10 personaggi queer nei film

Buongiorno! Oggi torno a parlare di cinema dopo la mia intervista al Moz O’ Clock, blog di cultura pop e della nostra infanzia. Torno a parlare di cinema con i personaggi queer al cinema! Ammetto che la lista è stata lunga da completare e che questo argomento è abbastanza puntuale, per cui se non mi ricordo il personaggio esatto, vi parlo del film in generale (e sì, quello riesco a ricordarlo)!

This is where I leave you. Dramma americano con un bel cast, qui a regnare (in molti sensi) è Jane Fonda che interpreta una madre in lutto che per il funerale del marito richiama in casa i figli; da qui varie vicissitudini. E’ un film discreto, la tensione emotiva è alta, lo consiglio.

Bohemian Rhapsody. Se nel titolo precedente il personaggio queer è quasi una sorpresa, in questo biopic è risaputo. No? Quindi parlo dell’esperienza fantastica di questa colonna sonora, di come ricostruiscono e raccontano la vita di una tale star, veramente epico e con un climax finale al megaconcerto veramente entusiasmante!

La battaglia dei sessi. Interessante film storico su una partita di tennis realmente giocata tra due tennisti celebri: il maschilista Bobby Riggs e la femminista (e bisex) Billie Jean King, interpretati rispettivamente da due bravissimi Steve Carell ed Emma Stone. Il film è bellino, presenta pure un interessante triangolo amoroso e una protagonista alquanto egoista. Un’interessante rappresentazione.

Scream 5. Di questo film ho già parlato abbondantemente. Qui la lesbica è la coprotagonista, presente pure nel sequel (ohps, spoiler) ed è un personaggio abbastanza caratterizzato, per quanto lo possa essere un personaggio di un film slasher. Ecco, per chi ha visto la trilogia originale riprende il ruolo di Randy Meeks, che era interpretato da Jamie Kennedy, per cui il film si dimostra moderno: lei non è il suo orientamento sessuale, ma la nerd del gruppo.

Il matrimonio del mio migliore amico. Ecco, lo sapete quanto io ami Julia Roberts e Cameron Diaz ma questo a differenza di tuuuutti i precedenti film della lista è un personaggio stereotipato, interpretato dallo sfortunato Rupert Everett. Il film è una bella commedia, fa anche ridere, ma vedere un attore che dopo il coming out si ritrova a interpretare solo il gay di turno in commediole sciocche fa piangere.

Chloe – Tra seduzione e inganno. Non so, storia saffica interpretata da Amanda Seyfried e Julianne Moore con l’ultima sposata a Liam Neeson. Non so, storia saffica secondo me per un pubblico maschile, un po’ come i porno lesbici: le attrici so’ fighe, il regista è uomo e tra gli sceneggiatori il rapporto uomo-donna è 3:1. Loro bravissime, consiglio il film, ma non sono pienamente convinto.

American Pie: The reunion. Ok, so perché l’ho messo, la coppia gay è pure decente per il titolo di pubblico a cui è rivolto ma stendiamo un velo pietoso e andiamo avanti.

Spencer. Io ho visto questo film al cinema e l’ho adorato! Racconta gli ultimi giorni di Lady D prima che decidesse di divorziare ed è claustrofobico as fuck. Kristen Stewart è bravissima, ma il vero lavoro lo fanno regista e tutto il comparto visivo. Mi è rimasta impressa questa scena: lei si sente soffocare nell’abito stretto e cercando aria si mette a tagliare le tende cucite e finalmente libera quasi si butta dal balcone in cerca di ossigeno. Un film claustrofobico e onirico, dove si sente la disperazione della protagonista.

Finale a sorpresa. Altra visione al cinema, può essere il film che ho preferito al cinema nel 2021: Penelope Cruz e Antonio Banderas (più un terzo attore che non conoscevo). Lei interpreta una regista assoldata da un riccone perché gli produca un film che lo faccia ricordare al popolo per il contributo all’arte; quindi lei decide di assoldare due attori super differenti, il primo un divo dalle dubbio capacità e l’altro un celebrato attore d’essai, per interpretare due fratelli in guerra. Trama stupenda, è un gioiellino da recuperare assolutamente!

E siamo giunti alla fine dell’articolo! Per maggio ho bei piani, una piccola anticipazione? Almeno due recensioni: una tetralogia fantascientifica e un gotico moderno famoso per il plot-twist finale! Devo solo trovare il tempo di scrivere i testi! E a proposito di testi, un nuovo racconto è quasi ultimato! Alla prossima, chissà! Il prossimo articolo potrebbe essere uno di questi!^^

Challenge di Febbraio: Le maschere

«Eco qua, queo che gave’ ordina’, bei fioi. Un cafe’ par ti, dotor dea peste, e na ciocoeata calda par sto’ bel Arlechin. Steme ben!»

Maso sedeva agitato mentre osservava il ragazzo con cui si era dato appuntamento quel pomeriggio, un giorno come tanti per loro almeno all’apparenza, ma un giorno speciale nel profondo. Era a disagio mentre osservava le donne ingobbite nei loro foulard vendere rose rosse alle coppiette felici che li circondavano nei tavoli vicini. Era a disagio mentre le fanciulle esaltate dai gesti dei compagni aprivano pacchi piccoli o grandi, manifestazioni dell’animo innamorato. Maso osservava la camicia nera al tavolo al loro fianco che offriva un mazzo di ortensie alla sua bella, in un sorriso orgoglioso. Maso osservava tutto, in silenzio, dal volo dei piccioni sulla piazza alla Cattedrale che si stagliava sul mare, perfino il verso dei gabbiani e il vento impetuoso dalla laguna erano rifugi sicuri. Maso non osava guardare Gùsto in volto, ma Gùsto non aveva occhi che per Maso.

