La tetralogia di Alien: antropocentria, femminilità e paura del diverso

La saga di Alien è una di quelle saghe che tutti conoscono, almeno per sentito dire. C’è chi la definisce horror, o almeno thriller, o chi banalmente fantascientifica; per me è difficile incasellarla in un genere puro perché i quattro capitoli che la compongono sono profondamente diversi gli uni dagli altri, unici. Ma che sia fantascienza, questo è certo.

La tetralogia originale è composta da quattro film sviluppatisi nell’arco di 20 anni:
Alien (1979)
Aliens – Scontro finale (1986)
Alien 3 (1992)
Alien – La clonazione (1997)

INTRODUZIONE

La protagonista assoluta della tetralogia è Sigourney Weaver nel ruolo di Ellen Ripley. Il suo personaggio è una donna forte, una donna che non dimentica la propria femminilità pur assumendo ruoli comando e combattendo alieni mostruosi.
Nel corso dei 4 film il suo personaggio cambia radicalmente per diversi motivi: i traumi e i lutti che accumula, il tempo enorme che trascorre tra un film e l’altro mentre è ibernata (e qui il tema dello straniero), muore e rinasce come un’altra creatura dallo stesso nome e dal DNA simile. E’ Sigourney Weaver a interpretare Ellen Ripley ma non fallisce mai nell’arduo compito di raccontare una donna traumatizzata, in lotta non solo contro mostri ma anche contro una società che la opprime e non le crede. Raccontare molto con poche parole, spesso solo con la postura e l’espressività del viso.

Altra protagonista del franchise è la razza Xenomorfa. Fin da Alien, il primo capitolo della tetralogia, questa razza è avvolta da un alone di morte e mistero, come una nebbiolina azzurra che l’avvolge e la nasconde. Feroce, aggressiva, con l’acido al posto del sangue e con ottime capacità di mimesi, il parassitoidismo che la contraddistingue è quasi l’ultimo dei problemi.
Finora è stato presentato l’intero ciclo vitale degli Xenomorfi: la Regina depone le uova, da cui escono i Facehugger per impiantare nelle vittime gli embrioni da cui si formano nuovi Xenomorfi. Non è chiaro quale sia il processo che faccia nascere una Regina, ma essendo gli Xenomorfi simili a insetti è possibile ricondurlo a banali necessità ambientali o di ripopolamento.

L’ambiente che ospita gli orrori dei quattro Alien è sempre la nave spaziale, asettica e claustrofobica, dove lo Xenomorfo si muove e nasconde con estrema facilità. L’uomo è sempre nello spazio, la Terra viene citata solo nel primo e nell’ultimo film (nel secondo non è chiaro dove lei sia all’inizio), sembra che la vita sia stata spostata altrove, colonizzando altri pianeti.
E’ lo spazio, la conquista dello spazio, la vera ragion d’essere degli uomini per fare ciò che hanno fatto con la Terra: rubarne le risorse e renderlo adatto a loro. Dopotutto, è proprio per rubare la risorsa Xenomorfa che la tragica storia di Ellen Ripley ha avuto inizio.

TEMI PORTANTI

Maternità e femminilità. La protagonista della saga di Alien è Ellen Ripley, una donna al comando a cui vengono riconosciuti il grado e l’esperienza. Lei è anche l’unica superstite costante dei vari episodi, riuscendo a sconfiggere ogni volta gli Xenomorfi senza tralasciare il proprio lato umano e femminile: lei è una donna, con bisogni sessuali attivi e un lato materno che non la rende per questo meno adatta alla battaglia. In tutti e quattro i capitoli, Alien abbraccia il tema della maternità, soprattutto nel secondo (con una maternità affettiva) e con il quarto (con una maternità biologica); orrore o speranza? La saga costruisce personaggi femminili forti e sfaccettati, grazie anche ad attrici capaci di sopportare il peso di tali personaggi.

