VISIONI SENTIERI SELVAGGI: Chiamami col tuo nome

Consigliato dal mio prof di mestieri nel cinema, Chiamami col tuo nome fa parte della sua lista di film da guardare assolutamente; uno dei pochi recenti, a dire il vero.

Chiamami col tuo nome è un bel film, solo un po’ lungo, e potremmo riassumerlo con l’andamento ormonale dell’estate di Elio.
In pratica, la prima parte è tutta basata sul raccordo di sguardo e semi-soggettive, mentre la seconda allarga la visuale alternando campi più lunghi a figure intere; potremmo dire che la cinepresa adora posarsi su Timothée Chalamet alias Elio, ma il personaggio di cui Elio è invaghito è Oliver e quindi ci sono un sacco di particolari sull’attore Armie Hammer alias Oliver.

And everybody’s watchin’ her But she’s lookin’ at you, ooh, ooh“, citando Rihanna.

Il film si dipana in tre atti, con la realizzazione carnale e non più platonica solo nell’ultimo, ironicamente. Un bel film. Ecco, schifo forte per la scena della pesca, poi io sono estremamente schizzinoso!
A livello visivo invece la cinepresa valorizza la bellezza maschile, sembra quasi di vedere le statue dei titoli di testa. Meglio Guadagnino che Schumacher, rimanendo in tema di come la cinepresa accarezza il corpo maschile, eh! Ma alla fine a parte qualche primo piano di chiappe, è più potente il fuoricampo: il sesso etero viene quasi reso imbarazzante dalla messa in scena, mentre quello tra i due è caricato di molta aspettativa ed espressività recitativa.

Personalmente ho visto abbastanza film del regista e posso notare alcune costanti: la natura preponderante, quasi bucolica; l’amore per il tempo passato; il gioco di sguardi; l’eleganza nella messa in scena; l’importanza della musica; la preferenza verso la bellezza maschile, con il nudo femminile presente ma mai oggettivato; l’amore e la passione come qualcosa di doloroso.

Film in sala: Bones and all

Film poetico, intimo e profondamente struggente. Guadagnino, già direttore del mio osannato Suspiria, racconta la storia romantica di due cannibali in un arco di formazione per la protagonista; inutile dire dietro al sangue e alla morte, il cannibalismo può essere letto come metafora dell’omosessualità.

Bones and all parla di una ragazza abbandonata dal padre, appartenente ad una non chiara razza di uomini mangiatori di altre persone; poco più di un adolescente, la ragazza parte alla ricerca di una madre, che non ha mai conosciuto ma portatrice del gene cannibale, incontrando altri suoi simili nel viaggio.
E’ durante il viaggio in macchina che lei inizierà finalmente ad esplorare se stessa fino a capire chi realmente lei sia.

Sarò franco, questo non è un film per stomaci deboli. Due persone hanno lasciato la sala e saremo stati una decina in tutto. Una decina scarsa.

La narrazione procede inesorabile, il film sarà ambientato negli anni ’80 all’incirca ed è per questo che secondo il cannibalismo è la metafora dell’omosessualità: i cannibali si riconoscono tra di loro ma vengono cacciati dalle altre persone, la loro comunità non è ideale ma è tutto quello che hanno, possono scegliere di sopravvivere, di uccidersi o di farsi rinchiudere in manicomio. Come ci dimostra il finale, senza fare spoiler, solo lontano dalla società i cannibali possono vivere serenamente.
E secondo me, solo un non etero può raccontare una storia del genere.

Interessante che entrambi i protagonisti siano parte di minoranze: lei è nera, lui è queer.
Entrambi in fuga, entrambi incapaci di vivere una vita normale.

Il film procede in atti precisi, con il finale che inizia da un preciso momento. Ecco, le morti e le aggressioni soprattutto quella iniziale al dito fanno impressione; ma servono a mostrare come non siano loro a volerlo, sono solo nati così. E lo spiegato fa ancora più impressione: sappiamo bene cosa sono capaci di fare.

