I videogiochi di oggi sono inutilmente complessi

Buonasera! Oggi torno a parlare di videogiochi con una riflessione che ogni tanto cito nei commenti: la complessità dei videogiochi di oggi, che comporta spesso alla legnosità dei comandi.

PREMESSA

Io sono cresciuto in una famiglia che non ha mai speso particolarmente per il lato videoludico della vita, la PlayStation era una possibilità a cui avevo accesso solo a casa di amici. Per anni ho sempre avuto dei bei videogiochi semplici, credo mai coetanei della generazione di console dell’epoca.

Prima un CD per colorare disegni Disney, poi un altro con una serie di minigiochi. Nel vecchio computer mi ricordo che avevamo installato 3 videogiochi: una serie di Flipper (di cui mia mamma era una fiera fan), Ken’s Labyrinth (un clone di Doom ma più cruelty-free) e il primo Prince of Persia; per farvi capire di quale PC sto parlando, per farli andare dovevo copiare i codici su quelle schermate criptiche di codici.

Con il passare degli anni ci siamo trasferiti al PC sotto alle scale (l’altro ha resistito per qualche altro anno) e là ho passato l’infanzia a guardare mio papà giocare Doom2, mentre io provavo principalmente i giochi Harry Potter.
La mia prima console è stata un NintendoDS, per cui potete capire quanto fosse semplice nelle interazioni. Anche anni dopo, con il mio PC personale, ho sempre scelto titoli belli da vedere ma senza troppe cose complicate.

Potete capire quanto io sia legato alle cose immediate, senza legnosità varie anche a costo di una grafica e una giocabilità più semplice.

RIFLESSIONE

Con la mia PS4 sto provando tutte quelle saghe di cui ho tanto sentito parlare: l’ultimo capitolo di Batman: Arkham, Doom, Marvel’s Spider-Man, God of War, One Piece: Pirate Warriors e ora Assassin’s Creed: Origins.

Ma una domanda spesso mi viene spontanea: se non lo sai fare, perché me lo proponi?

Peter che si blocca sotto a un porticato non capendo cosa sia aria e cosa sia muro. Peter che non schiva i colpi perché alcuni sono troppi per il gioco da segnalare. Kratos che non capisce la direzione verso cui saltare. Kratos che viene colpito anche se schivo. Bayek che sale sul cammello al posto di frugare nelle giare. I nemici che vedono la Batmobile anche quando dovrebbe essere coperta. La telecamera che va a farsi benedire, questo in molti titoli. E molto altro.

Sulla mia fidata PS4 i titoli che rigioco più spesso sono quelli di Doom. Perché? Semplicemente perché nella loro semplicità sono meno legnosi, non si irrigidiscono in azioni superflue, non hanno sette azioni diverse per lo stesso tasto! The Ultimate Doom è un bel gioco in pixel art, Doom2016 ha come unica interazione il tasto R3 del joystick.

Per anni gli utenti hanno comprato i videogiochi più semplici e per i tempi odierni obsoleti. Io stesso trovavo lo Snake nel Nokia di mia mamma una delle cose più divertenti (e manco ci giocavo spesso, mia mamma era contraria). E ora? Escono titoli che occupano un fottio di memoria, hanno mille features diverse e la metà delle volte diventano snervanti.
Io non credo che rigiocherò God of War, mentre Pokémon Platino l’ho rigiocato numerose volte!

CONCLUSIONI E SALUTI

Non capisco. E’ veramente necessario avere mille cose diverse per un videogioco? Sono io all’antica? Sono il primo a dire “Wow, sembra di vedere un quadro o un film!” ma se poi muoio perché non mi prende i comandi… Che senso ha?
Boh, ditemi la vostra se siete videogiocatori di qualsiasi tipo (va bene pure il Solitario eh). Un saluto e a dopodomani.^^

God of War: l’elaborazione di un lutto o la riscoperta dei legami familiari?

Buongiorno!
Oggi parlo di God of War, il capitolo del 2018, il soft reboot della saga che sposta le vicende dall’antica Grecia alle terre del Nord. E sì, questo vuol dire Odino, Thor e compagnia bella! Questo è un videogioco che ho comprato a metà prezzo usato, mi ha accompagnato per due mesi buoni, giocato a difficoltà Esperienza equilibrata che equivale al Normale: combattimenti impegnativi ma non impossibili.
E sono qui a raccontarvi della mia esperienza dopo aver platinato il gioco!

Trama:

Kratos vive nelle terre del Nord da diversi anni, dopo essersi congiunto con una donna del posto ed essere diventato padre del piccolo Atreus. Quando la moglie muore, le fanno il funerale e iniziano un viaggio verso la vetta più alta dei 9 mondi della mitologia nordica per spargerne le ceneri. A contrastarli, c’è una divinità nordica a loro sconosciuta che dà loro la caccia.
In un viaggio lungo diversi mesi tra mondi diversi, situazioni pericolosi e nemici divini, il legame tra padre e figlio, finora sempre molto sfilacciato, inizierà ad approfondirsi.

Gameplay e il mondo circostante:

Giochiamo controllando solo Kratos in terza persona in un mondo abbastanza aperto e vasto, esistono tre tipi di combattimenti: a mani nude, con il Leviatano e con le Lame del Caos; inoltre, Atreus prende parte alle lotte meno pericolose attaccando i nemici con le sue frecce.
La telecamera è posta dietro alle spalle di Kratos e quindi pur essendo mobile segue le torsioni naturali del collo.
Il mondo circostante è molto elaborato e colmo di dettagli, dalla storia e dai collezionabili è possibile ricevere una bella infarinatura della cultura nordica (ho controllato con il mio dizionario a tema, le informazioni sono affidabili) e durante la storia principale è molto difficile bloccarsi sempre con lo stesso nemico. E se ciò succedesse, è sempre possibile cambiare la difficoltà di gioco.
I personaggi tra alleati e nemici sono tanti, ma sono sempre funzionali alla trama: pur essendoci sempre accampamenti con il fuoco acceso e animali pronti per essere cucinati, i soli personaggi randomici che si incontrano sono nemici sovrannaturali e gli spiriti dei caduti. Ecco, più procediamo con il gameplay e più vuote si rivelano le mappe.
Ogni tanto per andare avanti con il cammino dobbiamo risolvere alcuni enigmi ambientali. Ecco, se perdiamo troppo tempo, Atreus fornisce grossi indizi per la risoluzione; il figlio non deve avere un’altissima opinione dell’intelligenza paterna. E ciononostante, con alcuni io non sono riuscito ad avere successo, dovendo ricorrere ai video su YouTube.