Parassitoidi e predazione. Ormai lo sappiamo tutti: gli Xenomorfi sono parassitoidi, ma prima di tutto sono predatori! Un po’ come le vespe: queste creature utilizzano le vittime allo stadio larvale come contenitori viventi e allo stadio adulto come prede da uccidere (senza nutrirsene, però, almeno apparentemente). Credo che una delle scene più inquietanti e ansiogene dell’intera tetralogia sia in Aliens, quando Ellen Ripley e Newt si ritrovano a fronteggiare due Facehuggers nel laboratorio!

L’avanzamento tecnologico nella narrazione. Questa è più una mia perplessità: Alien è una saga fantascientifica ma, nell’arco dei secoli in cui i quattro film vengono narrati, la tecnologia apparentemente non cambia. O meglio, Ellen Ripley è sempre in grado di utilizzare gli strumenti più moderni rispetto alla sua epoca passata con estrema facilità. Credo che l’avanzamento tecnologico più evidente (mai visibile però nelle scenografie) sia nel quarto capitolo per il semplice fatto che Ellen Ripley e la Regina Xenomorfa vengono clonate. Per il resto, potrebbero tutte essere vicende contemporanee: la navigazione spaziale e tecnologie astruse c’erano già all’inizio, non c’è nulla tra una decade o un secolo e gli altri che faccia capire un naturale avanzamento delle conoscenze.

Antropocentria. In quattro film, gli umani navigano attraverso le galassie ma gli unici alieni che trovano, o almeno che vengono mostrati, sono creature ostili. Non c’è la minima presenza di una collaborazione, dell’esistenza di un’altra vita con cui instaurare se non proprio una convivenza almeno un commensalismo: tutto l’universo è dell’uomo e ciò che non è umano se non è utilizzabile dalla razza umana va annientato. Antropocentria allo stato puro, in un certo senso anche un’occasione mancata.

Avidità delle grandi corporazioni. Se la compagnia Weyland-Yutani non avesse voluto mettere le mani sulle uova o sugli esemplari di Xenomorfi, tutta la saga non avrebbe avuto origine. Ogni film, se si fa caso, riporta alla fine una carneficina sempre maggiore rispetto al titolo precedente: un piccolo equipaggio di un cargo; un intero plotone di Marine; una prigione spaziale semideserta; un’intera base scientifica. Tutto perché nei secoli sempre la stessa compagnia (che è descritta avente vari settori commerciali) non ha mai smesso di volere la razza Xenomorfa come arma biologica, anche se consapevole di quanto sia difficile da contenere. La fine del terzo capitolo è emblematica, una chiara critica alle grandi corporazioni e al consumismo.

I QUATTRO FILM IN BREVE

Alien, di Ridley Scott (1979). Questo è il cult che ha dato origine a tutto, un film spaziale che nella prima parte vede la vita dell’equipaggio, nella seconda diventa un’avventura nell’ignoto per poi trasformarsi nel terzo atto nello slasher che tutti amiamo. Che dire, è tanta roba. Questo è il film che ha lanciato Sigourney Weaver nell’Olimpo delle star ed è il primo celebre successo del regista; anche solo per questo va elevato a cult. Poi le soluzioni visive, la presentazione della nave con gli orrori che essa contiene, come l’androide manovra tutta la faccenda, la caccia all’alieno… Alien è un filmone, gioca tutto sul non mostrare, sul fuoricampo che permette all’immaginazione di creare scenari ancora peggiori. Stupendo.

Aliens – Scontro finale, di James Cameron (1986). Se il capostipite era in parte uno slasher, questo è apertamente un film di guerra: abbiamo la superstite traumatizzata che è costretta a condurre i marine nello stesso pianeta da cui era fuggita, solo per una guerriglia contro gli Xenomorfi, guerriglia che finisce in massacro. Qui gli Xenomorfi sono migliorati nel design e nella resa visiva, si vede che il budget è maggiore ma è anche maggiore la potenza immaginifica del regista: questo non è un film su un viaggio spaziale, ma è la narrazione di come uno squadrone di marine si ritrova a combattere contro un intero nido di Xenomorfi! Vengono fuori dalle fottute pareti urlano, frase cult, ed è vero: tutta la base ormai è territorio xenomorfo, è esplorata la loro ecologia, la loro vita e l’assedio finale è disarmante. Un film ancora più claustrofobico del precedente dove però non domina la paura ma l’ansia di sapere come potranno sopravvivere a tante furie omicide.

