La tetralogia di Alien: antropocentria, femminilità e paura del diverso

La saga di Alien è una di quelle saghe che tutti conoscono, almeno per sentito dire. C’è chi la definisce horror, o almeno thriller, o chi banalmente fantascientifica; per me è difficile incasellarla in un genere puro perché i quattro capitoli che la compongono sono profondamente diversi gli uni dagli altri, unici. Ma che sia fantascienza, questo è certo.

La tetralogia originale è composta da quattro film sviluppatisi nell’arco di 20 anni:
Alien (1979)
Aliens – Scontro finale (1986)
Alien 3 (1992)
Alien – La clonazione (1997)

INTRODUZIONE

La protagonista assoluta della tetralogia è Sigourney Weaver nel ruolo di Ellen Ripley. Il suo personaggio è una donna forte, una donna che non dimentica la propria femminilità pur assumendo ruoli comando e combattendo alieni mostruosi.
Nel corso dei 4 film il suo personaggio cambia radicalmente per diversi motivi: i traumi e i lutti che accumula, il tempo enorme che trascorre tra un film e l’altro mentre è ibernata (e qui il tema dello straniero), muore e rinasce come un’altra creatura dallo stesso nome e dal DNA simile. E’ Sigourney Weaver a interpretare Ellen Ripley ma non fallisce mai nell’arduo compito di raccontare una donna traumatizzata, in lotta non solo contro mostri ma anche contro una società che la opprime e non le crede. Raccontare molto con poche parole, spesso solo con la postura e l’espressività del viso.

Altra protagonista del franchise è la razza Xenomorfa. Fin da Alien, il primo capitolo della tetralogia, questa razza è avvolta da un alone di morte e mistero, come una nebbiolina azzurra che l’avvolge e la nasconde. Feroce, aggressiva, con l’acido al posto del sangue e con ottime capacità di mimesi, il parassitoidismo che la contraddistingue è quasi l’ultimo dei problemi.
Finora è stato presentato l’intero ciclo vitale degli Xenomorfi: la Regina depone le uova, da cui escono i Facehugger per impiantare nelle vittime gli embrioni da cui si formano nuovi Xenomorfi. Non è chiaro quale sia il processo che faccia nascere una Regina, ma essendo gli Xenomorfi simili a insetti è possibile ricondurlo a banali necessità ambientali o di ripopolamento.

L’ambiente che ospita gli orrori dei quattro Alien è sempre la nave spaziale, asettica e claustrofobica, dove lo Xenomorfo si muove e nasconde con estrema facilità. L’uomo è sempre nello spazio, la Terra viene citata solo nel primo e nell’ultimo film (nel secondo non è chiaro dove lei sia all’inizio), sembra che la vita sia stata spostata altrove, colonizzando altri pianeti.
E’ lo spazio, la conquista dello spazio, la vera ragion d’essere degli uomini per fare ciò che hanno fatto con la Terra: rubarne le risorse e renderlo adatto a loro. Dopotutto, è proprio per rubare la risorsa Xenomorfa che la tragica storia di Ellen Ripley ha avuto inizio.

TEMI PORTANTI

Maternità e femminilità. La protagonista della saga di Alien è Ellen Ripley, una donna al comando a cui vengono riconosciuti il grado e l’esperienza. Lei è anche l’unica superstite costante dei vari episodi, riuscendo a sconfiggere ogni volta gli Xenomorfi senza tralasciare il proprio lato umano e femminile: lei è una donna, con bisogni sessuali attivi e un lato materno che non la rende per questo meno adatta alla battaglia. In tutti e quattro i capitoli, Alien abbraccia il tema della maternità, soprattutto nel secondo (con una maternità affettiva) e con il quarto (con una maternità biologica); orrore o speranza? La saga costruisce personaggi femminili forti e sfaccettati, grazie anche ad attrici capaci di sopportare il peso di tali personaggi.

Parassitoidi e predazione. Ormai lo sappiamo tutti: gli Xenomorfi sono parassitoidi, ma prima di tutto sono predatori! Un po’ come le vespe: queste creature utilizzano le vittime allo stadio larvale come contenitori viventi e allo stadio adulto come prede da uccidere (senza nutrirsene, però, almeno apparentemente). Credo che una delle scene più inquietanti e ansiogene dell’intera tetralogia sia in Aliens, quando Ellen Ripley e Newt si ritrovano a fronteggiare due Facehuggers nel laboratorio!

L’avanzamento tecnologico nella narrazione. Questa è più una mia perplessità: Alien è una saga fantascientifica ma, nell’arco dei secoli in cui i quattro film vengono narrati, la tecnologia apparentemente non cambia. O meglio, Ellen Ripley è sempre in grado di utilizzare gli strumenti più moderni rispetto alla sua epoca passata con estrema facilità. Credo che l’avanzamento tecnologico più evidente (mai visibile però nelle scenografie) sia nel quarto capitolo per il semplice fatto che Ellen Ripley e la Regina Xenomorfa vengono clonate. Per il resto, potrebbero tutte essere vicende contemporanee: la navigazione spaziale e tecnologie astruse c’erano già all’inizio, non c’è nulla tra una decade o un secolo e gli altri che faccia capire un naturale avanzamento delle conoscenze.

Antropocentria. In quattro film, gli umani navigano attraverso le galassie ma gli unici alieni che trovano, o almeno che vengono mostrati, sono creature ostili. Non c’è la minima presenza di una collaborazione, dell’esistenza di un’altra vita con cui instaurare se non proprio una convivenza almeno un commensalismo: tutto l’universo è dell’uomo e ciò che non è umano se non è utilizzabile dalla razza umana va annientato. Antropocentria allo stato puro, in un certo senso anche un’occasione mancata.

Avidità delle grandi corporazioni. Se la compagnia Weyland-Yutani non avesse voluto mettere le mani sulle uova o sugli esemplari di Xenomorfi, tutta la saga non avrebbe avuto origine. Ogni film, se si fa caso, riporta alla fine una carneficina sempre maggiore rispetto al titolo precedente: un piccolo equipaggio di un cargo; un intero plotone di Marine; una prigione spaziale semideserta; un’intera base scientifica. Tutto perché nei secoli sempre la stessa compagnia (che è descritta avente vari settori commerciali) non ha mai smesso di volere la razza Xenomorfa come arma biologica, anche se consapevole di quanto sia difficile da contenere. La fine del terzo capitolo è emblematica, una chiara critica alle grandi corporazioni e al consumismo.

