Buon compleanno Stephen King!

Buongiorno, come ho scoperto da lidi più aggiornati dei miei, oggi è il compleanno di uno dei grandi scrittori del nostro tempo: Stephen King!

Quindi, per omaggiarlo e anche per portare un pelino d’acqua al mio mulino (ricordiamoci che non è l’unico a compiere gli anni oggi) ho deciso di pubblicare anche io un recap su tutti i post pubblicati su di lui finora; tutti con un piccolo commento che introduce ai post!

Cominciamo con…

I post su It:

It, il romanzo! Mi ricordo che impiegai mesi a leggerlo e a tratti ero pure infastidito dalle mille mila descrizioni di personaggi che morivano la pagina dopo! Ma è un grande libro.

It, la miniserie televisiva. Personalmente la preferisco ai due remake perché riesce a trasmettere una migliore dei personaggi e a creare l’orrore più sulla corruzione della cittadina e piccoli dettagli piuttosto che con mille jumpscares.

– It, il remake . Carino, secondo me con la tecnologia attuale avrebbero potuto puntare più sull’orrore che sul terrore con un clown che spunta urlando come un pazzo; sarebbe potuto essere meglio ma il lavoro lo porta a casa alla fine.

– It, il sequel del remake. Questo film invece è ingiustificabile, non è fedele al libro e rende il primo capitolo inutile: che serve aver mostrato le avventure dei ragazzi nel primo film se poi tornano a mostrarli in questo, con gli elementi da ricordare girati apposta qui??

– Il confronto tra It e Il colore venuto dallo spazio, in cui rifletto sulle similitudini che accomunano due celebri autori, l’uno ispirazione dell’altro.

I post su Pet Sematary:

Pet Sematary, il libro. Bellissimo libro sul lutto e la perdita; il tutto però all’epoca lo trovai leggermente morboso: infatti, la narrazione sembra soffermarsi in maniera crudele sul dolore della povera famiglia protagonista

Pet Sematary, le trasposizioni cinematografiche. Breve post in cui parlo delle due versioni; com’è facile intuire preferisco di gran lunga quella più vecchia, mentre il remake è brutto forte.

Pet Sematary, la prima trasposizione. Bellissimo film che mi ha colpito per come sono riusciti a mostrare l’ombra sinistra del cimitero vivente e di come siano facilmente riconoscibili gli esseri rianimati.

Inoltre, sul mio blog ho pure condiviso una bellissima recensione di The Shining mentre ho citato It innumerevoli volte nelle mie liste (troppe da riportare tutte). Pur avendo letto anche Carrie, il romanzo manca sul mio e mi dispiaccio enormemente di ciò; ma mi dispiacerà ancora di più se non mi farete gli auguri di buon compleanno.^^

Ciao, ci vediamo il 24! Secondo voi ho trattato Stephen King abbastanza sul mio piccolo blog o mi mancano titoli importanti?

Da che film è tratto questo bel gattone?

Somiglianze tra It e Il colore venuto dallo spazio

Buongiorno, oggi desidero condividere con voi una riflessione che feci mesi fa quando lessi la raccolta di racconti di Lovecraft, intitolata Il Dominatore delle tenebre: quanto c’è di queste tematiche in Stephen King?

Secondo me, i due autori sono conosciuti entrambi per essere prolifici, creatori di mondi e universali nel loro pubblico grazie a mitologie affascinanti, mondi condivisi nelle proprie opere e tematiche imprescindibili. Entrambi, inoltre, attingono a una cultura orrorifico-fantastica già presente al momento della loro ispirazione ed è risaputo che King abbia preso Lovecraft come una delle sue fonti per l’ispirazione.

Ora, facendo spoiler, desidero condividere con voi una serie di confronti e riflessioni per capire quanto King sia stato ispirato dal nostro idolo!

LE TRAME DELLE DUE OPERE

Il colore venuto dallo spazio parla della corruzione di una tranquilla famiglia causata dal risveglio di una potente creatura mistica venuta dallo spazio; questa creatura pian piano entra in parassitismo con l’ambiente circostante svuotandolo della sua energia e contaminando le colture e gli animali, umani compresi. Il colore venuto dallo spazio è un interessante racconto il cui nome si basa sul colore che caratterizza questo mostruoso alieno, di cui non viene mai mostrata la reale forma, e che pian piano permea tutto l’ambiente che il mostro infetta.

