Disagio

Schopenauer afferma che l’uomo è avvolto dal velo di Maya, il fenomeno, una parvenza, un’illusione, che impedisce ai mortali il mondo vero, ponendo una dimensione ignota, non è possibile decidere se esistente o mera fantasia.Per me, il velo di Maya è con termini quali paurasospettorabbia e disagio.

Il disagio è la condizione peggiore: arriva strisciando alle tue spalle, scuote il tuo cuore, s’inserisce nella tua mente, divora le tue sicurezze. Come puoi tu combattere un’entità tanto antica? Il suo dominio è infinito, il tempo lo sa, ha visto quante volte ha catturato la tua persona; forse noi studenti siamo la preda migliore: sempre sui banchi ad ascoltare e a scrivere per poi, alla minima scemenza, ogni forza scema via. Là, sul banchetto, sguardo nello sguardo con un anziano con un insegnante, quante volte la tua ombra ha lasciato il posto il posto a una donna lasciva che pone le sue mani di vetro appannato su di te, distorcendo la realtà mentre con la sua vocina ti sussurra confuse? Quante volte ha giocato, aprendo il tuo cranio, scavando nel cervello, rapendo la sicurezza? Oppure quando, come accade a me, entri in ritardo in classe, sotto lo sguardo della orrenda e ti siedi all’unico banco libero e sei sudato a causa della corsa in bici e sulle scale che nemmeno il tuo deodorante può e li vedi normali ma ti senti analizzato, annusato, giudicato, esiliato, solo nel mondo che ti costruisci da solo mentre il resto della classe ascolta tranquillamente. Il disagio provoca la paura, la rabbia, il dolore. Perché mi vuoi così tanto? Tornatene nella luce, dove possiamo vederti, muovi le tue sottane e le tue luride.

Voglio tornare a vedere il mondo così com’è. Tornare a sorridere come facevo quando avevo più pancia che altezza. Fidarmi delle persone. Lacerare il velo di disagio, ma non ho le forbici adatte.

Sento

Anche oggi è una bella giornata.
Sento le risate dei bambini che giocano a palla, nel parco qui vicino.
Sento i tacchi sul cemento delle donne in carriera al mattino e delle ragazze che vanno alle feste alla sera.
Sento il cinguiettio degli uccelli e l’abbaiare dei cani.
Sento il rumore delle macchine che corrono lungo l’autostrada vicina.
Sento lo scorrere lento del fiume.
Sento il rombo del fulmine.
Sento l’acqua che corrompe la mia abitazione.
Sento, certe volte, solo i miei vicini che grattano e urlano e scalciano.

Se avessi saputo che avrei passato così l’eternità mi sarei fatto cremare.

Il gatto, per gli Indiani Pawnee, rappresenta:…

Il mostro

La cattura

Gladiatori