Difficoltà e boss:
Le difficoltà che il gioco propone sono 4, solo le ultime due per i giocatori più esperti. Durante la trama principale i nemici sono fattibili, il gioco con le sfide minori ci prepara per quelle più difficili allenandoci con determinati nemici a certe meccaniche di combattimento.
Invece, i boss del postgame sono tra i più difficili. E sto parlando delle Valchirie, esseri imprigionati in stanze nascoste: per affrontarle bisogna aver completate tutte le missioni precedenti in modo da avere un’armatura e abilità in grado di competere con i loro attacchi. Boss finale del gioco è la Regina delle Valchirie e… e nulla, un nemico rotto per cui ho dovuto abbassare la difficoltà per batterla (morendoci una volta pure nella difficoltà più semplice).
Un altro punto negativo è Niflheim: è un mondo ricoperto da una nebbia tossica per cui bisogna attraversare un labirinto prima che la nebbia ci ammazzi (c’è un timer) per recuperare oggetti. Questi oggetti servono sia a potenziare l’armatura in modo da aumentare il timer della nebbia sia per sbloccare le sfide di quel posto. L’ho trovato un posto snervante e inutilmente punitivo, forse il punto peggiore del titolo.

Collezionabili e trofei:
Prima ho detto che ho platinato God of war. E’ vero, ma non sono riuscito a ottenere il 100% da ogni mappa per una pecca ingiustificabile: un collezionabile è reperibile solo in un punto preciso della trama principale, se non lo prendiamo in quel punto bisogna rifare tutto daccapo!
Per fortuna i trofei che servono a platinare il gioco (cioè sbloccare tutti i trofei del videogioco, soddisfacendo alcune richieste) non erano legati a quel collezionabile in particolare, ma per uno che vuole il 100% prima di passare ad altro è un dettaglio veramente evitabile.
Gli altri collezionabili sono fattibili, e perlopiù si sbloccano a fine gioco. Sì, alcuni sono cattivi, ma con tanta pazienza e al massimo una guida si fa tutto.

Top5 best features:
– mondo vastissimo
– Vethurgard
– trama capibile anche per chi non ha giocato i titoli precedenti
– bella evoluzione del rapporto padre-figlio
– musiche stupende e veramente trascinanti

Top5 worst features:
– Atreus non cambia i dialoghi a seconda del gameplay, diventa fastidioso esplorare
– la Regina delle Valchirie
– salvataggio manuale, solo dopo aver completato tutto il percorso o la lotta
– le Redivive sono nemici un po’ troppo OP
– pessima gestione dei dialoghi durante la barca, si passa dal lungo silenzio a conversazioni subito interrotte

Il rapporto tra Kratos e Atreus:
Sfoga pure il tuo dolore ma lascia a me il mio.”
Kratos è presentato come un uomo molto aggressivo e protettivo, che preferisce assicurarsi che il figlio non muoia piuttosto che fornirgli un supporto emotivo. Kratos ha un passato che vuole dimenticare, che ha taciuto ad Atreus. Ha taciuto al figlio pure di essere un dio greco, dettaglio che porterà a situazioni abbastanza tragiche.
All’inizio tra i due c’è un muro di silenzio e imbarazzo. Non sappiamo prima della morte della moglie quanto lui stesse con il figlio, ma dalle prime linee di dialogo e dalle conversazioni sulla barca possiamo capire che i due fossero quasi sconosciuti.
Man mano che il bambino scopre chi è e chi è destinato a essere, il rapporto si incrina maggiormente: Atreus vuole la libertà e il padre che forse non ha mai veramente avuto, Kratos è spaventato e in lutto e cerca solo di proteggerlo e di formarlo. Sarà quando Kratos lo salva che finalmente tra i due inizierà a esserci un rapporto crescente, uniti anche dalle nuove informazioni che scoprono sul passato della defunta madre di Atreus.
Un rapporto molto toccante, fatto di silenzi iniziali e un climax di reciproca comprensione.

E così sono arrivato alla fine dell’articolo. E’ una piccola riflessione sul videogioco per chi stesse pensando se comprarlo o meno. A me è piaciuto, tutto sommato, anche se soprattutto verso la fine mi ha lasciato un leggero senso di fastidio e irritazione; infatti, non ho subito ricominciato la Nuova Partita Plus ma mi sono dedicato a finire Doom2.
E voi? Conoscevate la saga? Ciao!

Ho completato One Piece: Pirate Warriors 4

Buongiorno! Concludo Febbraio con un post riguardante il gaming, argomento che è molto apprezzato dai miei lettori! Con più di 150h di gioco, ho platinato il gioco e maxato tutti i personaggi, il tutto a difficoltà normale.

One Piece: Pirate Warriors 4 è veramente carino anche se ha diverse problematicità che tra poco vi elencherò. Come feci con il videogioco One Piece: Pirate Warriors 3, ho deciso di pubblicare alcune liste per descrivere velocemente i punti di forza e di debolezza del titolo, e per condividere la mia esperienza di gioco!