It invece è un romanzo con protagonista un bambino il cui fratello è stato ucciso da un essere misterioso; procedendo con la lettura si scopre che la creatura è un alieno caduto sul territorio su cui si erge la cittadina Derry millenni prima che essa stessa esistesse, e che pian piano è entrato in simbiosi con essa. Qui a essere corrotti non sono gli animali o le colture ma gli abitanti di Derry: infatti, all’anno spariscono decine di persone a causa della violenza e del mostro ma nessuno sembra farci caso mentre la città continua a innalzarsi sulle altre sempre più florida; è chiaro che è il mostro che la alimenta in cambio di vittime e violenza.

SOMIGLIANZE TRA LE DUE OPERE

La prima somiglianza che ho trovato è che le due creature non sono originarie di questo pianeta ma vi sono precipitate all’interno di un asteroide che impattò sulla superficie terrestre, lasciandole libere di adattarsi e prosperare a spese delle specie indigene.

Entrambe le creature sono amorfe, non vengono descritte come esseri aventi un corpo fisico e immutabile ma invece sono narrate più come essere trascendenti, più legate al piano astrale che a quello immanente; capaci di cambiare forma a seconda dell’esigenza e descrivibili come un’insieme di energia.

Un altro punto in comune è il pozzo. Se la creatura di Lovecraft c’era legata perché è sbocciata in esso e quindi in grado di contaminare tutta la falda acquifera dell’ambiente circostante, It invece ha i pozzi come sua forma vera. Interessante che in entrambe le opere questa figura esista seppur in contesti differenti.

Ultimo punto di contatto è uno più ampio che ho già trattato diverse volte: entrambe le creature influenzano l’ambiente circostante, sono legate sia alla geosfera sia all’idrosfera e anche all’atmosfera. Potremmo dire che sono legate all’antroposfera, vedendo anche come riescono a influenzare gli uomini, e che una volta lasciato l’ambiente che le ha accolte non lasciano più nulla di vivo. Un po’ come stiamo facendo noi con la nostra Terra, vero?

SIMBOLOGIA DEL POZZO

Il pozzo riveste un carattere sacro in ogni tradizione: esso realizza una sintesi dei tre ordini cosmici (cielo, terra e inferi), di tre elementi (l’acqua, la terra e il vento), è una via vitale di comunicazione. Il pozzo è esso stesso una sintesi cosmica: infatti, considerato dal basso è un cannocchiale astronomico gigante, puntato dal fondo delle viscere terrestri sul polo celeste.

Inoltre, il pozzo è il simbolo dell’abbondanza e della sorgente della vita, soprattutto per i popoli per i quali le acque sono fonti di miracoli. Oppure, per altri popoli, il pozzo è simbolo di dissimulazione e della nuda verità.

CONCLUSIONI

Le due opere hanno sicuramente legami che le uniscono ma sono anche differenziate da linee narrative totalmente diverse e da modi di vedere le creature differenti: infatti, basti pensare che quella di Lovecraft instauri una sorta di parassitismo mentre quella di It sia un simbionte e che quindi offra pure dei vantaggi. Quindi sono molto diverse. Per voi?

Fonte:

-Chevalier, J e Gheerbrant, Dizionario dei simboli: Miti, sogni costumi, gesti, forme, figure, colori, numeri, Trebaseleghe, BUR_Rizzoli, 2015

Parlando di alieni pericolosi, questo è un videogioco molto divertente di puzzle e strategia

It Capitolo 2

It Capitolo 2

it capitolo 2 commento
Bellino ma deludente.

“It Capitolo 2” mi è piaciuto ma molto relativamente. In breve, trovo che questo film riesca a raccontare meno orrore di quello presente nella miniserie cult perché preferisce episodi basati sul jumpscare e contemporaneamente annulla la funzione narrativa del primo capitolo del remake perché tutte le scene importanti per lo svolgimento della trama sono presenti all’interno del secondo capitolo e non in quello precedente; insomma, “It Capitolo 2” forse avrebbe funzionato come film a se stante ma così com’è mi ha lasciato molto amaro in bocca.

“It Capitolo 2” nella mia visione avrebbe dovuto essere molto più cupo e introspettivo con It più crudele e psicologico. Per fare un paragone, nella miniserie cult It viene mostrato raramente attaccare il Club dei Perdenti da adulti ma invece preferisce logorarli psicologicamente con espedienti come i palloncini di sangue in biblioteca o la finta Beverly in hotel; avevano preferito mostrare il suo potere sulla mente umana piuttosto di mostrarlo nell’atto di inseguirli e fallire ogni singola volta.