Gùsto sedeva eretto, attento a mostrare in tutta la loro maestosità quelle due spalle larghe che tanto si era guadagnato con il suo lavoro di gondoliere. Il corpo era completamente piastrellato di arcobaleni, il volto semicoperto da una maschera nera e in testa un tricorno bianco. Ma era là, con lui, in quel giorno tanto infelice per loro. Lentamente gustava il liquido caldo e denso, tingeva i baffi biondi di bruno, gli occhi neri non si spostavano di un centimetro dalla maschera dorata e adunca del suo conviviale.

Maso gli chiese se volesse assaggiare un cioccolatino da Perugia, dal nome Liù. All’assenso dell’Arlecchino, sorrise debolmente e dalle tasche estrasse un piccolo cubetto confezionato in rosa. Lo offrì. Gùsto allungò la mano, e mentre lentamente estraeva il cioccolatino dalle dita dell’offerente, con il pollice accarezzò il polso e mentre si allontanava le dita della mano; finalmente Gùsto scartò il velo di carta rosa e violetta, ne venne fuori un piccolo parallelepipedo dal color marroncino chiaro che gustò sotto lo sguardo incantato del dottore della peste.
Ora fu l’Arlecchino a chiedere se potesse offrire qualcosa: un sorso della cioccolata calda. All’assenso del dottore dorato, il gondoliere allungò lentamente la tazza e la porse. Maso l’accolse nelle due mani e se la portò alle labbra. Sulla tazzina bianca c’era un segno marrone dal quale il liquido aveva incontrato le labbra dell’Arlecchino e fu lì che beve, guardandolo negli occhi neri, e fu sempre da lì che l’Arlecchino bevve.

Restarono seduti ancora qualche momento, fino a quando la cameriera non ricomparve: «Fioi, voe’ calcossa in piu’? Na fritoea coea crema, forse?»

Dissero di no, Maso si alzò e andò dentro al bar per pagare. Gli interni erano spettacolari, i muri e i pavimenti d’Istria erano ricoperti con pregiati tappeti persiani, sui muri erano appesi numerosi specchi e nella grande sala imperavano due magnificenti candelabri verdi e rossi e bianchi di vetro pregiato. Maso si osservò allo specchio: un bel ragazzo, si poteva dire, non alto e nemmeno magro ma con due spettacolari occhi cangianti, occhi ora semicoperti dalla maschera. Era là, ma stava veramente vivendo il momento?

«Quanto era bello Scipione sul suo cavallo bianco! Egli fissava i romani con due occhi aperti e la bocca sorridente, ma con gesto forte e animatore e pareva che dicesse “Dobbiamo vincere ad ogni costo!”. Proprio come fa oggi il nostro amato Duce, quando parla ai nostri valorosi soldati. Però il Duce è più bravo e ancora più bello di Scipione!»

Fu il discorso della bambina dalla radio sul bancone a scuotere il rimuginatore dai propri pensieri: lui era là, stava vivendo quell’ora di magica luce con Gùsto e nulla avrebbe potuto rovinarla! Quindi, staccò gli occhi dallo specchio e posò lo sguardò oltre alla vetrina, oltre alla coppia di anziani impegnati a gustare insieme una mozzarella in carrozza, sull’Arlecchino. Ora che Maso non era più al tavolo con lui, Gùsto si era stravaccato sulla sedia, facendo scendere il sedere quasi oltre la fine di essa e appoggiando il capo sullo schienale. Maso sorrise: era così che lo aveva conosciuto due estati prima, alla spiaggia di Punta Sabbioni. Stravaccato e indolente.

Sorridente, si rivolse al barista. Chiese il conto e pagò.

«Grazie, e tornate presto! Ma scusa, non è un po’ presto per le maschere? Oggi è il giorno degli innamorati, non Carnevale!», commentò il barista con un sorriso sornione.
«Mai. Noi, al contrario di molti, le maschere non possiamo mai toglierle. Arrivederci.» e tornò dal compagno.

Insieme Gùsto e Maso girovagarono un po’ per la piazza, osservando e commentando i turisti con i loro inutili libretti e le mille mappe con cui in teoria avrebbero dovuto essere in grado di attraversare Venezia.

Gùsto, con il suo lavoro, sapeva benissimo che in verità quelle cartine per i turisti ingenui erano inutili. Non che Maso, pur in terra straniera, non lo sapesse: non era raro che uscito a prendere il pane notasse una coppia di turisti dall’accento pesante e dalle vocali larghe, ci si fermasse a dar loro indicazioni per la stazione dei treni e quando tornava con la spesa e un po’ d’ombra in stomaco li trovasse a pochi metri di distanza dalla volta precedente, solo in una nuova calle.

Sorrisero insieme.

