Buongiorno! Oggi torno a parlare di videogiochi e di Doom con le mie ultime mie partite: ho vinto la run di The Ultimate Doom a difficoltà Hurt me plenty, mentre su Doom2 ho provato la difficoltà Hey, not too rough. Due successoni!
The Ultimate Doom, Hurt me plenty:
Quando ho deciso di provare questa difficoltà, non mi ero reso conto che Hurt me plenty era la seconda più difficile del titolo (non conto Nightmare che è per lesionisti, fa risorgere i nemici). Oramai conosco abbastanza bene le mappe di The Ultimate Doom e quindi pian piano sto scoprendo com’è il videogioco aumentando la difficoltà: infatti, i Doom classici con l’aumentare della difficoltà non solo aumentavano i danni ma pure i nemici e la loro quantità che avresti trovato nelle varie mappe. Inizio a giocare e… Era difficile! In pratica, ero sempre assalito, mi trovavo di fronte a vere orde di nemici e in più di un’occasione se non avessi salvato mi sarei ritrovato a dover rifare da capo l’intera mappa! Ciononostante, per i primi tre episodi i livelli erano fattibili, mentre il quarto era rotto: mai salvato così tanto come nel quarto episodio, mai morto così tanto! Mappe più difficili? E1M5 (Phobos Lab) E4M1 (Hell Beneath) E4M2 (Perfect Hatred) E4M6 (Against Thee Wickedly) Ma è stata una bella esperienza! Se vi ho confuso parlando di episodi, livelli e mappe, vi lascio su questo link il mio articolo più preciso sul videogioco.^^
Doom2, Hey, not too rough:
La mia esperienza con Doom2 non è cambiata: sono più bravo a battere i nemici e a studiare l’ambiente, ma continuo a perdermi nelle mappe. A differenza di The Ultimate Doom, Doom2 è un labirinto di palazzetti e corridoi; e per rendere il tutto più distraente, ci sono pure le trappole ambientali. A me l’alta varietà di nemici poi non è che garbi moltissimo, tra l’altro. In pratica passo i minuti a girovagare, con nemici facili da uccidere ma senza capire dove andare. E ovviamente se per miracolo becco l’uscita, col cavolo che torno indietro per prendere colpi e vita eh! Boh, forse sono incapace io, ma avrei reso le mappe meno labirintiche o almeno con meno palazzetti da esplorare.
E voi? Avete giocato a questi titoli? Oppure ho parlato arabo tutto il tempo?
Buongiorno! Ormai Halloween si avvicina sempre più e quindi oggi propongo un post a tema orrorifico, ma anche videoludico: una tag su Doom, sul cofanetto che comprai qualche mese fa contenente i primi quattro videogiochi della saga escluso però il 64.
Questa tag è molto semplice: userò i titoli dei quattro capitoli più alcune caratteristiche di ciascuno, per dare anche una facile descrizione della mia esperienza di videogiocatore usando come risposte fonti non solo i videogiochi. Ovviamente, chi vorrà potrà rispondere alle domande nei commenti del mio blog o nel proprio blog.^^
Cominciamo dalle domande:
Doom Slayer Collection, la prima raccolta importante di cui ti ricordi
The Ultimate Doom, il primo capitolo di una saga iconica che ami
Doom 2, un videogioco che colleghi a tuo padre
Doom 3, un videogioco che colleghi a tua sorella
Doom 2016, un acquisto indotto dai consigli ricevuti
Torre di Babele, un videogioco o un film di cui hai tanto sentito parlare prima di provarlo
Torre Argent, l’opera che hai amato ma che ha un dettaglio che odi
Pinky Demon, il nemico più difficile da sconfiggere ma non boss
Rune, il libro di cui ha volutamente saltato pagine durante la lettura
La terra dei giganti, il videogioco in cui vi siete persi
Cybermancubus, un’aggiunta al franchise divenuta iconica e che ami
Cyberdemon, il boss o villain più iconico
Spider Mastermind, il boss o villain più bistrattato nel franchise
I corridoi di Marte, il film o videogioco che ti ha trasmesso più ansia
Doom Slayer, il personaggio protagonista più temerario e misterioso
Quindi, proviamo a dare qualche risposta:
1. Doom Slayer Collection. Su questo vado sul sicuro: Nightmare, il cofanetto con tutta la saga originale completa da primo al settimo, esclusi il cross-over e il remake. Questa saga mi ha dato tanto e pure col blog si è prodigata, regalando alcuni miei commenti sui film il cui apprezzamento mi ha incoraggiato a proseguire con la mia passione per il cinema.
