VISIONI SENTIERI SELVAGGI: Lo sceicco bianco

Questo è il secondo film di Fellini che vedo, dopo I vitelloni. Invece, la filmografia di Sordi (che interpreta lo Sceicco Bianco) non mi è nuova, anzi! Di questo film avevo saputo grazie al biopic sul celebre attore: Permette? Alberto Sordi. Lo sceicco bianco è stata una bellissima visione, tra sogno e realtà e un’amalgama tragicomica.

Commedia felliniana del 1952, parla di una crisi di coppia durante il viaggio di nozze a Roma: la mogliettina sparisce per andare a trovare il suo idolo cinematografico (anche se avevo capito fossero romanzi, boh) lasciando il marito solo ad affrontare i parenti romani mentre la sta cercando. Tra sogno e realtà, assistiamo alle vicende di queste due persone fino al finale riconciliante.

Sordi qui interpreta lo Sceicco Bianco, figura fittizia impersonata da un artista a cui il nostro attore dà corpo.
E’ in questo segmento che potremmo riassumere l’intero film: qui Wanda, interpretata da una mogia e sognatrice Brunella Bovo, finalmente incontra il suo idolo e se all’inizio tutto sembra un sogno improvvisamente si scontra con la dura realtà di un approfittatore vigliacco. Il sogno si infrange. Il suo di sogno, però! Fin dall’inizio delle riprese si capiva che la fantasia del cinema era puramente terrena, con attori che litigano con i bambini, gli attori come deportati su furgoni per andare sul set, totalmente in balia degli umori del regista; tuttavia Wanda è sognante, le pare di vivere un sogno e solamente sulla barca si accorge dell’errore di valutazione che ha commesso senza nemmeno accorgersene.
Dulcis in fundo, la lettera che le ha concesso tante speranze potrebbe essere il tipico formato che le produzioni mandano ai fan.

Dall’altra parte c’è il marito, che si ritrova abbandonato (per un solo giorno, tra l’altro), a gestire gli zii autoritari e che vogliono conoscere la nipote acquisita. Pure con lui ci sono sequenze dove realtà e finzione si mescolano: quando telefona in camera e finge di parlare con la moglie, oppure quando cerca di convincere gli zii che Wanda sta dormendo in camera. Incarnato da Leopoldo Trieste, che ho recente visto in Sedotta e abbandonata, l’uomo rende benissimo sia lo stress di dover sempre mentire cercando di stare all’immagine che deve fornire di se stesso sia il terrore di vedere il priprio onore distrutto dalla moglie fuggita.
Ironia della sorte, lui avrebbe anche avuto ragione perché tutti gli uomini che interagiscono con Wanda si rivelano porci approfittatori. Ulteriore ironia, lei rifiuta sempre perché ama il marito e gli è fedele.

Lo sceicco bianco quindi gioca sui registri della commedia e del dramma, dividendosi in due parti ben distinte: se la prima è più dialogica, con una musica più lieve e d’atmosfera sognante, la seconda diventa più impetuosa.
Anche la regia e il montaggio giocano molto con noi spettatori, creando situazioni comiche anche nel dramma, come quando Wanda si vuole suicidare, il montaggio fa capire lei si trova su un ponte, si butta e scopriamo che si trovava sulla riva del fiume. Non è morta, si è solo fatta un bel bagno! E io sono scoppiato a ridere, la musica prima di quell’attimo era tetrissima!

Il film è stupendo, credo che tra i due di Fellini che ho visto sia il mio preferito. E non fatemi una testa tanto per La dolce vita, 8 e mezzo, Casanova, Amarcord e altri: quando sarà il momento li recupero. Ciao!

VISIONI SENTIERI SELVAGGI: Il bacio della pantera

Se dovessi spiegare come creare un gotico ambientato nell’era moderna, citerei questo capolavoro del cinema di serie B!