Alien 3, di David Fincher (1992). Sarò franco, non ho mai capito il titolo originale: sarebbe Alien al cubo, ma questo è solo il terzo film e di Alieno ce n’è uno solo. Comunque, il film è un thriller e per molti è minore rispetto ai precedenti; beh, questo è ovvio. Tuttavia, ha molti lati positivi. Ovviamente, l’interpretazione della Weaver, che è rimasta fedele al personaggio che l’ha resa celebre e lo incarna sempre con serietà. Poi, lo Xenomorfo, qui combinato al DNA di un cane, più simile a un drago che ai mostri mostrati precedentemente. La sceneggiatura inoltre non fa pesare molto il set più povero e il cast relativamente ridotto, certo mi sono chiesto perché i detenuti passino da tentati stupratori a volemose tutti bene, ma comunque il ritmo è buono e il POV del mostro regala sempre soddisfazioni. Il finale, poi, è veramente amaro e fa molto riflettere non poco.

Alien – La clonazione, di Jean-Pierre Jeunet (1997). Capitolo conclusivo della tetralogia, è quello che porta gli argomenti più interessanti: lo slasher torna prepotentemente e si fonde con il Moderno Prometeo, dando luogo a un assedio ricolmo di uccisioni e di nuovo allo scontro tra madri. Qui la tematica dell’identità è fondamentale, perché dopo quattro film nessuno degli uomini e delle donne su schermo è veramente umano, la Terra ormai è solo un pianeta dimenticato e la vita si è spostata nello spazio; quindi anche i concetti etici si sono evoluti ed è su questo punto che il film basa la propria sceneggiatura. Sarò sincero, se il primo atto fosse stato fuso con il secondo e i plot-points del terzo spostati a metà film (con conseguente miglioramento della trama), questo capitolo poteva rivaleggiare quantomeno con il primo; invece, la scrittura è rimasta indietro, la trama a parte qualche twist rimane prevedibile, deludente. Ottime le interpretazioni di Weaver, Ryder e Dourif, ottimo il comparto tecnico e artistico (stupendi mostri e scenografie claustrofobiche che riprende quelle di Aliens) ma un film deludente perché poteva essere molto più grande con uno sceneggiatore più coraggioso.

LISTA DI GRADIMENTO DELLA TETRALOGIA

Primo posto: Aliens – Scontro finale
Secondo posto: Alien
Terzo posto: Alien – La clonazione
Quarto posto: Alien 3

SALUTI E RINGRAZIAMENTI

E siamo arrivati alla fine della trattazione! Vi sareste mai aspettati un articolo del genere da me, che dico sempre di odiare la fantascienza e le saghe lunghe? Ringraziate Disney+ per questo!
Dopo aver letto le mie considerazioni sulla saga, vi aspettavate questi piazzamenti? E concordate o preferite Alien come il migliore dei quattro? Spero sia stato un viaggio interessante e di non avervi annoiato. Alla prossima!

Aliens: gli Xenomorfi sono insetti giganti!

Buongiorno! Recentemente mi sono visto Aliens – Scontro finale, il sequel di Alien diretto da James Cameron e mi sono gasato parecchio! Ammetto di averlo visto in italiano, ma uno scifi con termini astrusi va visto doppiato o non capisco manco quello che dicono! Inoltre, ci sono interessantissime nuove informazioni sugli Xenomorfi e la loro ecologia!

Verranno anche fuori dalle fottute pareti, ma i Facehuggers sono la cosa peggiore del film!!