Stanchi di San Marco, i due costeggiarono il mare e si diressero verso un ponticello tutto bianco. Di solito era invaso dai turisti, ma in quel momento non c’era nessuno. Quindi salirono al vertice delle scalinate e si appoggiarono al parapetto, anch’esso di pietra bianca. La vista ovviamente era il Ponte dei Sospiri. I turisti lo adoravano, loro invece lo osservavano come monito: se fossero stati tranquilli, non sarebbe successo nulla; o almeno così speravano.

«Buon San Valentino…», bisbigliò Arlecchino.

«A te.», rispose il dottore.

E le mani, per una frazione di secondo, si sfiorarono. Una lacrima scese sotto alla maschera adunca e dorata.

Fu una giornata stancante, il mondo celebrava l’amore e l’unione, ma loro preferivano stare tranquilli. Erano persone normali, non volevano andare contro la legge. Non apertamente almeno. Si limitarono a godere l’uno della compagnia dell’altro. Camminarono avanti e indietro, parlarono molto, del tempo, del Duce, dell’imminente guerra, dei gabbiani, dei turisti. Ma non di se stessi. Quello lo fecero quando entrarono in un portone, salirono strettissime scale e Gùsto fece girare la chiave d’ottone nella serratura del proprio appartamento. Una casa piccola e stretta, eretta in un palazzetto a meno di due metri dal palazzo che gli si stagliava di fronte. Una casa piccola, ma almeno i due poterono togliersi le maschere.

Si abbracciarono.

Quella che avete appena letto è una storiella scritta per la Challenge di Febbraio di Raynor’s Hall, che aveva come temi il Carnevale e le cose proibite. Spero abbiate apprezzato. Ciao!

Schitt’s Creek: quando i ricchissimi diventano poveri

Buongiorno! Oggi torno a parlare di serie televisive con Schitt’s Creek, una delle sitcom canadesi recenti più premiate degli ultimi tempi! Parla di una famiglia di divi che cade in disgrazia e si rifugia a Schitt’s Creek, un paesino dimenticato da Dio in Canada nel quale iniziano a gestire un motel.

Da sinistra: Johnny Rose, Moira Rose, David Rose, Patrick, Stevie, Alexis Rose

Per chi ama il cinema americano e quello canadese, la serie presenta alcune ricchezze: il cast è interamente canadese; è stata ideata, scritta e recitata da Eugene Levy (il papà in American Pie) insieme al figlio Dan Levy; come coprotagonista c’è Catherine O’Hara, che potreste aver visto in cosucce come Mamma, ho perso l’aereo e Beetlejuice.

Nell’arco di sei splendide e spiritose stagioni, la trama ruota attorno ai 4 componenti della famiglia:
– Johnny Rose, un imprenditore che cerca di risollevarsi cogestendo il motel, con Roland e Stevie;
– Moira Rose, un’ex attrice televisiva e teatrale che pian piano si integra nella vita della località;
– David Rose, il figlio pansessuale e futuro gestore di un emporio che offre i prodotti tipici del luogo;
– Alexis Rose, la bella figlia che dopo aver ripreso gli studi inizia una carriera nella pubblicità e nel management.

Oltre ai quattro componenti della famiglia nel cast principale ci sono pure Emily Hampshire nel ruolo di Stevie e Chris Elliott, che interpreta il socio, al motel di Johnny, Roland Schitt. Dalla terza stagione viene introdotto anche il personaggio di Patrick, interpretato da Noah Reid.

Schitt’s Creek è una piccola perla. L’ho adorata: era il mio appuntamento il martedì notte dopo il mio turno di lavoro!

Ho iniziato a guardarla dalla seconda stagione, a pezzi e quando capitava, ma è dalla terza stagione che ho provato un forte interesse quando viene introdotto il personaggio di Patrick e shippavo tantissimo lui e David. E spoiler, la foto che ho scelto ritrae il cast nell’ultimo episodio, quando giravano il loro matrimonio!
Infatti, Schitt’s Creek è una sitcom esplicitamente queer, dove la storia d’amore tra David e Patrick è volutamente normalizzata senza alcun accenno di omofobia nel villaggio: i Levy hanno voluto regalare una serie che possa mostrare una romance senza ostacoli e drammi nel mezzo, coronata da una serie di battute.

Quindi, le tematiche sono:
– la caduta dalla ricchezza alla povertà, con la costruzione di nuove abitudini e legami affettivi e sociali;
– la comunità queer;
– tutto il gossip e il dietro le quinte del cinema, della televisione e del teatro;
la ricerca dell’amore e della propria identità;
– tante risate, anche interne alla trama.

Come avrete capito, io ho adorato la serie, mi faceva sognare e martedì scorso quando è andata in onda l’ultima replica mi si è spezzato il cuore. Dovevo parlarne sul blog!

Comunque, Schitt’s Creek non si concentra su un solo personaggio ma dà spazio a tutti: vediamo i drammi esagerati di Moira alla povertà e come il marito cerca di rincuorarla mentre manda avanti il motel, il percorso di maturazione dei figli.
Anzi, il personaggio meglio caratterizzato è Moira Rose, incarnata da una Catherine O’Hara in splendida forma. Mi è dispiaciuto aver guardato la serie in italiano perché in originale era l’attrice stessa a modificare il proprio copione utilizzando un antico linguaggio anglo-canadese; non mi sorprende che abbia catalizzato la quasi totalità dei premi: lei è elegante, iperbolica, una diva delle soap che prima si deve adattare e poi con il proprio narcisismo si butta a capofitto nella vita sociale e artistica del villaggio. Da adorare.