2. The Ultimate Doom. La mia nascita, potrei dire, ma non sono cotanto vanesio. Allora rispondo con Harry Potter e la pietra filosofale: all’epoca ero in fissa anche se ormai la saga & l’autrice omo-transfobica mi sono leggermente scaduti.
3. Doom 2. Beh, qui mi sono bruciato la risposta; io mi ricordo i pomeriggi passati a guardarlo giocare a Doom 2, fino a farmi venire il mal di testa. Ora direi gli scacchi, anche se quelli analogici e quindi non elettronici.
4. Doom 3. Idem, ma per fortuna mia sorella gioca ancora e quindi direi un qualsivoglia gioco horror o azione/avventura, anche se ogni tanto noto nel suo schermo schermate che variano in molti generi.
5. Doom 2016. Le carte di Yu-Gi-Oh; ci giocavano i miei amici e quindi iniziai anche io. Ora non li sento più e non uso più nemmeno le carte.
6. Torre di Babele. Un qualsiasi film con la splendida Marylin Monroe, ecco diciamo Gli uomini preferiscono le bionde o Quando la moglie è in vacanza o Come sposare un milionario.
7. Torre Argent. Spoilerando la mia futura recensione, Spider-Man, il videogioco per PS4 uscito di recente: molto bello ma la telecamera spesso va dove vuole (in angolazioni di ambienti stretti) e i movimenti sono legnosi soprattutto quando ci si muove sui tetti.
8. Pinky Demon. Gli spettri in Pokémon Mistery Dungeon Esploratori del Cielo, quando attaccano dai muri solo alcune mosse possono ferirli e quindi possono essere incredibilmente fastidiosi.
9. Rune. Ez, quel gran mattone de Il signore degli anelli; porca zozza, già mi so’ sorbito 1000 pagine per arrivare alla fusione dell’unico anello, ora altre 500 per liberare la Contea? STICAZZI!
10. La terra dei giganti. Alcune mappe di Doom 2 erano infami forte quindi dico una di quelle.
11. Cybermancubus. Vale Jason per Venerdì 13? Dopo un film si parla già di franchise?
12. Cyberdemon. Dracula in ogni sua forma, tranne quella di Dario Argento, oppure un qualsiasi villain dalla trilogia di Sam Raimi di Spiderman.
13. Spider Mastermind. Giovanni, in Pokémon Giallo: lui si è dato un gran da fare per mettere in piedi l’organizzazione, stava per raggiungere i suoi scopi e poi un moccioso di dieci anni gli manda all’aria i piani; e lui poi da gran signori ci permette pure di sfidarlo per la Lega! Poveretto.
14. I corridoi di Marte. Shining: chi conosce sa, chi non conosce è un ignorante.
15. Doom Slayer. Michael Myers non nei singoli film ma giustamente nell’intera saga originale (dal primo al sesto senza capitoli ignorati dal canone, tranne ovviamente il terzo) perché è il protagonista, il simbolo, della saga e di lui sappiamo veramente poco.
Eccoci alla fine, da quanto era che non pubblicavo una tag? Troppo tempo. Sperando che vi piaccia e che riusciate a captare tutti i vari riferimenti che ho fatto ai quattro Doom Games, vi saluto. Come al solito, qui sotto trovate qualche link interessante ai miei post. Ciane e alla prossima!^^
Buongiorno! Oggi torno a parlare del celebre franchise FPS di Doom, con il quarto capitolo della saga! Siate sinceri, quanto non stavate aspettando questa mia recensione da videogiocatore a videogiocatore?
Trama:
La base spaziale su Marte della UAC, azienda scientifica di esplorazione, è statainvasa dopo aver aperto i portali sull’Inferno per colpa della traditrice Olivia Pierce; toccherà al Doom Slayer, essere semidivino rinvenuto recentemente negli scavi all’Inferno e portato alla base marziana prima del disastro, eliminare i demoni e fermare l’invasione prima che i mostri raggiungano la Terra!
La trama è più complessa di quanto non possa sembrare, anche perché durante la partita è possibile collezionare degli archivi che spiegano il mondo e i personaggi mostrati per cui l’immersione nella narrazione è molto profonda; il videogioco inoltre offre splendide cut-scenes che fanno procedere la trama principale in modo semplice e mai confusionario. Inutile dire che le più fighe sono quelle che presentano i boss!