Buongiorno! Oggi torno a parlare di cinema con i film caldamente consigliati dai miei professori! Questa è una pellicola drammatica a forti tinte horror, quasi lovecraftiane oserei dire, che parla dell’oscuro passato di una donna che minaccia il suo presente e la sua vita matrimoniale. Molto interessante, come visione, ve la consiglio.

Uscito nei primi anni ’40, se fosse uscito dieci anni dopo avrebbe potuto benissimo essere un figlio della Guerra Fredda: la protagonista è una serba che si è trasferita in America, ma che alla fine non ha mai il velo di minaccia che la ricopre.
Un altro tema interessante è il legame gatto/pantera: se il gatto corrisponde alle donne amabili e femminili, come i gatti liberi di vivere la propria vita, la pantera invece è l’animale feroce e demoniaco che può vivere solo in isolamento, nella gabbia. Spesso il paragone tra i due animali è accennato, non a caso la protagonista trova rilassanti i ruggiti delle belve dello zoo.

A me la messa in scena è piaciuta moltissimo: il film gioca moltissimo sulle ombre e sul non visto, preferendo concentrarsi sugli sguardi di terrore delle vittime. Il trucco spesso valorizza lo sguardo femminile, mentre gli uomini sono sempre impeccabili e distanti: sono le trame che portano avanti l’intreccio drammatico. Dopotutto, si parla di felini, no?
La protagonista è interpretata da una bravissima Simone Simon, che è capace di interpretare la dicotomia tra il voler essere accettata e amata ma di non essere capace di accettare se stessa perché distrutta dal passato. Altro tema che la caratterizza è la solitudine, manifestata chiaramente quando si approccia agli animali amorevoli per definizione: gli animali domestici (gatti o canarini che siano), che la evitano spaventati.

Il film è capace di parlare di un dramma e di virare nel fantasy come una normale evoluzione degli eventi. Veramente un bel film, da guardare, scorre benissimo ed è molto affascinante. Ciao!

VISIONI SENTIERI SELVAGGI: Neptune Frost

Buongiorno! Raramente parlo dei cineforum della scuola perché finiscono sempre dopo le 11 di sera e ovviamente dopo devo tornare a casa (se non mi fermo a bere qualcosa in compagnia); a quelle ore non ho molta voglia di articolare pensieri più o meno coerenti al computer. Tuttavia, questo film è veramente interessante e quindi vorrei rifletterci sopra. Qualcuno lo ha visto?

Neptune Frost è un film del 2021 che fa parte della corrente dell’Afrofuturismo: da quello che ho capito, è l’ondata di cinema black che cerca di riappropriarsi della propria identità culturale sfociando anche nei generi tipicamente ‘bianchi’.
Con un cast esclusivamente nero parla di una storia di ribellione e cybercose, che non ho pienamente capito. La prima parte sembra incentrata sull’identità di genere e sul tema del viaggio; la seconda parte è un trippone assurdo che mischia l’Internet alle tematiche dittatoriali.

La mia interpretazione è che i personaggi rappresentino i dati dell’Internet che noi usiamo senza sapere. Vogliono ribellarsi per far sentire la loro voce ma alla fine il bug viene ‘curato’ e muoiono quasi tutti. Boh.

Per me più che per la trama il film va visto per la messa in scena: è un musical che unisce il cyberpunk (?) alla storia e all’arte africana. Il trucco e le canzoni sono stratosferici e riescono a creare una dimensione altra. Della sceneggiatura non dico nulla perché non ho capito un cazzo. Belli anche alcuni costumi, molto originali, anche questi tra la moda africana e il futurismo.

E voi? Lo conoscevate? Forse amando il scifi più di me potreste pure apprezzarlo e soprattutto capirlo… Ciaone!

VISIONI SENTIERI SELVAGGI: 2001 Odissea nello spazio

Ok, non è propriamente una visione accademica della serie che eravamo obbligati alla visione. Comunque, dopo averlo sentito tanto nominare e pure collegato al montaggio connotativo sovietico, non posso di certo lasciarmelo scappare quando al cinema lo proiettano. Vero??

