Il cattivo poeta: riflessione veloce

Buongiorno, qualche giorno fa sono andato al cinema a vedere Il cattivo poeta, film biografico sugli ultimi anni di Gabriele D’Annunzio e sul suo legame con l’ufficiale fascista Comini.

  • Gabriele D’Annunzio

Studiato a scuola tra i poeti esteti, un annetto e passa fa avevo letto il suo Trionfo della morte, che potete trovare commentato qui. Non propriamente un suo fan, sapevo per la biografia studiata al liceo del suo complicato rapporto con il fascismo; quindi, guardare questo film è stato anche un modo per approfondire la conoscenza di questo complicato e controverso artista completo.

Il film in sé mi è piaciuto molto, il tutto è secondo il punto di vista di Comini, un ufficiale incaricato dai superiori di andare a spiare il poeta anche se alla fine si forma un legame tra saggio e discepolo che compromette la fedeltà di Comini al Duce. Il film tratta quindi gli eventi dalla primavera del 1936 al 1938 con la morte del Vate; alla fine è presente un epilogo scritto che spiega cosa accade ai personaggi subito dopo la morte di Gabriele D’Annunzio.

Gabriele D’Annunzio era interpretato da Castellitto e non posso parlare della somiglianza nel fisico e nei gesti perché io del poeta come persona non ho grandi conoscenze. Ma Gabriele D’Annunzio, almeno da com’era nello schermo, mi è sembrato sicuramente ricco di carisma e molto attento alla propria immagine.

Di animo lungimirante, a livello politico ha fatto durante la pellicola varie previsioni sul fascismo e il nazismo che alla fine si sarebbero pure rivelate vere! Capace di riconoscere la bellezza ovunque, vive in un villone riccamente decorato con bellezze artistiche e femminili da metà mondo tutte a mostrare il suo immenso grado di estetismo. Una cosa che però non mi è piaciuta e che ovviamente ho notato è stato il suo largo uso di citazioni poetiche e prosa lirica per esprimersi: ecco, se lo fai ogni tre per due alla fine stanchi.

  • Il fascismo

Un altro protagonista del Il cattivo poeta è sicuramente il fascismo. Qui la visione come ho già detto è del fascista e ufficiale Comini ed è grazie alla sua presa di coscienza che iniziamo a capire quanto fosse marcio e pericoloso.

All’inizio della pellicola vedevamo solo tanti onori, responsabilità, grandi palazzi ordinati e la sua carriera in ascesa; alla fine invece notiamo come la popolazione sia spaventata, innocenti vengono arrestati e probabilmente condannati a morte prima ancora del processo, i magistrati controllano gli italiani con il terrore.

La vicenda di Lina credo sia emblematica per capire quanto il sistema amministrativo fosse corrotto e quanto anche i singoli quasi non si accorgessero dell’orrore che perpetravano. Come la segretaria che quasi rideva della condanna dell’anti-fascista, oppure di Comini che aveva solo eseguito gli ordini, oppure i genitori di Comini che erano pronti a denunciare un loro amico!

Tutto era marcio e secondo me il film mette in rilievo questo perché non è il solito film in cui ci sono gli oppressi che cercano di salvarsi o salvare gli Ebrei ma è una visione dell’orrore dall’interno mentre avviene una presa di coscienza guidata da due menti estranee al fascismo e che anzi ne sono disgustate.

  • Conclusioni:

Io personalmente consiglio la visione di Il cattivo poeta, ho adorato gli interni e il lusso ma è un film anche molto duro a livello psicologico anche se non mostra nulla. E poi, li aiuteremo i cinema ora che hanno riaperto no???