I QUATTRO FILM IN BREVE

Alien, di Ridley Scott (1979). Questo è il cult che ha dato origine a tutto, un film spaziale che nella prima parte vede la vita dell’equipaggio, nella seconda diventa un’avventura nell’ignoto per poi trasformarsi nel terzo atto nello slasher che tutti amiamo. Che dire, è tanta roba. Questo è il film che ha lanciato Sigourney Weaver nell’Olimpo delle star ed è il primo celebre successo del regista; anche solo per questo va elevato a cult. Poi le soluzioni visive, la presentazione della nave con gli orrori che essa contiene, come l’androide manovra tutta la faccenda, la caccia all’alieno… Alien è un filmone, gioca tutto sul non mostrare, sul fuoricampo che permette all’immaginazione di creare scenari ancora peggiori. Stupendo.

Aliens – Scontro finale, di James Cameron (1986). Se il capostipite era in parte uno slasher, questo è apertamente un film di guerra: abbiamo la superstite traumatizzata che è costretta a condurre i marine nello stesso pianeta da cui era fuggita, solo per una guerriglia contro gli Xenomorfi, guerriglia che finisce in massacro. Qui gli Xenomorfi sono migliorati nel design e nella resa visiva, si vede che il budget è maggiore ma è anche maggiore la potenza immaginifica del regista: questo non è un film su un viaggio spaziale, ma è la narrazione di come uno squadrone di marine si ritrova a combattere contro un intero nido di Xenomorfi! Vengono fuori dalle fottute pareti urlano, frase cult, ed è vero: tutta la base ormai è territorio xenomorfo, è esplorata la loro ecologia, la loro vita e l’assedio finale è disarmante. Un film ancora più claustrofobico del precedente dove però non domina la paura ma l’ansia di sapere come potranno sopravvivere a tante furie omicide.

Alien 3, di David Fincher (1992). Sarò franco, non ho mai capito il titolo originale: sarebbe Alien al cubo, ma questo è solo il terzo film e di Alieno ce n’è uno solo. Comunque, il film è un thriller e per molti è minore rispetto ai precedenti; beh, questo è ovvio. Tuttavia, ha molti lati positivi. Ovviamente, l’interpretazione della Weaver, che è rimasta fedele al personaggio che l’ha resa celebre e lo incarna sempre con serietà. Poi, lo Xenomorfo, qui combinato al DNA di un cane, più simile a un drago che ai mostri mostrati precedentemente. La sceneggiatura inoltre non fa pesare molto il set più povero e il cast relativamente ridotto, certo mi sono chiesto perché i detenuti passino da tentati stupratori a volemose tutti bene, ma comunque il ritmo è buono e il POV del mostro regala sempre soddisfazioni. Il finale, poi, è veramente amaro e fa molto riflettere non poco.

Alien – La clonazione, di Jean-Pierre Jeunet (1997). Capitolo conclusivo della tetralogia, è quello che porta gli argomenti più interessanti: lo slasher torna prepotentemente e si fonde con il Moderno Prometeo, dando luogo a un assedio ricolmo di uccisioni e di nuovo allo scontro tra madri. Qui la tematica dell’identità è fondamentale, perché dopo quattro film nessuno degli uomini e delle donne su schermo è veramente umano, la Terra ormai è solo un pianeta dimenticato e la vita si è spostata nello spazio; quindi anche i concetti etici si sono evoluti ed è su questo punto che il film basa la propria sceneggiatura. Sarò sincero, se il primo atto fosse stato fuso con il secondo e i plot-points del terzo spostati a metà film (con conseguente miglioramento della trama), questo capitolo poteva rivaleggiare quantomeno con il primo; invece, la scrittura è rimasta indietro, la trama a parte qualche twist rimane prevedibile, deludente. Ottime le interpretazioni di Weaver, Ryder e Dourif, ottimo il comparto tecnico e artistico (stupendi mostri e scenografie claustrofobiche che riprende quelle di Aliens) ma un film deludente perché poteva essere molto più grande con uno sceneggiatore più coraggioso.

LISTA DI GRADIMENTO DELLA TETRALOGIA

Primo posto: Aliens – Scontro finale
Secondo posto: Alien
Terzo posto: Alien – La clonazione
Quarto posto: Alien 3

SALUTI E RINGRAZIAMENTI

E siamo arrivati alla fine della trattazione! Vi sareste mai aspettati un articolo del genere da me, che dico sempre di odiare la fantascienza e le saghe lunghe? Ringraziate Disney+ per questo!
Dopo aver letto le mie considerazioni sulla saga, vi aspettavate questi piazzamenti? E concordate o preferite Alien come il migliore dei quattro? Spero sia stato un viaggio interessante e di non avervi annoiato. Alla prossima!

The Others: un gotico moderno o un dramma familiare?

Buongiorno! Oggi torno a parlare di cinema gotico con The Others, il classico moderno con Nicole Kidman, diretto da Alejandro Amenábar.
Il film ha il merito di costruire un gotico ambientato nel Secondo Dopoguerra in una villa sperduta, con un cast ridotto (in totale meno di dieci attori) ma dal forte impatto emotivo grazie a idee espressioniste e un’interessante sceneggiatura; pure chi non ama i film gotici lo apprezzerà!

RECENSIONE SPARSA

Il film è un gotico moderno o un dramma familiare?

Nicole Kidman interpreta una donna costretta a vivere con i suoi due figli nella villa isolata in mezzo alla campagna, sempre al buio: i figli sono afflitti da una grave malattia per cui, se esposti a forti sorgenti luminosi (la luce solare), rischiano di morire. Quindi, la donna è costretta a vivere nella luce da sola o al buio con i figli, deve stare attenta a chiudere sempre le porte dietro di sé e come se non bastasse è in lutto per la scomparsa in guerra del marito.
Ad affiancarla all’inizio del film arrivano tre domestici: la governante, la cameriera e il giardiniere. Sarà la governante ad avvicinarsi maggiormente alla donna, aiutando a calmare la psiche ormai fragile di una donna sempre in tensione per la salute dei figli e il mantenimento della tenuta.
Sarà questo nucleo di conviventi a fronteggiare gli intrusi che si aggirano nei dintorni e che violano la loro casa.