Io consiglio di andarlo a vedere, le ambientazioni paesaggistiche sono molto belle, la regia è intima, il cast sul pezzo, la mitologia molto profonda e la colonna sonora trascinante. Però dovete sapere cosa andate a vedere!

Suspiria: Argento vs Guadagnino

Buongiorno! Oggi torno a parlare di cinema horror con un articolo di cui avevo accennato la preparazione un po’ di tempo fa: il confronto tra il Suspiria di Dario Argento e il Suspiria di Luca Guadagnino!

Entrambi i Suspiria poggiano le basi sullo stesso canovaccio, ispirato al romanzo Suspiria de Profundis. Tuttavia, è doveroso mettere in chiaro che senza il classico di Dario Argento, il nuovo film di Guadagnino non sarebbe mai esistito: infatti, la versione più recente prende dal classico i personaggi, gli eventi chiave e la sequenza delle morti; riscrivendo il tutto in modo più forbito, senza misoginia e con un simbolismo molto più eccelso ed elaborato.

TRAMA

Il Suspiria di Argento è un film horror, una fiaba nera su di una giovane ballerina che andata in una scuola tedesca per perfezionare la propria tecnica di danza classica si ritrova invischiata in un covo di streghe.

Il Suspiria di Guadagnino invece è un thriller paranormale con qualche accenno al genere horror. La trama di base è molto simile, ma qui lo spettatore sa da subito che la protagonista è in pericolo e che le insegnanti sono streghe: il punto focale del film è il percorso di formazione della protagonista in una Germania divisa dal muro di Berlino!

UCCISIONI E INCANTESIMI

Il Suspiria del Darione è un film crudo, violento, dove la morte è punitiva e non lascia scampo: le vittime scappano, ma forze quasi fiabesche le raggiungono sempre per costringerle al silenzio. Tuttavia, il sistema magico è molto semplice e non spiegato, è possibile fare ipotesi anche sugli autori degli omicidi: è stata la Mater Suspiriorum o una delle sue adette grazie alla sua influenza?

Il remake invece vantando una sceneggiatura molto più curata e approfondita spiega il tutto molto meglio: la magia è legata alla volontà e alla mente. Le streghe utilizzano il metodo delle bambole, perché quello che fanno loro si ripercuote sulla vittima, che siano lacrime per impedirle la vista o semplici movimenti che torturano chi non è pronto a compierli. Interessante inoltre che pur essendoci scene di violenza, la morte viene negata alle vittime rendendole quasi dei fantocci e saranno loro stesse a chiederla a fine film, quasi per uscire dal torpore dell’oblio.

LA DANZA

Nel cult la danza è classica, ma è di puro contorno: la scuola poteva essere di canto e la trama non sarebbe cambiata di una singola virgola. Anzi, ho contato le scene in cui la danza compare e sono solo 2 ( di cui una è spezzata in due segmenti). E in queste scene i ballerini… si muovevano, senza una direzione, senza un esercizio preciso; volteggiavano per il gusto di muoversi. Deludente.

Nel remake, invece, la danza moderna è un elemento fondamentale della narrazione e prende parte di un’interessante dicotomia: l’arte è dolore e passione, le scene in cui le ballerine danzano sono quelle in cui le vittime vengono distrutte. Inoltre, non bisogna dimenticare che la danza moderna, per sua stessa definizione, è legata alle emozioni e quindi è legabile a livello di simbolismo al sabba.

SCENOGRAFIE E MUSICHE

Suspiria in entrambi casi è iconico: se Dario Argento si concentra su scenografie grandiose e musiche intense, Luca Guadnagnino predilige ambienti semplici e musiche d’atmosfera (oltre a quelle per le scene di danza).
Personalmente, a livello scenografico ovviamente il film di Argento è memorabile, ma il merito è anche (o solo?) di Tovoli e Bassan che insieme tra fotografia e scenografia hanno creato un’esperienza visiva iconica.