Inoltre, la struttura forte del libro e della miniserie è la frammentazione tra reale e ricordo: i protagonisti sono gli adulti che tornati sul posto ricordano frammenti della propria infanzia triste e tormentata e il poco orrore della fase adulta veniva compensato con il tormento e i fantasmi che si portavano dietro dalle elementari. In “It Capitolo 2”, essendosi bruciati questa possibilità con un lungo film precedente, hanno preferito aggiungere nuovi orrori nella fase adulta e nuovi ricordi dei bambini; questa operazione per me è stata deleteria perché è stata proprio questa ad annullare il primo capitolo del remake: la totale non importanza degli avvenimenti passati per sconfiggere la creatura!

“It Capitolo 2” in sé è un film bello, con buoni effetti e si fa guardare tranquillamente.

Gli attori secondo me rispecchiano abbastanza i bambini del Capitolo 1, ma non hanno lo stesso impatto emotivo: all’inizio la loro presentazione mi aveva lasciato totalmente indifferente e non mi è sembrato ci abbiano nemmeno perso tempo a presentarli bene perché lo spettatore avrebbe dovuto trasferire l’affetto che aveva avuto per quei ragazzini tanto carini ad adulti a lui sconosciuti; e un uomo o una donna possono essere simpatici o bonazzi quanto vogliono ma l’impatto empatico e di interesse sul fatto che vivano o muoiano è molto meno forte rispetto alla salvezza di un bambino. Insomma, la scena superdrammatica in hotel in cui Beverly (la migliore come personaggio) aveva detto che sarebbero morti tutti mi ha lasciato totalmente indifferente perché per me erano sei estranei che non erano stati ben presentati.

Dei personaggi quello reso meglio all’interno di “It Capitolo 2” è sicuramente quello di Ben: friendzonato da bambino grasso, friendzonato ancora peggio da bonazzo; come direbbe Joey da Friends, Ben è il sindaco della città di Friendzone! La sua storyline è quella che mi è piaciuta maggiormente forse perché è quella più fedele al libro e in parte mi ci sono pure rispecchiato: tutti i suoi problemi e le sue insicurezze sono legati all’aspetto fisico e fino a quando non è pronto ad accettarsi, all’inizio si sminuisce di fronte agli amici quando lo lodano dicendo che è praticamente un modello, rischia di farsi sconfiggere da It che, per l’appunto, quasi lo soffoca nella terra come le sue insicurezze lo avevano sempre soffocato. Beverly anche è molto bello come personaggio, secondo me  non troppo fedele anche solo per come affronta il marito: lui non è una minaccia, non c’è violenza in quella scena che ne giustifichi la forza letteraria, nel film è solo una donna che si fa valere e va via; nel libro è una vittima di anni di violenze coniugali che finalmente si ribella ritrovando la forza con cui da bambina scappava dal padre. Perché nel film il marito non la insegue? Mah, questa scelta toglie molto dramma al personaggio. Bill poi, pure lui senza coniuge che lo segue, è stato stravolto per continuare la storyline del primo film con una scena di morte palesemente basata sul jumpscare; che ci siano tratti psicologici di impotenza nel proprio destino dentro a quel labirinto di vetro non ci sono dubbi, ma non c’entra nulla con il testo! Per non parlare di Richie: lui nel libro durante gli anni d’infanzia era bersagliato dai bulli per colpa del carattere scoppiettante e degli occhiali; non perché era della sponda sbagliata. Comunque, a parte questo, sono felice siano riusciti a mettere la statua vivente. Gli altri personaggi del Club dei Perdenti sono completamente inutili alla trama ed è un gran peccato.

Il mostro It in “It Capitolo 2” in un certo senso si muove come nel film precedente solo con la differenza che, a differenza del film precedente, riesce a uccidere più spesso. Ma ovviamente non riesce mai (e neanche ci prova!!) a uccidere il Club dei perdenti. Le trasformazioni migliori sono quella della vecchia, del ragno, della statua pubblica e di George; inutile dire che solo una è presente nel libro, almeno descritta come appare nel film, tutte le altre non c’entrano una mazza. Tuttavia, credo che It funzioni meglio se mostrato solo come un pagliaccio ed è triste come cosa: come può un mostro che è la metafora delle nostre paure e dei soprusi della società essere rappresentato nel ventunesimo secolo nel modo migliore solo come un clown e non in una delle sue molteplici altre trasformazioni? Come può un film basato su una città angosciante basare il proprio orrore sull’attesa che spuntino i canini a un clown brutto? Tutte le trasformazioni un po’ si vede che sono finte, sia perché le vediamo con gli occhi adulti dei sei protagonisti sia però perché non sono artigianali e stonano parecchio. Quanto sarebbe stato bello vedere qualcosa di artigianale e psicologico? Come la scena di Eddie e sua mamma nello scantinato? Là ho avuto paura perché non capivo cosa di quella scena fosse It, non perché si era trasformato in una vecchia di tre metri! Si era creata un’ansia genuina, ma nulla. L’esperimento non è stato più ripetuto. E invece molte cose del primo film sono state ripetute, mentre molti particolari del libro sono stati scartati.