Questo è uno dei grandi cult del cinema moderno (anche se anche gli anni ’60 iniziano a non essere più tanto moderni per la storia del cinema eh), di Kubrick. L’ho visto, la mia parte preferita rimane la prima con le scimmie; data anche l’ora tarda, la giornata stancante e i rumori spaziali che trovavo incredibilmente rilassanti, non posso affermare di aver prestato all’ultimo segmento (diciamo dal monolite di Giove in poi). Comunque una bellissima esperienza.

Credo che il reparto che mi abbia colpito maggiormente, per una volta, sia stato quello sonoro. Intanto, le musiche tematiche dei monoliti sono tra le più inquietanti; poi la reazione che hanno le scimmie, noi che per minuti interi siamo impossibilitati alla vista di ciò che loro stanno guardando e temendo, stupenda. E poi il monolite stesso di per sé è inquietante parecchio, con quelle riprese dal basso verso l’alto come se fosse quasi un dio pensante. E poi di tutt’altra natura sono le sequenze di musica classica, con le hostess che sembrano muoversi come ballerine a tempo di danza. Ma a parte queste due parti, il reparto dei suoni più frequente è quello ambientale, con i rumorini e i suoni dello spazio. Molto rilassante.

La storia è molto criptica, ovviamente la sequenza delle scimmie la conoscevo già perché l’avevo studiata a scuola. Pur aspettandomi che la scena dell’osso fosse presentata ben prima, guardando poi queste lente panoramiche, quadri naturali da contemplare, forse avrei preferito allora ritardare ulteriormete il momento evolutivo a favore di una maggiore sequenza di vita e di pericoli. Anche non si capisce perché le scimmie si scoprano improvvisamente carnivore, non era forse meglio mostrarle mentre si difendevano dai predatori (presentati all’inizio e mai più comparsi)?

Interessante invece la terza sequenza, quella di Hal. Secondo me, il computer ha sbagliato proprio per quello che afferma lui: il suo errore è stato colpa dell’uomo, ma l’uomo che ha sbagliato è incarnato dal computer stesso. In pratica, secondo me avendogli programmato una memoria ed emozioni lo hanno reso in grado di sbagliare, perché lo hanno reso simile ad un uomo. E come un essere vivente poi ovviamente cerca di salvare la propria coscienza da quelli che ormai considera nemici.

Per concludere, 2001 Odissea nello spazio è un film estremamente moderno e futurista, secondo me ha pure predetto tecnologie che sarebbero diventate attuali: la videochiamata, per fare un esempio. Poi tutta la questione delle astronavi, delle diverse superfici per camminare ovunque, è tutto molto affascinante.

E voi? Cosa mi dite di questo cult? Ironico che ieri nel pomeriggio avessi guardato Life, un film sempre fantascientifico che riprende un po’ le tematiche di Alien. Ciao!

VISIONI SENTIERI SELVAGGI: La decima sinfonia

Sarò franco. Che due coglioni! Fanculo l’impressionismo, la fotogenia e quelle benedette sovrimpressioni! Una noia simile non la provavo da settimane, avrei benissimo tagliato un’ora, mamma mia.

Con la consueta eleganza che mi contraddistingue, torno con una visione accademica, in vista degli esami orali che si terranno durante la prima settimana utile di Febbraio. Sono felice di poter affermare di aver visionato almeno un film di ciascuna avanguardia degli anni Venti del 1900. Sono un po’ meno felice di aver sopportato ‘sta noia che dura più di un’ora, sfortunatamente.