Il personaggio di Nicole è fondamentale per il proseguo della vicenda, è su di lei che convertono i personaggi dei figli da una parte e dei domestici dall’altra.
Il film si apre con i titoli di testa mentre lei racconta ai figli una storia. Ma non una storia qualcosa: una storia riguardante Dio e la luce, i temi fondamentali della narrazione. Se da un lato sulla famiglia verte la spada di Damocle rappresentata dalle porte sempre chiuse per nascondere la luce solare, dall’altra il tema religioso e della fede è ciò che scandisce molto spesso i dialoghi.
Inoltre, il film si apre dopo i titoli di testa con i futuri domestici che si dirigono verso la villa per presentarsi alla loro padrona e farsi assumere. Fin da subito, vediamo il portone aprirsi e la figura di Nicole Kidman presentarsi, statuaria; poi, i domestici vengono assunti e man mano che entrano nella villa e salgono le scale per conoscere i ragazzi, la luce si oscura sempre di più.
Sempre luce e oscurità, fede e credenze personali.

Se Nicole è una donna ormai portata al limite di sopportazione, i figli iniziano a ribellarsi – o a maturare. Pur litigando, i due, una bambina e un bambino, sono molto uniti e dialogano riguardo alla fede e al comportamento della madre: instaurano fin da subito un dubbio nello spettatore, che unito ai misteriosi obiettivi dei domestici si ritrova a guardare un thriller calmo ed elegante.
Personalmente, ho tra i due ho preferito la bambina perché l’attrice è molto convincente, ha veri scontri ideologici con la madre e si è ritrovata a proteggere il fratellino in più occasioni. Perché spaventare per far capire il punto è sempre un aiuto.

The Others è un film molto elegante ma estremamente claustrofobico: inquadrature molto strette, angolate tra i cardini delle porte e i corridoi, sempre ritmato dall’aprirsi e il chiudersi delle porte, i personaggi parlano a bassa voce.
Tuttavia, a volte mi è sembrato che per le fonti luminosi diegetiche il film fosse troppo poco scuro. Non so quanta luce facciano le lampade a olio, ma troppa nel film.

Interessante il finale, la scena che dà inizio all’ultimo atto: i bambini si svegliano e urlano perché qualcuno ha tolto dalla loro camera – e da ogni finestra – le tende. Tutto il film si è basato sulla paura della madre che la luce non colpisca i figli, ma lo spettatore per quanto distratto dalla frenesia della scena non può non notare che poi i figli illuminati dal sole stanno benissimo! E quindi? Se volessimo seguire la sceneggiatura, esisterebbero due strade per questo dettaglio:
1) finalmente il film si chiude con la rivelazione finale che sono morti e quindi è solo un’anticipazione degli eventi di qualche minuto dopo
2) dopo i titoli di testa, potevano inserire un prologo in cui uno dei due figli veniva esposto alla luce da vivo e stava male; perché così si parla tanto del problema ma questo non viene mai mostrato
Per come è resa la scena, unita alle riflessioni di solitudine che fa la madre e la ripartenza del padre, mi ha fatto pensare alla gabbia mentale: una situazione di alienazione dalla quale non avrebbero mai potuto uscire da soli. Se non fosse stato per gli intrusi, avrebbero potuto vivere lontano dalla luce solare per sempre! Tutto si ricollega alla fiaba iniziale, fede e luce. Dopotutto, lo dicono loro stessi: “She only believes in what she was told”.

QUALCHE EXTRA DAL DVD

Nicole Kidman è stata il fulcro dei vari casting: dovevano trovare un’attrice per la governante con cui creare una buona chimica, mentre per il personaggio della figlia una ragazzina che non si intimidisse – perché sì, Nicole sarà pure dolce ma quando si incazza con quello sguardo gelido inquieta.

Gli attori dei due bambini inoltre hanno avuto la preparazione più tediosa per le riprese del film. Sapete, se i loro personaggi non vedevano mai il sole non potevano di certo avere la pelle abbronzata. Quindi, prima di partire per Madrid – il luogo delle riprese – per uscire dovevano sempre mettersi la crema protettiva e il berretto; poi a Madrid anche a causa del clima torrido è stata ancora più dura. Porelli!

Alejandro Amenábar ha assunto le figure di sceneggiatore regista del film, e ne ha pure composto la musica.
Ha conosciuto Nicole Kidman grazie a Tom Cruise, ed è rimasto affascinato dallo sguardo sia forte sia fragile allo stesso tempo. Per i bambini era nervoso, era la sua prima volta che collaborava con dei minorenni; e l’attrice della bambina fu molto difficile da trovare, ci vollero più di sei mesi per scegliere quella giusta.
Inoltre, essendo pure il compositore della colonna sonora, ha parlato anche delle musiche e delle esigenze che aveva. Ha parlato di due tipi di musiche: quelle per spaventare e quelle d’atmosfera; ma non capendo bene di musica lascio perdere!

SALUTI

E qui ci salutiamo! Lo so, è stato un viaggio abbastanza sconclusionato ma volevo parlare del film, era nella mia lista di buoni propositi per il 2023, eh! Ora che ho spolpato il DVD, non credo lo rivedrò a breve; sapete, non è che mi piaccia molto. Ciao e alla prossima!

Aliens: gli Xenomorfi sono insetti giganti!

Buongiorno! Recentemente mi sono visto Aliens – Scontro finale, il sequel di Alien diretto da James Cameron e mi sono gasato parecchio! Ammetto di averlo visto in italiano, ma uno scifi con termini astrusi va visto doppiato o non capisco manco quello che dicono! Inoltre, ci sono interessantissime nuove informazioni sugli Xenomorfi e la loro ecologia!

Verranno anche fuori dalle fottute pareti, ma i Facehuggers sono la cosa peggiore del film!!

Nel film viene utilizzata una metafora (o meglio un paragone) per descrivere gli Xenomorfi: secondo i Marines, essi sono insetti giganti! E, presupponendo che la maggior parte delle specie parassitoidi fa parte di quella classe di invertebrati, il paragone è legittimo.

Mamma Xenomorfa è mostrata come la Regina del nido, simile a un maschio ma con un’enorme struttura secernente le uova attaccata al ventre. La fisicità scelta è quella delle Regine di famiglie quali le formiche o le termiti, entrambe famiglie di insetti.

Il nido degli Xenomorfi inoltre assomiglia come idea ai nidi delle vespe e delle api: una struttura naturale secreta dagli Xenomorfi sulla base di oggetti già presenti nel luogo. Un labirinto organico che però non si discosta dalle sfere appese agli alberi o dagli alveoli sulle pareti delle case. Anzi, i nidi delle vespe sono l’esempio migliore, per come è presentato il nido degli Xenomorfi.

Poi vabbeh, il parassitoidismo degli Xenomorfi è molto più predatorio: di solito, le specie predate sono lasciate a se stesse, nell’attesa della schiusa delle uova, mentre in Aliens esse vengono catturate per essere esposte ai Facehugger quando le uova si schiudono. Più che ad Alien questa caratteristica mi ha fatto pensare a Crociera nell’infinito, dove c’era l’alieno che rapiva le vittime per inserire in esse le uova.