“It Capitolo 2” ha molte differenze con la sua controparte cartacea, alcune riscontrabili pure nella costruzione dei personaggi o nella lotta finale, che mi ha deluso per com’è stata riportata.

Le vicende narrate nel libro differiscono notevolmente da quelle presentate nel film “It Capitolo 2” perché nel libro il viaggio dei sei adulti è di riformazione della propria memoria attraverso luoghi specifici in grado di ridestare in loro memorie frammentate e It è un pericolo più psicologico: sono adulti e le loro paure infantili hanno iniziato a superarle da bambini, mentre da adulti riconoscono il marciume della città corrotta dal mostro e si dovranno salvare dai suoi abitanti come alla fine dalla sua stessa distruzione. Ovviamente, nella resa cinematografica questo interessante particolare su come agisce It è stato omesso in favore di una maggiore trasformazione del personaggio in creature ridicole (perché viste da adulti), pericolose ma affrontabili con coraggio e la forza di una persona che ha vissuto e accettato le proprie paure.

Ciò risalta particolarmente quando, nel finale, c’è il rito di Chu: nel libro è tutta una forza di menti; in “It Capitolo 2”, invece, è una copia delle lotte finali contro It della miniserie. Ok, posso anche apprezzare la metafora di come hanno gestito i personaggi in questo film mentre affrontano le proprie paure ma il pagliaccio assassino formato ragnone non si può guardare: è ridicolo. Quando sarebbe stato figo mostrare una sequenza onirica di Bill contro la creatura? Ma ovviamente non è stata fatta.

Insomma, “It Capitolo 2” è un film che se fosse stato originale come metà dei contenuti che propone sarebbe anche potuto essere bello anche se leggermente scontato, ma così veramente dico che preferisco la miniserie e poi il film precedente a questo. Peccato, le soluzioni visive sono stupende e la scena del pestaggio omofobo e della morte del ragazzo nel fiume sono ad effetto, ma non c’entra molto con la controparte letteraria: forse avrebbe funzionato come film a se stante ma così com’è mi ha lasciato molto amaro in bocca.

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Regna sempre e comunque.

Link ai precedenti post riguardanti IT:

Miniserie televisiva: https://austindoveblog.wordpress.com/2017/09/18/it-miniserie-televisiva/

It Capitolo 1: https://austindoveblog.wordpress.com/2017/11/06/il-commento-di-it/

Romanzo: https://austindoveblog.wordpress.com/2018/01/31/it-romanzo/

I migliori film di Dicembre!

Buongiorno, come avrete notato finora ho pubblicato post molto veloci da scrivere e leggere; credo che l’andazzo continuerà su questa strada mostrando le varie liste e tag che avevo in serbo da tanto tempo per un semplice motivo: sono in piena sessione universitaria e non ho tempo di scrivere cose più lunghe! Quindi spero di non essere troppo noioso!

Comunque, oggi porto i film migliori visti nel mese di Dicembre; ciò non vuol dire che siano solo film del 2019 ma anche film più vecchi derivanti da visioni su DVD o in reti televisive. Ecco qui i migliori cinque.^^