Commento generale:
Giocare a Doom2016 è una scarica di adrenalina continua, riesce a dare al giocatore la sensazione di essere assediato senza sentirsi accerchiato perché egli ha tutte le armi e le potenzialità per farcela. Man mano che si procede con i livelli la difficoltà cresce e le modalità (e le armi) per uccidere i nemici iniziano a differenziarsi sempre di più, regalando un’esperienza di gioco a 360° senza mai annoiarsi o desistere per la troppa difficoltà.
Personalmente, i miei livelli preferiti sono il primo e il terzo, che spesso ho usato come banchi di prova e allenamento per svegliarmi e prepararmi per i livelli finali più difficili.
Ambientazioni:
Doom2016 è ambientato principalmente in due mondi: Marte (superficie marziana e base militare) e Inferno; inutile dire che pur essendo sfondi molto belli, gli ambienti alla fine sono quelli anche se gli sviluppatori sono riusciti a distinguere ogni livello infernale grazie a una grande inventiva.
Caratterizzato da tinte di colori che variano dal caldissimo al freddo a seconda del livello e della situazione, Doom riesce a mostrare una base in cui una strage è stata compiuta, mentre l’Inferno è una landa desolata senza vegetazione o acqua piena di scheletri, statue inquietanti e pozze di acido.
A livello visivo, per me su Marte che regna è sicuramente Struttura Argenti distrutta, grazie alle ulteriori devastazioni e il platform suggestivo ma semplice che propone, mentre all’Inferno il livello più bello è sicuramente Necropoli per la sua struttura e la varietà di luoghi che propone.
A livello generale, il gioco mostra ambienti che sono devastati, sempre ricoperti di sangue ma che riescono a conservare la magnificenza dell’architettura.
Il mondo creato attorno alla trama:
Doom2016 non riesce a mostrare la vita degli uomini su Marte distrutta dall’invasione come invece faceva Doom3 ma sceglie invece di fornire al giocatore una serie di piccoli archivi con cui approfondire le informazioni sui luoghi e i personaggi e i mostri che incontri.
La trama è semplice ma senza buchi, solida e permette di crearsi un’idea sia della scienziata traditrice Olivia Pierce sia sull’enigmatico Samuel Hayden. Capiamo che la tecnologia e il progresso tecnologico sono alla base di tutto e che la sopravvivenza del singolo non sempre è utile ai fini della sopravvivenza della specie; anzi, è proprio su questo concetto che si basa il dilemma del gioco e la costruzione degli eventi!
Ciò che mi dispiace è che non vedremo mai com’era il mondo ma solo com’è stato ridotto, solo i cadaveri e le pile di carni penzolanti senza ulteriori approfondimenti riguardo a quelle vittime senza volto.
I mostri:
I mostri di Doom2016 prendono a piene mani dai tre capitoli precedenti, aggiungendo di nuovo solo il Distruttore e il CyberMancubus; a livello grafico si ispirano maggiormente alle versioni di Doom3, soprattutto per il Pinky e il Hell Knight, entrambi resi più dinamici e aggressivi.
I demoni infernali in questa versione hanno uno stile di combattimento molto più aggressivo, si muovono molto di più e più velocemente e hanno quasi tutti anche attacchi fisici oltre a lanciare sfere di energia; ciò ovviamente rende lo stile di combattimento molto più frenetico e non permette al giocatore di camperare mitragliando i nemici: raramente in una mappa esiste un punto sicuro.
I Boss sono 3 e sono tutti aggiornamenti di boss dei capitoli precedenti: il primo è il CyberDemon, poi ci sono gli Hell Guardians del terzo capitolo e infine l’Aracnotron Mastermind della dilogia originale. Per preferenza personale, i Guardiani sono sicuramente i più facili da gestire mentre il più ostico è il CyberDemon.
Combattimento:
Come avete potuto capire, lo stile di combattimento è molto diverso dal resto della saga: se prima si assediavano i nemici proteggendosi dietro agli angoli, ora ciò non è possibile ma anzi siamo incentivati a buttarci nella mischia!
Esistono molte armi dalle diverse funzionalità, molte rune che danno ulteriori bonus e pure i potenziamenti.
Le rune sono un’aggiunta di questo capitolo e si sbloccano con delle sfide di diversa difficoltà; alcune erano facili o quantomeno fattibili, ma io quelle della corsa a tempo o di sopravvivenza non le ho mai sopportate e anzi le ho annoverate tra i lati fastidiosi del gameplay. Tuttavia, esse non solo aiutano il giocatore ma se esse stesse vengono potenziate possono fare benissimo la differenza!