I 5 personaggi più belli con cui giocare:
Luffy, con il suo enorme palco mosse
Ace, Rogia molto veloce e potente
Katakuri, il più OP tra i personaggi giocabili
Big Mom, anche lei offre molta varietà
Kaido, lui è semplicemente un carro armato

I 5 nemici più fastidiosi da affrontare:
Ace, i Rogia se attivano la loro invulnerabilità hanno uno scudo da abbattere; e lui lo attiva troppo spesso
Aokiji, Rogia e pure congela; dulcis in fundo, congela ogni volta che attacca quando è Rogia
Brook, veloce a muoversi e congela, una bella spina nel fianco
Bellamy, veloce a muoversi, difficile colpirlo perché schiva
Sanji, quando inizia a muoversi in aria è difficile colpirlo

I 5 livelli più belli da giocare:
– C’è un livello nella storia principale ambientato a Dressrosa, in cui bisogna affrontare una marea di nemici potenti; molto divertente!
– Questo livello non ha un setting preciso ma il tema: tu scegli il personaggio e il gioco che te dà casualmente altri 3 e insieme dovete sconfiggere nemici potenti per far salire la taglia fino a 5 miliardi di Berry!
Cake Island ha la quantità maggiore di livelli belli da giocare, molte mappe del capitolo le rigioco spesso.
Wano, capitolo conclusivo e con i migliori livelli del titolo!
– Il livello Il quinto imperatore, dove bisogna battere i Mugiwara più forti!

Le Top5 migliori caratteristiche di One Piece: Pirate Warriors 4:
– La colonna sonora è stupenda e trasmette moltissima adrenalina
Colori sgargianti e che riescono a caratterizzare ogni ambiente
I look dei personaggi, molto cartooneschi ma altrettanto dettagliati
L’albero della crescita, con cui migliorare le stats e sbloccare i poteri
La telecamera mobile, che è possibile manovrare per osservare i dettagli ambientali e la battaglia

Le Top5 peggiori caratteristiche di One Piece: Pirate Warriors 4:
Quando fissi la telecamera su un personaggio per combatterlo, spesso essa impazzisce perché le dimensioni dei personaggi cambiano, impazzisce in presenza di angoli, impazzisce con più personaggi alternando il focus a seconda del nemico più vicino
Gli scudi, come dicevo per i Rogia, sono rotti; e se con i Rogia ciò è accettabile, non capisco perché uno possa rimanere con 1 ps se lo colpisco, solo perché ha ancora lo scudo alto! Lo scudo protegge solo i Rogia, per gli altri diminuisce solo il danno!
– Gli alleati hanno una pessima IA, spesso si impiantano ed è come non averli.
– Pessima gestione delle statistiche, ho affrontato uno dei primi livelli con un personaggio maxato: prendeva gli stessi danni di prima!
– La modalità storia offre ottimi livelli e momenti narrativi, ma spesso le cutscene si impongono sul gameplay e interrompono gli attacchi.

E siamo giunti alla fine! Articolo interessante, vero? 😂😂😂 Comunque, domani esce la Top5 dei film di Febbraio e poi posterò la mia partecipazione a una challenge letteraria! Ciaone e a domani!

One Piece: Pirate Warriors 4 è un gioco deludente

Buongiorno, oggi torno a parlare di videogiochi e One Piece con l’ultimo acquisto per la mia PS4: parlo infatti di One Piece: Pirate Warriors 4!
Per chi mi segue da molto tempo è nota la mia passione per il capitolo precedente della saga videoludica (One Piece: Pirate Warriors 3), che mi ha portato a parlare positivamente di quel titolo in diverse occasioni.

Oggi invece parlo del suo sequel e di come abbia fallito a ricreare la stessa magia. Ne parlo prima elencando gli elementi negativi e poi concludo con un commento generale in cui spiego l’intera esperienza di gioco.

Iniziamo.

Una schermata da One Piece: Pirate Warriors 4

Le mappe sono corridoi. Se c’era un dettaglio di level design che mi piaceva del predecessore erano i territori: tante stanzette da conquistare tenute insieme da una matrice di corridoi; ecco, qui ci sono solo i corridoi. Possono anche essere molto più ampi ma alla fine i nemici non sono aumentati in proporzione ma sono sempre raccolti in alcuni punti, rendendo a prima vista le mappe un po’ vuote.

Molti personaggi e abilità sono stati nerfati. Se in questo titolo vengono introdotti necessariamente nuovi personaggi e nuove abilità, com’è possibile far convivere questi nuovi personaggi con quelli già forti prima? Ma ovviamente rendendo più deboli quelli presi dal capitolo precedente!

La telecamera va a farsi benedire. Non mi ricordo se in Pirate Warriors 3 potessi puntare la telecamera su un nemico, ma qua posso farlo. Se c’è un solo nemico è una meccanica pure comoda, ma se i nemici aumentano iniziano i dolori: sui nemici di grosse dimensioni la telecamera nemmeno si fissa e se sono presenti più nemici importanti si fissa automaticamente su quello più vicino a me (anche fuori dal mio schermo di gioco). Il mar di mare è dietro l’angolo.

Non c’è possibilità di scegliersi gli NPC alleati. Per platinare il gioco non devo portare al massimo il livello ciurma tutti i personaggi presenti nel titolo, ma comunque se si volesse farlo sarebbe impossibile da realizzare. Il livello ciurma è una meccanica per cui se un NPC gioca con te riceve dei punti e con quei punti sale di livello; così ottieni premi utili per l’avventura. Oltre al fatto che non ho ancora capito come calcoli questi punti, è impossibile portare al massimo il livello ciurma: alcuni personaggi NPC non li ottengo mai come alleati! Nel precedente titolo almeno c’erano missioni tematiche e se sceglievi un personaggio come alleato ti metteva qualcuno della sua ciurma; qui, no, i personaggi alleati sono totalmente randomici e ho la netto sensazione che il gioco metta sempre quelli più popolari.

