I Jefferson

I Jefferson è stata una serie televisiva andata in onda dal 1975 al 1985 per un totale di oltre 250 episodi e che ho riscoperto grazie alle repliche televisive.

Di genere comico, narra le vicende perlopiù quotidiane di una coppia di colore da poco arricchitasi e trasferitasi in un lussuoso appartamento di New York; con semplicità parla di temi difficili come il razzismo (non solo bianco) e della famiglia.

Commento:

Scoperta grazie alle repliche su Spike, canale 49, l’ho seguita per diversi mesi fino alla sua cancellazione dal palinsesto a favore ( e sfavore per noi ) di Un papà da oscar. Devo dire che la trovo esilarante e la consiglio vivamente!

I Jefferson narra la quotidianità della coppia di coniugi George e Louise Jefferson, proprietari di una catena di lavanderia, alle prese con le problematiche di routine tra il figlio Lionel, la domestica Florence e i vicini: i Willis (Helen e Tom) e il signor Bentley.

La forza di I Jefferson si basa sulla sua coppia di protagonisti, scritti e interpretati benissimo!

George Jefferson è l’orgoglioso proprietario di ben sette lavanderie in tutta NY e si definisce il re del lavaggio. Dal carattere burbero e orgoglioso, non si fa amare facilmente anche perché grazie alla propria scalata sociale – dovuta esclusivamente aii suoi meriti – sminuisce spesso gli altri o si eleva a grande Dio; e non ha problemi a dire gli altri cosa pensa, a meno che non abbia un tornaconto affaristico che gli renda la vita più rosea. Nel corso delle stagioni, tuttavia, dimostra un grande spirito umanitario e la tendenza a proteggere le persone che lo circondano, mettendo in atto donazioni o buoni consigli anche a chi non li richiedeva.

Louise Jefferson invece è una donna, una casalinga senza niente da fare per colpa della governante Florence, che si è ritrovata senza lavoro dopo una vita passata a pulire le case altrui. Di carattere generoso e materno, con l’amica e vicina di appartamento Helen svolge volontariato presso un centro sociale; molte volte, è impegnata in opere di beneficienza, ad aprire gli occhi a George verso le necessità delle altre persone e ad assisterlo come interprete per farlo interagire benevolmente con il resto dell’umanità.

Insieme sono una coppia felice, molto contrastante nei caratteri singoli ma uniti nelle decisioni più importanti.

I personaggi di contorno sono anch’essi ben caratterizzati, ognuno con un le proprie caratteristiche e il topic su cui ruotano le vicende e le battute. Per me, il personaggio secondario più simpatico è indubbiamente Florence: la sfaticata governante che battibecca sempre con George, riesce a fare lavorare gli altri al posto suo e si lamenta del proprio stipendio! Invece, purtroppo, il portiere è il personaggio più stereotipato e noioso.

Cambiando argomento, gli ambienti della serie sono molto eleganti. Essendo una serie televisiva prettamente sulla quotidianità della coppia, la narrazione è impostata perlopiù nel loro appartamento, nel loro salotto per essere precisi; certe volte, vediamo anche l’ufficio o le lavanderie di George Jefferson! Tuttavia non bisogna pensare che la serie si limita a soli tre spazi, ma le località spesso cambiano a seconda dello svolgimento della trama dell’episodio, con una buona varietà di ambienti e stili!

La comicità della serie per me è esilarante, si basa su una serie di battute di vario tipo. Con semplicità e umorismo portano argomenti come la realizzazione personale, la sicurezza economica, la povertà e i problemi sociali della popolazione e ovviamente il razzismo.

