VISIONI SENTIERI SELVAGGI: Nascita di una nazione

“La rivolta nella casa del padrone. La Lega dei negri controlla il Parlamento dello Stato, con 101 rappresentanti contro solo 23 bianchi, nella sessione del 1871.”

“Il risultato. Il Ku Klux Klan, l’organizzazione che salvò il Sud dal malgoverno dei negri, non senza aver versato più sangue che non nelle battaglie di Gettysburg, stando a quanto affermò il giudice Tourgee.”

Oggi ho guardato Nascita di una nazione, di Griffith e pubblicato nel 1915. E’ la classica pellicola che apprezzi per i tecnicismi e affossi per i contenuti. Mi ricordo quando ne abbiamo parlato a Storia del cinema, quando il prof ci ha avvisato che molte volte nel nostro lavoro dobbiamo scindere il lato personale/politico dal lato contenutistico/tecnico del film come prodotto artistico.
Ecco, Nascita di una nazione è l’esempio classico di quando fare questa scissione.

2 ore (e 50 minuti) sentite tutte, per una narrazione lenta piena di quadri legati gli uni agli altri da tanti -troppi- cartelli le cui didascalie informano gli spettatori degli svolti narrativi.

A essere sincero, già all’inizio con questi costumi d’epoca e la gradazione di grigi avevo iniziato a confondere i personaggi. Poi dalla seconda metà, più o meno quando la scema si butta giù dal dirupo (che secondo me Gus non aveva intenzioni cattive), il caos regna sovrano e l’attenzione è calata bruscamente.
Ho capito solo che: il Vicepresidente è il cattivo; i neri sono dipinti come nei peggiori sogni dei razzisti AKA nuovi tiranni che fanno ai bianchi ciò che i bianchi americani hanno fatto ai neri per secoli; il Ku Klux Klan è il salvatore della patria.

Vabbeh, bello il lato tecnico con le invenzioni dei vari raccordi e simpatica pure la colonna sonora. Ma il film ha qualcosa di sbagliato nella sua natura intrinseca, e questo perfino un bambino lo capirebbe.
Povero Griffith, come sfancularsi la carriera. LOL.

Green Book

Green Book è un dramma storico che tratta di temi come il razzismo e velatamente l’omofobia raccontando la storia di un’amicizia costruita sul rispetto reciproco tra l’autista e buttafuori Tony Vallelonga e il musicista Don Shirley: infatti, questa è una storia vera e quindi si tratta di un film biografico!

La forza di Green Book risiede nei messaggi che trasmette, come li trasmette ma soprattutto nella coppia di protagonisti che si completano e migliorano a vicenda.

Il protagonista:

Il protagonista assoluto è Tony Vallelonga, interpretato da un Viggo Mortensen in formissima, capace di delineare un uomo dai sani principi ma dal comportamento buono anche se rude, dai grandi muscoli con cui lavora alacremente facendosi rispettare ma anche caratterizzato da un sano appetito e la passione per il cibo. Di famiglia italo-americana, è doppiato con un forte accento del sud Italia.

Mi è piaciuto come Tony Vallelonga sia un ottimo lavoratore, all’apparenza docile ma in verità capace benissimo di picchiare a sangue, far piangere lo sventurato di turno e maneggiare una pistola. Pur essendo sempre mostrato con del cibo in mano o dichiarante la propria semplicità di uomo, cerca sempre di restare nella legalità (pur con qualche trucchetto) e svolge il suo lavoro con molta attenzione, cercando la miglior paga per nutrire la propria famigliola.