Gli episodi, inoltre, sono molto corti e con un ottimo ritmo. Riescono a mostrare la progressione delle loro vite alternando tutto ciò con grandi dosi di umorismo sempre ilare e graffiante. E la storia procede bene, con continui paragoni tra il lusso della bella vita e la ruralità della località.
Alexis, poi, nei dialoghi continua a citare le feste e le celebrità che era solita incontrare in quanto ereditiera mentre i genitori confrontano spesso la loro realtà attuale agli sfarzi del passato. Solo David apprezza la nuova vita: trova la scopamica Stevie, che diventa poi la sua migliore amica, apre il suo emporio e conosce Patrick. A fine serie, sarà David l’unico a rimanere a Schitt’s Creek col marito e l’amica.

La theme song è molto ritmata con dei tamburi tipo da orchestra militare (quelli piccolini da suonare con le bacchette, per capirci) e pur essendo molto carina mi ha sempre ricordato una cosa militare per l’appunto; la colonna sonora generale invece è molto pop e varia diventando funzione narrativa della scena.

I costumi, il trucco e gli ambienti invece rispecchiano perfettamente i personaggi e la loro astrazione sociale: se perlopiù le scenografie sono semplici perché rispecchiano i gusti di un quartiere canadese immerso nella campagna, i costumi sono caratteristici e descrivono perfettamente i personaggi che li indossano.
Moira, David e Alexis in particolare sono caratterizzati da un vestiario specifico: Moira è la diva che indossa sempre parrucche, trucco pesante e abiti appariscenti e d’alta moda; David è fissato con i maglioni e gli abiti scuri; Alexis è la modaiola che veste sempre sexy e tiene al suo look.
E fanno contrasto con i look più semplici degli abitanti di Schitt’s Creek.

Schitt’s Creek quindi è una perla della televisione canadese che vorrei recuperare guardandola non più dalle 11 all’1:30 di notte ma in prima serata con calma e freschezza; in inglese sub inglese, se possibile.
Una serie fresca, pop, con numerose citazioni e tanti giochi di parole, mai oscena e con tante buone intenzioni che vengono sempre portate avanti con successo grazie a una scrittura intelligente e un cast di primordine. Consigliatissima!

Un amore distrutto dall’odio

“ Non troppo tempo fa in una terra vicina vicina e durante una notta tempestosa, una ragazza dai lunghi capelli rossi di sangue corse al suo laptop e sporcandolo tutto digitò sulla tastiera, cercando un indirizzo internet. Era appena riuscita a scappare, gli aveva piantato un coltello nella tempia, a quello più vicino, mentre all’altro non aveva nemmeno pensato: doveva scappare. Sapeva che stava arrivando con quella sua amica, quella dotata di uncini, la stavano cercando l’avrebbero trovata. Il dormitorio non era così grande…
Gli occhi gialli guardarono la pagina caricarsi e poi scelsero nella lista di sezioni quella che poteva dargli una risposta: Creature Misteriose & Mitologiche. Però ci metteva troppo a caricarsi e li sentiva arrivare! I lunghi capelli toccavano terra e i pezzi di metallo ad essi continuavano a strusciarsi sul legno, provocando inquietanti fruscii che terribili si univano alle risatine della donna che guidava lentamente l’ansimante suo amico. Ormai erano alla porta!
Consapevole di non riuscire a scoprire altro, la ragazza corse in bagno e si guardò allo specchio, rivoltandosi per ciò che vide. I capelli di carbone si erano tinti di porpora, la pelle chiara era rossiccia e la tuta che aveva usato per correre le era rimasta incollata, zuppa qual era di sangue. Le ricordava un film quella visione ma non volle approfondire: chiuse la mano a pugno e ruppe lo specchio, urlando di rabbia e fregandosi delle schegge: al massimo doveva preoccuparsi di avere rivelato la propria posizione ai suoi inseguitori! Quindi dalle macerie raccolse un coltello corto ma con un filo sottilissimo, nascosto fino a un secondo prima dietro al vetro riflettente dello specchio.
Ora si balla, carni da macello. E io sono la vostra macellaia!
Ora erano alla porta della camera e sentiva che l’uomo stava caricando. Lo sentiva ansimare, lo sentiva muggire con la sua bocca ricolma di carne cruda, grosso enorme come un vitello cannibale! E poi Bang! I due entrarono e si guardarono attorno, mentre i lunghi capelli di lei prendevano possesso della stanza posandosi sulla foto di due bambini che sorridevano all’obiettivo a bordo di un carro armato, poi sul letto ricolmo di libri di mitologia e dell’orrore, quindi sul tappeto sporco della scia rossa che partiva dall’entrata e arrivava alla sedia girevole viola scuro e infine sulla porta dell’armadio a destra e del bagno a destra. L’uomo si limitò ad aprire al massimo le narici e fiutare la sua preda. Nel bagno.
Subito si preparò a caricare per sfondare ciò che li separava dalla belle brunetta, consapevole che la sua alleata non sarebbe mai riuscita a sfondare una porta in legno con i suoi uncini: non aveva abbastanza forza! E allora prese la carica. E allora abbassò la testa e piegò il braccio, pronto a distruggere pure quella misera lastra di legno che miseramente separava quei due mostri dalla loro preda. E allora corse ruggendo contro la porta, con le corna perpendicolari pronte a uccidere quella ragazza tanto stupida da barricarsi in un bagno. E morì.
La ragazza dai lunghi capelli neri ma completamente sporchi del sangue del suo primo aguzzino aveva aperto la porta completamente, sbilanciando la corsa del toro e incastrandolo nella finestra, fabbricata fortunatamente proprio davanti alla porta, centrale alla stanzetta. Subito Jennifer aveva richiuso la porta bloccando il demone senza mani e lasciandolo solo con le sue urla acute di rabbia e frustrazione e aveva tagliato i tendini delle ginocchia all’individuo davanti a lei, mentre di dimenava cercando di uscire da quella trappola ma invano; quindi, accasciatosi, la bella brunetta gli aveva conficcato da dietro il coltellino proprio nell’ultima vertebra, quella che collegava il cranio al corpo, e rimestava entrava e usciva a piacimento saliva e scendeva mentre nuovo sangue scaldava quelle dita sapienti. Quindi aveva spalancato ancora di più la finestra e lo aveva espulso, facendolo precipitare per cinque piani di un titanico edificio.
Ora toccava al demone giapponese e la bella sadica aveva una splendida idea. Quindi uscì sul balcone e le gridò di seguirla, sicura che la donna non avrebbe perso l’occasione di trafiggerla con i suoi innumerevoli uncini e mangiarsela lentamente. E… 