La decima sinfonia è un film di Gance, uscito nel 1918. Apre il ciclo dei film impressionisti, famosi per le rese tecniche di ripresa e per la teoria della fotogenia secondo la quale un oggetto ripreso su schermo assume simbolismi e valenze differenti da quelli nella vita reale. Considerata la data, possiamo dire che l’impressionismo è l’avanguardia che si sviluppa per prima, con i suoi capisaldi effettivamente girati prima degli anni ’20.
Sovrimpressioni, vignettature dell’obiettivo della cinepresa, immagini o scene simboliche accostate nel montaggio per spiegare i pensieri dei protagonisti. Una trama semplice ma la psicologia dei personaggi estremamente dettagliata. Inoltre, delle tre avanguardie questa è quella caratterizzata dalle scenografie e dai costumi più sfarzosi e in linea con il tempo: La decima sinfonia è ambientata nella contemporaneità e io ho adorato i look di Eve, il personaggio protagonista femminile.

Tuttavia, a livello personale la trama di La decima sinfonia è troppo allungata, la recitazione anche per la cinepresa fissa ha un impianto teatrale; soprattutto perché sono pochissimi gli esterni. Quindi si ha l’impressione di stare davanti a un palco sul quale gli attori si muovono. Bellissimi gli ambienti e le collane di perle di Eve sono un capolavoro, poi lei ha due occhi enormi!
Parlando di recitazione teatrale, a volte mi è sembrato di vedere una di quelle soap opera che vanno ancora in onda su Canale 5!

E voi? Siete tra gli estimatori de La decima sinfonia? O simpatizzate con la mia grande sofferenza?

VISIONI SENTIERI SELVAGGI: Il gabinetto del dottor Caligari

Finalmente sono riuscito a vedermi questo capolavoro di Wiene, oltre a Nosferatu, per cui posso affermare di avere una buona base del cinema avanguardistico tedesco! Della scuola del montaggio ho già visto La corazzata Potemkin di Ejzenstejn del ’25. Mi manca un film impressionista, secondo voi La rosa sui binari va bene?

La versione che ho visto io è quella restaurata a Bologna, che potete trovare sottotitolata in italiano su YT. La colonna sonora che hanno messo è veramente inquietante, ha delle basi sicuramente elettroniche, almeno nella prima parte, e unita alle scenografie claustrofobiche dava veramente una sensazione straniante e agghiacciante.

L’espressionismo è famoso per le sue messe in scena, la recitazione esagerata degli attori e i contrasti di colori e scenografici con cui i personaggi vivono le loro azioni. Per capire anche quanto l’espressività conti, basti pensare al cerone e alle matite nere con cui i visi degli interpreti sono mascherati!
Le scenografie infatti sono claustrofobiche e oniriche: linee diagonali attraversano le inquadrature, pareti incurvate si protendono verso i personaggi e forme geometriche impossibili compongono scenari da incubo. I colori di cui erano imbibite le bobine di certo non aiutano: già è inquietante ‘sto corridoio che diventa sempre più stretto e ‘sto tizio che fa la faccia da schizzato, poi se il tutto è di un giallo smorto qui diventiamo il castello degli orrori! Dulcis in fundo: a volte mi sono sorpreso che alcune scenografie erano costruite e non fossero fondali dipinti da quanto contorte erano!

So che la sceneggiatura in questi film non è il focus principale ma ammetto che non conoscendo perfettamente la storia a una certa mi ero abbastanza perso. Mi ero completamente dimenticato che si trattasse di una storia raccontata (e possibilmente fittizia o alterata) e quindi a fine film con il cambio di registro non ho capito molto di quello che stesse succedendo. Invece, è normale che fosse diviso in atti? Non mi ricordo se Nosferatu fosse suddiviso o meno in atti… Dovrei rivederlo, boh.

Invece bravissimi gli attori, su Wikipedia noto che questi erano attori di primo piano che sono riusciti a lavorare bene anche dopo l’avvento del sonoro!

Dal punto di vista registico e del montaggio, il tutto è abbastanza semplice per permettere alla scenografie e al reparto costumi/trucco di brillare. Ecco, ho notato diversi primi piani e riduzioni dell’inquadratura per risaltare solo il personaggio mostrato in primo piano. E poi ci sono diversi split screen, nel senso che ci sono sovraimpressioni per indicare piani diversi di narrazione nella stessa inquadratura (come quando leggono il diario del dottore pazzo).