Riguardo al razzismo, I Jefferson non porta solo il razzismo dei bianchi verso i neri, ma anche il contrario! E’ una visione totalitaria, inclusiva che riporta addolciti i pregiudizi ma non li rende mai importanti per la trama, o almeno vengono smentiti dalle azioni dei protagonisti. George, pur avendo un cuore d’oro, usa spesso le battute razziste per schernire bonariamente i suoi vicini di casa – i Willis – perché sono una coppia mista: li chiama Zebre! Inoltre, fa riflettere come tutti siano amici ma non appena si va sul proprio orgoglio di ‘razza’ si finisce per litigare, finendo di nuovo nel razzismo di fondo.

Per concludere, consiglio vivamente di recuperare questa serie televisiva, porta tematiche importanti e di certo non annoia! So che è una costola di Arcibaldo, che non ho mai visto, ma anche come serie a se stante fa un lavoro egregio!

Serie televisive: il mio rapporto

Buongiorno, sono cresciuto con le serie televisive.

Da bambino mi ricordo che passavo ore a guardare i Power Rangers e I due Fantagenitori, Scooby-Doo. Molti anime tra cui Mermaid Melody (che prontamente cambiavo con qualcos’altro all’arrivo dei miei amici) e Detective Conan. Stravedevo per la Melevisione!

Alle medie invece passai alle vere e proprie serie televisive: Provaci ancora Gary, La vita secondo Jim, Ghost Whisperer e tante altre serie comiche. Entrai in fissa con Charmed e poiché la sua messa in onda tagliava in due metà sfalsate il pomeriggio, studiavo pochissimo. Charmed credo sia stata la serie della mia adolescenza.

Purtroppo, ora non guardo serie televisive nuove o meglio sono diffidente. Le uniche due che sto seguendo con regolarità al momento La Tata su Paramount Channel e Criminal Minds (un rewatch usando Rai4).

Per me una serie televisiva, al contrario di un film, sono ore su ore da dedicare alla visione e da rubare ad altre attività. Se una volta avrei detto che sono meglio le serie televisive perché un episodio normalmente dura meno di un’ora, ora affermo di preferire i film: infatti, nella sua completezza, la narrazione dura solo un paio di ore. Basti pensare a Scream Queens, ci misi settimane a guardarla perché dovevo entrare nella forma mentis di gustarmela, di ricapitolare le precedenti puntate e trovare la serata adatta per tutto questo.

Ora, inoltre, mi trovo anche nella triste situazione di provare un leggero ribrezzo per le poche serie verso cui sono rimasto fedele: sono stanco di vedere sempre gli stessi episodi, soprattutto quelli che collego alla mia adolescenza. Ma se tolgo pure quelle che mi sono piaciute (CSI, vari polizieschi e sitcom) cosa mi rimane?

E voi? Che rapporto avete con le serie televisive?

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Il finale di Friends, riflessione

Oggi ho finalmente finito di guardare la serie televisiva Friends, le cui repliche sono trasmesse da Italia 1 dalle cinque e mezza alle sei e mezza.

Ho visto l’ultimo episodio.

Sarà perché la guardavo da molto tempo, sarà perché ormai mi ero affezionato ai personaggi,sarà che i finali di serie sono sempre tra le puntate più importanti, guardando quell’episodio mi sono veramente commosso.

Di finali di serie non ne ho visti tanti: solo quello di Charmed il quale essendo passionale solo verso la fine, negli ultimi minuti, meraviglia ma per me non coinvolge così tanto.

Per Friends, invece, è stato diverso. Per tutto l’episodio ho sentito una certa passione e malinconia e voglia di ricominciare che in altre serie non ho mai percepito. Basta pensare al simpatico e ingenuo Joey: da tempo aveva creato un’atmosfera di malinconia che almeno a me è riuscito a trasmettere; inoltre, tutti i nodi della stagione sono lentamente giunti a pettine, anche se già da tempo intuivo che la fine della serie era vicina: tutti i loro sogni si stavano avverando.

Mi è proprio piaciuta questa fine di Friends, l’ho trovata molto coinvolgente ed emotiva. Mi spiace solo che sia finito, dopotutto. ^^

friends