Tom aveva richiuso il libro e mi aveva guardato, con uno sguardo intenso. Gli piaceva scrivere di cose non troppo leggere e anche se non era molto bravo la passione che ci metteva rendeva tutto più interessante, intrigante e affascinante. Ci eravamo conosciuti grazie al laboratorio di scrittura, subito piaciuti. Di lui mi piacevano la grande fantasia e l’allegria che sprigionava, gli occhi grigi che colpiti dal sole diventavano argentei, i capelli rossi e morbidi, da accarezzare, il fisico poi ovviamente. Anche io scrivevo, scrivevo di una ragazza una fata tipo, che andava in un castello e finiva nei guai; un racconto incompleto ma mi piaceva scrivere e ciò mi accomunava molto a lui… A Tom.

Quel giorno era venuto a casa mia per la prima volta, ci vedevamo sempre fuori. Sulla porta di casa, faccia a faccia, mi aveva baciato scherzosamente con un bacio a stampo e dopo un abbraccio molto caloroso e profondo, era entrato. Dopo essersi fermato un attimo sulla porta del salone a contemplare la brutta stanza ammobiliata solo da un grande divano giallo posto davanti al televisore e dalla poltrona a fiori di mia mamma, si era sfilato lo zaino e seduto sul divano, facendomi segno di imitarlo al suo fianco. Felice, ero accorso a soddisfare la sua richiesta e chinandomi a togliere dei cuscini avevo tirato fuori il mio bellissimo quaderno su cui scrivevo racconti. Quando avevo iniziato a raccontare, lui si era tolto la maglietta mostrando un fisico scolpito e notato che continuavo a leggere nonostante ciò ridendo si era messo ad ascoltare senza battere ciglio, preso dalla lettura composta con tanta volontà ma poco talento.

Eccola qui:
Era un fredda notte d’Inverno, la flebile candela disegnava giochi di ombre sul suo volto, mentre il resto della camera era avvolto nel buio. Lucinda scriveva sul suo diario frasi di ansia, di terrore, temeva: la misteriosa figura di cui non riusciva a scorgere il volto la osservava, dalle profondità dell’antico castello di pietra solida e fredda, e lei ricambiava lo sguardo. Il grande orologio a pendolo suonava la mezzanotte e il suo rintocco scuoteva il cuore della povera ragazza, che non sapeva cosa fare: avvisare gli amici che la presenza era effettivamente lì oppure solo la padrona di casa, annidata nella Torre Est? Lei non lo sapeva. Le sembrava quasi di scorgere, quando non guardava, le figure dei quadri terrificanti muoversi dalle torture in cui erano raffigurate e sporgersi verso di lei grondando sangue sul pavimento; oppure che qualcosa mentre dormiva si muovesse sotto al letto e nel buio provasse a strisciare verso di lei e le mangiasse il viso; o che dalle finestre di vetro temperato qualcosa entrasse di soppiatto con gli artigli scoperti e le zanne pronte a banchettare lasciandola per sempre in quel castello buio e freddo. Di questo scriveva nel suo diario, una scrittura piccola, sottile, claustrofobica come si sentiva in un posto dove le sue peggiori paure sembravano realizzarsi.
Facendosi coraggio, dopo che l’orologio a pendolo aveva suonato altre due volte, la ragazza con braccio tremante afferrò la candela e si alzò e, temendo che una mano dal buio l’afferrasse, iniziò a camminare verso il centro della stanza e, posta la luce sul pavimento, tremando si inginocchiò. Guardò che sotto al letto non ci fosse niente, ma singhiozzò: nel buio qualcosa si muoveva! Era veloce, piccolo ma la guardava con occhi maligni, correva verso di lei. Subito, lei si ritrasse e cadde, per colpa dello slancio, nell’armadio e tutti gli appendini le sembrarono afferrarla come dita scheletriche. Urlò, invano. Il topo continuò la sua corsa fin sotto l’armadio e scomparve nel buio da dove era comparso.
Lucinda, con il viso rigato dalle lacrime, si dispiacque di avere urlato perché nemmeno lei sapeva quali orribili serpenti aveva risvegliato, quali incubi la attendevano in silenzio con calma, quali spaventi la avrebbero colta, la mano nel buio che l’avrebbe presa. E due colpi, a malapena udibili nel silenzio che stava ingoiando l’anima della povera ragazza, provennero dalla porta spessa, che lei, con il cuore in gola, aprì.”