Le armi sono molto variegate anche se le mie preferite sono sicuramente la doppietta e il cannone Gauss.
Ah, un’altra aggiunta di poco conto al combattimento: esiste il doppio salto!
Quindi il combattimento è veramente adrenalitico, con tutte le aggiunte di Doom2016 si ha una scelta veramente ampia con cui sbudellare i nemici. Tuttavia, a differenza dei capitoli precedenti non si ha l’intera mappa in cui muoversi ma solo un’arena con porte chiuse e solo il platforming per evitare i nemici.
Gameplay:
Il gameplay normale, non legato alle battaglie, è molto semplice: trovare le chiavi, aprire le porte, sgattaiolare tra i condotti dell’aria e premere i pulsanti di apertura dei portoni.
Non ci sono mai veri enigmi ma al massimo bisogna capire i meccanismi di funzionamento delle orde di nemici.
Una grande pecca di Doom2016, però, è l’esplorazione: uno degli obiettivi del livello è proprio la scoperta dei segreti. E come facciamo a scovarli con serenità se a ogni caduta nel vuoto moriamo ricominciando il livello dall’ultimo salvataggio automatico?? Alcuni punti sono veramente ostici, se la mappa è nuova è più facile morire di morte ambientale che di battaglia e ciò a una certa (soprattutto con la Torre Argent) diventa estremamente frustrante!
Aggiungiamo il fatto che nella difficoltà maggiore alla prima morte ricominci tutto da capo ed è facile capire che il platforming qui non è gestito benissimo.
Conclusioni:
Doom2016 è un titolo da avere per gli appassionati di FPS e accompagna il giocatore fornendo nuovi nemici e meccaniche per ogni nuovo livello che si affronta, regalando quindi un’esperienza graduale e facilmente apprezzabile.
Le pecche le ho elencate ma non invalidano la struttura grazie a un nuovo sistema di combattimento al passo con i tempi e un reparto musicale e grafico sbalorditivi.
Un grande gioco da provare e condividere!
Ecco, siamo arrivati alla fine della mia piccola recensione. Come al solito vi lascio i link alle recensione dei capitoli precedenti di Doom. Vi piacerebbe un confronto tra la saga di Doom e il suo omonimo rifacimento cinematografico con The Rock?
Fatemelo sapere nei commenti, io vi saluto e torno a studiare per dopodomani! CIAONE!
Buongiorno! Oggi torno per la vostra immensa gioia a parlare dello splendido franchise di Doom con il terzo fantastico capitolo della saga! Doom3 si differenzia dai precedenti capitoli grazie a una grafica rivoluzionaria per l’epoca, un’impronta molto più horror e una trama molto più centrale per lo svolgimento della narrazione.
Trama:
Un marine viene inviato su Marte nella base della UAC per controllare gli scavi e contribuire alla sicurezza dei lavoratori, che da tempo lamentano inquietanti avvistamenti e lamenti provenienti dai recessi della struttura; poco dopo il suo arrivo, però, avviene una catastrofe che libera i demoni e gli spiriti dall’Inferno: dovrà combattere per la sua salvezza tra i demoni infernali e gli uomini che sono stati corrotti da tali mostri.
Commento generale:
Giocare a Doom3 è stata un’esperienza affascinante, si discosta profondamente dai precedenti capitoli sviluppati in pixel-art e si designa quale reboot della saga. Personalmente, questo è il secondo capitolo che preferisco per le ambientazioni, la trama che sono riusciti a costruire attorno all’invasione demoniaca e gli scontri molto più ansiolitici.
Ambientazioni:
Doom3 è principalmente ambientato in una base spaziale su Marte, ipertecnologica, caratterizzata quindi da sfondali metallici, strettissimi corridoi pieni di ombre e angoli e tantissimi monitor e camere di sicurezza. Inoltre, alcuni livelli (due nella campagna principale) sono ambientati in luoghi più o meno infernali, mentre gli ultimi mi hanno ricordato la piramide egizia vista in La Mummia del ’99.
Con l’invasione, questi ambienti diventano luoghi claustrofobici, devastati sia dalle esplosioni sia dai mostri: cadaveri e resti sparsi ovunque, lamiere saltate come i ponti e alcune infrastrutture, porte più o meno funzionanti e aree non accessibili.