Durante la narrazione, in Tony avviene un lungo e graduale percorso di miglioramento: all’inizio era mostrato con forti tendenze razziste e diffidenti, capace di buttare due bicchieri per l’acqua solo perché offerti dalla moglie e usati dai tecnici neri che avevano lavorato in casa sua; alla fine, invece, non solo difende più volte il suo ‘capo’ da diverse minacce ma lo invita a casa propria per la cena della Vigilia di Natale. Tony in sé non è volutamente discriminatorio verso gli altri ma anzi è il classico esempio di una mente semplice indottrinata dalla cultura che la circonda e la nutre: non capisce cosa sia fino a fondo il razzismo che Don Shirley subisce, usa molti stereotipi e luoghi comuni, manca di rispetto facendo battute di dubbio gusto. Ma conoscendo meglio il musicista e soprattutto parlandoci e osservando di persona ciò che gli viene fatto, pian piano gradualmente (e non improvvisamente, per fortuna) cambia.

Il coprotagonista:

Don Shirley è un musicista che, nella sua prima apparizione su schermo, viene presentato riccamente vestito in un appartamento riccamente adornato di ricchezze da tutto il mondo. Molto posato e forbito, ha un carattere riservato e durante la narrazione capiamo perché.

Il suo personaggio l’ho trovato molto coraggioso, anzi, il musicista vero doveva essere molto coraggioso: queer e nero è voluto andare a suonare nel profondo sud dell’America!

Inoltre, la solitudine che permea questo uomo è risaltata in una scena emblematica, quando la macchina si impanna davanti ai coltivatori neri: qui si sente il profondo disagio che divide lui e gli altri, ampliato anche dal fatto che i due gruppi di persone non sono mai mostrati insieme nella stessa inquadratura finché Don è all’aperto esposto ai loro sguardi ma c’è un’inquadratura di loro insieme solo quando lui è rientrato nella macchina ed essa riparte.

Un’ultima riflessione sul personaggio. Mi ha profondamente colpito come sia usato quasi come una scimmietta ammaestrata dai ricchi aristocratici razzisti; gli riservano ogni onore quando impersona il grande musicista ma poi lo disprezzano in quanto ‘negro’. Una volta è tornato in hotel per andare in un bagno decente, un’altra si è rifiutato di suonare perché non gli concedevano di cenare nel ristorante per bianchi assieme ai suoi colleghi e amici; ed entrambe queste due volte erano precedute da immensi elogi ed onori da parte del personale e degli ospiti del luogo!

Una sintesi veramente semplice e chiara del razzismo dell’epoca, capace di colpire nel profondo.

Come lavorano insieme i due personaggi insieme:

La coppia protagonista lavora molto sinergicamente in un rapporto simbiotico: a Don serve protezione, sia fisica che psicologica, a Tony invece la cultura sia scolare (per esempio le lettere) sia umana per come rapportarsi alla diversità.

Insieme i due si completano a vicenda ed è sul loro rapporto che si basa il film. Nella gif che ho scelto secondo me si nota benissimo il divario stilistico e culturale tra i due, infatti, la scena mostra una delle loro sedute a chiacchierare e l’opinione che Don ha delle lettere che Tony scrive alla moglie (interpretata da una bravissima ed espressiva Linda Cardellini); il bello è che la cosa non finisce qui per mostrare la superiorità intellettuale del musicista ma continua con l’artista che aiuta il suo autista a migliorare la propria scrittura!

Ed è su questo rapporto di mutuo aiuto che si basa il film!

Un altro momento del loro rapporto che mi è piaciuto è come Tony vada a salvare un ‘frocio negro’ in più di un’occasione perché ha osato avventurarsi in pub per bianchi ed è stato arrestato dalla polizia per atti osceni (?). In quei momenti Tony avrebbe potuto anche licenziarsi o prendere le distanza da Don ma invece lo capisce e rafforza, cercando di stimolarlo a livello sociale dopo averlo finalmente compreso.

E poi, quanto sono simpatiche le loro interazioni in macchina?

L’atmosfera che si respira:

Sono gli anni ’60 e ho adorato gli interni dei locali, i costumi ma non le tradizioni.

Nel film si sente una forte aura opprimente soprattutto perché per quasi tutta la sua durata i due protagonisti sono due pesci fuori dall’acqua: solo nel locale jazz Don riuscirà a esprimere se stesso e non essere discriminato ed è nella propria famiglia che Tony sorride e si rilassa.