Nel film viene utilizzata una metafora (o meglio un paragone) per descrivere gli Xenomorfi: secondo i Marines, essi sono insetti giganti! E, presupponendo che la maggior parte delle specie parassitoidi fa parte di quella classe di invertebrati, il paragone è legittimo.

Mamma Xenomorfa è mostrata come la Regina del nido, simile a un maschio ma con un’enorme struttura secernente le uova attaccata al ventre. La fisicità scelta è quella delle Regine di famiglie quali le formiche o le termiti, entrambe famiglie di insetti.

Il nido degli Xenomorfi inoltre assomiglia come idea ai nidi delle vespe e delle api: una struttura naturale secreta dagli Xenomorfi sulla base di oggetti già presenti nel luogo. Un labirinto organico che però non si discosta dalle sfere appese agli alberi o dagli alveoli sulle pareti delle case. Anzi, i nidi delle vespe sono l’esempio migliore, per come è presentato il nido degli Xenomorfi.

Poi vabbeh, il parassitoidismo degli Xenomorfi è molto più predatorio: di solito, le specie predate sono lasciate a se stesse, nell’attesa della schiusa delle uova, mentre in Aliens esse vengono catturate per essere esposte ai Facehugger quando le uova si schiudono. Più che ad Alien questa caratteristica mi ha fatto pensare a Crociera nell’infinito, dove c’era l’alieno che rapiva le vittime per inserire in esse le uova.

E siamo alla fine. Qui non parlo del film, ma di ecologia fantascientifica! Potrei fare una nota mettendo in dubbio la capacità di Ripley di utilizzare con facilità tecnologie progredite di decenni da quando lei era ‘viva’, ma lascio perdere. Ciaone e alla prossima!

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Questo bellissimo film del 2009, diretto dal regista di Terminator e Titanic James Cameron e campione a livello mondiale di incassi (più di due miliardi), me lo sono rivisto stamattina a scuola.

Anche se è stato proiettato su un misero muro con una stecca di legno che tagliava in due l’immagine, anche se la qualità della visione era terribile a causa del videoproiettore vecchio e le luci che schiarivano il film, anche se il suono era in inglese e coperto dalle parole rumorose dei miei compagni di classe, devo dire che anche questa mia seconda visione del film mi ha costretto a pensare: E’ un Capolavoro.

Oltre alle mirabili creature e atmosfere offerte da Pandora (il pianeta alieno in cui è ambientata la vicenda) e alla cruda fortezza degli uomini, mi hanno colpito i seguenti tre temi:

il contatto uomo/natura; qui la natura è veramente sconfinata e la popolazione che abita Pandora, chiamata Na’vi, al posto di combatterla, come hanno invece fatto stupidamente gli uomini loro invasori, si connettono chimicamente a essa e agli animali tramite uno speciale legame neuronale della coda (i tendrilli): il contatto uomo/ambiente persiste in tutto il film, diventando quasi una simbiosi positiva e necessaria per la sopravvivenza del pianeta.

la visione della storia come uomo invasore  bianco/indigeni; la storia si basa su questi uomini della RDA che hanno comprato i diritti di sfruttamento del pianeta, ovviamente contro la volontà degli indigeni. Dopotutto, questa stupenda storia è assimilabile a ciò che accadde con la conquista delle Americhe: una cultura più forte cerca di sfruttare una più debole, anche se qui alla fine a soccombere non sono gli invasi.

contatto tra culture; un altro elemento portante del film è il contatto tra la cultura di Jake Sully e quella di Neytiri. Entrambi hanno il compito di studiarsi a vicenda, lui per capire i costumi e la lingua e convincere pacificamente il popolo dei Na’vi ad andarsene, lei per capire che razza di bestie sono gli uomini venuti dal cielo. Il passo più importante del film, sotto questo punto di vista, è ovviamente quando lui riconosce l’importanza della foresta, punto base della cultura indigena.

Bel film.^^