IMPRESSIONI PERSONALI

Da questo rapido e piccolo confronto tematico e di sceneggiatura, è intuibile che io preferisca la versione di Luca Guadagnino anche se non bisogna che senza il classico argentiano non ci sarebbe stato nulla. Quel film nei decenni è entrato nell’immaginario collettivo.
Ma Guadagnino crea un film profondo, un dramma che fa dell’orrore solo l’ennesimo strumento espressivo. Inoltre è apprezzabile come il corpo della donna, sebbene senza paura venga mostrato nudo o in posizioni possibilmente eccitanti, venga normalizzato e mai eroticizzato. Un bellissimo film, il suo Suspiria; peccato abbia floppato, sarei stato curioso di vedere i seguiti e Una terza madre decente.

E voi? Avete mai visto uno dei due Suspiria? Quali pensieri avete a riguardo? Se avete voglia di leggere il mio articolo sul Suspiria di Luca Guadagnino lo trovate a questo link. Ciao!

5 film da recuperare: giugno

Buongiorno! Oggi inizia luglio, il che vuol dire che è il terzo mese di lavoro presso la mia azienda come allestitore; e ne sono felice! Inoltre, con il mio contratto part-time sono anche riuscito a guardare qualche film, riuscendo a stilare una bella cinquina! Bei costumi e atmosfere, ecco le parole-chiave!

Colette. Film biografico sulla famosa autrice e attrice francese, interpretato da Keira Knightley. Il film parte dal matrimonio che lei fece in giovane età con un critico e prestanome dell’epoca, diventandone presto una ghostwriter; poi la narrazione procede nel tempo mostrando come la disillusione la rende meno ingenua e scopre se stessa e le sue pulsioni, arrivando a mollarlo per una relazione con un’altra artista e rivendicando la paternità delle proprie opere. Il film è molto bello, la descrive senza giudicare o evidenziare inutilmente la sua sessualità: lei è se stessa e si batte per la propria libertà.

Batman returns. Secondo capitolo diretto da Tim Burton, qui a regnare secondo me è Michelle Pfeiffer: bella, con doppia personalità e immensa nel tipico trucco burtoniano. Un po’ mi è dispiaciuto che per il Pinguino abbiano scelto di prendere in prestito la biografia di Killer Croc, anche se il personaggio diventa in questo modo ancora di più uno degli outsiders tanto cari al regista; bravissimo Danny De Vito. Keaton con la maschera continua a starci malissimo, ma il suo Batman tormentato e quasi martirizzato dalla comunità funziona e regala emozioni.

Judy. Trucco, costumi, scenografie e musiche da sballo. Si tratta di un biopic sulle ultime esibizioni londinesi di Judy Garland poco prima di morire, interpretata da Renée Zellweger. Renée è bravissima, si vede che è lei sotto la maschera ma riesce a emozionare e a trasporre i patimenti di una donna lacerata nello spirito, che ama il suo pubblico ma che non è più in grado di gestire lo stress di una vita intera. Funzionali e significativi sono i flashbacks dei suoi tempi de Il mago di Oz, dove capiamo che allora smise di lottare per l’indipendenza a favore del signore Cinema. Perdendo così l’anima.

Suspiria. Mi sono rivisto il film di Guadagnino e a livello di sceneggiatura è veramente immenso, sopra di molte spanne rispetto al lavoro puramente visivo di Argento. Il film è lungo ma non pesa per niente, anzi. La storia procede lentamente spiegando i personaggi e creando un velo di mistero attorno alla scuola; sappiamo che sono streghe fin dalla prima metà ma non è possibile capire quello che voglio fare. Bravissime Tilda Swinton e la protagonista Dakota, qui in un percorso di formazione che la libererà prima dall’ingombrante figura materna (e dalle ristrettezze del mondo campagnolo) e poi artisticamente, con una metaforica scena finale. Poi la danza è sempre in parallelo con la sofferenza, lo dice Tilda nel film: danzare è soffrire!