Un capolavoro, veramente bello! Per ora, l’espressionismo è il mio movimento preferito al cinema, ma dopotutto io ho uno spirito gotico no?

VISIONI SENTIERI SELVAGGI: Quarto potere

Quarto potere è un film estremamente moderno anche se risale al lontano 1941. Il modo così discontinuo e frammentario con cui procede la narrazione, con il continuo uso di flashbacks e il protagonista che muore a inizio film. Un’esperienza veramente interessante, con il succo della vicenda mostrato nell’inconsapevolezza dello spettatore proprio nelle prime scene.

Scritto da Herman Jacob Mankiewicz e diretto da Orson Welles (anche coautore), Quarto potere è un film veramente interessante.
Il quarto potere a cui fa riferimento il titolo italiano è quello della giornalistica, usata come arma di propaganda e quasi plagio dei lettori; la prima scena a seguito della morte del protagonista, Kane, è esemplare: con una serie di testate giornalistiche capiamo l’impero che questo fine affarista è riuscito a creare mediante il suo giornale.
Charles Foster Kane invece è un uomo strappato all’amore familiare fin da piccolo per essere cresciuto come un futuro grand’uomo. Questo secondo me lo influenza nella ricerca della propria realizzazione prima di qualsiasi altra necessità, anche a costo di una leggera psicopatia: molti matrimoni in frantumi, un impero realizzato, amici abbandonati e molte imposizioni e battaglie personali contro coloro che non disapprova. Un uomo duro e determinato, mostrato con l’andare della narrazione verso la sua maturità con inquadrature sempre più dal basso a mostrare il potere che emana.

Quarto potere, tuttavia, non è solo un film biografico su un uomo fittizio (ispirato ad uno realmente esistito) ma è anche il racconto di un’investigazione: Kane prima di tirare le cuoia pronuncia il nome Rosabella (Rosebud in originale) e quindi i cronisti iniziano a interrogare coloro che lo hanno conosciuto per capire cosa questo nome possa rappresentare. E’ da queste conversazioni che partono i flashbacks di ciascun personaggio, i quali intrecciandosi danno vita alla rappresentazione della vita del protagonista.
Ironia della sorte, alla fine solo lo spettatore saprà la verità, per un guizzo registico e un dettaglio di un oggetto mandato a bruciare nell’epilogo.

Dal punto di vista tecnico, la sceneggiatura è veramente complicata. In questi giorni ho iniziato a studiare dal punto di vista la sceneggiatura, partendo con una prima lezione introduttiva a Scritture. Mi chiedo se è lo sceneggiatore a scrivere di tutti questi flashbacks, credo sia così giusto? Quindi in sceneggiatura scrive: ambiente, tempo e poi mette “flashback”?
Dal punto di vista registico Quarto potere è esemplare e dimostra tutto il talento di Welles (e per fortuna che aveva quello, dai film biografici che lo ritraggono non ne esce un grande uomo): lasciando stare il fisheye con la sfera di neve ad inizio film, c’è un uso immenso della profondità. Quarto potere è citato nei manuali di film come uno dei primi casi dell’uso esemplare della profondità perché in molte scene è possibile osservare i personaggi muoversi attivamente contemporaneamente su più livelli della stessa inquadratura; e ciò non si era mai visto prima o almeno in produzioni importanti. E poi c’è la frammentazione dell’immaginazione non attraverso l’uso di splitscreens ma mediante manifesti e specchi, che moltiplicano il faccione di Kane in giro per lo schermo. Le inquadrature legati agli spazi ambientali poi sono molto interessanti: nella prima metà del film (quando vediamo quasi solo l’ambiente dell’editoria giornalistica) sono frequenti le figure totali e i campi medi, ma nell’ultima parte (quando c’è la villa) all’interno della stessa sono frequenti i campi lunghi e i campi medi.
Dal punto di vista visivo, mi è piaciuto il trucco e i costumi teatrali che indossa la seconda moglie, gli abiti preziosi della prima moglie e le scenografie usate per la villa. Invece, non ho per nulla apprezzato il trucco usato per invecchiare gli attori, lo sentivo finto come la parrucca che indosserò tra massimo 5 anni per nascondere le calvizie.