Ciò che mi è piaciuto particolarmente è che il giocatore è continuamente sotto attacco, con i nemici che arrivano da qualsiasi direzione, sia perché si accorgono della sua presenza sia tramite teletrasporto: dopotutto, è in atto un’invasione! Sullo stesso principio, è normale anche incontrare NPC che poi spariscono dalla narrazione, dopotutto potrebbero continuare a nascondersi o fare fini poco nobili.
L’ambientazione migliore? Lo scavo archeologico degli ultimi livelli!
Il mondo creato attorno alla trama:
Doom3 è riuscito a creare un mondo vissuto nella base prima dell’invasione demoniaca, dettaglio che non era riuscito a ricreare neppure il capitolo successivo, quello del 2016 (di cui vi parlerò in futuro).
Durante l’avventura è possibile collezionare i tablet dei lavoratori (più o meno trucidati dai mostri nel frattempo) e tramite essi si possono leggere oltre ai codici importanti per la continuazione della trama anche mail e audio personali che fanno sorridere (come quello del capoufficio che sollecitava i dipendenti della UAC a non andare sui siti porno durante le ore di lavoro!). Inoltre, sui tavoli sono notabili bibite, riviste di macchine o di donnine scosciate, appunti di vario genere.
Se volessimo prendere tutti i documenti di ciascun lavoratore, potremmo veramente ricostruire a grandi linee la sua vita su Marte!
I mostri:
Un’altra particolarità di Doom3 sono i suoi mostri: gran parte sono stati presi e riadattati dai capitoli precedenti mentre altri sono stati introdotti da zero in questo.
I più importanti a livello quantitativo sono senz’altro gli Imp che qui sono anche in grado di balzare addosso allo spettatore graffiandolo, ma ci sono inoltre svariati tipi di soldati posseduti (vari tipi di soldati con differenti tipi di armi in pugno).
Una grande mancanza è sicuramente il Baron of Hell che viene sostituito da una versione più grossa e arrabbiata del Hell Knight; il Pinky Demon qui è un’oscenità biomeccanica con mascelle enormi mentre sono stati introdotti due mostri dall’attacco simile: i ragni di Satana e i Cherubs, i bambini di Satana.
Qui i mostri che fanno la figura migliore sono: il Cyberdemon che è un colosso di 30 metri invincibile e l’Arch-Vile, ora in grado non più di resuscitare i nemici ma di evocarli dall’Inferno e non più in grado di bruciare il giocatore ma solo di lanciargli addosso fiammate (cosa che ho preferito).
I Boss in generale mi hanno leggermente deluso: a parte il primo che è chiaramente ispirato ad Aracne e il secondo che è più strategico, gli altri due li ho trovati solo bersagli su cui scaricare i vari fucili…
Combattimento:
Doom3 è il gioco che più di tutti è in grado di fornire al giocatore l’esperienza di un’invasione: all’inizio tutto va bene, poi c’è il botto con l’espansione dell’energia infernale nella base e quindi i mostri iniziano a comparire da ogni dove. Bisogna procedere con cautela, ogni angolo può essere fatale, e con le cuffie ben accese grazie alle quali captare e localizzare i versi dei mostri.
Credo che i dettagli che più caratterizzano il gioco siano due: la ricarica manuale delle armi e il Cubo delle anime.
La ricarica manuale delle armi è una meccanica che differenzia questo capitolo sia dai predecessori sia dai sequel: prima e dopo un combattimento importante, bisogna inserire in modo attivo i proiettili nelle rispettive armi, perché il caricatore ha un limite di spazio! Ciò rende lo stile di combattimento molto più strategico e quasi survival perché ciò può portare alla situazione, se non si ricaricano con abitudine le armi, in cui è il gioco in automatico a ricaricare l’arma lasciando il giocatore in balia degli attacchi avversari mentre ricarica l’arma da usare.
Il Cubo delle anime, invece, è un’arma che viene fornita verso la fine ed è indispensabile per uccidere l’ultimo boss. Di potenza devastante, si ricarica con tot uccisioni di demoni e può uccidere in un colpo solo qualsiasi nemico base! Va da sé che l’importanza di questo oggetto è enorme perché semplifica di molto le orde di nemici proprio quando il gioco si fa più duro!
Per il resto, le armi da fuoco sono più o meno sempre le stesse dei capitoli precedenti. Per facilitare il gameplay sono usabili anche delle stazioni della vita, mentre certe volte blocca molto gli spostamenti l’introduzione della stamina consumabile.