Sono presenti molti meno capitoli narrativi e i livelli sono tutti simili. Se Pirate Warriors 3 offriva una panoramica narrativa molto ampia, Pirate Warriors 4 sceglie di prendere solo due saghe del Mare Orientale (Alabasta e Enies Lobby) per concentrarsi invece sul Nuovo Mondo (dalle Sabaody fino alla storia originale di Wano). I capitoli narrativi sono meno di dieci, anche se ognuno ha all’interno più di cinque livelli; il problema è che molti di questi livelli sono o boss battles oppure terribilmente simili! Credo che il capitolo narrativo meglio riuscito sia quello Verso il nuovo mondo. E pure il Diaro dei Sogni soffre della stessa piattezza, quando c’è qualche livello diverso dal solito si cade nella noia e nel fastidio per le meccaniche di quel livello non riuscitissime (es: aumentare la taglia generale oppure la conquista dei territori).

Il sistema degli scudi è rotto. I Rogia sono personaggi che attivano uno scudo, scudo che devi abbattere se vuoi colpirli e sconfiggerli. Il problema è che tutti gli altri personaggi dovrebbero avere questo scudo non come protezione ma come percentuale di protezione dai colpi: tu li colpisci e la vita va giù in proporzione a quanto scudo hanno (un po’ come i vecchi Doom); ecco, allora perché se praticamente i non-Rogia non hanno più vita, devo distruggere il loro scudo per sconfiggerli definitivamente? Non dovrebbero crepare più facilmente???

Alla vittoria sono gli alleati a parlare. Concludo con una piccolezza, che sinceramente mi secca parecchio: quando finisco il livello appena giocato, non è il mio personaggio a celebrare la vittoria ma uno degli NPC alleati. Ma se ho scelto il mio personaggio vorrò sentire parlare lui, no???

Commento generale:

Giocare a One Piece: Pirate Warriors 4 è un’esperienza divertente e adrenalinica, con facilità ho superato le 100 ore di gioco e ci giocherò volentieri ancora a lungo almeno fino a che non avrò maxato tutti i personaggi. Ho platinato il videogioco su Ps4, il secondo della mia libreria ludica che ha raggiunto il traguardo. Ma mi sono pure arrabbiato parecchio.
Ovviamente anche con One Piece: Pirate Warriors 3 mi ero arrabbiato parecchio ma almeno là veramente l’esperienza era complessa e aveva delle parti più elaborate e di precisione.

In One Piece: Pirate Warriors 4 raramente ho sentito la necessità di fare le cose di fretta, il tutto rispetta i miei comodi; anzi, a volte i level design sono disperdenti e fanno perdere parecchio tempo: tante cose da fare, solo alcune sono necessarie per l’ottimo risultato della partita.

Con una grafica stupenda e un comparto musiche e narrativo all’altezza, One Piece: Pirate Warriors 4 funziona.
Più che sui livelli, hanno preferito concentrarsi sulla strategia: i personaggi crescono con l’albero delle statistiche, con cui il giocatore sceglie la statistiche da migliorare e può sbloccare un ramo della stessa, e il giocatore può scegliere anche quali attacchi speciali conferire al proprio personaggio. Questo sistema più strategico, assieme alla scelta delle abilità (già presente nel terzo), rende il gameplay potenzialmente variegato; potenzialmente, perché bisogna aggiungere questo dettaglio alla critica al level design dei paragrafi soprastanti.

Una schermata da One Piece: Pirate Warriors 3

Quindi, One Piece: Pirate Warriors 4 è un bel gioco? Sì, diverte e ci potrei passare altre cento ore. Ma One Piece: Pirate Warriors 3 era meglio, meglio pensato e più immersivo. Quando avrò maxato i personaggi venderò il quarto per ricomprarmi per PS4 il terzo con lo sconto.

I punti di forza di Marvel Puzzle Quest e la difficoltà di trovare un bel moba

Buongiorno! Oggi a sorpresa torno a parlare di videogiochi, di videogiochi per mobile per la precisione.
In questo ultimo periodo ho smesso di giocare a DC Legends e ho installato e disinstallato in breve tempo numerosi titoli per Smartphone. Niente dell’offerta riesce a soddisfare le mie voglie come Marvel Puzzle Quest.

Ma allora quali sono i punti di forza di Puzzle Marvel Quest?

Puzzle Marvel Quest, di cui avevo già parlato nel blog in questo articolo, è un gioco che combina la strategia e i puzzle: scegliendo un team di tre eroi Marvel bisogna abbinare le tessere colorate del tabellone per fare danno ed essere in grado di usare le abilità degli Eroi in battaglia.
Nel tempo il gioco si è ampliato tantissimo e racchiude all’interno una vasta collezione di eroi arricchita dalle varie versioni fumettistiche degli stessi e da una biografia per ciascuna.

Questi sono i suoi punti di forza:

  • TANTO COLORE. In un videogioco a me piacciono i colori sgargianti, che si notano a colpo d’occhio, e con il fatto che devo distruggere un tabellone di tessere di colore ce n’è veramente tanto. Inoltre, i personaggi sono caratterizzati da bei disegni che li ritraggono in una o due pose, per cui l’esperienza visiva è veramente bella.
  • SEMPRE NUOVI PERSONAGGI. Marvel Puzzle Quest ha festeggiato da poco i 9 anni e si è espanto molto: il roster dei personaggi è sempre molto vario, con due aggiunte ogni mese ed eventi per potenziare quelli già esistenti. Tutto ciò offre una grande varietà del gameplay e numerose strategie utilizzabili.
  • DIFFICOLTA’ A SCELTA. Nella modalità Storia è possibile scegliere il range entro il quale i nemici hanno le statistiche, scegliendo indirettamente le ricompense per l’evento (più è difficili più sono prestigiose). Questo per me è importante perché pur avendo un range limitato di scelta in base al mio livello giocatore, mi permette di puntare o sulla facilità (e quindi no stress) o sui bei premi.
  • PVP GESTITO BENE. Nel Player vs Player, le strategie da usare sono molto limitate perché esistono alcune sinergie cosiddette over-powered ma almeno il giocatore di alto livello si ritrova a giocare contro altri giocatori di alto livello. A parte la primissima battaglia, le squadre che si trovano sono difficili ma gestibili rispetto al proprio livello giocatore; e questo è importante per chi si approccia al gioco, cosicché possa sfidare gente con il suo stesso esercito e non squadre avanzate.
  • I SALVATAGGI SONO ESTERNI AL TELEFONO. Marvel Puzzle me lo porto dietro dal mio primo telefono a touchscreen, perché salvo i dati sia sul telefono sia su FB: ogni volta posso disinstallare e poi installare dopo mesi e recuperare i dati archiviati collegando il gioco a FB!
  • CONTINUI NUOVI EVENTI. Oltre ai nuovi personaggi ci sono nuovi eventi, con nuove linee di dialogo e nuovi NPC nemici. Alcuni sono noiosi, altri nemici sono infami, ma il gameplay presenta sempre novità e modifiche per ravvivare il tutto.