E siamo alla fine. Qui non parlo del film, ma di ecologia fantascientifica! Potrei fare una nota mettendo in dubbio la capacità di Ripley di utilizzare con facilità tecnologie progredite di decenni da quando lei era ‘viva’, ma lascio perdere. Ciaone e alla prossima!

Dracula 3D: il grande capolavoro gotico italiano

Buongiorno! Oggi torno a parlare di cinema gotico e di cinema italiano in un colpo solo, con il penultimo capolavoro di Dario Argento: Dracula 3D! Sapete bene quanto io ami il Vampiro, ne ho parlato spesso qui e non mi stanco di vedere film a tema, quindi potete capire benissimo l’orrido che ho provato. Un’occasione sprecata.
Anni fa, quando il film uscì, mi ricordo che Dario Argento in un’intervista fece una dichiarazione alquanto pericolosa. Quale? Gli chiesero cosa avesse di particolare la sua versione del Nosferatu, e lui rispose che era in 3D. Partiamo bene.

Dracula 3D non è fedele né al libro né alla celebre versione di Coppola, che diciamocelo ha settato il nuovo standard romantico.

Tutta la parte in Inghilterra è sparita, il racconto è ambientato in Transilvania mantenendo però il cast principale con i nomi inglesi.
La storia d’amore tra Dracula e Mina è rimasta (Coppola saluta), ma tutto il resto è diverso: Jonathan schiatta subito, Lucy cita tre pretendenti che non compariranno mai, Renfield diventa il postino del Conte e viene introdotto il personaggio di Zoran. Delle tre mogli di Dracula è rimasta solo una, una contadina trasformata a inizio pellicola.
E le trasformazioni di Dracula… Dracula di solito si trasforma nelle creature che infestano la notte perché incarnano i timori e le superstizioni degli ignoranti. Che senso ha trasformarlo in mosche (ciao Phenomena), scarafaggi o in un’esilarante mantide religiosa? A questo punto speravo che che la mantide restasse in scena più di qualche attimo! Essa è l’icona su cui si basa la fama del film!

Dario Argento in più di un’intervista ha affermato di essersi voluto distanziare da Bram Stoker’s Dracula e Twilight. Devo dire che c’è riuscito. Oltre al fatto che un regista che floppa da decenni non dovrebbe parlare male di fenomeni economici (e artistici) di tale portata, che rappresentano la generazione a cui vuole approcciarsi.
E qui stendiamo un velo pietoso.
I problemi del film risiedono in altri dettagli, che però sono collegabili alla sua affermazione:
– la fotografia, con luci sparate e l’impossibilità di capire se sia notte o giorno;
– la scenografia, con ambienti poveri e tristi;
– il modellino iniziale, che è ben lontano dalle capacità burtoniane;
– la CGI pietosa e il 3D non pervenuto;
– l’assenza di un’anima, di una direzione di scrittura e artistica;
– costumi che sembrano finti (solo quello di Mina alla fine è bello);
– personaggi odiosi;
– tante uccisioni fuoricampo;
– lupi che ringhiano con la bocca aperta e scodinzolando.

Asia Argento, che tanto viene criticato, ha incarnato il personaggio più simpatico. Una recitazione sopra le righe, a volte al limite del grottesco e della comicità, ma in un film del genere che altro volete? C’è, i vampiri si fanno spuntare le zanne in stile bambini mascherati ad Halloween! Lei è simpatica, fa cose durante la trama e ha un arco completo. Poi come al solito sono sempre scettico sul fatto che lei sia l’unica a mostrare tette e culo nel film diretto dal padre, ma quelle sono dinamiche familiari. In ogni caso, le smorfie che Asia ci regala poco prima di diventare una pira vampirica data alle fiamme sono iconiche!

E sono giunto alla fine. Sono soddisfatto della visione del film, bruttino forte ma con certe trovate ilari. Più che altro mi infastidisce l’arroganza di un regista che non è capace di girare un bel film da decenni e che critica franchise amati dal pubblico. Sinceramente, ho visto maggiore qualità in cortometraggi su YT o in certi film di serie Z.
Un saluto!

Dario Argento lo ha definito un personaggio raccontato svogliatamente!



SCREAM VI: La possibile conclusione di una lunga saga

Buongiorno! Oggi torno a parlare di cinema horror con l’ultimo film guardato in sala: Scream VI! Sempre diretto dal duo Bettinelli-Olpin e Gillett e con Vanderbilt sia alla produzione sia alla scrittura, Scream VI riesce a narrare una storia avvincente e con momenti di grande tensione! Da guardare assolutamente nelle sale!

PREMESSE:

Il film è ambientato un anno dopo gli eventi di Scream (’22) ad Halloween e le due sorelle Tara e Sam, assieme ai loro amici, si sono trasferite a NY per la carriera universitaria. Tuttavia, all’anniversario della strage a Woodsboro una nuova ondata di omicidi stravolge le loro vite già fragili, con un nuovo Ghostface che sembra conoscere bene i suoi predecessori.

Mettiamo subito le cose in chiaro per il cast: Neve Campbell non torna ma il suo personaggio è vivo e vegeto; invece, Courteney Cox torna e c’è pure in un ruolo importante Hayden Panettiere, che fino al film precedente pensavo fosse schiattata in Scream 4. Jenna Ortega e Melissa Barrera tornano a interpretare le sorelle protagoniste, con i loro personaggi molto più uniti e approfonditi.
Ghostface qui torna in una versione più feroce e aggressiva, non è più il fantasma che attacca quando la vittima è sola in casa, ma predilige i luoghi affollati! Un po’ come il prologo di Scream 2, per capirci.

PRO:

Scream VI come al solito è l’apoteosi del cinefilo, con una serie di omaggi al cinema di genere. Sono presenti un sacco di citazioni, riferimenti, omaggi, sia letterari sia nelle conversazioni sia come oggetti di scena.
In teoria, viene omaggiato pure il Darione Nazionale con il suo 4 mosche di velluto grigio, ma sinceramente essendo tutte le scritte nel film (messaggini, cartelli stradali, titoli) adattate e tradotte già in produzione per i principali Paesi di distribuzione non posso capire se in America Dario Argento fosse omaggiato o solo per i fan italiani. Ma fa sempre piacere vedere il cinema italiano omaggiato in altre produzioni, no?
Inoltre, con un guizzo metacinematografico viene allestito dentro alla narrazione un museo cinematografico e crime che riunisce i collezionabili di Stab (la saga fittizia di Scream) e dei dietro le quinte dei vari Scream. Così è complicato da spiegare, ma appena lo vedete capite.
E poi, un santuario a Stab e agli eventi realmente fittizi visti nei vari Scream è pur sempre un santuario a Wes Craven!^^

Le scene d’inseguimento tornano e la tensione regna sovrana, qui Ghostface è una presenza feroce che a tratti mi ha ricordato il killer di San Valentino di sangue 3D. Aggressivo, molto più fisico delle versioni precedenti e con attacchi violenti e mirati. In pratica è come l’Hell Knight di Doom2016: attacca di faccia, fa venire gli infarti. Certe volte la sua presenza è strana, nel senso che spesso porta a chiedersi: Ma come cavolo ha fatto ad entrare?