Per concludere, Quarto potere è un film stupendo che ho finalmente visto dopo averne studiato e averne sentito parlare così frequentemente. Ma parlando di Quarto potere non posso non citare Mank, un film biografico sullo sceneggiatore nel periodo di scrittura di questo capolavoro (che gli vale l’Oscar); Mank è interpretato da un immenso Gary Oldman e dal film capiamo che il film è un enorme “Ma vattene a fanculo” al produttore cinematografico e giornalista William Randolph Hearst.

Un bel pezzo di storia ancora oggi pieno di pettegolezzi e storia, non trovate?^^

PS: è un problema se ogni volta non faccio mai caso a fotografia e musiche?

VISIONI SENTIERI SELVAGGI: Meet Me in St. Louis

Contro ogni pronostico ho scelto il secondo film proposto dalla scuola nella categoria Musical, questa volta in inglese con i sottotitoli in inglese. La protagonista è Judy Garland, il regista è Minnelli e l’autrice delle magnificenze in forma d’abito è Sharaff (che ha vinto un fottio di Oscar!). Belle premesse, no?^^

Devo ammettere che ho dovuto metterci un po’ per abituarmi alla parlata del cast, anche se il film era solo del ’44. Parlano veloci, ‘sti qua. E cantano molto. Nota interessante, le canzoni sono performate, i personaggi si accorgono che gli altri cantano e fanno parte di esibizioni per festeggiare o per passare il tempo; l’unica canzone non narrativa sarebbe The Boy Next Door, cantata dalla Garland e che potrebbe rappresentare un suo pensiero.

Il film sul lato visivo è stupendo, le due sorelle maggiori sfoggiano look pazzeschi, che giocano spesso sui contrasti di colori. E’ un film in costume, comunque, verso la fine del 1800: ci stanno ancora i corsetti e gli abiti lunghissimi, ma esiste già il telefono interurbano. Ecco, forse non sono sempre convinto sui beauty look della Garland, ma alla fine Lucille Bremer era sempre bellissima per cui forse non mi andava a genio il viso di lei… Comunque, reparto visivo sul pezzo come sempre!

La trama invece procede per macro-episodi: lunga introduzione ai personaggi; Halloween, quando il padre avverte la famiglia che si sarebbero trasferiti da Saint Louis a New York dopo il Natale; il ballo natalizio e la scena conclusiva.
Beh, ho preferito sicuramente il primo macro-segmento.

Parlando invece di iconicità del genere, il film è un Musical della MGM. Se non erro la MGM era la casa di produzione specializzata nelle complesse coreografie di gruppo, ma di tipo estetico, che usavano l’ambiente per interagire. Questa definizione si adatterebbe perfettamente alla scena ospitata dalla famiglia protagonista, durante la quale vediamo i festanti sfoggiare complessi balli di gruppo e canzoni intonate. Certo, il resto è molto più tranquillo, scene di canto con persone fisse davanti alla cinepresa.

La regia invece è molto tranquilla, molto fissa, ma anche molto vicina ai personaggi: dopo establishing shots e campi totali per mostrare chi e dove è in scena, abbondano i mezzi primi piani per i dialoghi più di pettegolezzo e i campi medi per le scene in gruppo.

A me il film è piaciuto molto. E voi? Lo conoscevate?^^

VISIONI SENTIERI SELVAGGI: Scandalo a Filadelfia

Secondo film che ho visto con la coppia Hepburn-Grant, di nuovo un film diretto dal grande George Cukor (lo stesso di My Fair Lady), una nuova commedia romantica d’altri tempi dove melodramma e commedia sferzante si mescolano in una piacevole sceneggiatura.

