Consigliato dal mio prof di mestieri nel cinema, Chiamami col tuo nome fa parte della sua lista di film da guardare assolutamente; uno dei pochi recenti, a dire il vero.
Chiamami col tuo nome è un bel film, solo un po’ lungo, e potremmo riassumerlo con l’andamento ormonale dell’estate di Elio. In pratica, la prima parte è tutta basata sul raccordo di sguardo e semi-soggettive, mentre la seconda allarga la visuale alternando campi più lunghi a figure intere; potremmo dire che la cinepresa adora posarsi su Timothée Chalamet alias Elio, ma il personaggio di cui Elio è invaghito è Oliver e quindi ci sono un sacco di particolari sull’attore Armie Hammer alias Oliver.
“And everybody’s watchin’ her But she’s lookin’ at you, ooh, ooh“, citando Rihanna.
Il film si dipana in tre atti, con la realizzazione carnale e non più platonica solo nell’ultimo, ironicamente. Un bel film. Ecco, schifo forte per la scena della pesca, poi io sono estremamente schizzinoso! A livello visivo invece la cinepresa valorizza la bellezza maschile, sembra quasi di vedere le statue dei titoli di testa. Meglio Guadagnino che Schumacher, rimanendo in tema di come la cinepresa accarezza il corpo maschile, eh! Ma alla fine a parte qualche primo piano di chiappe, è più potente il fuoricampo: il sesso etero viene quasi reso imbarazzante dalla messa in scena, mentre quello tra i due è caricato di molta aspettativa ed espressività recitativa.
Personalmente ho visto abbastanza film del regista e posso notare alcune costanti: la natura preponderante, quasi bucolica; l’amore per il tempo passato; il gioco di sguardi; l’eleganza nella messa in scena; l’importanza della musica; la preferenza verso la bellezza maschile, con il nudo femminile presente ma mai oggettivato; l’amore e la passione come qualcosa di doloroso.
Buongiorno! Oggi torno a parlare di serie televisive con Schitt’s Creek, una delle sitcom canadesi recenti più premiate degli ultimi tempi! Parla di una famiglia di divi che cade in disgrazia e si rifugia a Schitt’s Creek, un paesino dimenticato da Dio in Canada nel quale iniziano a gestire un motel.
Da sinistra: Johnny Rose, Moira Rose, David Rose, Patrick, Stevie, Alexis Rose
Per chi ama il cinema americano e quello canadese, la serie presenta alcune ricchezze: il cast è interamente canadese; è stata ideata, scritta e recitata da Eugene Levy (il papà in American Pie) insieme al figlio Dan Levy; come coprotagonista c’è Catherine O’Hara, che potreste aver visto in cosucce come Mamma, ho perso l’aereo e Beetlejuice.
Nell’arco di sei splendide e spiritose stagioni, la trama ruota attorno ai 4 componenti della famiglia: – Johnny Rose, un imprenditore che cerca di risollevarsi cogestendo il motel, con Roland e Stevie; – Moira Rose, un’ex attrice televisiva e teatrale che pian piano si integra nella vita della località; – David Rose, il figlio pansessuale e futuro gestore di un emporio che offre i prodotti tipici del luogo; – Alexis Rose, la bella figlia che dopo aver ripreso gli studi inizia una carriera nella pubblicità e nel management.
Oltre ai quattro componenti della famiglia nel cast principale ci sono pure Emily Hampshire nel ruolo di Stevie e Chris Elliott, che interpreta il socio, al motel di Johnny, Roland Schitt. Dalla terza stagione viene introdotto anche il personaggio di Patrick, interpretato da Noah Reid.
Schitt’s Creek è una piccola perla. L’ho adorata: era il mio appuntamento il martedì notte dopo il mio turno di lavoro!
Ho iniziato a guardarla dalla seconda stagione, a pezzi e quando capitava, ma è dalla terza stagione che ho provato un forte interesse quando viene introdotto il personaggio di Patrick e shippavo tantissimo lui e David. E spoiler, la foto che ho scelto ritrae il cast nell’ultimo episodio, quando giravano il loro matrimonio! Infatti, Schitt’s Creek è una sitcom esplicitamente queer, dove la storia d’amore tra David e Patrick è volutamente normalizzata senza alcun accenno di omofobia nel villaggio: i Levy hanno voluto regalare una serie che possa mostrare una romance senza ostacoli e drammi nel mezzo, coronata da una serie di battute.
Quindi, le tematiche sono: – la caduta dalla ricchezza alla povertà, con la costruzione di nuove abitudini e legami affettivi e sociali; – la comunità queer; – tutto il gossip e il dietro le quinte del cinema, della televisione e del teatro; – la ricerca dell’amore e della propria identità; – tante risate, anche interne alla trama.
Come avrete capito, io ho adorato la serie, mi faceva sognare e martedì scorso quando è andata in onda l’ultima replica mi si è spezzato il cuore. Dovevo parlarne sul blog!