La vita straordinaria di David Copperfield. Prima trasposizione del romanzo che riesco a guardare, è la meno attendibile. Non credo sia una trasposizione: credo abbiano inteso il film come se il libro fosse un’autobiografia scritta da Copperfield e il film narrasse i veri eventi che l’hanno ispirata; con questa lettura tutte le imprecisioni storiche non si fanno sentire (prima tra tutte la commistione delle ‘razze’) e lo spettatore può godersi una sceneggiatura scoppiettante e ricca di colpi di scena, con gli ambienti dei palazzi veramente bellissimi. Consigliatissimo!

Ecco, siamo arrivati alla fine. Vi lascio un piccolo teaser: ritroverete uno dei seguenti film in un piccolo progetto più avanti nel tempo, volete provare a indovinare quale? Ciaoo!^^

La vera vittima di Batman returns

Un film orgasmico, un sussurro di piacere

 

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Poco prima di iniziare la visione di questo bellissimo film al cinema mi sono dovuto sorbire tre trailer tutti basati sullo jumpscare e ho pensato: “Perché devo avere gli incubi solamente per colpa di film che non sanno spaventare senza usare la musica a palla e sorprese ormai scontate?”; per fortuna, quel pensiero non mi ha mai colpito durante la visione di Suspiria.

Suspiria è un film elegante, raffinato, con interni spogli ma ambientazioni molto elaborate e utili a creare un mondo freddo e falsamente ospitale, mai scontato ed estremamente orgasmico nel senso più primordiale del termine: qui gli istinti e l’amore vengono stimolati con una visione immersiva, noi siamo parte della vicenda e ne siamo affascinati perché non capiamo cosa spinge questo strano mondo, gli intrighi che esso nasconde mentre danzando le ragazze senza saperlo offrono il proprio destino in cambio dell’arte più pura.

Se qualcuno mi legge da un po’ può benissimo capire che questo film tocca le corde giuste per fare vibrare la corda altalenante che è la mia attenzione perché non è solo un horror ma una storia di scoperta delle proprie potenzialità interiori ed artistiche, narra le vicende di un gruppo di donne che cercando di sopravvivere praticano il male e la manipolazione, mostra inquietanti sequenze come se alla fine fossimo appostati fuori dalla finestra o in un angolo a spiare attraverso l’uso di riflessi e inquadrature da lontano. Un film del genere, l’atmosfera che crea, è difficile da scordare.

Le due cose che ho apprezzato maggiormente del film sono state la danza e l’audio comprendente i rumori di sottofondo e le musiche.

Per me la danza rappresenta la forma d’arte liberatoria, attraverso cui noi possiamo esprimere noi stessi e quello che noi veramente proviamo. E’ proprio attraverso la danza che le ragazze vengono manipolate, uccise e ispirate perché alla fine liberando gli istinti la manipolazione è facile: l’amore situato in una grande famiglia com’è quella compagnia di danzatrici, gli istinti quasi animali che sviluppano mentre i corpi si aggrovigliano sono  migliori strumenti per spezzare lo spirito individualista e formare l’artista che vuoi, quella da sacrificare all’arte. Secondo me non è un caso la morte di Olga o che la Mater Suspiriorum si trovi in una scuola di danza: la danza come viene detto non è una cosa piacevole, è il dolore che diventa passione, è nei respiri che rimbalzano sulle assi di legno mentre esse si piegano, è il dolore di una ragazza che si spezza l’osso mentre scopre di non essere all’altezza di quello che sta danzando. Una metafora bellissima, permea l’intero film ed è quello che mi ha stupito maggiormente da parte di Dakota.