E solo dopo avere avuto un suo parere feci quello che aveva sperato fin dall’inizio, con un sorriso sulle labbra e la gioia negli occhi. Mi piaceva baciarlo, sentire le sue labbra, la lingua sul collo e là dietro all’orecchio. Mi piaceva sentirlo, vicino a me, caldo e… Beh, non serve dilungarsi troppo! Ci eravamo divertiti, è ovvio.

Alla fine, dopo che se n’era andato, rimasi abbastanza soddisfatto della serata: avevamo parlato, migliorato i nostri testi e poi passato il pomeriggio a divertirci come non facevo da tempo. Aveva detto che i miei occhi blu sono fantastici e che era stato davvero divertente passare con me il pomeriggio, che ci saremmo rivisti. Io ero felice all’epoca, era bello (da me l’occhio ha sempre fatto il proprio dovere nella scelta) ed era molto allegro, ottimo per il mio carattere mogio e facilmente deprimibile. Ma non mi richiamò più, per giorni e giorni, finché alla fine decisi che forse avevo affrettato le cose…

Solo dopo una settimana scoprii che era stato ritrovato un cadavere in un crepaccio, vicino a casa mia. Aveva tutto. Documenti, sodi, perfino lo zaino con tanto di quaderno con cui si esercitava a scrivere racconti; non era stata una rapina, ma probabilmente un crimine dell’odio: al giornale hanno detto che è stato torturato prima di morire, prima di essere stato buttato… là… come si butta la spazzatura nel cestino… e alla televisione hanno detto che gli è stato inciso sul petto DIE FAG! Al mio Tom…
Al mio Tom.




10 queer movies

Buongiorno! Oggi torno a parlare di cinema queer con la quinta parte della mia lista! Questa volta ci sono diverse commedie, e alcune pellicole che di sicuro avrete visto! Buona lettura e se non le conoscete, buona visione.

Tale madre tale figlia. Deliziosa commedia francese con la Binoche, di cui non ricordo molto; si parte bene con la lista! Comunque, ve la consiglio perché lei è sempre sinonimo di qualità e infatti il film si lascia guardare benissimo.

Tutta colpa dell’amore. Filmetto con Reese Witherspoon, il tipico film in cui la protagonista torna a casa e cambia la propria vita. Qui c’è una delle scene di outing più imbarazzanti nelle commedie rosa. Cos’è l’outing? Sputtanare qualcuno, in questo caso dice a tutti che l’amico di una vita è gay facendogli fare una figuraccia. Il problema dell’outing è che è invasivo contro coloro di cui parli e potrebbero anche essere una semplice calunnia.

Zoolander. La commedia più queer di Ben Stiller per eccellenza, basti anche solo pensare alla threesome tra i tre protagonisti! Una splendida parodia del mondo della moda e lui in formissima! Non ho mai capito perché al di fuori delle ragioni produttive abbiano scelto Owen Wilson per interpretare un topmodel, con quel naso…

I moschettieri del re: la penultima missione. Pellicola italiana che reinterpreta il mito dei tre moschettieri francesi; trama carina, brava la Buy ma il personaggio di Rocco Papaleo è veramente osceno. Per fortuna ci sono altri personaggi queer che gravitano intorno a loro, ma lui è veramente macchiettistico.

Agente speciale 117 al servizio della Repubblica: missione Cairo. Perla del cinema francese, un mix tra spionaggio e commedia. Essendo il personaggio razzista, colonialista, omofobo, misogino ed egocentrico, le situazioni in cui può mostrarsi in tutte le sue criticità abbondano con un ottimo particolare: il film ci mostra come non siano le minoranze a essere sbagliate ma lui a essere un cafone!

La brava moglie. Altra deliziosa commedia francese (sono aperti ‘sti francesi, altro che gli italiani) a sfondo storico sempre con la Juliette Binoche, parla dei cambiamenti sociali dentro a un istituto per brave mogli a cui vengono iscritte dalle famiglie giovani ragazze per essere educate. E ovviamente oltre ai movimenti degli anni ’60 (tempo di ambientazione), qui ci sono anche le interazioni tra le ragazze; e con tante ragazze insieme che scoprono la sessualità e ciò che vogliono diventare, è ovvio che si formi una delle coppie più ‘cute’ della lista!

Love is all you need. Calma piatta, ma se è su questa lista mi fido di me stesso. Però non lo consiglio!