Ecco, questi sono i principali punti di forza di Marvel Puzzle Quest. Il videogioco negli anni è sopravvissuto a moltissimi concorrenti: DC Legends, Duel Links, Angry Birds, Pokémon Go, Fruit Ninja e molti altri di cui nemmeno ho ricordi.
Credo che i problemi principali siano due: ripetitività del gameplay e per chi lo offre un gameplay frustrante per cui le bestemmie sono frequenti.

Sono pochi i videogiochi per Smartphone o Iphone che riescano a catturare la mia attenzione per lungo tempo. Aggiungiamo i pop-up per le micro-transazioni e il fastidio aumenta a dismisura.
Anche Marvel Puzzle Quest sta iniziando a essere invasivo, ma la questione è ancora gestibile. Almeno su cell, l’account sul PC invece ha un muro di pop-up prima di arrivare alla partita, ma quello è un altro media e un altro discorso.

E voi? Quali sono i moba che avete nel cuore? Ricordo che per moba vanno bene pure il Solitario e lo Snake del Nokia! Ciao!

Blog personale: un anno con la PS4

Buongiorno! Oggi torno a parlare da videogiocatore ma non di videogiochi, almeno in senso stretto: infatti, il tema di oggi è la mia bellissima PlayStation4 usata, che ho da più di un anno!

Inizialmente riluttante all’idea di acquistarla, perché non avevo mai posseduto consoles del genere, mi decisi a farlo utilizzando il mercato della merce di seconda mano.
Così, andai nei tre negozi dell’usato nella mia città per vedere un po’ com’erano messi. Inutile dire che uscii con dvd e libri, ma con nessuna console.

Dovete sapere che inizialmente non sapevo nemmeno cosa comprare, se una PlayStation4 o una Xbox. E’ stato Gamestop, il negozio di fiducia presso il quale ho effettuato diversi acquisti, a darmi la risposta.

Infatti, all’epoca la PS5 stava per uscire, prima della crisi dei semiconduttori, e mi consigliarono di aspettare uno scambio: se l’acquirente riporta indietro la sua PS4 usata, ha diritto a un largo sconto per la console di nuova generazione!
E in men che non si dica, avevo la mia PS4!

Sapevo già dove metterla, ed è ancora là: il seminterrato, una scrivania nella biblioteca (biblioteca… due armadi di scaffali ricolmi di libri, in disordine) di famiglia!

Il primo acquisto è stato la mia stupenda Slayer’s collection, che racchiude i primi tre videogiochi di Doom più il sequel/remake del 2016.

Avevo scelto una saga tanto diversa dai Pokémon del Nintendo proprio perché la PS4 offre una giocabilità dei comandi veramente straordinaria, e quindi un titolo d’azione supportato da un grande schermo televisivo era il massimo!
Certo è che avevo scelto una saga in cui la precisione dei comandi era indispensabile (per sparare sui nemici e non al muro). E io non prendevo in mano un joystick da quando avevo 10 anni.

Inutile dire che per i primi tre livelli di Doom2016, il primo titolo che provai, i nemici non li beccavo nemmeno da vicino.

Pian piano ho iniziato a prendere confidenza con i comandi, anche se tuttora non amo i fucili da cecchino perché le dita non riescono a collaborare per un traguardo di tanta precisione.
Ma è divertente, anche perché Doom è una saga catartica, è sempre divertente urlare contro i nemici mentre li fai a pezzi a suon di cannonate.

E da là ho continuato la mia carriera di gamer: Marvel’s Spider-Man (che continuerò a chiamare Spiderman, all’italiana), la Batman: Arkham Series, Metro Exodus.

Piccola chicca? Metro Exodus è un acquisto in famiglia, da una persona parecchio squallida: se tuo fratello te lo chiede, quanto ti costa dargli in prestito un tuo videogioco?

E siamo alla fine. La mia PS4 sta vivendo una seconda vita veramente bella, con lunghe partite e occasionali bestemmie, regalando grandi emozioni a un povero ragazzino senza vita e senza cervello.
E voi, qual è la vostra esperienza con la PS4? Ne avete avuta una o è per i cei senza lavoro e maturità?

Link all’articolo di inaugurazione della mia PS4: qui

Batman: Arkham Knight, prime impressioni

Buongiorno! Oggi torno a parlare della serie videoludica Batman: Arkham, con l’ultimo capitolo finora uscito: Batman: Arkham Knight. Queste sono solo le prime impressioni, ho deciso che darò al titolo il beneficio del dubbio ancora per un po’. Diciamo che per ora sono più stizzito che entusiasta.