  • Dio esiste e vive a Bruxelles. Film francese tra la commedia, il fantasy e il dramma, ha come protagonista la figlia di Dio e sorella di Cristo che fuggita a suo padre torna sulla terra per aumentare il numero degli Apostoli. Interessante e dissacrante, ha un cast favoloso e le situazioni che pone davanti allo spettatore fanno riflettere veramente tanto.
  • La battaglia di Hasksaw Ridge. Denso e potente, si divide in due parti: la bontà e gli ideali del protagonista spiegati e le avversità che deve affrontare in esercito per questi; e la battaglia, psicologicamente forte e traumatica durante la quale i suoi valori lo porteranno a compiere un’impresa eroica. L’attore Garfield è azzeccatissimo per il ruolo, come tutto il cast; la battaglia è sicuramente molto forte da vedere, con il primo omicidio del ferito a fare da preludio, ma anche il processo fa riflettere molto. Da vedere assolutamente.
  • Detective Dee e i quattro re celesti. Film da un alto contenuto visivo e sequel di una saga da me molto apprezzata, anche questa volta si è fatto notare. Trama estremamente fantasy – epico orientale ruota attorno all’investigatore della corte imperiale cinese che deve fronteggiare un attacco spionistico ai danni della corona da parte di eserciti quasi sovrannaturali. Bello e intricato, necessita un’attenta visione per non perdere passaggi ma ne vale assolutamente la pena!
  • Dickens, l’uomo che inventò il Natale. Biopic sull’autore di Oliver Twist, mostra e credo romanzi riguardo al periodo in cui scrisse Canto di Natale; bello e ingenuo, ci mostra l’infanzia, che ha ispirato Oliver Twist, attraverso varie allucinazioni di un uomo stanco e spaventato dai debiti. Ma ci mostra anche il processo creativo della scrittura di un romanzo: lui non creava i personaggi ma si creavano da soli, doveva solo trascrivere le conversazioni che aveva con loro per poi studiarne il carattere.
  • Jeepers Creepers. Film horror, secondo me un cult, assomiglia sia a un fantasy, sia a uno slasher e ha tratti in comune con It. I momenti peggiori sono quelli in cui ci inoltriamo nell’orrore portato dalla creatura, quando vediamo con i nostri cosa ha fatto e cosa è capace di fare, quando vediamo che è più veloce di un’automobile e nemmeno le sbarre di una cella la possono fermare. Solo allora sale l’ansia perché nulla la può fermare. Bellissimo film, lo consiglio caldamente, alla fine a livello visivo non mostra manco nulla!

Vi è piaciuta questa lista? Li conoscevate tutti? Se siete curiosi sulle similitudini tra JC e It chiedetemi sotto.

Ciao.^^

jeepers creepers somiglia a it
Secondo voi assomiglia a Pennywise?

It (romanzo)

1968

It è un romanzo horror scritto da Stephen King e pubblicato nel 1986 da cui sono stati due adattamenti cinematografici e considerato il capolavoro dell’autore.

Trama:

A Derry si nasconde un male profondo e feroce che dopo ventotto anni di sonno si risveglia per divorare vittime umane. Ma quando il fratellino di Bill Denbrough viene assassinato, il ragazzino assieme a una banda di emarginati cerca vendetta in una guerra contro le proprie paure e le debolezze nel nome dell’amicizia e dell’amore.

Commento:

Per leggere questo romanzo tra studio e impegni vari mi ci sono voluti quattro mesi buoni; più di mille pagine sono veramente tante e molte di esse mi hanno trasmesso l’idea di essere solo riempitive, pur riconoscendo che servivano a ispirare empatia per i personaggi tramite il loro approfondimento, ma sono troppe. Quella buona è stata la seconda lettura: iniziato anni fa, lo ho lasciato perdere perché non ingranava e non avendo niente a che vedere con il genere letterario e cinematografico non mi aveva interessato abbastanza, trovandolo noioso e lento; le cose ovviamente sono cambiate.

Di questo romanzo mi è piaciuta l’atmosfera tra il gioco e il pericolo dei bambini: infatti, ho preferito di gran lunga la parte infantile perché era quella più potente. Secondo me entrambe le parti sono incentrate sulla ricerca della conoscenza e della verità ma mentre i bambini cercano di capire un male profondo che è trasferibile come concetto all’intera cittadinanza, gli adulti sono ossessionati dalla conoscenza del loro passato per affrontarlo rendendo la loro vicenda dal mio punto di vista molto più noiosa perché ormai sono grandi, i bulli che li tormentavano sono passati, gli adulti che li bloccavano sono morti e devono solo fare un poco di psichiatria noiosissima. Tornando all’atmosfera è esemplare che It si presenti come un clown assassino a rappresentare i due lati più importanti del mattone letterario.

Ecco, It secondo me è il personaggio fatto meglio e anche se non appare mai realmente o completamente definibile posso avere una mia idea precisa di lui, influenzata dai due film prodotti dal romanzo e le opinioni altrui (It è diverso per ciascuno di noi): posso dire che è una creatura aliena e antica, sadica ma solo come può esserlo un leone con le sue gazzelle, paziente, un simbionte, la nostra peggiore paura che si nutre principalmente di bambini perché sono i più labili, è la nostra parte oscura, il nostro ego che si oppone alla maturazione e all’accettazione della società in cui viviamo e che per questo cerca di cambiarla rinnovando a ogni periodo la gente che conosciamo. It è molto interessante, questo pronome dà un senso di mistero e di universalità e il fatto che è femmina è buffo: il simbolo di vita è anche simbolo di morte (io ti ho creato, io posso distruggerti). Le tra apparizioni migliori di It secondo me sono:

-Beverly adulta: la favola che la spaventava da bambina diventa realtà quando lei cerca di ricordare, come quando il sangue la travolge quando inizia a crescere. Violenza, terrore e orrore in una famiglia a pezzi, secondo me questa è la scena più forte per il personaggio!