Si sentono un forte classismo e una grande ipocrisia di fondo che permeano sia i protagonisti sia i personaggi secondari sia il mondo circostante: tutti vogliono apparire ciò che non sono, apparire al meglio e fare bella figura. Come Don che appare seduto glorioso su un trono ma che poi è solo, come Tony che dice che ha amici neri ma che poi è innatamente e involontariamente razzista, come gli spettatori di Don che prima lo elogiano e poi gli ricordano che è di una razza inferiore.

Per me l’esempio di razzismo più eclatante ma indiretto e non mostrato con visibilità avviene quando Tony e Don fanno per entrare nel negozio di alta moda: quando passano accanto a due donne bianche, esse li osservano di sottecchi borbottando e infatti, per evidenziare questo particolare, ci viene mostrato un altro nero che per non passare accanto alle due donne deve attraversare la strada e cambiare marciapiede!

Conclusioni:

Questo film ha trionfato agli Oscar e ai Golden Globe anche se leggendo Wikipedia ha ricevuto alcune critiche sul rapporto umano dei due protagonisti (c’è chi dice non fossero amici e chi sì) e che alla fine il film sia razzista perché mostra l’arco di cambiamento di un bigotto a nuova luce.

Personalmente a me il film è piaciuto molto, comunque trasmette un bel messaggio e ricorda in ogni caso un artista che ha osato veramente tanto mettendo a rischio la propria vita e facendo quasi della propaganda antirazzista. Non sapremo mai esattamente quale sia stato il loro rapporto e quanto ci sia di vero nella pellicola, ma io mi sento di consigliare di guardare Green Book perché riesce a parlare di temi importanti senza sembrare pesante e i due attori protagonisti sono molto bravi.

Peccato solo che Viggo non abbia vinto agli Oscar e ai Golden Globe!

Merlin

Merlin è una serie televisiva inglese, trasmessa da BBC Onedal 20 settembre 2008 al 24 dicembre 2012. Inutile dire che è tra le mie preferite nel genere fantasy dietro solo a Charmed.

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Introduzione: 

Questa serie tratta delle figure del ciclo bretone e delle figure arturiane in un modo fresco e originale, immaginando un universo in cui la magia è bandita, Merlino e Artù sono coetanei e una delle streghe più temute della letteratura si scaglia contro il fratello non per motivi politici ma solo per salvarsi: infatti, tutti gli episodi si basano sul rapporto tra il principe e poi re Artù e il suo servitore Merlino, segretamente un grande mago, che cercherà di salvare il padrone centinaia di volte senza farsi scoprire a usare la magia o ne pagherebbe con la vita l’errore.

Commento:

A me questa serie è sempre piaciuta perché in sé ha tanti valori, primo tra tutti la speranza per un futuro migliore. Il mondo di questa serie,infatti, lo vediamo verdeggiante  e rigoglioso, ma anche chiuso e minaccioso: se riveli veramente chi sei, se fai il tuo coming out come stregone, morirai non perché hai attentato alla corona ma solo perché sei tu; fortunatamente Merlino è positivo e spera in un mondo migliore, un mondo dove streghe e stregoni sono tutelati e il ragazzo vede nel futuro re questo monarca illuminato e pacifico e ogni giorno lo salva nella speranza che possa essere differente dal padre.

All’inizio la formula della serie era molto semplice: episodi autoconclusivi in cui Artù da bravo idiota si faceva salvare senza nemmeno rendendosene conto; poi c’è stata un’evoluzione e nuovi elementi hanno reso questa forse tra le più drammatiche serie televisive abbia mai visto.

Questi nuovi elementi sono la scoperta della magia da parte di Morgana e quindi l’inizio di un odio profondo verso chi le ha dato una vita piena d’amore ma che sarebbe capace di riprendersi se solo conoscesse i segreti della figliastra!