Poi vabbeh, il cast principale è di livello, con la Cox che ruba la scena ogni volta. Ortega invece mi è sembrata un po’ deboluccia, mentre la Barrera qui risplende con un personaggio molto più profondo e problematico.

Scena iniziale da manuale, semplice, d’effetto e che setta lo standard molto più moderno e dinamico del film.

CONTRO:

Sarò franco: la sceneggiatura è piuttosto pietosa. Soprattutto nella prima parte, quando si presentano i personaggi e si introducono le regole di gioco, i dialoghi sono imbarazzanti; non so se sia la resa italiana o la versione originale, ma nella prima parte ho proprio storto il naso. Poi, per fortuna, con l’inizio della caccia le conversazioni si accorciano, per cui il problema si relativizza.

Legati alla pessima sceneggiatura ci stanno i personaggi secondari. Spesso essi vivono nella dicotomia tra la carne da macello e il potenziale assassino di turno. Non sono personaggi, sono macchiette: l’FBI, il poliziotto, la zoccola, il belloccio e il verginello. L’unica che si salva è Anika, ma solo perché l’attrice mi stava simpatica. E’ un problema che il personaggio che muore alla prima scena sia più facile da ricordare rispetto a quelli che sopravvivono per l’intero film, eh!

Poi, come avevo citato secondo me la Panettiere era legnosa, non so come fosse la voce ma la postura e le espressioni non mi hanno minimamente convinto.

E il finale… Parliamone.

Da un lato è molto carico emotivamente, mi è piaciuta la messa in scena e la regia. Dall’altro il reveal di Ghostface era… meh, e la sua motivazione era campata in aria, oltre a rendere Scream VI un remake diretto di Scream 2. Ma alla fine, questi sono sempre problemi di sceneggiatura.
Diciamo che questo film non è più un whodunit perché lo spettatore non può più studiare chi ha fatto cosa e quando, mentre i primi capitoli della saga erano molto più studiati per i movimenti dei personaggi. Ormai è solo un thriller, ha perso parte della sua unicità.

CONCLUSIONI:

Scream VI è un bel film e va visto al cinema. Violento ma con parecchia violenza fuoricampo, claustrofobico e con molti posti affollati. Abbraccia il cambio di location scegliendo di settare gli inseguimenti nei tipici appartamenti newyorkesi o nei vicoli bui. Volendo sarebbe anche un finale perfetto per la saga, io spero che vogliano farla finire in bellezza e non per un flop al botteghino.

E voi? Lo andrete a vedere? Avete visto gli altri capitoli della saga? Beh, se volete approfondire, vi lascio qui sotto altri due articoli a tema. Ciao!

LINK UTILI:

Articolo sulla saga di Scream, fino a Scream (’22): clicca qui.
Riflessione sul genere Slasher: clicca qui.

VISIONI SENTIERI SELVAGGI: Il bacio della pantera

Se dovessi spiegare come creare un gotico ambientato nell’era moderna, citerei questo capolavoro del cinema di serie B!

Buongiorno! Oggi torno a parlare di cinema con i film caldamente consigliati dai miei professori! Questa è una pellicola drammatica a forti tinte horror, quasi lovecraftiane oserei dire, che parla dell’oscuro passato di una donna che minaccia il suo presente e la sua vita matrimoniale. Molto interessante, come visione, ve la consiglio.

Uscito nei primi anni ’40, se fosse uscito dieci anni dopo avrebbe potuto benissimo essere un figlio della Guerra Fredda: la protagonista è una serba che si è trasferita in America, ma che alla fine non ha mai il velo di minaccia che la ricopre.
Un altro tema interessante è il legame gatto/pantera: se il gatto corrisponde alle donne amabili e femminili, come i gatti liberi di vivere la propria vita, la pantera invece è l’animale feroce e demoniaco che può vivere solo in isolamento, nella gabbia. Spesso il paragone tra i due animali è accennato, non a caso la protagonista trova rilassanti i ruggiti delle belve dello zoo.

A me la messa in scena è piaciuta moltissimo: il film gioca moltissimo sulle ombre e sul non visto, preferendo concentrarsi sugli sguardi di terrore delle vittime. Il trucco spesso valorizza lo sguardo femminile, mentre gli uomini sono sempre impeccabili e distanti: sono le trame che portano avanti l’intreccio drammatico. Dopotutto, si parla di felini, no?
La protagonista è interpretata da una bravissima Simone Simon, che è capace di interpretare la dicotomia tra il voler essere accettata e amata ma di non essere capace di accettare se stessa perché distrutta dal passato. Altro tema che la caratterizza è la solitudine, manifestata chiaramente quando si approccia agli animali amorevoli per definizione: gli animali domestici (gatti o canarini che siano), che la evitano spaventati.

Il film è capace di parlare di un dramma e di virare nel fantasy come una normale evoluzione degli eventi. Veramente un bel film, da guardare, scorre benissimo ed è molto affascinante. Ciao!

10 film con i morti viventi

Buongiorno! Aspettando i risultati degli esami, oggi torno a parlare di cinema horror e non solo: 10 film con i morti viventi! Che siano infetti, risorti o zombi, i morti viventi fanno parte del nostro immaginario collettivo, riuscendo a declinare le vicende non solo nel genere dell’orrore puro, ma anche nell’azione e nella commedia! Buona lettura.^^

Hellboy (2004) & Hellboy (2019). Non sono un amante del remake ma se c’è qualcosa che unisce i due titoli sono proprio i morti viventi! Tuttavia, se nel classico moderno il ragazzone rosso sveglia un morto per avere informazioni, nel nuovo i morti viventi si rialzano per attaccare i protagonisti! Sempre molto diametralmente opposte le due pellicole!