Batman: Arkham Knight si presenta come il sequel diretto di Batman: Arkham City, ambientato qualche tempo dopo nella città di Gotham presa d’assalto dalle tossine dello Spaventapasseri.
Titolo d’azione, Batman si muove nella città evacuata dai cittadini per fermare le scorribande dei criminali muovendosi nella sua Batmobile. In pratica, la storia principale si basa sugli alleati del Cavaliere Oscuro che devono fermare lo Spaventapasseri aiutato dal misterioso Cavaliere di Arkham; il tutto fermando gli altri supercriminali.

1) Che figata la Batmobile! Aggiunta in questo titolo, è un carro armato che corre per le strade falciando via qualsiasi pedone e oggetto che gli si pari davanti. Ottima per le battaglie adrenaliniche contro altri carri armati e per distruggere le macchine dei ladri che incontra lungo la strada. Poi ha una linea veramente cool.

2) Che grafica incredibile! La saga si è sempre distinta per una bella grafica ma qui si va sul realismo e su una cura dei dettagli veramente notevole! Basta osservare le due immagini che ho caricato, questo gioco è una vera visione per gli occhi.

3) La colonna sonora non delude mai. I suoni sono sempre stati importanti e anche qui alcune missioni sono rese più facili con un uso attento delle cuffie (ManBat per esempio). Ma il punto più bello è quando si entra nell’orfanotrofio e si sentono le tre note che ormai sono il ritornello della saga!

4) Un cast di personaggi veramente nutrito. Qui ci sono tutti quelli più famosi. Anche quelli morti. Anche le vedove e le gatte ladre! Poi ormai avrete capito che a me Poison Ivy piace molto e qui ha un ruolo principale nella trama, avendo uno dei migliori cicli di redenzione (anche se egoistica?) del franchise di Batman. Il peggiore? L’Enigmista, qui a differenza degli altri capitoli ha rotto troppo.

5) Il gameplay del Predatore nell’ombra è figo, ci sono molte stanze e molti spazi aperti in cui Batman può predare i criminali seminando il terrore. Tuttavia ho notato che i criminali ora rispondono molto più in fretta, con una IA molto migliore, anche se ciò pur rendendo difficile il gameplay secondo me lo snatura leggermente: dov’è finita l’aura di terrore che avvolge il Cavaliere Oscuro?

6) Non tutti gli strumenti sono indispensabili. Ho finito la storia principale senza trovare uno strumento, che se non avessi guardato una guida su Internet manco avrei notato durante la run Partita+. Questo è un dettaglio molto importante: è il primo videogioco della saga in cui non tutti i gears sono essenziali per finire la trama; anzi, lo strumento che mi mancava mi sembra più un’aggiunta inutile e overpowered a dirla tutta.

7) Le missioni secondarie. Il gameplay prevede un semi-openworld per cui le missioni sono sbloccabili con il proseguire della storia e si possono scegliere attraverso il menu. Molto bella. La mia preferita è senz’altro sbloccare le bombe perché ti permette di fare nuovamente guerriglia, solo con situazioni più difficili e con nemici più pericolosi.

8) DUE COGLIONI QUELLA FOTTUTA BATMOBILE! Secondo me hanno snaturato il titolo: la Batmobile è troppo presente! Va bene in alcune prove dell’Enigmista e per combattere stile guerriglia ma qui si va oltre! La prima e l’ultima prova dell’Enigmista è una car-race, e c’è un boss armato di trivella gigante che, se ti tocca, la macchina esplode. I comandi della Batmobile non sono così precisi, ci sono evidenti problemi con la telecamera che va letteralmente fanculo quando fai una curva e durante la fuga dalla trivella la telecamera si gira automaticamente verso di essa e non verso la strada da percorrere! E per condire il tutto, a parte quelle tre parti (almeno l’Enigmista è extra, mentre la trivella non è skippabile) non ci sono altre sessioni di gameplay con la car-race, rendendo il tutto frustrante perché non ci si può allenare per superarle.

9) La difficoltà è inadeguata. Ho giocato il titolo in difficoltà normale, quindi la base per sapere com’è. Ecco, a parte qualche punto tutto bene; a parte quella fottuta trivella: non è un problema di difficoltà, i comandi non rispondevano sia in difficoltà normale sia difficoltà facile. E la Partita+ a difficoltà normale è troppo difficile; perché non è una partita normale più difficile, ma ha la difficoltà ‘Nightmare of qualcosa’; vuol dire che se faccio Partita+ a difficoltà difficile è direttamente l’Apocalisse? Troppo difficile.

Ecco, queste sono le mie prime impressioni di Batman: Arkham Knight. Non so se farò mai una ‘recensione’ approfondita ma questo titolo pur avendo dei picchi positivi assoluti e delle idee molto interessanti, mi ha frustrato come solo altri pochi titoli sono riusciti a fare. Non credo lo finirò completo mai più. La parte della trivella è troppo frustrante e soprattutto obbligatoria.
A essere sincero Batman: Arkham Knight è stata una delusione, il peggiore della saga. Mi aspettavo così tanto, per poi ritrovarmi con un openworld che ricostruisce gli oggetti che la Batmobile distrugge, comandi da rivisitare e il nuovo arcinememico dimenticabile.

Voi lo avete giocato?

La mia recensione di Batman: Arkham Asylum: clicca qui.

La mia recensione di Batman: Arkham City: clicca qui.

La mia recensione di Batman: Arkham Origins: clicca qui.

Rigiocando Batman Arkham: City e Asylum

Buongiorno! Come ben saprete sono un accanito videogiocatore, prima su PC e ora su PS4, senza dimenticare mai il Nintendo. Una serie che ha caratterizzato le prime due console è sicuramente Batman Arkham, che ho sia su Steam sia nella PS4. Oggi quindi torno a parlare di videogiochi, condividendo com’è stato riprendere i due titoli in una nuova versione.

Come feci alcuni anni fa al computer, la prima versione che ho provato sulla playstation è stato Batman Arkham City per poi dedicarmi ad Asylum in seguito.