Comunque, Schitt’s Creek non si concentra su un solo personaggio ma dà spazio a tutti: vediamo i drammi esagerati di Moira alla povertà e come il marito cerca di rincuorarla mentre manda avanti il motel, il percorso di maturazione dei figli. Anzi, il personaggio meglio caratterizzato è Moira Rose, incarnata da una Catherine O’Hara in splendida forma. Mi è dispiaciuto aver guardato la serie in italiano perché in originale era l’attrice stessa a modificare il proprio copione utilizzando un antico linguaggio anglo-canadese; non mi sorprende che abbia catalizzato la quasi totalità dei premi: lei è elegante, iperbolica, una diva delle soap che prima si deve adattare e poi con il proprio narcisismo si butta a capofitto nella vita sociale e artistica del villaggio. Da adorare.
Gli episodi, inoltre, sono molto corti e con un ottimo ritmo. Riescono a mostrare la progressione delle loro vite alternando tutto ciò con grandi dosi di umorismo sempre ilare e graffiante. E la storia procede bene, con continui paragoni tra il lusso della bella vita e la ruralità della località. Alexis, poi, nei dialoghi continua a citare le feste e le celebrità che era solita incontrare in quanto ereditiera mentre i genitori confrontano spesso la loro realtà attuale agli sfarzi del passato. Solo David apprezza la nuova vita: trova la scopamica Stevie, che diventa poi la sua migliore amica, apre il suo emporio e conosce Patrick. A fine serie, sarà David l’unico a rimanere a Schitt’s Creek col marito e l’amica.
La theme song è molto ritmata con dei tamburi tipo da orchestra militare (quelli piccolini da suonare con le bacchette, per capirci) e pur essendo molto carina mi ha sempre ricordato una cosa militare per l’appunto; la colonna sonora generale invece è molto pop e varia diventando funzione narrativa della scena.
I costumi, il trucco e gli ambienti invece rispecchiano perfettamente i personaggi e la loro astrazione sociale: se perlopiù le scenografie sono semplici perché rispecchiano i gusti di un quartiere canadese immerso nella campagna, i costumi sono caratteristici e descrivono perfettamente i personaggi che li indossano. Moira, David e Alexis in particolare sono caratterizzati da un vestiario specifico: Moira è la diva che indossa sempre parrucche, trucco pesante e abiti appariscenti e d’alta moda; David è fissato con i maglioni e gli abiti scuri; Alexis è la modaiola che veste sempre sexy e tiene al suo look. E fanno contrasto con i look più semplici degli abitanti di Schitt’s Creek.
Schitt’s Creek quindi è una perla della televisione canadese che vorrei recuperare guardandola non più dalle 11 all’1:30 di notte ma in prima serata con calma e freschezza; in inglese sub inglese, se possibile. Una serie fresca, pop, con numerose citazioni e tanti giochi di parole, mai oscena e con tante buone intenzioni che vengono sempre portate avanti con successo grazie a una scrittura intelligente e un cast di primordine. Consigliatissima!
Buongiorno! Oggi condivido la quarta parte della lista di film con bei personaggi Queer, gli altri articoli a tema li trovate in fondo dopo i saluti!^^
The lady in the van. Deliziosa commedia con Maggie Smith nel ruolo di un’arzilla e riservata vecchietta che, come dice il titolo, vive in un camioncino e ha come vicino un autore teatrale. Storia vera vissuta in prima persona dallo sceneggiatore del film, gay, mischia quotidianità, sarcasmo e commedia in una piacevolissima narrazione lunga diversi anni.
Non sposate le mie figlie! 2. Sequel dell’esilarante commedia francese sulla diversità e su quanto sia difficili accettarla, non è minimamente ai livelli dell’originale. Ma la sorella di uno dei generi dei genitori protagonisti, scoperta misteriosamente lesbica in questa pellicola (nel primo non veniva minimamente accennato) e in procinto di sposarsi, fa scoppiare un nuovo casino tra le famiglie sempre conservatrici. In pratica, si salva sul finale.
Ideal home. Deliziosa commedia familiare non per famiglie a tematica apertamente gay con un orribile titolo in italiano (e pure con un pessimo doppiaggio), racconta la vita di una coppia che si ritrova il nipote avuto di uno dei due, dopo che il figlio avuto precedentemente finisce in carcere. Bella storia, bravi gli interpreti (Paul Rudd e Steve Coogan) e con tante risate per adulti. Consigliatissimo.
Vedo nudo. Ne ho parlato un sacco di questo film a episodi, qui ovviamente parlo dell’episodio Ornella. Non dico altro per evitare ulteriori spoiler.
Madame. Interessante film con Toni Collette tra il dramma sociale e la commedia, non mi ricordo che personaggio Queer ci sia. A dire il vero, prima di guardare su Wikipedia non sapevo nemmeno riconoscere di che film si trattasse; ma mi ricordo che è carino anche se non ha la fine di Cenerentola.
Soap opera. Dimenticabile commedia italiana con una magnifica Cristiana Capotondi e un’atmosfera da fiaba moderna, ha una trama che passa senza lasciare tracce. Non mi ricordo nemmeno il perché sia in questa lista. Per esistere esiste, se qualcuno lo ha apprezzato me lo dica. (L’ennesima commedia italiana non indimenticabile in positivo, però; mica bene).