Resident Evil: Welcome to Raccoon City. Io sono uno dei pochi che non hanno apprezzato il reboot della saga cinematografica. Un film scostante, piuttosto ovvio nella trama, con un cast di fighi e bone che si ritrovano a dare vita a personaggi pietosi. L’unica nota positiva è l’evoluzione della mutazione, che rende i cittadini sempre più deviati e aggressivi, fino alla creazione degli iconici zombi; stupende pure le scenografie, solo perché sono fedeli ai videogiochi.

Demoni. Film italiano, l’unico della lista, diretto da Lamberto Bava e con il Darione tra gli sceneggiatori. Diciamocelo, non è un capolavoro ma non è nemmeno ai livelli di certi film soprastanti. Il suo lavoro lo fa, l’assedio dei non morti (conosciuti come Demoni metacinematografici nel film) è claustrofobico e i mostri al pari di un make-up pietosetto fanno la loro figura. Ci sono momenti cringe, come la trasformazione della ragazza nel condotto nell’aria, ma è un bel zombie-movie.

Fido. Adorabile pellicola fantascientifica, dove in una realtà cittadina del passato i non morti diventano gli animali domestici e i lavoratori schiavi dei cittadini vivi. Il dramma del film è che a causa di un fungo chi muore, non rimane morto e quindi i personaggi in un certo senso sono impossibilitati a elaborare il lutto. Ad aggiungere carne al fuoco c’è il dettaglio che Fido, il non morto che fa da animaletto al bambino protagonista, inizia a sentire emozioni e sentimenti umani: ora i non morti rimarranno trattati come animali aggressivi o ci sarà un’evoluzione dei rapporti?

La morte ti fa bella. Classico fantasy di Zemeckis con Meryl Streep, Goldie Hawn e Bruce Willis e con una comparsata della magnetica Isabella Rossellini. Faida tra due dive, un uomo conteso e la magia dell’immortalità che impone trucchi estetici mastodontici! Una bella commedia nera, che unisce fantasy e black humour in modo semplice ed efficace.

The Void. Passiamo di palo in frasca: questo è un film di orrore lovecfratiano, dove un gruppo di persone in un ospedale si ritrova prima assediata e poi aggredita da mostri indicibili. Ansiogeno e orrorifico, con effetti speciali artigianali e CGI che ho amato, per me è un film da recuperare se vi piace il genere. Finisce con una chiara citazione a un cult di Lucio Fulci.

I morti non muoiono. Cast importante, ironia pungente, metacinema e nonsense: una commedia simpatica che riprende il tema della resurrezione dei morti adattandola ai giorni nostri. Amato il personaggio di Tilda Swinton e la sua teatrale uscita di scena, brava Selena Gomez che fa solo una comparsata dopo che era stata tanto annunciata nella campagna marketing. Un film che sfotte lo spettatore e lo fa con classe.

World War Z. Il titolo è geniale: in inglese le due Guerre Mondiali sono nominate rispettivamente WWI e WWII; questa allora è la Guerra Mondiale contro gli Zombie! Come al solito non sono zombie (lo zombie è legato alla cultura Voodoo) ma sono infetti di un morbo simile alla rabbia, con una spiegazione parascientifica che ho apprezzato nella sua accuratezza narrativa. Brad Pitt qui è bravo e in parte, la produzione non fa l’errore di ambientare una minaccia mondiale solo in America ma sceglie di girare moltissime scene in giro per il mondo e di celebrare anche le realtà scientifiche e militari di altre Nazioni. Un bel film, non lo riguarderò mai più, ma un bel film da scoprire.

Wendell & Wild. Interessante pellicola d’animazione su Netflix, ha come tema centrale l’elaborazione del lutto. Parla di una bambina orfana dotata di poteri paranormali che in cambio di poter parlare un’ultima volta con i suoi genitori fa un patto con due piccoli demoni. Ovviamente, alla fine i genitori (e non solo loro) torneranno come non morti, ma non morti buoni, che vivono come se non fossero mai morti. La stop motion è fatta benissimo, i colori sono sgargianti e la storia è molto bella, se amate il genere è molto bello.

E siamo giunti alla fine dell’articolo, vi sono piaciuti i consigli? Ne conoscete qualcuno? Questa comunque è la seconda parte della lista sui film con i morti viventi, la prima parte la potete trovare cliccando su questo link. Ora è tutto e vi saluto, ciao!

10 film coi vampiri

Buongiorno! Oggi torno a parlare di cinema gotico con una simpatica lista di dieci film accomunati dalla presenza dei vampiri! Il vampiro è una figura molto interessante, figura che ho ospitato nel blog con il mio racconto Tieni, Venere, mia bella Venere. Questa è la seconda parte di una lista, per cui se volete altri film sui vampiri, basta che usiate la ricerca nel blog per parola chiave, che trovate a sinistra nella versione desktop!

Hotel Transylvania. Primo titolo della lista, e già usciamo dal cinema dell’orrore per inoltrarci in quel per famiglie! Perché questo simpatico film d’animazione con un cast stellare alle voci è un piccolo gioiello, una manifesto contro la xenofobia a favore di una visione più aperta e speranzosa verso le nuove generazioni. Simpatica anche la reinterpretazione delle icone del cinema gotico, con Dracula che gestisce l’hotel per soli mostri!

Intervista col vampiro. Uno dei film più iconici e con i vampiri più romantici in circolazione, le fan di Brad Pitt e Tom Cruise gioiscono sempre per il trucco che li ricopre accentuandone tutti i lati positivi! Io della Rice, autrice del libro da cui è tratta la pellicola, ho letto uno dei libri successivi nella stessa saga nel quale compaiono anche questi due vampiri. E poi come dimenticare la bravissima Kirsten Dunst nei panni dell’eterna bambina (e tragica vampira) Claudia?

Vita da vampiro – What we do in the shadows. Esilarante commedia nera firmata Taika Waititi, da cui ora è stata tratta una serie. Nello stile del mockumentary, racconta la vita notturna di un gruppo di vampiri di differenti epoche che accettano di farsi filmare nella loro vita quotidiana. Sangue, massacri, feste per soli mostri e un esplicito riferimento vampiresco al Nosferatu del ’22! Ma tranquilli, nessun documentarista è stato sacrificato alla causa per il film (non posso dire lo stesso per le vittime…). Da recuperare assolutamente!

Underworld. Ho visto il primo film, la Beckinsale figa e brava, ma non ho fatto follie. Poi non amo quei film che ad ogni capitolo della saga cambiano i personaggi secondari e pure quelli primari tranne la protagonista, infatti pure la saga di RE dopo il primo film non la guardo mai. Carino, niente di che. Bella la fotografia e bello il trucco.