Billy Elliot. Struggente dramma (pre)adolescenziale di un bambino che sogna di diventare un ballerino classico e dei suoi allenamenti per diventarlo. Veramente dolce è la scena in cui il migliore amico fa coming out e si dichiara a Elliot, che gentilmente lo rifiuta; interessante è che nella stessa scena anche Elliot fa coming out, ma come ballerino: infatti, si mostra al padre come danzatore, esprimendo in un balletto energico tutto il suo amore per la danza! E poi, la scena finale che ci mostra i suoi progressi da adulto è veramente figa seppur breve.

Allacciate le cinture. Ammetto che leggendo il titolo dal mio taccuino, avevo pensato a una scemissima commedia francese in cui la macchina super-tecnologica con a bordo l’intera famiglia ammattisce e va sempre più veloce in autostrada. Questo invece è il classico dramma italiano su amori, tradimenti e drammi. Ma i personaggi sono scritti bene e il gay di turno per una volta nella storia italiana non sfigura.

Partnerperfetto.com. Boh, altra commedia americana romantica, ma nulla di particolare.

Ero molto indeciso se fare o meno questa lista. A parte qualche titolo rimbombante, un velo di mah avvolge il tutto ma mi dispiaceva cestinarla solo perché metà dei titoli sono dozzinali.
La lista almeno ci ricorda quanto la Binoche sia sinonimo di qualità, lei la trovo sempre simpatica.

E voi? Conoscete tutti i film che ho proposto? Vi ricordate qualche dettaglio in più dei più dimenticati? 😂😂😂

10 Queer Movies

Buongiorno, oggi mancano tre giorni all’ipotetico esame di Microbiologia; ipotetico perché la mia università potrebbe fare <<Non c’è due senza tre!>> ed essere chiusa pure la settimana dell’11. Quindi, parlando di sicurezza e di cose certe, buona Festa delle donne, my miladies!

Nelle incertezze che questo bellissimo Coronavirus ci lascia, oggi voglio condividere una lista da me molto sentita; molte volte se vedo un film che presenta personaggi gay, lesbo o generalmente queer che sento portati male mi offendo nel profondo e quindi la lista sarà più vicina alle mie Top di inizio mese che a una normale lista perché voglio esprimere cosa mi ha colpito di questi film!

PS: ovviamente ci sono spoiler sui film, alcuni sono inevitabili.