-Eddie in ospedale: la trasformazione di It nella madre è indicativo di quanto lei fosse negativa pur non volendolo e mi ha colpito nel profondo: quante volte i genitori credendo di fare il nostro bene ci fanno sentire oppressi e ci tagliano le ali? E poi il fatto che lo vede in sogno estremizza il fatto che lui nell’inconscio sapeva che doveva allontanarla.

-Patrick: un ragazzo che succhia la vita delle persone tramite crudeltà e paura, secondo me è stata la cosa migliore per evidenziarne la negatività: le sanguisughe escono dal frigo perché lui non può lavarsi le mani e quindi questo lo condanna. E poi da quel che mi ricordo è la prima volta che It si sdoppiava!

Quindi consiglio il romanzo-mattone solo ai veri appassionati perché è troppo lungo, frammentato tra adulti e bambini e descrizioni random di vittime casuali. Inoltre, secondo me i veri protagonisti nono sono tutti i protagonisti descritti ma solo Bill, Beverly, Ben, It e Mike solo perché ci sono le sue noiose memorie.

Il commento di It

it

It è un film del 2017 che mi è piaciuto molto, uno dei pochi che ho visto al cinema durante questo anno.

Di questo film ho apprezzato molto la presentazione dei personaggi, di cui adesso faccio un breve elenco:

-Bill: allora, la sua funzione di leader è buona, la sua testa calda spinge i ragazzi a farsi ammazzare più di una volta ma almeno è quello che reagisce; lui ha una missione: ritrovare il fratellino scomparso ed è per questo che intraprende la lotta contro il cattivone, usando le singole conoscenze degli amici per capire cosa fare. Il modo con cui It si manifesta mette subito in luce che la sua paura più grande è quella del lutto e secondo me mostra anche il suo grande cuore che lo spinge ad aiutare gli altri e a fare entrare i nuovi tra i Perdenti.

-Mike: l’unico nero in città, almeno l’unico ragazzo, è sicuramente il personaggio più fuori luogo; viene sempre presentato mentre lavora (o uccide pecore o ne distribuisce le carni) e anche quando It fa la sua comparsa, il ragazzo sta consegnando pacchi di carne. Più che di conoscenza, la funzione di Mike è quella di mostrare uno dei grandi mali di Derry: il razzismo; infatti, lui ha ricordi della distruzione del Punto Nero ed è quella la paura, il suo dolore sicuramente evidenziato da un Penywise il quale gli ricorda che è carne da macello.

-Ben: il bambino più grasso in città, non ha amici e per questo passa tutto il suo tempo in biblioteca. Qui sviluppa un interesse per la storia della città, interesse che lo porta a scavare in tutti i disastri e a cominciare a vedere i collegamenti, un vero e proprio filo conduttore. Proprio questa sua passione lo porterà quasi alla morte: una scia di uova di Pasqua lo trascina nei sotterranei e lo fa avvicinare al cadavere acefalo di un uomo morto in un’esplosione (come poi ho scoperto su internet)  causata da It; il fattore storico è evidente e infatti Ben è la chiave di svolta per capire cosa It è e può fare.

-Stan: l’ebreo dalla mente razionale e veloce. In sinagoga viene mostrato il suo lato ebreo, molto importante nella pellicola e il suo lato più normale, cosa sfruttata da It per spaventarlo a morte. Infatti, lui ha il bisogno che tutto sia giustificabile, retto, diritto, ed è per questo che viene attaccato da una donna con denti di squalo uscita da un quadro che potrebbe essere stato dipinto da Picasso; per tutto il film fuggirà It e sarà la sua preda più facile (assieme a Eddie è quello che rischia sul serio).

-Beverly: l’unica ragazza del gruppo, bellissima e dalla calda personalità è presa di mira perché si dice la dia a tutti, anche se non è vero; particolare è anche il fatto che ciò che lei teme veramente sia proprio il padre, che forse la stupra, e che fugge: cercando di non essere più la sua bambina si taglia i capelli e cerca finalmente di altre persone, i Perdenti. It infatti, non la attacca o schernisce come fa invece con gli altri ma la inonda con il sangue, sangue che indica la sua maturazione e che può essere visto solo da chi è in pubertà. La sua è sicuramente per me la storia più triste.