Dal tramonto all’alba. Iconico, iconica Salma Hayek con la sua danza, iconico Tarantino che recita al posto di dirigere. Ma alla regia c’è Rodriguez, e quindi sparatorie, sangue e un bel massacro! Non che Tarantino non sia da meno, ma hanno stili completamente diversi, diciamo che Tarantino lo vedo più contenuto nelle stragi! Un film stupendo, tanto sangue ma vanta i vampiri più originali tra quelli della lista! Perché alla fine, il vampiro è pur sempre legato all’Empusa e il fatto di accostare un locale di spogliarelli alla trappola perfetta orchestrata un gruppo di vampiri dimostra che gli autori lo hanno capito benissimo!

Nosferatu. Dopo averlo citato in un altro film, eccolo qui il capolavoro di Murnau! Film espressionista, l’anno scorso ha compiuto i 100 anni! Il vampiro qui è un demone portatore di malattie, ben lontano dall’iconografia del romantico dannato! Capolavoro.

La leggenda dei 7 vampiri d’oro. Vi avverto, qui si scade prepotentemente nel cinema di serie B (infatti la casa di produzione è la Hammer). A me è piaciuto perché unisce le leggende occidentali con le tradizioni dell’oriente. Pure la rappresentazione dei vampiri è interessante: rapiscono bellissime fanciulle dai villaggi vicini per omaggiare Dracula, dragando il loro sangue dalle tavole su le pongono e facendo confluire il sangue in un enorme calderone. Non potete negare l’idea scenografica e soprattutto vincente. Poi nel cast, tra i salvatori, c’è pure Peter Cushing!

Eat locals. Altra commedia nera, questa volta con humour inglese e nella contemporaneità. Un gruppo di vampiri si riunisce dopo tot anni per discutere la spartizione del territorio, da qui si capisce che i vampiri vivono secondo una gerarchia e regole precise. Nel mentre, un esercito li sta sorvegliando per massacrarli sotto la guida della Chiesa. E nella storia c’è pure l’obbligo dell’esercito di lasciarne vivo almeno uno per i fini misteriosi di una casa farmaceutica. Come sopravvivranno i vampiri e il ragazzotto ingenuo che l’affascinante vampira si è portata dietro? Tante risate assicurate!

Vampires vs The Bronx. Altro film ambientato ai giorni nostri, questa pellicola per famiglie riprende il topos secondo il quale i vampiri non possono entrare in un luogo se non invitati (o non lo possiedono). I protagonisti della vicenda sono tre ragazzini neri del Bronx che notano un incremento inquietante delle sparizioni, sparizioni che coinvolgono equamente negozianti e criminali del quartiere. Nessuno gli crede, allora saranno i tre ragazzi a indagare in una commedia simpatica che dimostra quanto il tema dei vampiri possa ancora essere rielaborato.

Day shift. Torniamo al cinema per adulti con un film d’azione con battute sferzanti e scene abbastanza inquietanti. Il protagonista, sempre ai giorni nostri, come lavoro segreto è un cacciatore di vampiri che lavoro nel turno diurno per un’agenzia americana. Effetti speciali bellini, bel numero di morti e un finale carino (ma che non spiega molte cose). Da guardare per Jamie Foxx e il suo esilarante collega, interpretato da Dave Franco.

Ed eccoci qui alla fine dell’articolo! Conoscete tutti i film della lista? Alcuni li ho visti in tv, altri spulciando il catalogo Netflix, qualche titolo su Raiplay e Nosferatu su YT! Ciao!

VISIONI SENTIERI SELVAGGI: Il gabinetto del dottor Caligari

Finalmente sono riuscito a vedermi questo capolavoro di Wiene, oltre a Nosferatu, per cui posso affermare di avere una buona base del cinema avanguardistico tedesco! Della scuola del montaggio ho già visto La corazzata Potemkin di Ejzenstejn del ’25. Mi manca un film impressionista, secondo voi La rosa sui binari va bene?

La versione che ho visto io è quella restaurata a Bologna, che potete trovare sottotitolata in italiano su YT. La colonna sonora che hanno messo è veramente inquietante, ha delle basi sicuramente elettroniche, almeno nella prima parte, e unita alle scenografie claustrofobiche dava veramente una sensazione straniante e agghiacciante.

L’espressionismo è famoso per le sue messe in scena, la recitazione esagerata degli attori e i contrasti di colori e scenografici con cui i personaggi vivono le loro azioni. Per capire anche quanto l’espressività conti, basti pensare al cerone e alle matite nere con cui i visi degli interpreti sono mascherati!
Le scenografie infatti sono claustrofobiche e oniriche: linee diagonali attraversano le inquadrature, pareti incurvate si protendono verso i personaggi e forme geometriche impossibili compongono scenari da incubo. I colori di cui erano imbibite le bobine di certo non aiutano: già è inquietante ‘sto corridoio che diventa sempre più stretto e ‘sto tizio che fa la faccia da schizzato, poi se il tutto è di un giallo smorto qui diventiamo il castello degli orrori! Dulcis in fundo: a volte mi sono sorpreso che alcune scenografie erano costruite e non fossero fondali dipinti da quanto contorte erano!

So che la sceneggiatura in questi film non è il focus principale ma ammetto che non conoscendo perfettamente la storia a una certa mi ero abbastanza perso. Mi ero completamente dimenticato che si trattasse di una storia raccontata (e possibilmente fittizia o alterata) e quindi a fine film con il cambio di registro non ho capito molto di quello che stesse succedendo. Invece, è normale che fosse diviso in atti? Non mi ricordo se Nosferatu fosse suddiviso o meno in atti… Dovrei rivederlo, boh.

Invece bravissimi gli attori, su Wikipedia noto che questi erano attori di primo piano che sono riusciti a lavorare bene anche dopo l’avvento del sonoro!

Dal punto di vista registico e del montaggio, il tutto è abbastanza semplice per permettere alla scenografie e al reparto costumi/trucco di brillare. Ecco, ho notato diversi primi piani e riduzioni dell’inquadratura per risaltare solo il personaggio mostrato in primo piano. E poi ci sono diversi split screen, nel senso che ci sono sovraimpressioni per indicare piani diversi di narrazione nella stessa inquadratura (come quando leggono il diario del dottore pazzo).

Un capolavoro, veramente bello! Per ora, l’espressionismo è il mio movimento preferito al cinema, ma dopotutto io ho uno spirito gotico no?

