coppia di domestici interpretati, a turno dagli attori non in scena, compare spesso come intermezzo onirico a spaventare i personaggi.
La scenografia e il reparto sonoro sono allestiti entrambi Marco Michielan; mentre come coscenografo c’è Dino Zorzenon e le maschere dei domestici sono realizzate da Roberta Bianchini. Lo spettacolo è ambientato in America, nel deserto americano e sono isolati nell’attesa della carrozza che li ha portati in quel posto. Ho apprezzato la scenografia perché scandiva perfettamente i ritmi, con gli oggetti che cascavano al momento giusto (allestimenti elettrici?) e nella sua semplicità arricchiva il racconto.
La storia è abbastanza fedele al testo originale, ma con toni da commedia: intervalli musicali, parossistici e onirici. Il grammofono diventa in alcune scene quasi un dittatore, imponendo il ritmo alla scena in base ai suoni che esso riproduce. I numeri musicali poi sono notevoli, soprattutto perché sono eseguiti praticamente a cappella, anche se credo che con la scusa del microfono come strumento intermediario tra noi e gli attori, il tecnico qualche suono in più lo abbia aggiunto.
Il metateatro spinge ad ogni scena per essere sempre più centrale, fino a quando nei momenti di massima tensione e di lacrimevoli riflessioni gli attori non interpretano più i personaggi il cui nome è sulla locandina ma loro stessi che scoppiano in crisi di nervi (indicativo il momento in cui l’attore non chiama più la ragazza con il nome di scena ma con il vero nome).
Ecco, con una commedia dai toni così spensierati, che mi ha quasi ricordato Frankenstein Junior per alcune gag e messa in scena, non mi sarei aspettato la scelta di concludere il racconto con il finale del romanzo! Dopotutto, siamo a teatro con una commedia, perché non scegliere quello più positivo creato dalla Christie stessa per la piece teatrale?
Comunque, complimenti agli attori e a tutto il cast artistico e soprattutto tecnico. Ho adorato le rese recitative di Keuser (veterano e si vede) e di Corrocher (suoi i momenti più emotivi e faticosi). Grande esperienza, ottima prima volta!^^