Avete mai provato a chiudere gli occhi e ascoltare il film? Io no perché ho la memoria visiva e mi piace vedere, ma avrei potuto guardarlo in quel modo tanto è preponderante quel dettaglio, quel respiro che fa ogni attrice sul set, ogni passo che viene eseguito sul legno, ogni dito che tamburella o picchia la superficie sperando di trovare un segreto, ogni lacrima che impedisce la vista della trappola e qualunque altro rumore sinistro. Ma quanto era inquietante sentire ogni volta un respiro soffocato? E vogliamo parlare delle musiche? Sono trascinanti e sempre particolari e si intonano perfettamente con la situazione in cui sono immesse e anzi aiutano l’immedesimazione.

Ogni sequenza in cui musiche e danza si uniscono, quella è la magia presente nel film.

I personaggi li sento reali, quelli più importanti hanno tutti un percorso che li spinge inesorabilmente verso il massacro finale, alla Madre dei Sospiri. I miei personaggi preferiti sono ovviamente Susie, ma anche Sara e l’enigmatica insegnante di danza Madame Blanc perché in questo trio c’è un legame profondo ed è su di loro che mi sono sentito a disagio: giochi di specchi e riflessi, inquadrature lontane e incuneate, come se fossimo dei guardoni e guardassimo qualcosa di profondo, di intimo.

Susie mi è piaciuta un sacco. Lei è solo una ragazza con un incredibile talento che viene scelta per un ruolo apparentemente più grande di lei, anche se alla fine attraverso tutta la formazione che riceve è più che adatta, scopre se stessa in senso interiore e artistico, con un colpo di scena clamoroso ma che non sarebbe stato possibile all’inizio del film semplicemente perché all’inizio non aveva idea delle sue capacità di danzatrice, non conosceva il proprio talento, non quanto fosse grande almeno. Susie secondo me è riuscita a rendere estremamente sexy l’attrice che la impersona (Ana assolutamente ha fallito invece) perché in lei non vediamo un corpo da mettere in mostra ma invece una ragazza che crede in quello che fa, un corpo senza inibizioni che cerca solo di esprimere se stesso, tutta la sua forza sta nell’entusiasmo con cui danza, nelle espressioni sempre più intense con gli altri personaggi e nel sorriso innocente: una ragazza veramente affascinante.

Come ultimo punto, le streghe. Fin dall’inizio comprendiamo chi siano e quali sono poteri e forse questo è ancora meglio: data la trama, infatti, non potevano rimanere nell’ombra, sarebbe stato anche scontato come sviluppo; qualcosa di misterioso minaccia le ragazze e ciaone. Invece, in questo modo proposto dalla pellicola veniamo trasportati in una congrega fratturata in cui forti dissapori avvelenano i rapporti tanto da portare al suicidio una di loro, c’è una frattura come in Berlino e alla fine il twist finale è ancora migliore perché comprendiamo l’atmosfera di dubbi  e speranze verso un futuro prosperoso, capiamo quanto sia sbagliato quello che fa la tanto proclamata e mai mostrata Markos. E la magia delle streghe è stupenda: se una strega piange piange anche la vittima, se l’incantata Susie danza danza anche la vittima, quello che vogliono eseguono perché manipolano e plasmano; ma sono donne normali e come tutti hanno i loro problemi, proprio testimoniato dal suicidio a metà film e dallo scisma alla fine. Le ho adorate, è incredibile l’atmosfera onirica e malsana che riescono a creare!

Ecco, questo è il mio commento al film. Prima di andarlo a vedere avevo guardato le recensioni YT di Barbiexanax e Lorenzo Signore e letto quella proposta da Cinefatti; ovviamente le propongo tutte e tre per una buona visione dei contenuti più sferica possibile: perché questo film è una sfera perfetta, una volta che inizia la sua corsa niente lo ferma più! E’ un piacere orgasmico che dopo tanto intensità non solo ti soddisfa ma ti fa sospirare per tutto quello che hai appena osservato, facendoti riflettere per molto tempo.

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