The Necronomicon Tag

Buongiorno! Dopo aver finalmente terminato la raccolta di Lovecraft, il Necronomicon, torno con una tag ispirata alla mia esperienza durante la fruizione del libro. Un’esperienza non sempre piacevole, caratterizzata da racconti di altalenante qualità e grandi similitudini di world-builing. La mia tag è transmediale, partendo dal Necronomicon arriva a qualsiasi film, libro, videogioco o canzone possa corrispondere agli argomenti. Buona lettura.^^

  1. Randolph Carter: una saga famosa ma che non apprezzi.
  2. Attraverso la porta d’argento: l’opera migliore di una saga dimenticabile.
  3. The lurking fear: un luogo maledetto.
  4. The quest of Iranon: l’arte come immortalità.
  5. The street: un’opera razzista, senza possibilità di salvezza.
  6. The curse of Yig: un’opera non adatta agli affetti di ofidiofobia.
  7. The mound: un’opera su un monte misterioso che cela orrori senza fine.
  8. Medusa’coil: una bella opera che si rovina nella sua ultima parte.
  9. The horror in the museum: un’opera ambientata in un inquietante museo.
  10. Temi di Lovecraft: un’opera con l’orrore proveniente dal mare.
  11. Temi di Lovecraft: un’opera con l’orrore proveniente dallo spazio.
  12. Temi di Lovecraft: un’opera con l’orrore proveniente dalle montagne.
  13. Temi di Lovecraft: un’opera caratterizzata da grandi arcate di violini.
  14. Temi di Lovecraft: un’opera caratterizzata dal suono di flauti.
  15. Temi di Lovecraft: un’opera caratterizzata da monumenti antichi e imponenti.
  16. Temi di Lovecraft: un’opera narrata in prima persona.
  17. Il Necronomicon: Un’opera da collezione più bella che buona.

Randolph Carter: una saga famosa ma che non apprezzi. Per chi mi conosce sa che io ho 3 veti: action, scifi e western. Quindi Fast N Furious ovviamente mai visto e mai la vedrò.

Attraverso la porta d’argento: l’opera migliore di una saga dimenticabile. Tornando a una discussione con un blogger, potrei citare Crimson Peak rispetto all’intera filmografia di Del Toro (😁) ma invece cito Vacanze di Natale 2000 rispetto a tutti i cinepanettoni successivi!

The lurking fear: un luogo maledetto. Beh la stazione UAC su Marte, di Doom! Non una ma ben due invasioni demoniache (nella linea narrativa ufficiale) che hanno trasformato quegli ambienti già alienanti in veri posti orrorifici!

The quest of Iranon: l’arte come immortalità. Arte? Immortalità? Ma questo è pani per i denti del Doriano più bello e famoso della letteratura gotica: Dorian Gray!

The street: un’opera razzista, senza possibilità di salvezza. Nascita di una nazione. Ed è pure eterno, in bianco e nero con i personaggi che non si riconoscevano a parte l’unico nero brutto e cattivo.

The curse of Yig: un’opera non adatta agli affetti di ofidiofobia. Tanti serpenti, una folla che non può fuggire e Samuel L. Jackson. Avete capito la trashata vero? Ma ovviamente è Snakes on a plane!

The mound: un’opera su un monte misterioso che cela orrori senza fine. “Fuggite sciocchi!” urla Gandal! Siamo dentro a una montagna, siamo di fronte a uno dei demoni primordiali nel luogo in cui è stato compiuto un massacro. Altro da aggiungere?

Medusa’coil: una bella opera che si rovina nella sua ultima parte. Pokémon Y: lo sto rigiocando per la Nuzlocke e il villain del gioco ha uno degli archi più anticlimatici della storia del franchise! In meno di 10 minuti narrativi lo sfidiamo 3 volte e sempre con gli stessi Pokémon! Il senso?

The horror in the museum: un’opera ambientata in un inquietante museo. La maschera di cera, quello del 2005, quello con Paris Hilton che muore impalata e quel gran figo di Jared Padalecki nel body count! Una bella opera, uno slasher pulito ed effetto!

Temi di Lovecraft: un’opera con l’orrore proveniente dal mare. Grande classico, Lo squalo.

Temi di Lovecraft: un’opera con l’orrore proveniente dallo spazio. It, tempo fa avevo scritto anche questo articolo che comparava It con Il colore venuto dallo spazio!

Temi di Lovecraft: un’opera con l’orrore proveniente dalle montagne. Questa è difficile, ma cito un film norvegese distribuito da Netflix: Troll! Una rielaborazione interessante delle fiabe europee, certo il Troll in questione è trattato alla stregua di un orso ma la CGI è bellina!

Temi di Lovecraft: un’opera caratterizzata da grandi arcate di violini. Psycho di Hitchcock o Toxic di Britney? La scelta è ardua. A voi decidere allora.

Temi di Lovecraft: un’opera caratterizzata dal suono di flauti. Non so se la versione ufficiale sia in flauto o al violino o al piano ma io alle medie la studiai col flauto e quindi associo questa colonna sonora agli strumenti a fiato: Schindler’s List, la sua celebre colonna sonora! E poi c’è sempre Criminal di Britney Spears, considerata una delle sue canzoni più profonde e commoventi.

Temi di Lovecraft: un’opera caratterizzata da monumenti antichi e imponenti. Come non citare il mio odiato Tomb Raider: Anniversary? Comandi discutibili ma sicuramente grandi ambienti!

Temi di Lovecraft: un’opera narrata in prima persona. Come non citare Percy Jackson, una delle saghe letterarie della mia preadolescenza? Narrata in prima persona, titoli strambi e una rielaborazione della mitologia classica attenta e intelligente per rendere miti vecchi e noiosi di nuovo freschi e accattivanti (almeno per un bambino che si affaccia al mondo!). Sempre detto che sono un ottimo metodo per far incontrare la cultura classica alle nuove generazioni.

Il Necronomicon: Un’opera da collezione più bella che buona. L’ultimo regalo che mi è stato dato: un’edizione recente di Dracula, per la nuova collana dei classici dell’orrore. Non ha uno straccio di prefazione o approfondimento, e in copertina ci stanno due zanne. Vabbeh, almeno ora ho la copia fisica del romanzo mentre quando lo lessi avevo utilizzato la versione di mia sorella la quale si è ripresa il libro appena possibile (sempre cara lei, eh).

E siamo giunti alla fine! Leggere il Necronomicon è stata un’esperienza interessante ma non sempre positiva. Tuttavia, ovviamente, ne consiglio la lettura; se non di questo di altre raccolte di Lovecraft. E voi? Avete letto il Necronomicon? E vi piace questa nuova tag per celebrarne la lettura? La reaction completa al libro la trovate nell’altro mio blog, ciao!