Entrambi i videogiochi basano la propria trama su una missione da compiere, con un villain principale e tutti gli altri criminali che si ergono nello sfondo sia come antagonisti sia come pura lore. City è ambientato in una parte murata di Gotham mentre Asylum come dice il titolo nel celebre manicomio; entrambi luoghi circoscritti, entrambi ricolmi di segreti da svelare e piani da sventare. I protagonisti dei due videogiochi sono Batman e Joker, con ulteriori apparizioni di altre tre villains importanti: Poison Ivy, Harley Quinn e l’Enigmista! E i loro sgherri.

Batman Arkham City dal punto di vista grafico è sempre fenomenale e la trama è molto bella e accattivante, anche se in alcuni punti rallenta troppo (la malattia di Batman). I boss sono ben bilanciati con varie sezioni che si alternano per rendere equilibrato il gameplay: boss da sconfiggere con armi specifiche, sezioni da Cacciatore nell’ombra, scontri alle armi bianche e infine l’inquietante parte di Mr Freeze. Inoltre, il gioco vanta pure la trama di Catwoman, con boss e nemici tutti suoi, che si intreccia con quella di Batman.

Giocare al titolo è stato molto bello anche se ci sono dei ‘ma’. Il primo è il volo, che per colpa del joystick troppo sensibile, rendeva difficile fare manovre di fino. Il secondo era la lotta: non so perché la telecamera non seguiva il combattimento e Batman si bloccava a metà attacco, rendendo impossibile fare una qualsiasi combo. Per il resto tutto molto bello, con particolare apprezzamento per i boss e le sezioni da Cacciatore dove potevo sbizzarrirmi su come mietere i nemici.

Batman Arkham Asylum invece è un videogioco molto più breve e semplice (è il capostipite della saga dopotutto), ma ciononostante non so perché ma su PS4 gira meglio: i tratti di volo sono quasi inesistenti, i combattimenti girano bene e le sezioni Cacciatore grazie sono più impegnative. La grafica sempre figa, soprattutto per le piante di Poison Ivy e i mostri.

La trama ruota attorno all’evasione di Joker dal manicomio, evasione che si scopre architettata da fin troppo tempo per non nascondere secondi fini. Compatta ed effetto, per un’esperienza di gioco non dilungata ma significativa. I boss riprendono dinamiche spiegate durante la trama e differiscono l’uno dall’altro, con Killer Croc che ha un’unica apparizione come villain ma che non si scorda facilmente per il senso di claustrofobia che essa porta con sé. Ma il senso di claustrofobia è sentito in tutta l’isola su cui il manicomio sorge: Batman è sempre dentro ad edifici stretti e scuri e costantemente sotto attacco, con snodi narrativi veramente impensabili per la brevità della trama.

Insomma, questi due videogiochi riscoperti sono stati veramente una boccata di aria fresca. La colonna sonora che caratterizza il brand è veramente immersiva e il gameplay procede bene. Forse per adesso il mio preferito è Asylum anche se il titolo con la maggiore rigiocabilità è sicuramente City.

Ora sto ultimando Batman Arkham Knight, ma pur essendo un bel titolo possiede alcune caratteristiche che me lo fanno detestare, facendolo cadere a una delle peggiori versioni della saga. Piccolo spoiler? La Batmobile, per chi ci ha giocato. E qui vi saluto, per il futuro vi anticipo che prima o poi potreste trovarvi a leggere a una Fanfiction dedicata all’universo di Gotham! Ciao!

Link alla mia recensione di Batman Arkham Asylum: qui

Link alla mia recensione di Batman Arkham City: qui

Link all’evoluzione di Poison Ivy nei due titolo della saga: qui

Doom a confronto: The Ultimate vs 2016

Buongiorno a tutti! Oggi torno a parlare di videogiochi horror e lo faccio tornando a uno dei franchise più ospitati sul blog negli ultimi tempi: Doom! Infatti, metto a confronto il cult del ’95 con il capitolo del 2016!

Atmosfere e combattimento

I due videogiochi sono diametralmente opposti nella natura e nella fruizione, possiamo dire che gli unici legami siano i mostri e la natura First Person Shooter.

The Ultimate Doom è un titolo esplorativo basato sul key-hunting e la soluzione di intricati labirinti, combattendo nel frattempo contro diversi nemici; l’atmosfera che si crea è molto calma, è possibile riconoscere e prepararsi all’assalto nella nuova area da esplorare attraverso il riconoscimento del verso dei nemici e lo studio della mappa è indispensabile per capire i segreti e trovare l’uscita.

Doom 2016 invece è un gioco d’azione molto più splatter, non è il Doomguy che va ad affrontare i nemici sparsi nel livello ma sono i nemici che lo assalgono in numerose orde, con l’intento di non farlo avanzare. Qui la trama è molto più preponderante e quindi i livelli assumono una continuità che limita di molto la differenziazione delle mappe. L’atmosfera generale è sicuramente più soffocante, dove il terrore dell’ignoto è sostituito dall’orrore della violenza.

Mostri

The Ultimate Doom, assieme a Doom 2, è il padre di quasi tutti i mostri più famosi del franchise per cui Doom 2016 contiene tutti i demoni apparsi nel primo capitolo e quasi tutti quelli del secondo con l’eccezione dell’Aracnotron.

The Ultimate Doom ha una relativamente bassa diversità di mostri e sinceramente lo preferisco per questa caratteristica: semplice, senza troppe sorprese e basato sull’esplorazione di mappe capibili. Il mostro che preferisco di questo capitolo è sicuramente il Cacodemone, sempre piaciuta la sua figura piena di colore e facile da vedere.

Doom 2016 come ho accennato ha una leggerissima sovrappopolazione e diversità di demoni rispetto al capostipite e ciò è gestito benissimo: i mostri vengono introdotti man mano creando una bella costruzione della difficoltà; alla fine, soprattutto per il Pinky Demon, ci sono quasi dei miniboss a fine livello oltre ai Boss convenzionali. Demone preferito di questa versione? Il Mancubus.