Devo essere sincero, non ho fatto follie per questo film. Bellissimi i costumi di Adrian e le interpretazioni del cast artistico, ma la trama era leggermente incasinata e mi sono perso una sottotrama secondaria: a una certa Grant e Stewart non dovevano incastrare qualcuno? Ma chi? E perché poi non se ne fa più nulla? A una certa pensavo fosse il promesso sposo. Boh.

Invece parliamo di come l’ho visto. Avete presente quando dieci/venti anni dovevate uscire ma c’era il film in tv che non volevate perdervi e quindi decidevate di registrarlo? Ecco, qui dev’essere successa la stessa cosa: qualità del video pessima e pure la pubblicità a metà film! Devono aver registrato il film alla tv per i quarant’anni di Woodstock, a sentire la ricorrenza durante le pubblicità!

Poi non so se fosse nel film originale, ma la versione che ho visto aveva tutta una serie di errori di montaggio: chiaramente mancavano dei pezzi, frasi saltate e fotogrammi mancanti. Ma credo sia la versione che ci hanno dato.^^
Dai, mi manca poco: devo guardare solo un horror (Il bacio della pantera o Dr Jekill & Mr Hyde?), un musical (Meet me in St Louis) e Quarto Potere. Poi posso tornare a vedere ciò che voglio, esplorando i film della scuola ma senza urgenza di materiale di esame!

Ciaone e a domani. Meglio le mie letture del 2022, una lista di 10 film oppure il mio 2022 su YT Music?

VISIONI SENTIERI SELVAGGI: Susanna!

Questo film lo vidi anni fa, e all’epoca mi sentii terribilmente orgoglioso di stare guardando e apprezzare un film risalente al 1938. Ironico, visto che ora guardo roba che coincide con la nascita del cinema e mi sono sorbito Nascita di una Nazione. Beh, oggi mi sono rivisto Susanna!, per chi non lo avesse capito.

Che dire di Susanna!? Ha tempi comici stupendi, due attori protagonisti affiatati ed esilaranti, una sceneggiatura ben studiata e una regia semplice ma adatta al racconto. E poi Susanna indossa sempre abiti stupendi, eh.
Hawks confeziona quindi una storia di fraintendimenti e momenti comici, basati sia sulla situazione inverosimile o imbarazzante che viene a crearsi sia su dialoghi sferzanti e assurdi. A riguardo, come non citare la scena in cui mezzo cast finisce in prigione perché tutti pensano che tutti siano a letto a dormire?

E poi il micione è il leopardo più bellino della storia del cinema. Che gattone!

Cary Grant e Katharine Hepburn interpretano due persone intelligenti ma incredibilmente disattente, che insieme non fanno altro che combinare casini. Cary Grant interpreta uno zoologo e curatore di un museo alla ricerca del suo osso di dinosauro, bell’uomo ma che si ritrova a sposare una frigida in pratica perché non esce mai. Katharine Hepburn invece è un’ereditiera e la nipote della donna che dovrebbe sovvenzionare il museo, e ha un leopardo da accudire. Inutile dire che i due, da quando si incontrano, non si lasciano più anche per colpa delle innocenti trame architettate dalla ragazza (e che finiscono pure male, mai un successo).

Parliamo invece di cose interessanti.

Il prof ha usato Susanna! per parlare dell’introduzione dei personaggi principali, in particolare parlando dell’interesse amoroso del protagonista. Lo spettatore, anche a livello inconscio, capisce benissimo che l’iniziale fidanzata non può essere il vero amore per diversi motivi: ha i capelli raccolti, veste di scuro, è chiaramente frigida ed è interessata a lui solo per il lato cerebrale. Dall’altra parte la Hepburn è presentata mentre gioca a golf, vestita di scuro, capelli al vento, solare ed espansiva: la donna ideale, eh!
Poi vabbeh, ha parlato anche dell’establishing shot e dei primi secondi che rivelano un sacco, ma è roba minore.

E voi? Cosa ne pensate di questa perla della commedia americana?