-Eddie: un bambino normalissimo, nemmeno troppo strano, la cui unica pecca è l’iperprotezione della madre, atto che lo spinge a temere il mondo esterno perché pericoloso ed essere asmatico; succube della figura materna, non riesce a essere se stesso per paura di farsi male e passare le giornate in ospedale, anche se in questo modo le sue amicizie vengono meno. Molto bella la scena del lebbroso che riflette la sua paura verso lo schifo e quanto tutte quelle medicine gli fanno male: sono proprio quelle a farlo indugiare davanti alla casa infestata dando al maligno il tempo di attaccarlo.

-Richie: detto Boccaccia o Quattrocchi dai bulli, porta gli occhiali ed è il clown del gruppo, caratterizzato dall’uso di battute più o meno di dubbio gusto ma comunque anche da una lealtà che risplende svariate volte nel film. Lui è l’unico a non avere avuto un incontro privato con It all’inizio ma è anche quello che dalle tracce del mostro rimane più sconvolto per la sua fobia dei clown e per la sua profonda insicurezza che si palesa ad esempio quando vede i propri volantini (dicono che è scomparso). Leggermente distante dal libro come carattere ma l’essenziale c’è.

Passati in rassegna tutti i Perdenti, ecco una mia opinione su loro come gruppo. Non tutti si conoscevano dall’inizio, c’era il gruppetto Stan-Eddie-Bill-Richie ma gli altri o erano nuovi o semiconosciuti: è stato It a riunirli, It e i bulli. Caratterizzati da una forte unione, si amalgamano perfettamente dall’inizio anche perché sono emarginati dagli altri bambini e bersagliati da un’oscura forza malvagia. Le sequenze più belle sono sicuramente il bagno e la casa di Ben, in cui il legame tra i sei (Mike ancora non c’era) si rafforza. Poi c’è la lotta finale, ma ne parlo più avanti.

Altro punto importante: It.

It è fantastico. È un mostro mutaforma, è la città stessa, è gli anziani che si voltano quando i bambini soffrono, è i bulli che armati di coltello vanno a caccia di Perdenti, è l’essere che veste un abito senza tempo argentato con richiami alle mode rinascimentale e medievale, è l’entità che si cela dietro innumerevoli apparizioni che sanno di finto ma che sono vere perché lavorano sulla psiche della vittima; It è il male che governa Derry. Sadico, si diverte a terrorizzare, gode del terrore, sicuro di sé, cinico e vigliacco, potrebbe essere umano: un perfetto essere squilibrato che uccide bambini per puro divertimento e che se sopraffatto fugge. Tuttavia, è incredibilmente intelligente, sa come dividerli, sa come spingerli verso la morte, sa le loro peggiori paure e le sfrutta per decimarli, per isolarli: da soli il buio è pieno di mostri, insieme è pura mancanza di luce. Questo It è fantastico, riesce a essere tutto ciò che chiunque teme e qualunque cosa possa spaventarci.

L’ambientazione degli anni ’80 mi è piaciuta tantissimo. È vicina a noi, ci sono le macchine, la televisione a colori, il telefono, la boyband dell’epoca. Si respira un’aria totalmente diversa ma identica ai giorni nostri e non hanno paura a mostrarlo. Gli ambienti sono bellissimi, le fogne sono un labirinto orgiastico pieno di tunnel inquietanti, la casa infestata ha qualcosa di gotico e trasandato che mette tristezza per chi ci abita ma anche inquietudine perché se quel posto è così, anche loro potrebbero diventarlo. Tutto è minaccioso, perché tutto è di It.

E ora, la lotta finale, il fulcro dell’intero film.

La lotta finale avviene in quella che potrebbe essere la tana di It per la presenza di numerosi trofei che ha collezionato nel tempo: un’altissima torre domina la stanza, torre formata dagli oggetti che tenevano i bambini uccisi e raccolti nei secoli, testimoni del numero di atrocità compiute da questo essere; un’altra caratteristica notevole della stanza sono i cadaveri fluttuanti, sempre annunciato da It e finalmente proposto sullo schermo! Una visione quasi onirica. Ma cambiando argomento improvvisamente, molti la hanno criticata perché rappresenta solo sette ragazzini che pestano un clown psicopatico, forti solo della rabbia e non di un percorso di formazione; per me non è così. I Perdenti hanno sviluppato un forte legame che certe volte non è spiegabile anche se con la benedetta Tartaruga di mezzo tutti direbbero che il loro comportamento avrebbe senso, un legame che li spinge a sostenersi a vicenda, a non sputtanarsi con imbarazzanti gruppi pop, a lavare il sangue che porterebbe alla follia, a seguire la vendetta giusta di un fratello, a salvare un ragazzo dal linciaggio del razzismo, portare fuori un amico col braccio rotto e salvare una fanciulla rapita. È questo legame che li salva e dà loro la forza di scendere in quella stanza e di combattere le proprie paure; infatti, It per salvarsi ricrea velocemente tutte le loro paure: il fratellino per Bill, il padre per Beverly, schifo per Eddie, una mummia (accenno al libro?) per Ben, braccia carbonizzate per Mike, la donna deforme per Stan e niente per Richie; questa lotta è all’insegna dell’amicizia: solo perché uniti sono riusciti a salvarsi e tutti loro lo sanno bene.