A qualcuno piace caldo. Cult con la grandissima Marilyn Monroe e il resto del cast altrettanto stellare, ho adorato questa celebre commedia! E la battuta finale, una delle più iconiche della storia del cinema, lo ha inserito a pieno diritto in questa lista!
Noi siamo infinito. Lo vidi anni fa, al liceo. Un po’ mi rispecchio nel protagonista anche se a differenza sua non ho avuto la fortuna di incontrare un tal gruppo aperto e inclusivo di persone. Il film tratta di temi importanti con sensibilità, tra cui l’omosessualità e l’omofobia; consigliatissimo.
Peccato che sia femmina. Commedia francese con Victoria Abril nel ruolo di una donna che si scopre bisessuale e convive in un triangolo amoroso tra il marito e la propria amante. Divertente, sagace e sensibile, lo consiglio caldamente. Lei come attrice mi piace molto, riesce sempre a fare parti fuori dal comune, memorabili tra la commedia e il dramma.
Ecco, qui siamo arrivati alla fine dell’articolo. Vi chiedo di dare una possibilità a questo mio povero articolo dimenticato anche perché in esso racchiudo un pezzetto della mia anima, per chi vuole conoscermi meglio. Che altro dire, oggi inizio il corso di scrittura creativa! Ciaone e alla prossima!^^
Buongiorno! Ho ottime notizie: l’esame di Chimica dell’ambiente è andato molto bene e sono soddisfatto dell’orale, tutti gli auguri mi hanno portato fortuna!^^
Volevo iniziare il post con un pesce d’Aprile ma sinceramente non avevo voglia di cercare 5 film brutti, quindi oggi mi limito a consigliare 5 film belli guardati nel mese appena trascorso! Sono tutti con celebrità in gran forma, li troverete stupendi di sicuro!
Ecco la lista:
The lady in the van. Si parte con un film in cui Maggie Smith regna sovrana come la misteriosa e acida vecchietta che infesta un quartiere residenziale! Parla di uno sceneggiatore che anno dopo anno si ritrova ad ospitare una senzatetto che abita in un camioncino, parcheggiato nel vialetto dell’uomo. Film biografico, ha una sceneggiatura brillante, un personaggio gay non stereotipato e una Maggie Smith che ruba la scena a tutti!
Ideal home. Una coppia gay, il più anziano famoso conduttore televisivo e il più giovane suo regista (?), si ritrovano a dover accudire il nipote del primo. Commedia divertente e intelligente sull’essere genitori e sui rapporti di coppia, come coprotagonista c’è un bravissimo e barbuto Paul Rudd, santo come altre poche volte. Unica pecca è il doppiaggio, che rende macchiettistica la parlata del gay protagonista.
Gli aristogatti. Classico della Disney, chi non lo conosce? Me lo sono riguardato e fa ancora sorridere. Da notare però la lotta di classe all’interno della trama, così come gli omaggi alle varie nazioni.
The Wife – Vivere nell’ombra. Dramma con Glenn Close nel ruolo della moglie del vincitore al premio Nobel alla letteratura; con una serie di flashback capiamo la realtà dei fatti e iniziamo a comprendere il motivo dei comportamenti di lei, della sua delusione ad alcuni gesti del marito e del dilemma che la pervade. A me è piaciuto molto, Glenn qui è lanciatissima e anche i personaggi di contorno funzionano molto bene.
I soliti sospetti. Un po’ ne avevo sentito parlare così tanto che quasi me lo ero spoilerato, ma alla fine me lo sono guardato lo stesso perché la curiosità era troppa! E’ un capolavoro, la musica è trascinante e riesce a creare l’ansia che la trama merita, il montaggio è frenetico, con sbalzi tra passato e presente. Per me la caratteristica che ha reso forte questo film è l’impossibilità dello spettatore di distinguere la realtà dalla finzione, cosa sia realmente successo dalle favole. E il colpo di scena finale, magistrale, ricollega tutti i pezzi. CAPOLAVORO!
Ecco, questa è la mia lista. A voi quali sono piaciuti? Avete stilato una vostra? Fatemelo sapere, intanto vi saluto e vi auguro un buon inizio Aprile.^^
Finche ci sono rappresentazioni impietose e stereotipate al cinema, questa immagine avrà sempre forza!
Ieri ho visto la prima oretta scarsa ed è stato interessante vedere la formazione del legame che segnerà profondamente la vita dei due protagonisti. Lo ho trovato molto interessante, anche perché secondo me, perfettamente plausibile: chi dopo settimane di isolamento non cederebbe? Secondo me, il primo a vedere il partner sotto un’altra prospettiva è stato Jack Twist, visto che ogni giorno diventava sempre più espansivo e fisicamente vicino all’amico.
A me piace questa parte proprio perché non ha bisogno di essere parlata: sono le azioni a raccontare, con il lento avvicinamento dei due.^^