Morgana:

Morgana secondo me è stato il personaggio che ha reso la saga la meraviglia che è diventata. Da ragazza spensierata e viziata diventa uno dei mali più radicati in Camelot prima come cospiratrice e poi come leader di eserciti. Una delle sue caratteristiche è l’ironia tragica perché noi sappiamo il dolore che prova nel sapere che il patrigno/padre la ucciderebbe se si rivelasse, sappiamo l’odio verso il fratello perfetto che ha tutte le fortune, sappiamo ciò che fa e vediamo il destino correre per una sua strada verso una battaglia che non può essere vinta dall’odio. Morgana è uno dei miei personaggi preferiti e favoriti: solitaria anche se circondata dalla famiglia, nasconde la sua vera natura e si sente minacciata, vede gente uccisa perché pratica la magia, il suo istinto materno si attiva per un piccolo druido ricercato per essere ucciso, ha una sorella e solo quella è la sua confidente, sorella che verrà uccisa dai protettori di tutto ciò che Morgana sta cercando di combattere. Ogni volta che la vedo sullo schermo, sento il suo dolore, è ingiusto.

Riflessione: Questo personaggio tragico mi ha fatto riflettere: e se al posto di streghe e stregoni ci fossero stati lesbiche e gay? Entrambi devono nascondere la loro vera natura, entrambi vengono discriminati ed entrambi rischiano il peggio se fanno coming out perché rischiano di vedere tutti quelli che gli rivolgevano il sorriso tramutarsi in assalitori fisici e verbali. Una lettura proprio brutta. E se al posto di streghe e stregoni ci fossero stati i negri? La popolazione nera è sempre stata discriminata e il comportamento di Morgana mi ha riportato alla mente quel poco che so delle Pantere Nere, lei che combatte con la forza della rabbia per un posto migliore, lei che combatte per la sua gente!

Secondo me questa serie anche se i suoi effetti speciali sono invecchiati non troppo bene nel giro di pochi anni rimarrà sempre attuale perché tratta, consciamente o inconsciamente, temi importanti in cui ognuno può rispecchiarsi.

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Get out

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Temi:
-razzismo, molti dicono che i bianchi non sono razzisti ma io dico di sì: apprezzano i corpi dei neri e quindi ne schiavizzano il corpo; quasi vedono i neri come oggetti, involucri stupendi.
-il topos della conoscenza dei temerari genitori dell’amata.
-la trasmigrazione dell’anima.
-il sogno di immortalità come desiderio esistenziale umano.

Commento:
Questo film mi è piaciuto molto.
La prima parte del film è esplorativa, vengono presentati i personaggi, gli eventi e i primi dubbi del protagonista; qui mi è piaciuto soprattutto il personaggio della madre, interpretata dalla Keener, una donna incredibilmente intelligente quanto profondamente astuta e calcolatrice. La seconda parte, la strage per salvarsi, mi ha colpito per la ferocia dettata non dalla crudeltà del protagonista ma dal suo spirito di sopravvivenza, che a pensare circa il modo con cui si apre la strada attraverso la famiglia in lui è particolarmente sviluppato.
Molti dicono che i cattivi non sono razzisti, ma io sostengo il contrario: certo non odiano i neri perché sono neri, ma nemmeno li trattano come esseri umani; invece, li apprezzano perché detentori di un corpo giudicato perfetto e quindi solo come oggetti utili alla sopravvivenza dell’uomo bianco. Per questo li vedo razzisti.
Poi, il tema più interessante presente nel film è quello della trasmigrazione dell’anima in funzione di appagare uno dei desideri più profondi e frequenti nel genere umano: l’immortalità. Per tutto il film lui viene giudicato e apprezzato solo fisicamente (solo un artista lo apprezza per le fotografie) proprio perché lui in quella casa non è una persona ma solo un involucro; il rischio che corre è proprio quello di donare l’immortalità a un uomo a discapito della propria libertà, per sempre.
In conclusione, questo film lo ho trovato uno dei film più intensi tra quelli visti di recente, sia per contenuti sia per visione.

Lo consiglio tantissimo!