Giudizio di fine film: i jampscares funzionano benissimo, sono preceduta da un forte senso di attesa e sono sempre funzionali. La storia è bella anche senza parti horror e infatti anche chi mi ha detto che lo ha fatto ridere lo ha apprezzato, è un film sull’amicizia e sull’orrore della solitudine e della discriminazione. Lo consiglio a tutti.

It, miniserie televisiva

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Ho recentemente guardato questa bella miniserie televisiva e devo dire che mi è piaciuta molto, anche se ovviamente la mia esperienza da spettatore è stata inquinata da diversi fattori: lo ho visto dopo molti anni dalla sua originale pubblicazione, ho avuto esperienze con film horror molto più intensi, non ho letto il libro e molte scene famose le conoscevo già.

Quindi il mio commento è solo su ciò che ho visto, prendendolo come opera a sé.

Questa miniserie, vista come un unico film da tre ore, mi è piaciuta molto perché mostrava quanto It sia un fenomeno legato alla nostra intimità, alle nostre paure più grandi e alla nostra infanzia. Almeno io lo ho inteso così. Mi ha sorpreso come hanno utilizzato i due spazi narrativi, molto distanti nel tempo: vedere che hanno impostato la storia dei bambini come un ricordo degli adulti mi ha subito dato un’atmosfera di mistero e notare come i Perdenti dopo trent’anni si rifiutano di chiedere l’aiuto di altri esterni alla vicenda mi ha fatto pensare che It sia proprio qualcosa di intimo, di loro, che faccia parte della città e quindi sia intimo, inalienabile.

Tim Curry è perfetto per interpretare Pennywise. Il suo aspetto da similumano è estremamente empatico e simpatico, la voce di Carlo Reali è calda, amichevole ma anche strana e minacciosa a tratti, quando deve. Quando si presenta alla prima vittima sembra veramente bonaccione, quasi uno spirito paterno, ma in verità è solo un’emanazione delle nostre peggiori paure: infatti, nessuno sano di mente conosce la sua vera forma. Credo che mi abbia fatto più impressione quando rapisce Audra, che è ipnotico con gli occhi illuminati dalla cosiddetta Luce dei Morti.

Come metro di giudizio solo quello che ho visto nel film, i personaggi dei Perdenti mi sono piaciuti abbastanza. Sicuramente quello più carismatico è Bill, ma comunque dovrebbe esserlo essendo lui il capobanda, colui che ha un motivo personale per odiare It e la mente attiva del gruppo. D’altra parte, ho odiato Stan bambino perché a differenza degli altri non ha valori spirituali o affettivi con cui combattere il mostro, ma solo il suo dovere di Scout, che conoscendo l’organizzazione è razionale contro un essere irrazionale. Eddie invece mi ha allarmato nella versione adulto: non si è mai fatto una famiglia? Nemmeno fidanzato? Era ovvio che nella miniserie sarebbe stato il secondo a morire perché prima muore quello senza difese mentali contro le proprie paure e poi ovviamente quello che non è riuscito ad andare avanti, quello senza una vita al di fuori dell’infanzia. Beverly è perfetta, la femminilità del gruppo in entrambe le versioni, forse un poco troppo intima con gli altri ma ok.

Le scene che mi sono piaciute, oltre alla scena famosa di George, più sono:

-la scena della foto di George; non mi aspettavo che si muovesse!!

-il già citato rapimento di Audra: ipnotico e inquietante il clown ma incredibili gli occhi;

-la scena delle docce, che mi ricorda molto Nightmare 2;

-quando Mike adulto si risveglia in biblioteca e vede le orme strane e poi il palloncino al suo fianco;

-quando entrano nelle fogne e vedono i tunnel da cui esce l’acqua; ispirazione per Harry Potter 2?

Alla fine raccomando a tutti questa miniserie anche solo perché ha avuto il merito di far conoscere ai più l’opera di King anche se semplificata e quindi anche se presenta omissioni e forti semplificazioni; il messaggio di It come qualcosa di intimo all’uomo e legato all’infanzia c’è e anche il più della storia. Poi ovviamente è un’opera vacchiotta, fatta con un altro spirito e adattatasi alla televisione.^^