Armi e potenziamenti

Tra i due titoli, a parte qualche differenza (per esempio, la doppietta), le armi sono rimaste pressoché identiche; sono cambiate le caratteristiche.

In The Ultimate Doom le armi comprendono la pistola di partenza, il fucile a colpo singolo ottimo per mirare, la mitragliatrice per colpi veloci, il lanciarazzi, la motosega per i nemici più stupidi e le due armi al plasma: il Plasmagun e il Big Fuckin’ Gun! Sono armi semplici adatte a uno stile di gioco calmo ed esplorativo, dove è più facile essere sorpresi a morte dai nemici che non riuscire a reggere l’orda. I potenziamenti seguono questo ragionamento: l’invisibilità rende parzialmente invisibili, poi c’è l’imbattibilità, il berserk che aumenta la forza dei pugni e i potenziamenti per la vita e l’armatura.

Come avrete capito, Doom 2016 è molto più caciarone e d’azione e ciò si nota sia nelle armi sia nei potenziamenti. Ci sono più armi, che fanno molti più danni e devastano i corpi nemici; e poi i potenziamenti sono maggiormente rivolti allo sterminio dei nemici che alla sopravvivenza del giocatore! Le innovazioni più particolari sono sicuramente il Cannone Gauss (un’arma capace di sventrare numerosi nemici in un colpo solo) e la motosega, ora non più un’arma semplice ma una one hit KO che taglia i mostri a pezzi.

Impegno emotivo e difficoltà

Doom 2016 è un videogioco che unisce l’azione al gore ed è molto stancante, anche perché a differenza dei primi videogiochi è caratterizzato da pochi livelli ma molto lunghi (e non credo ci sia il salvataggio per interromperli a metà o non me ne sono mai accorto). In Doom 2016 il giocatore vede gente veramente grossa e cattiva corrergli addosso per spaccargli il collo, e nemici da tutti i lati; il videogioco è pensato per indurre il giocatore a non stare mai fermo e tranquillo. Oltre a ciò, i Boss sono sempre a fine livello rendendo quelle battaglie anche frustranti, perché arrivato finalmente a fronteggiarli personalmente sono sempre troppo stanco.

The Ultimate Doom, invece, è un’esperienza cumulativa di quasi 40 livelli sicuramente più piccoli e più gestibili, con nemici che il giocatore va ad affrontare. Poi trovo le musiche sempre molto rilassanti da ascoltare. La difficoltà è minore forse perché essendoci meno nemici il giocatore riesce ad adeguarsi e ambientarsi molto meglio. Ecco, forse solo i livelli del quarto capitolo sono infami, ma per il resto l’ho sempre preferito.

Conclusioni

The Ultimate Doom e Doom 2016 sono entrambi videogiochi che offrono tantissimo al giocatore, il primo in pixel art e l’altro con la grafica tipica dei tempi più recenti. Secondo me si adattano perfettamente a due spiriti di approccio diversi; per esempio, Doom 2016 è utile per scaricare lo stress e urlare contro il demone di turno mentre lo strappi in più pezzi, è molto catartico.

E voi quale preferite? Vi ricordo che ho trattato i due titoli nel blog e qui sotto vi lascio i link agli articoli, ora vi saluto e vi dico solo questo: forse da maggio inizio a lavorare. Ciaone a tutti e alla prossima!^^

La mia opinione su Doom 2016, qui.

La mia opinione su The Ultimate Doom, qui.

La mia tag a tema, qui.

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Spider-Man

Buongiorno! Oggi torno a parlare per l’ultima volta (almeno per Marzo) di videogiochi!
Questa volta ho tentato la nuova run di Spider-Man a difficoltà normale, run che di suo è andata benissimo anche se all’inizio è risultata più difficile perché non avevo i potenziamenti con cui nella partita precedente avevo elaborato il mio stile di gioco.

A difficoltà normale però sono tornate le problematicità che avevo accennato nella precedente recensione: spostamenti macchinosi, numerosi bug e seri problemi di accuratezza e velocità di risposta per quanto riguarda il movimento sui muri. Molte volte, per dire, mi sono fatto colpire perché Spider-Man non si schiodava dal muro, oppure si incastrava nelle impalcature.

Tutto sommato è un bel gioco ma soffre di una storia che non riesce a tenere alto il ritmo e di missioni secondarie molte più interessanti della trama stessa, oltre a boss che alla fine sono tutti da combattere con lo stesso stile di gioco.

Un’esperienza bella ma che poteva essere migliore, soprattutto perché si tratta di un videogioco relativamente recente. Troppe cose, hanno voluto fare troppo e in certi punti ciò si nota; oltre al fatto che l’atmosfera scanzonata si contrasta non poco con i toni dark della trama.

Il Blog di Tony

Spider-Man  è un videogioco d’avventura dinamica sviluppato da Insomniac Games distribuito da Sony Interactive Entertainment in esclusiva per PlayStation 4; finora ho provato solo la storia principale, per cui vi parlo di quella.

Trama:

Peter Parker è un ragazzo che per otto anni ha combattuto il crimine nei panni del supereroe Spider-Man, ormai considerato da molti il protettore della città di New York City. Peter lavora anche come assistente di ricerca nel laboratorio dello scienziato e inventore Otto Octavius. Dopo aver sconfitto il temibile criminale Wilson Fisk, Peter è costretto a indagare sulle attività riguardanti un’organizzazione di criminali cinesi mascherati, noti come i “Demoni”. Col proseguire della storia, però, le cose prenderanno una brutta piega.

La trama pur procedendo in maniera molto lineare, riserva molte sorprese e twist, di cui il più importante è sicuramente l’evasione dei criminali verso la fine del gioco regalando alla narrazione e all’azione un nuovo picco e nuove dinamiche.

Commento generale:

Spider-Man è un grande…

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