Le mie armi preferite? Fucile a pompa e fucile al plasma!
Conclusioni:
Doom3 è un gioco che si distanzia profondamente per setting e gameplay dal resto della saga, anche se è chiarissimo che per Doom2016 si siano molto ispirati a questo. Un gioco in cui l’ansia regna sovrana ma che gratifica il giocatore con orde difficili ma gestibili, l’introduzione di un nuovo mostro o meccanica di gioco ad ogni nuovo livello e una trama che racchiude lo sparatutto in chiave più horror che mai.
A voi è piaciuto? Lo conoscevate? Vi sta piacendo questa saga? Fatemelo sapere e per il resto ciaone burlone e alla prossima!^^
Buongiorno! Oggi, dopo aver condiviso con voi le mie impressioni su The ultimate Doom, ecco qui che torno con il suo sequel: Doom2!
Trama:
Il Doomguy deve sconfiggere i demoni infernali prima per liberare gli umani superstiti dalla schiavitù e poi per liberare la Terra dalla loro infestazione, uccidendo la fonte di tutti i mali.
Livelli:
A differenza del capitolo precedente, Doom2 non possiede una vera e propria schematizzazione dei livelli in capitoli ma è possibile attraverso la storia e le tematiche degli sfondi ricostruire dei filoni narrativi. Ovviamente, quelli più belli sono quelli ambientati nelle cittadine perché tutti gli edifici sono esplorabili e questi livelli sono anche quelli più affini alla vita del giocatore comune: tutti hanno una casa a cui tengono!
Inoltre, oltre alla campagna principale sono presenti anche i Master Levels: mappe create da programmatori diversi di differente qualità le quali sono perlopiù slegate tra loro. L’unico nesso è la difficoltà che li accomuna, i labirinti e i meccanismi più complicati del normale; tutto il resto è diverso, hanno tutte tematiche e settings diversi, così come i mostri preponderanti.
Un’ulteriore informazione importante da dire sui Master Levels, e che li distingue dalla campagna principale, è che sono slegati tra loro; tuttavia, ciò è importante perché ogni nuovo livello inizia sempre con 0 armatura e con la pistolina di inizio gioco, perdendo tutti i progressi e le armi collezionate precedentemente!
I mostri:
Un’altra sostanziale differenza che distingue il secondo capitolo della saga dal primo è la presenza di un numero molto alto di nuovi nemici (e quindi dinamiche di combattimento e strategie), oltre all’inserimento dei Boss di fine capitolo dal primo gioco come nemici normali (Cyberdemon e il Mastermind).
Credo che nella mia esperienza, il mostro che mi ha dato maggiori problemi sia stato l’Arch-Vile: nemico con un alto numero di punti vita, un enorme danno effettivo e la capacità di resuscitare i suoi alleati minori sterminati in precedenza; perfino i versi sono inquietanti!
Gameplay e orientamento nelle mappe:
A questo punto devo ammettere che ho giocato anche a questo titolo a difficoltà minore e quindi parlare di mostri e il loro spawning ovviamente non avrebbe senso perché io avevo tutto più semplice e con molte più munizioni!
Invece, parlo delle mappe.
A differenza del primo capitolo, ho trovato le mappe molto più caotiche e complesse da leggere: molte volte faticavo a trovare le chiavi, mi perdevo, c’erano meccanismo astrusi e la bellezza degli sfondi si appiattiva con il non procedere del livello. Credo che da questo punto di vista i Master Levels siano stati pessimi: là veramente troppe volte ho dovuto usare YouTube per trovare la strada, con ponti invisibili e chiavi come segreti!
Tuttavia, a livello di giocabilità credo che 5 mappe siano molto belle, due dalla campagna principale e tre dai Master Levels:
Monster Condo
Barrels of Fun
Trapped on Titan
Virgil’s Lead
Black Tower
Commento finale:
Doom2 è un grande gioco (ha introdotto la doppietta, mica aria fritta eh!), anche se ho preferito il precedente. Come al solito, bisogna provarlo almeno una volta perché fa parte della storia dei giochi e degli FPS, non si può lasciarlo da parte. Dal punto di vista estetico è migliorato molto e alcune mappe sono deliziose e con la giusta difficoltà, almeno se scegliamo la difficoltà adatta alle nostre abilità.
Ciaone, come con il capitolo precedente, vi lascio il gameplay di Davi Doom. Ciao!