download
Brokeback Mountain, uno dei film più romantici e tristi

  • 3 Generations. Nonna lesbica, madre etero e figlia trans; senza veli ci racconta il processo di maturazione della protagonista che fin da piccola s’è sentita nel corpo sbagliato: lei non è una ragazza ma un ragazzo! Interessante è il fatto che la nonna femminista veda fino alla fine la scelta della nipote come maschilista perché disprezza il suo corpo femminile mentre la madre, che lo tratta come lui vuole, deve invece convincere il padre a firmare per l’operazione. Molto bello, molto commovente.
  • Brokeback Mountain. La storia d’amore gay per eccellenza nei tempi in cui era meglio non esserlo e dramma capace di aprirti una diga all’altezza degli occhi. Il film completo devo averlo visto una volta sola-preferisco fermarmi alla loro prima notte di sesso per motivi legati alle lacrime-, ma è una cosa assurda il livello di empatia che la storia mi trasmette, il loro innamoramento è veramente struggente e forse anche trasmesso dalle necessità (uno se sta bene dopo mezzo anno vorrebbe anche scopa’ LOL) ma è bello come il loro legame tornati nelle loro vite non si dissolva come invece succede in film come Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’Agosto.
  • Queer as Folk. Ok, non è un film ma una serie televisiva; ok, ci sono più scene sexy che dialoghi; ma è bello e la storia d’amore tra i due protagonisti è tenera. In pratica, parla di un ragazzino che va in un pub gay e viene abbordato dallo stallone di turno; la cosa interessante è che con il tempo il ragazzino si dimostra più scafato di quanto non sembrasse, riuscendo a non essere l’avventura di una notte, ma invece inizia a far riflettere lo stallone su varie importanti questioni (come cedere o meno la paternità su un bambino) e ad avere una relazione aperta con lui; lo stallone, dalla sua parte, lo inizia alla vera comunità queer, lo aiuta contro l’omofobia e lo fa crescere. Di questa serie purtroppo sono riuscito a vedere solo la prima stagione ma è veramente bellissima, adoro Gale Harold e come porta sullo schermo il suo disinibitissimo Brian Kinney.
  • The Rocky Horror Picture Show. Prometto che prossimamente vedrete il mio commento su questo CAPOLAVORO e quindi non mi dilungo come con gli altri film; devo solo rivederlo al PC con le cuffie per prendere una seconda ondata di note e ad aprile ve lo commento. Il film è un’iniziazione al sesso per i protagonisti da parte degli alieni dal pianeta Bisesso; è bello che il travestito non sia necessariamente gay (va a letto pure con Jane) ma apprezzi tutto il sesso senza distinzioni interpretando quindi il maestro che la coppia necessita per rendere il loro futuro matrimonio un successo. Intenso, selvaggio, esilarante e ribelle, è sicuramente un film da vedere per togliersi qualche pregiudizio.
  • Fuga dalla Casa Bianca. In questa commedia leggera leggera in cui due ex presidenti americani devono fermare un complotto, c’è un dettaglio che mi è piaciuto parecchio: durante la fuga, finiscono in un Gay Pride e dei travestiti li aiutano fraternizzando con loro; inutile dire che uno dei soldati della Casa Bianca che avrebbe dovuto ucciderli durante la loro fuga a fine film li riconosce come i veri ex presidenti americani e non come impostori perché era uno dei travestiti al Gay Pride! NOVANTA MINUTI DI APPLAUSI, non solo per aver mancato lo stereotipo ma anche per aver dato un twist finale inaspettatissimo!
  • Jojo Rabbit. Quando ero andato a vedere il film al cinema avevo già ascoltato la recensione di Barbiexanax, che è specializzata in minoranze e rappresentazione, per cui già lo sapevo; ho potuto gustarmi tutte le loro scene veramente tenere con piacere. In pratica, uno degli ufficiali nazisti è gay e ha il sottoposto che è il suo partner; ovviamente devono nascondere la loro relazione. Molte volte li vediamo in azioni che sembrano normali ma che guardate in una prospettiva di coppia sono tenerezze, come quando vediamo l’ufficiale mangiare una torta (ma osservando bene la forchetta, essa era indirizzata verso il viso del sottoufficiale, che gli stava di fronte, e quindi gliela stava offrendo) e alla fine, alla fine, durante il conflitto finale e la sua ultima scena, fa uno struggente coming out in stile eroe romantico. Bellissimo personaggio, solidale, costretto a mostrarsi etero e nazista, cerca sempre di aiutare il piccolo protagonista a cambiare mentalità e alla fine, con un fiume di lacrime, lo salva dagli americani decretando la propria fine. Altro fiume di lacrime!
  • Insieme per caso. Film sulla diversità, una commedia a tinte thriller con cast stellare; parla di una donna sola che alla morte del suo cantante per cui aveva una cotta assieme alla nuora nana va in Inghilterra per il funerale e scopre che il cantante era gay con il compagno molto più giovane; inutile dire che essendo il cantante stato ucciso, i tre (protagonista, nuora e compagno) si uniranno per scoprire il colpevole. Alcune scene sono veramente belle, come quando il ‘vedovo’ va al pub dopo mesi, perché il villaggio è omofobo, e la gente gli alza i calici di birra in segno di lutto e condoglianze; bellissimo film, da vedere per l’esilarante citazione di A Venezia… un dicembre rosso shocking.
  • Piume di struzzo. La commedia gaia per eccellenza: ragazzo si innamora di una ragazza e le chiede di sposarlo, lei dice sì; problema? I genitori di lei sono politici repubblicani, i genitori di lui sono gay e proprietari di un locale di punta gay. Quando i genitori gay cercheranno di sembrare ‘normali’ cercando pure la madre del ragazzo, durante la cena calerà sulla tavolata l’irrealismo, l’esasperazione e un mare di risate!
  • La belle epoque. Essere gay o lesbica non significa andare solo con uomini o donne, ci sono molti gay e lesbiche che lo hanno scoperto dopo o hanno avuto qualche avventura con l’altro sesso in determinate condizioni sentimentali o fisiche; il cinema e la televisione già hanno portato esempi simili come Mamma mia, la dodicesima stagione di Bones, Sai che c’è di nuovo? e tanti altri ancora. Dico ciò perché questo film molto divertente e vincitore di parecchi Goya, si immette in questo filone: una delle quattro sorelle protagoniste è il classico maschio mancato, lo stereotipo della lesbica tutta muscoli e poco trucco; in pratica, durante una festa di paese i cinque protagonisti si travestono e mentre lei si veste da generale, il ragazzo (l’unico della casa con quattro sorelle, molto belle, non sue attorno) si veste da cameriera sexy convinto dalle ragazze; in pratica, la lesbica si eccita e se lo scopa -poverino, è usato sessualmente da tre sorelle su quattro e nessuna se lo vuole poi sposare anche se lui vorrebbe LOL. Questo film è molto bello e secondo me è importante per togliere qualche stereotipo, consigliatissimo per farsi due risate con una bella trama.
  • Il Club delle prime mogli. Rivisto una settimana fa, l’ho trovato nuovamente ben costruito e con bellissimi temi di rinascita personale e di riappropriazione della vita rubata da altri; inoltre, la figlia di una delle protagoniste è lesbica e la madre, interpretata da una fulminante Diane Keaton, lo accetta benissimo arrivando a salutare la figlia in un locale lesbo notturno. La scena è veramente bella perché normalizza il tutto mentre avrebbe potuto benissimo ridicolizzarlo: Diane si presenta alle amiche della figlia come la sua fiera mamma, Bette Midler (che interpreta una donna mollata dal marito per una più giovane) si confida con una lesbica in una situazione simile alla sua, Goldie Hawn (che interpreta un’attrice con la paura di invecchiare) finalmente trova qualcuno che la apprezzi in quel pub e ci diventa la reginetta buttandosi a ballare in mezzo alle fan. Il tutto quindi normalizza la situazione e anzi ci mostra che la vita di un gay o una lesbica è uguale a quella di un etero e che non tutte le nostre relazioni sono solo sesso o idilliache essendo persone normali.

Questa è la mia sentitissima lista di dieci film queer. Spero di essere stato abbastanza chiaro perché ho scelto uno stile discorsivo (se così è su carta figuratevi parlare con me dal vivo quando divago!). Se conoscete film di questo genere anche voi, potete propormeli sotto, nei commenti. Ciaone.^^

giphy
Queer as Folk, i due teneri protagonisti